Caro Gianfranco,
io non ricordo di avere mai scambiato, nella mia adolescenza a Nùoro, una parola con tuo padre, dato che la differenza di sette/otto anni esistente fra lui e me a quella età costituiva e costituisce tuttora un grande divario. Da adolescente, appunto, ricordo che di lui correva a Nùoro la fama di bravo medico. Che non era cosa di poco conto in una cittadina tanto esigente e difficile come era ed è la nostra Nùoro.
Quando invece nel 1948/49 sono andato a Firenze per seguire un corso di perfezionamento universitario coi proff. C. Battisti, G. Devoto e B. Migliorini, ho incontrato più volte tuo padre in una mescita tenuta da un altro nuorese, Ignazio Pintori – che però non era vostro parente - nel quale ci davamo appuntamento altri Nuoresi, tutti però più giovani di tuo padre: Ugo Capello, Francesco Ticca, Vittorio Chironi, Gino Siotto e qualche altro. Lo stimavamo tutti per la sua grande umanità, il suo sottile e misurato umorismo e soprattutto per la sua grande saggezza, che ce lo faceva apparire, se non come un padre – anche perché si sarebbe offeso -, almeno come un caro e stimato fratello maggiore.
Quando, alcuni decenni dopo – però non ricordo la prima occasione - conobbi te, Gianfranco, ti assicuro che ti misi subito nella stessa nicchia di simpatia e di stima che avevo ancora per tuo padre. E ritengo di avertela dimostrata sempre, nelle occasioni successive.
Tutto ciò premesso, non dico “nonostante” la stima e simpatia che nutro per te, ma anzi proprio in virtù di esse, sento il diritto-dovere di muoverti un grande rimprovero di fronte ai numerosissimi Sardi che ti seguono e ti stimano: tu stai mandando avanti una operazione che sta pregiudicando parecchio in senso negativo la “immagine culturale della Sardegna odierna” (a nessuno sono sfuggite le frecciate che ti sono arrivate perfino dal Giappone). Tu stai dimostrando di essere uno sfegatato sostenitore della “tesi dell’esistenza di iscrizioni nuragiche sia nella ormai famigerata tavoletta di Tziricottu, sia in numerosi nuraghi e reperti nuragici”. E tutto questo tu fai senza avere una adeguata preparazione sull’argomento, dato che tu sei un bravo giornalista e un bravo scrittore, ma non sei affatto un linguista e un epigrafista. E la linguistica e l’epigrafia sono discipline di forte specializzazione, nelle quali non ci si può su due piedi improvvisare “esperti”.
Nel titolo che qualche mese fa tu hai apposto a un intervento di un frequentatore del tuo blog, tu hai manifestato in maniera chiarissima quale è l’esatto motivo di fondo che muove il tuo agire: «E i costruttori di questa imponente torre nuragica non sapevano scrivere?!».
Ed io tengo a precisarti subito che codesta tua frase la sottoscrivo a piene mani: anche io sostengo che i Nuragici sapevano scrivere, come ho dimostrato in un’appendice del mio libro «Il Sardus Pater e i guerrieri di Monte Prama», che io ti ho doverosamente regalato. Ma sull’argomento è necessario fare un’importante precisazione: i Nuragici scrivevano di certo, ma facendo uso, col passare dei secoli, prima dell’alfabeto fenicio, dopo di quello greco e infine di quello latino. Ed esistevano Sardi antichi che sapevano scrivere contemporaneamente il fenicio, il greco e il latino, come dimostra luminosamente la famosa iscrizione trilingue di San Nicolò Gerrei, che risulta scritta in fenicio/punico, in greco e in latino. Essa è stata fatta da un certo Cleone per grazia ricevuta dal dio nuragico della salute, che egli chiama Aescolapius Merre in lingua latina, Asklepiós Merre in lingua greca ed Ešmun Merre in lingua punica. L'iscrizione, che è stata studiata da numerosi autori, è stata riportata niente meno alla prima metà del II secolo dopo Cristo (CIL X 7856).
Che cosa c’è di vergognoso, a danno dei Nuragici, nel fatto che essi facessero uso di alfabeti forestieri? Anche i civilissimi Greci facevano uso di un alfabeto forestiero, quello fenicio, sia pure dopo averlo adattato alle loro esigenze, anche i civilissimi Etruschi facevano uso di un alfabeto forestiero, quello greco e pure i potentissimi Romani facevano uso di un alfabeto forestiero, quello etrusco-greco.
A te che dimostri di essere tanto preoccupato della immagine culturale dei Nuragici – e lo sono anche io almeno nella stessa misura (cfr. la mia opera «Storia dei Sardi Nuragici», pubblicatami da Paolo Pillonca e ormai in via di esaurimento dopo un solo anno e mezzo) non debbono sfuggire due gravissimi errori e pericoli che stanno al fondo della “cosidetta scrittura nuragica»:
I) Se noi accettiamo la tesi che nella tavoletta di Tzricottu esista un messaggio scritto negli alfabeti protosinaitico, protocananeo, gublitico, fenicio arcaico e ugaritico, quale di questi è propriamente “nuragico”? Nessuno!
II) Se noi accettiamo questa tesi del tutto campata in aria, allora nella lunga storia dei colonizzatori che hanno invaso la nostra terra, dobbiamo aggiungerne altri 5 (cinque): i Sinaitici, i Cananei, i Glubitici, i Fenici arcaici e gli Ugaritici!
Concludendo, tutti i Sardi abbiamo fino al presente avuto immensa ammirazione per la nostra “Civiltà Nuragica”, dato che tutti sapevamo o sentivamo che in quel periodo i Sardi hanno giocato il ruolo di protagonisti nel Mediterraneo centrale (vedi la mia citata opera), ma se accettiamo la strampalato e pericolosa tesi della scrittura di Tzricottu, allora ci dobbiamo mettere in testa per sempre una cappa di cenere e di vergogna: dunque neppure in quel periodo noi Sardi siamo stati liberi e autonomi, bensì siamo stati colonizzati e schiavizzati da popoli stranieri!
Dopo questa mia lettera, che è chiaramente cordiale ma anche dura, deciderai di cambiare la prospettiva nel mandare avanti il tuo blog? Non lo so; ma almeno una cosa devi fare, se vuoi che la gente continui a seguirti e a stimarti: devi essere più imparziale nel dare spazio alle discussioni e soprattutto nel commentarle. Io stesso potrei citare ben cinque casi in cui tu non sei stato imparziale con me, solo perché quella ridicola tesi ho smontato punto per punto. Perfino due miei recenti interventi hai tralasciato di pubblicare…..
Con stima e cordialità
Massimo Pittau
Caro Massimo,
liberiamo subito il campo dalle questioni personali. A partire dal tuo ricordo di babbo che mi ha commosso più di quanto tu possa immaginare. E a finire con il tuo rimprovero perché avrei tralasciato di pubblicare tuoi interventi: sai che non è vero e non qualifico la tua affermazione per affetto.
Non sono imparziale? Cerco di esserlo, ma ho anch'io un piccolo cervello che risponde a stimoli e che, ahilui, a volte pretende di mettersi a ragionare. Come quando, per esempio, ha creduto utile alla conoscenza pubblicare i tuoi articoli su Othoca, su Amsicora, su Nepolis, su Cornus, la mia recensione del tuo libro sul Tempio di Monti Prama ed altri.
A te mica lo dicono i tuoi colleghi che, secondo loro, hai scritto sciocchezze, ma a me hanno scritto, privatamente, per rimproverarmi di aver abbassato il tono del blog pubblicandole.
Il tuo mondo, purtroppo, è così. Non tutti hanno il coraggio (secondo me l'imprudenza) di Gasperini di screditarti in pieno convegno per aver tu accreditato la scritta bilingue (etrusco/latino) di Allai. Tu sai benissimo che la tua tesi sulla identità fra etrusco e nuragico ha ricevuto, nel migliore dei casi, scrollate di testa e che, invece, la protagonista del mio ultimo romanzo la difende a spada tratta contro un groviglio politico-culturale che vorrebbe metterla a tacere.
Duecentoventi “studiosi del Mediterraneo”, archeologi, linguisti, antopologhi, cultori di varia umanità, ti hanno detto che nomi con cui gli etruschi chiamavano se stessi non hanno alcun riscontro nella toponomastica sarda e nella tradizione storica e letteraria concernente la Sardegna: altro che lingua uguale.
Secondo te, per coordinare questo blog e per renderlo credibile, io che, come giustamente rilevi, non sono “affatto un linguista e un epigrafista”, a chi dovrei dar retta, a Gasperini, ai 220 studiosi a chi sotto sotto sbuffa o a te? Secondo la tua logica, a loro: sono di più. Perché dovrei pubblicare tue cose non accettate dall'universo accademico? E ancora perché dovrei pubblicare le tue tesi ma non quelle di Gigi Sanna e di altri che non gli dichiarano l'ostracismo? La mia “imparzialità” sta nel fatto che pubblico i suoi articoli, quelli di chi come te lo contrastano, i commenti di chi lo appoggia e di chi lo contrasta. Imparziale, per quanto ne sono capace, ma mica tonto, incapace di ragionare.
Ho suggerito un modo per risolvere la questione. Affidiamo gli studi di Sanna (e di altri, anche tuoi) ad esperti neutrali in epigrafia (esperti veri, non esperti di epigrafia romana per giudicare reperti etruschi) e vediamo.
Per ora hanno aderito solo quelli che avrebbero tutto da perdere da una analisi sfavorevole a Sanna, lui compreso. Il tuo nome, sbaglierò, non l'ho visto.
PS - No, non me la cavo così. Ti risponderò anche nel merito. Naturalmente da giornalista scrittore senza pretese. [zfp]
16 commenti:
Signor Pittau lei dice: "i Nuragici scrivevano di certo, ma facendo uso, col passare dei secoli, prima dell’alfabeto fenicio, dopo di quello greco e infine di quello latino. Ed esistevano Sardi antichi che sapevano scrivere contemporaneamente il fenicio, il greco e il latino, come dimostra luminosamente la famosa iscrizione trilingue di San Nicolò Gerrei, che risulta scritta in fenicio/punico, in greco e in latino.
Questa è una teoria tutta sua signor Pittau.
La porta avanti da parecchio tempo, ma ormai è ora che capisca che non è più possibile trascinarsi appresso una teoria Lilliana (o ottocentesca per meglio dire) che vede il nuragico arrivare al 238 a.C.!
Il "nuragico" finisce decisamente prima, i Sardi autoctoni vivono in una popolazione multiraziale già dal bronzo finale.
Si perde il pensiero megalitico e si sviluppa una nuova corrente di pensiero stilistica!
I dati lo confermano, non può ancora ostinarsi a chiamare nuragico tutto quello che è sardo!
Il nuragico è un periodo preistorico (per quello che oggi sappiamo) e se volesse dimostrare il contrario dovrebbe dimostrare il contrario.
L'iscrizione di San Nicolò di Gerrei è realizzata su un "rocchio di colonna in bronzo"... come può attribuirla al nuragico?
Ha mai visto rocchi di colonna in bronzo in contesti nuragici?
Ha mai visto colonne a Monti Prama?
Ha mai preso in considerazione che le statue non potevano reggere un tetto di un tempio?
Questo, non vuole essere un attacco badi bene, ma vuole solo essere uno spunto per fare chiarezza su concetti poco chiari (o forse poco chiari solo a me) che con le stratigrafie e il dato archeologico non trovano riscontri.
Cordialmente
Mirko Zaru
C'è sempre un'evoluzione nelle civiltà. La mia personale visione del mondo nuragico vede un popolo che viaggia per mare (come tutti i popoli delle isole da sempre nel mondo) portando uomini e merci in tutti quei luoghi dove cultura, risorse e tecnologie erano la molla che spingeva le comunità ad un confronto con l'esterno. Saltando (per brevità di commento) direttamente all'affermazione del Prof. Pittau (un maestro) riguardante la lingua e la scrittura dei sardi a cavallo fra Bronzo e Ferro, tengo a ribadire la mia idea di lingua internazionale applicata dai commercianti, pertanto ritengo che i sardi parlassero e scrivessero con ciò che l'epoca offriva: un mix di parole e frasi comunemente accettate nei porti e presso i sovrani con i quali i sardi condividevano gli scambi.
Non mi stupisce che la stele di Nora sia apparentemente fenicio...sarei sorpreso se non lo fosse! Da vari secoli cananei, gibliti, sidoni (non dimentichiamo che Sid è Dio di Sidone), tiri, filistei, sardi, liguri, tirreni, siculi...giravano senza sosta nel Mediterraneo e oltre segnando le rotte che passavano da tutti quei luoghi che offrivano acqua potabile e un riparo in baie dove indigeni e forestieri potevano, all'ombra dei loro dei incastonati in altari e templi (dove le donne-sacerdotesse e le bevande alcoliche svolgevano un ruolo ben preciso), esercitare quell'antica arte del commercio che sola può spiegare l'evoluzione di ogni civiltà. Quale lingua e quale scrittura utilizzavano quelle genti marinare? Non certo il sardo! Sarei il primo a saltare sulla sedia qualora mi convincessi che esisteva una lingua sarda...ma così non è, almeno per il momento. Continuerò a leggere i commenti, a sorridere quando il dibattito si accende e a continuare a capire perché la storia sarda è ancora all'abc della sua comprensione e non è conosciuta nel resto del mondo.
Un caro saluto a tutti, mi rimetto alla finestra.
Mirko cerca di essere più elastico,
ormai lo sappiamo tutti (quelli che fanno o leggono archeologia intendo) che attorno al 1150 a.C si smise di costruire nuraghi.
Io faccio parte di coloro che pensano che i nuragici erano divisi in tre etnie (vi sono prove archelogiche e linguistiche ) Ilienses , Balari e Corsi.
I sardi (quelli che portarono le ceramiche micenee) arrivarono negli ultimi secoli del II millennio a.C. Si insediarono in luoghi che poi divennero fenici e iniziarono un fecondo rapporto con i nuragici e con altre genti del mediterraneo.
Certo a te (Mirko) piace definire come nuragici solo coloro che costruirono i nuraghi, ma in che altro modo definire i loro discendenti? Forse come tardo-nuragici? (leggiti il cap 4 del mio Archeologia del Paesaggio nuragico, vedrai come la genetica attesta che i sardi attuali discendano in gran parte da antenati presenti nell'Isola già dal Paleolitico , dunque ancor di più che solo nuragici!).
IL senso che devi cogliere da quanto dice il Prof. Pittau e che i tardo nuragici del I millennio adottano gli alfabeti dei popoli che arrivarono in Sardegna in quei secoli.
Pittau stesso con me ha ammesso che i costruttori dei nuraghi sono pre-sardi e che i sardi arrivano nel 1250 a.C..
Ora come distinguere i Sardi che arrivano nel 1250 dagli indigeni? il modo più chiaro mi pare quella di continuare a definire gli indigeni del I millennio come nuragici o tardo nuragici.
Mauro Peppino
Consapevole dei miei limiti culturali nella tematica in argomento, chiedo:
per quale motivo la eventuale "accertata" presenza di codici di scrittura precedenti al "fenicio", dovrebbe corrispondere a "ulteriori dominazioni straniere"?
Capire fischi per fiaschi è sempre possibile, ma sul fatto che il rapporto con i fenici non fosse "tributario" (in loro favore), mi era sembrato di capire fosse assodato.
Marco Pinna
Francu Pilloni scrive:
Quasi mi vergogno ad ammettere di non aver capito Mauro Peppino quando metto insieme tre passaggi del suo discorso:
a) sardi attuali discendano in gran parte da antenati presenti nell'Isola già dal Paleolitico
b)i costruttori dei nuraghi sono pre-sardi
c) i sardi arrivano nel 1250 a.C.
Scioccamente mi sono chiesto perché gli abitatori della Sardegna di 7-10 mila anni fa (il nostro Paleolitico) non possano essere chiamati sardi.
Li dovremmo considerare forse, naturalmente per semplificare le cose, solamente pre-pre-pre-... sardi?
Con tutti questi prepreprè, oltre che scienza, ci si può fare pure una canzone.
Penso che prima o poi qualcuno dovrà mettere alcuni paletti perché il discorso è già carente di presupposti:
I sardi, dice Zedda,(quelli che portarono le ceramiche micenee) arrivarono negli ultimi secoli del II millennio a.C., si insediarono in luoghi che poi divennero fenici e iniziarono un fecondo rapporto con i nuragici e con altre genti del Mediterraneo.
Per me questa affermazione non è corretta...ma solo perché i paletti non ci sono! Preferisco pensare che i sardi siano da ascrivere almeno a qualche millennio prima, siano ancora presenti, e nella loro storia abbiano attraversato molte fasi, pur rimanendo sardi (cioè abitanti di quella che viene denominata Sardegna). I levantini si integrarono (e non il contrario), e i nuragici sono ancora da inquadrare! Mi spiego meglio: li consideriamo i costruttori dei nuraghe? o sono gli artigiani dei bronzetti? sono coloro che idearono le tombe dei giganti cambiando rito funebre? o sono gli architetti dei pozzi?
Prima di parlare della loro cronologia mi sembra più corretto metodologicamente stabilire chi fossero, e di conseguenza, chi bisogna escludere dalla loro origine.
Egregio
signor Pilloni,
da quando i sardi sono italiani, facile mi darà! da circa 150 anni!
Da quando la Francia è Francia? da quando arrivarono i franchi (circa 1600 anni fa)! quelli di prima sappiamo che erano galli o celti o come le pare a lei.
I sardi arrivano nell'isola nel XIII sec. a.C. si insediarono nei luoghi che diventarono fenici.
Probabilmente i fenici di Sardegna definivano se stessi come sardi!!
I nuragici non definivano se stessi come sardi, probabilmente si definivano come ilienses , balari e corsi.
poi quando l'isola diventa Sardinia
allora tutti i suoi abitanti divenenro sardi!
I nomi vanno e vengono, pensi a nome barbaricini (non credo che sia stato coniato dagli antenatui
degli attuali barbaricini).
Comunque per capire meglio legga il mio Archeologia del Paesaggio Nuragico e poi mi critichi con cognizione di causa invece di fare facile ironia.
Mauro Peppino Zedda
Caro Montalbano,
ti ho già detto che degli argomenti che tratti amo discuterne con l'autore originale (Giovanni Ugas), mi hai detto che ti sei comprato il mio libro Archeologia del Paesaggio Nuragico. Vuoi discuterne? leggilo e poi discutiamone.
L'unico studioso al mondo che pensa che i nuragici siano gli shardana è Giovanni Ugas, che gli shardana arrivino in Sardegna nel XIII secolo lo pensa ( a partire da Sandars 1978) la quasi totalità degli orientalisti e degli archeologica mondiali.
Questa è la tesi più accreditata (quella di Ugas non è neanche accreditata in quanto non è stata ancora messa nero su bianco, ne parla solo a lezione).
In scienza bisogna conoscere la teoria paradgmatica, se non la si condivide la si cerca di confutare e infine se ne propone un'altra.
La tua proposta mi sembra una storiellina all'acqua di rose, con tanta superficialità, fai delle proposte senza conoscere in maniera adeguata il vasto panorama della letteratura presente sull'argomento.
Il tuo libro è assai carente dal punto di vista bibliografico, non prendere la cosa come un offesa, ma ogni pretesa scientifica pretende l'impegno di conoscere tutto il già detto su quell'argomento.
Certo non cadi in asserzioni fantascientifiche (nuraghi costruiti nel 8500 a.c.) alla Leonardo Melis, ma l'apparato bibliografico che presenti è senz'altro inadeguato alla pretese che il tuo testo vorrebbe far fronte.
In sintesi la tua proposta non tiene conto di tutto il già detto, dunque è assai parziale.
Mauro Peppino Zedda
Caro Zedda,
sul punto che porti in rilievo ti avevo già risposto, aggiungendo che di ciò che hai scritto sul tuo libro non intendo discuterne perché non è questo il luogo. Se hai delle idee da proporre in questa sede sarò lieto di parlarne, se non ne hai ti saluto e continuo a discutere con gli altri blogger.
Per quanto riguarda il mio libro mi dispiace che non sia all'altezza delle tue aspettative, vuol dire che me ne farò una ragione e continuerò a divulgarlo fra chi apprezzerà qualcosa del contenuto.
In conclusione ti segnalo che il post che mi hai dedicato è totalmente fuori tema, ma non importa, in ogni scritto c'è sempre qualcosa di utile.
@zedda
la sua analisi , leggendola qui sul post, mi sembra molto confusionaria e senza riscontri,sta mischiando periodi storici ben distinti e lontani secoli l'uno dall'altro,facendo una confusione terribile.
forse è il caso che resti sulla sua materia
cordialmente
Caro Montalbano,
tu hai contestato il fatto che i nuragici non si definivano come sardi, ti ho fatto presente che questa non è una mia opinione, ma che è l'ipotesi più in voga tra chi si occupa di archeologia.
Chi come te pensa che i nuragici si definissero sardi dovrebbe tenere conto dell'ipotesi più accreditata , dimostrare di conoscerla, poi eventualmente provare a confutarla e infine proporne un'altra.
Se invece a te piace sognare senza tener conto dell'insieme degli studi che sono stati fatti sull'argomento, a me piace fartelo notare per ricordarti che per entrare fondatamente nel merito degli shardana presuppone una bibliografia che non riscontro nei tuoi scritti.
Sinceramente ti dico che non mi piace chiaccherare come se fossimo due comari che si raccontano le loro impressioni, la questione shardana pretende un background bibliografico e se non lo si conosce i discorsi mi paiono "inutili" chiacchere.
Hai mai letto The sea peoples di Nancy Sandars? la sua tesi è condivisa dalla gran parte degli studiosi Vagnetti, Lo Schiavo, Garbini, Godart, ecc. ecc.
cerca di capire che se si sveglia un Montalbano qualunque che si mette a disquisire di shardana senza dimostrare di conoscere gli scritti fino a quasto momento editi, non riesco a restare impassibile.
cordialmente
Mauro Peppino
all'anonimo delle 18.48 le assicuro che è mia materia,
si legga Archeologia del Paesaggio Nuragico e mi faccia tutte le critiche che vuole!
Se pensa che sia anche materia sua entri nel merito e vediamo se lei ha l'autorevolezza per indicare quale sia la mia materia.
Mauro Peppino
@ Mauro Peppino
Mi trovo totalmente d'accordo con l'Anonimo delle 18:48.
Fracassona Notturna, carissima amica qui da qualche minuto a leggere, sta storcendo il naso in maniera che non avrei mai creduto possibile.
Ma forse ti sei solo espresso male... ;)
Sisaia
Non si capisce perchè, Prof Pittau scrive una lettera aperta a Gianfranco pintore, per lamentarsi di un certo comportamento verso i suoi post e commenti e si finisce, nei post a seguire, per sparlarsi l'uno con l'altro, ognuno difendendo le proprie teorie, uscendo così dal tema della lettera.
G Cannas
Dear Sisaia
prendo atto, e confermo quanto gia risposto all'anonimo.
Mauro peppino
Caro prof.Pittau come fa ad affermare che l'iscrizione trilingue è nuragica, questo Cleone non mi pare un cognome sardo(tipo Pittau,per fare un'esempio)chi,quando, dove è stato trovato questo bronzo. Non dica più che gli Etruschi usavano il Greco, se no Facchetti le darà una tale spazzolata. Spieghi invece da dove tira fuori il suffisso ake o aghe per fare nuraghe o nurake, spieghi spieghi il perchè. tutti possono dirlo;; nur + ake = nurake, ma le leggi della linguistica hanno bisogno di confutazioni severe, spieghi spieghi.
sisai.
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