lunedì 8 febbraio 2010

Nuove chiudende, 180 anni dopo

La tentazione di privatizzare le terre comuni è irresistibile. Non vi ha resistito il consiglio comunale di Dorgali che, all'unanimità come scrive il cronista, ha chiesto alla Regione di abrogare gli usi civici nelle spendide vallate di Oddoene e Filine. Spero proprio che la Regione – che ha competenza primaria in materia di usi civici – si ricordi che questi sono diritti comunitari di rilievo costituzionale.
Quasi tutti i terreni delle due valli sono oggi in uso di privati, pur appartenendo all'intera comunità, questo vuol dire terre comunali anche se ogni tanto qualche comune finge di credere che quel “comunali” significhi “del comune”, inteso come amministrazione. Recentemente la Forestale rilevò in quelle terre numerosi abusi, edilizi e di vario altro genere. C'è chi ha persino cercato di vendere il territorio in proprio uso ad altre persone. Si tratta, a stare alla Forestale, di un fenomeno assai difuso, tanto difuso da sollecitare l'unanimità dei consiglieri comunali a chiedere alla Regione una sorta di sanatoria onerosa.
I terreni in uso dovrebbero poter essere passati in proprietà, con l'esborso da parte dei beneficiari di somme più o meno grandi, tenendo conto dei miglioramenti fatti sui terreni, degli invesimenti fatti, delle rate pagate al Comune per l'uso. Si tratterà, se mai la Regione dovesse accettare quella che pudicamente è chiamata “sclassificazione”, di un prezzo calmierato.
Nella storia della Sardegna, l'uso comunitario delle terre non ha mai goduto del favore di chi a vario titolo ha comandato. Qualcuno ricorderà l'Editto delle chiudende del 1820 che introdusse per decreto la proprietà perfetta della terra e che suscitò ribellioni, anche violente, da parte dei pastori e dei contadini poveri. Qualche altro ricorderà il tentativo del Comune di Nuoro di vendere Sa Serra e la sommossa popolare passata alla storia come “Su connotu” che comportò le dimissioni in massa del Consiglio oltre che alla devastazione degli archivi in cui erano i documenti preparatori della vendita.
Altri tempi, naturalmente. La libertà tutelata di cogliere ghiande, fare legna, attingere acqua e e di servirsi di tutti gli altri usi civici non è più utilizzata come nel passato. “Comunismo primitivo” è definita questa facoltà comunitaria da chi, erede del “Comunismo scientifico”, pensa utile cancellare quel retaggio del passato. Ma esistono valori immateriali che sarebbe ingiusto cancellare solo per rimediare al prodotto di disvalori come le illegalità commesse da privati nelle terre di tutti. Spero proprio che la Regione ricordi di essere erede di una cultura che ha difeso questo istituto della “comunella” contro chi, per interesse privato e a volte con la forza e l'inganno, ha cercato di distruggerlo.

Nella foto: La valle di Oddoene in una foto di Leo Fancello, dal sito Geo Dorgali

8 commenti:

larentup@gmail.com ha detto...

Mai come oggi, in una società considerata democratica, su ditzu " Roba in comune ne fune ne crapistu ", ha valore compiuto in quanto è vero che per l'uso dei beni comunitari non ci sono regole e quindi i "furbos" di oggi, peggio che nel passato, hanno "chiuso" (e spesso edificato abusivamente), i terreni della comunità (non del comune ) non più a " muru " come la famosa quatina di Antioco Achena da Ozieri, ma "cun sas retes"... E le istituzioni non se ne curano.

larentu ha detto...

Oggi " i furbi " lo fanno con noncuranza, sicuri dell'impunità e dell'indifferenza delle istituzioni ed emerge, come nel passato, l'impotenza delle comunità.

Anonimo ha detto...

Caro Gianfranco, sono Gianmichele Nonne, consigliere comunale del comune di Dorgali.
Anch'io come gli altri colleghi ho votato quel provvedimento, anche se credo che sia molto difficile che la regione avvalli la nostra richiesta.
La proposta che feci a suo tempo era quella di spostare l'uso civico, da Oddoene a Isalle, che nonostante sia una terra comunale, non è gravata da uso civico. Purtroppo la mia proposta ha visto una levata di scudi proprio dai banchi della maggioranza di centrosinistra che al momento amministra il paese.
C'è da dire inoltre che ad Oddoene quell'istitutio giuridico è stato superato dalla concretezza dei fatti. Vi è infatti una parcellizzazione fondiaria, che rende la gran parte delle famiglie dorgalesi realmente presenti nell'agro di Oddoene.
Rispetto alle tue riserve, sono in gran parte d'accordo, "Su Connottu" chered vardau p0o sos venidores......

zuannefrantziscu ha detto...

Caro Nonne,
non credo affatto che non ci siano ragioni per prendere atto di una "concretezza dei fatti". Forse bisognava pensarci prima, vigilare affinché le terre comunali conservassero le caratteristiche di bene dell'intera comunità. Non so come andrà a finire, anche se spero che la Regione riesca a contemperare le cose.
Ma la richiesta del Comune di Dorgali è un brutto esempio di come non si tutelino i diritti di una comunità.

Anonimo ha detto...

Caro Gianfranco, la vallata di Oddoene a differenze di tante altre terre gravate da uso civico, ha uno storico tutto particolare, che sarebbe meglio conoscere.
Quelle terre che fino ai primissimi del novecento erano solo mudrecarzos, grazie ai contratti di enfiteusi hanno permesso a molti dorgalesi di aver di che mangiare, e di avere una loro terra.
Oggi quei fondi non danno più quei frutti, "da uso civico" nel senso che nn c'è ghiandatico, non c'è legnatico, non c'è pascolativo.
Se per te controllare significa bloccare questo miglioramento fondiario, be , permettimi di dissentire.
L'uso civico son dell'idea, coerentemente con quello che stabilisce la legge, che possa essere solo spostato.
Ed è questa la mia proposta, ma come ti ho già detto detto, è stata accantonata.
Tra l'altro avrebbe permesso a quelle terre che non sono gravate da uso civico, ma che per tipologia colturale e di sfruttamento, ben si accompagna con la legge, di avere la tutela derivante dalla legge sugli usi civici.
Ti ricordo inoltre che le terre di Isalle e di Orrule, sono state tetro di lotte altrettanto dure a quelle de su connottu de Nuoro.
Gianmichele Nonne

zuannefrantziscu ha detto...

@ Nonne
Pur conoscendo bene Dorgali ed amandola, non mi permetterei mai di entrare in questioni ad essa interne. Il mio era un discorso generale e aveva a che fare con i diritti comunitari. Così, ad occhio e croce, la tua proposta mi pare sensata. Ciò che, da esterno, mi par insensato è abolire gli usi civici e basta.

Anonimo ha detto...

Egregi Zuanne Franciscu e Gianmichele Nonne,
il tema che avete svilupato mi intriga moltissimoentrambi avete le vostre buone ragioni!

Nel mio Archelogia del Paesaggio nuragico, vi è un capitolo il 20° (il residuale nuragico nella Sardegna tradizionale) dove discuto anche dell'ancetrale origine degli usi comunitari delle terre, mi piacerebbe presentare il volume citato a Dorgali, magari assieme a Zuanne Franciscu (ne sarei onorato) e a lei . Specifico che verrei gratuitamente con estremo piacere.

Mauro Peppino Zedda

Anonimo ha detto...

non ce lo saremmo mai aspettato!