giovedì 4 febbraio 2010

Il Premio Deledda ritorna a parlare in sardo

di Francesco Casula

Il pericolo che il Premio letterario nazionale “Deledda” fosse mutilato è stato per fortuna sventato. Dopo solo due giorni in cui l’assessore provinciale nuorese alla cultura nonché presidente della fondazione “Grazia Deledda” Peppino Paffi aveva annunciato l’esclusione dal premio della sezione di narrativa in limba, gli organizzatori fanno marcia indietro e la ripristinano. Un sussulto di resipiscenza da parte dell’Assessore o la paura delle proteste? Forse l’uno e l’altra.
Subito dopo la notizia dello scippo infatti aveva protestato il Comitadu pro sa limba definendo le motivazioni date da Paffi, per il grave provvedimento, “non solo risibili e criptiche (“nelle ultime due edizioni ha subito un notevole rallentamento”), ma assolutamente illogiche. Invece di incoraggiare la presentazione di opere in sardo, -è scritto- mai come in questi ultimi tempi abbondanti e di qualità, si abolisce la sezione del Premio ad esse dedicate”. Rivolgendosi poi al presidente Cappellacci e all'assessore regionale alla cultura “fa appello perché la Regione non contribuisca con i soldi dei sardi a questa inconcepibile decisione in conflitto sia con il buon senso sia con la politica della Regione per la tutela e la valorizzazione della lingua sarda”.
L’esclusione del Sardo suscita la protesta anche di due scrittori, Franco Carlini e Paola Alcioni, vincitori del Premio per la sezione sarda della narrativa, il primo con “Basilisa” nel 2002 e la seconda, insieme ad Antonimaria Pala, con “Addia” nel 2008 . Carlini: ”Ci sono problemi economici? Si rinunci alla costosa presenza più o meno prestigiosa di certe personalità, più o meno attinente alla manifestazione delle quali queste sono ospiti e si diminuisca la cifra dei premi ai vincitori delle varie sezioni, nessuno si scandalizzerebbe”.
Alcioni: ”Mentre i giovani possono senza problemi partecipare alla sezione generale, agli scrittori in lingua sarda toccherebbe il paradosso di partecipare come “stranieri”, purché traducano in italiano la loro opera”. Oltre alle proteste c’è chi, come il poeta ollolaese Michele Podda, impersonandosi nella Deledda, scrive quest’ottava:
”Gràssia narat: Si apo iscritu a sa continentale
àteru modu deo non tenia
pro dare lughe a sa cultura mia
cheriat limba abberu ispetziale
oe su sardu est limba nazionale
puru fora 'e noghe nd'at balia;
Nùgoro amada, cun s'italianu
dàeli importu a su sardu galanu.”

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