di Massimo Pittau
Ti mando un piccolo articolo che ho tratto dal mio "Dizionario della Lingua Sarda - fraseologico ed etimologico, II vol., I Macrotoponimi, Cagliari 2003, E. Gasperini Editore". Starebbe bene nella rubrica "Feniciomania"
Othoca - Antica ed importante città della Sardegna, sostituita dalla odierna Santa Giusta, situata sulla riva dell'omonimo stagno. Finora tutti gli autori che si sono interessati di questo toponimo hanno passivamente accettato la tesi del Movers, secondo cui esso corrisponde alla punica Utica dell'Africa settentrionale e pertanto significhi "(Città) Vecchia» (‘tq). Al contrario noi non accettiamo questa spiegazione sia perché le si oppongono notevoli difficoltà fonetiche, sia perché Othoca risulta essere omoradicale con una lunga serie di toponimi sardi [es. Othaqe (Oliena)], che sono di sicura matrice sardiana o nuragica e che potrebbero corrispondere – non derivare - al fitonimo lat. odocos, odicus, odecus «ebbio» (Sambucus ebulus L.) (NPRA 176), che esiste anche in Sardegna (NPS 337).
D'altronde è già molto significativo il fatto che a Santa Giusta qualche decennio fa è stata rinvenuta la tomba di un defunto, nel cui corredo c'erano pure «due stiletti in ferro nuragici, che potrebbero costituire le insegne di rango di un personaggio sardo» (UNS 115). E infine proponiamo questa domanda: perché viene comunemente pronunziato Óthoca e non Othòca?
Caro Massimo,
anche questo tuo articolo contribuisce a svelare la incongruità dell'operazione autocolonialista dei feniciomani che vorrebbero addirittura sia cambiato il nome del Golfo di Oristano in quello di "Golfo dei fenici". Ed è di conforto alla petizione tesa ad impedirla. Purtroppo, ad oggi, l'appello al presidente della Regione ha avuto appena una novantina di sottoscrittori. Molti dei quali (come si può verificare agevolmente) non sardi.
C'è qualcosa che non va. L'invito a firmare è stato letto o visto da oltre duemila persone su questo blog (esattemente 2642) e da molte altre su altri siti che l'hanno rilanciato. Che cosa succede nell'animo di noi sardi? C'è contrarietà al senso dell'appello? Può darsi, ma è difficile pensare che l'ostilità sia così diffusa. Non c'è fiducia nei destinatari dell'appello. Anche questo è possibile, pur se altre petizioni che riguardano aspetti materiali del nostro essere sardi hanno e stanno ricevendo migliaia di firme.
O forse c'è una rassegnata sottomissione all'economicismo, a quella malattia dello spirito che riduce l'esistenza umana a problemi di pancia, gli unici capaci di mobilitare le coscienze? Pensare che gli aspetti della identità sarda siano l'ultimo dei problemi, di cui occuparci a stomaco pieno, è, più che un errore di cui si pagheranno le conseguenze, un regalo a chi da sempre sostiene che occuparsi di lingua, cultura e tradizioni è un lusso folcoristico "deviante", in momenti di crisi. Momenti che, mi insegni, sono lunghi secoli e mai interrotti da periodi in cui la "devianza" si trasforma in normalità.
Da copromotore della petizione, consegnerò alla Regione l'appello e l'elenco delle firme al più presto. Non sarà una bella figura, ma ci sarà un pregio: si dimostrerà qual è, al di là di autoconsolatori proclami, lo stato delle cose. (gfp)
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