È del tutto certo che su noi linguisti incombe in maniera permanente il grave pericolo di farci condizionare, nelle nostre scelte ermeneutiche ed etimologiche, dalle lingue che effettivamente conosciamo e soprattutto da quelle della nostra esatta specializzazione. Per la nostra Sardegna è un esempio paradigmatico quello del canonico Giovanni Spano, che all’apice della sua lunga carriera di benemerito studioso, pubblicò il suo Vocabolario Sardo geografico, patronimico ed etimologico (Cagliari 1875), nel quale si dette da fare per spiegare con la lingua fenicia - che egli del resto conosceva in maniera superficiale - moltissimi toponimi sardi, la massima parte dei quali sono invece di sicura ed anche evidente matrice od origine latina. Il grande linguista tedesco Max Leopold Wagner ha adoperato il vocabolo «feniciomania» per bollare alla radice il tentativo fallimentare messo in atto dallo Spano.
Sennonché, proprio per la spiegazione di due antichi antroponimi sardi, è caduto nel medesimo errore della «feniciomania» lo stesso M. L. Wagner. Egli infatti, con una molto fugace notazione, ha attribuito al semitista Paul Schröder la spiegazione “fenicia” del nome dei due famosi protagonisti della rivolta dei Sardi contro i Romani all’epoca della II guerra punica, Hampsicora e Hosto <1>. Invece lo Schröder, nella sua ormai vecchia opera Die phönizische Sprache (Halle 1869, pagg. 172, 87), non ha citato per nulla il sardo Hampsicora, ma ha spiegato il nome di donna, che compare nel Poenulus (1065) di Plauto, Ampsigura come “ancilla hospitis” ed ha spiegato pure il nome del sardo Hostus – citandolo realmente - come “amico di Astarte” (Freund der Astarte).
Sorvolando pure su questo notevole qui pro quo del Wagner, alla spiegazione che lo Schröder ha presentato dell’antroponimo femm. Ampsigura io muovo le seguenti obiezioni:
1) Lo Schröder ha chiamato in causa l’ebraico amt «serva», con la finale /t/, mentre l’antroponimo implica come sua prima parte il gruppo amp-, con la finale /p/.
2) L’antroponimo di Plauto Ampsigura è un hapax legomenon, per cui non è per nulla sicura la sua forma grafica che noi adesso conosciamo; tanto più che nei vari codici del testo plautino compare anche come Amsigura e Ampsagura.
3) È molto probabile che il nome della donna cartaginese Ampsigura sia una delle tante creazioni di nomi dei suoi personaggi effettuate, come è noto, dallo stesso Plauto; e può essere stata una sua creazione fatta sullo stampo ed a ricordo proprio del personaggio storico sardo Hampsicora, del quale il commediografo latino aveva sicuramente conoscenza, dato che, vissuto fra il 254 e il 184 avanti Cristo, era stato spettatore - sia pure alla lontana - della rivolta contro i Romani fatta dai Sardi capitanati da Hampsicora nel 215 a. C. In questa ipotesi, dunque, è molto verosimile che Plauto abbia creato il nome di donna Ampsigura derivandolo proprio da quello del sardo Hampsicora, anche come rivalsa inconscia rispetto ad un nemico di Roma alleato degli odiatissimi Cartaginesi.
D’altra parte è un fatto che Ettore Paratore, traduttore e commentatore anche del Poenulus di Plauto <2>, parlando degli antroponimi, che ricorrono assieme, femm. Ampsigura e masch. Iahon, sia pure senza darne una adeguata spiegazione linguistica, commenta: «In fondo sono due nomi di origine greca: il primo potrebbe esser reso con “focaccia tonda”, il secondo, sia pure dubitativamente, con “abitante della Ionia”».
Ancora molto meno convincente è la spiegazione “fenicio-punica” presentata dallo Schröder del nome di Hostus come «amico di Astarte». A mio avviso questa spiegazione è del tutto campata in aria, anche perché 1) lo Schröder si è basato su una forma Hiostus che non è documentata da nessun codice di Livio e di Silio Italico, 2) nella supposta base fenicia lo Schröder, con l’uso in apparenza innocente di parentesi quadre, ha inserito una lettera iniziale ed una finale…! A mio giudizio invece Hostus può essere corradicale – non derivato – con l’appellativo lat. hostia «ostia, vittima sacrificale» (che probabilmente deriva dall’etrusco), avendo pertanto il significato di «(figlio) offerto (alla divinità)» <3>.
Del nome di Hampsicora si è in seguito interessato lo storico Ettore Pais, nella sua Storia della Sardegna e della Corsica durante il dominio romano <4>. Egli parlando del condottiero dei Sardi ribelli a Roma ha scritto testualmente: «sebbene nato in Sardegna, era in fondo un Punio; lo fa sospettare lo stesso suo nome». «Il nome di Hampsicora od Hampsagoras (Silio Italico, XII 345) ricorda quello di Ampsaga noto fiume della Numidia».
Qualche anno dopo Camillo Bellieni ha ricalcato la frase del Pais scrivendo testualmente: «Ampsicora, grosso latifondista dell’isola, d’origine punica, come appare dal nome» <5>.
Sennonche anche al Pais io obietto in primo luogo che la connessione fra l’antroponimo Hampsicora/Hampsagoras col nome del fiume Ampsaga è molto problematica in termini fonetici, in secondo luogo che questo fiume era nella Numidia, presso Cirta, l’odierna Costantina, che dista da Cartagine più di 300 chilometri; ragion per cui è molto più ovvio ritenere che Ampsaga fosse un idronimo numido, cioè berbero, che non fenicio-punico o cartaginese. Per queste due pesanti difficoltà di carattere linguistico, è del tutto illegittimo dedurre – come ha fatto il Pais – che il nome Hampsicora fosse fenicio-punico o cartaginese.
In linea di fatto è avvenuto che da questa sua inconsistente e illegittima connessione linguistica il Pais abbia dedotto conseguenze troppo grandi e vistose di carattere storico generale: dunque secondo lui Hampsicora non era un Sardo, ma era propriamente un Cartaginese, inoltre la rivolta contro i Romani dai lui capeggiata non era propriamente rivolta dei Sardi, ma era rivolta dei Sardo-Punici ed infine la città di Cornus su cui egli comandava non era sarda, bensì era propriamente “sardo-punica”.
Tutto al contrario di recente io ho fatto osservare che nel testo di Livio (XXIII 40), che narra abbastanza a lungo la storia della rivolta di Hampsicora e dei Sardi, non c’è nulla, assolutamente nulla che faccia intendere che Hampsicora fosse un “Punio” e che Cornus fosse una città “sardo-punica” (cfr. anche Eutropio, XIII 1). A proposito della città ho pure messo in risalto che nel piccolo pianoro in cui si trovano ancora i resti di Cornus si trovano anche tre nuraghi e ho sottolineato che i nuraghi li costruivano i Sardi Nuragici e non affatto i Fenici o i Cartaginesi… <6>.
Purtroppo però è avvenuto che questa interpretazione data dal Pais del nome e della figura di Hampsicora e della rivolta da lui capeggiata sia entrata tale e quale in tutta la successiva storiografia sulla Sardegna dell’età romana.
Ho già detto che invece Ettore Paratore ha seguito la direzione geografica orientale ed ha spiegato l’antroponimo femm. Ampsigura di Plauto in base alla lingua greca, cioè come “focaccia tonda”, anche senza darne una spiegazione adeguata. Anche io preferisco seguire questa direzione orientale e a tal fine chiamo in causa gli antroponimi di tre famosi filosofi, Anassagora, Protagora e Pitagora (Anaxagóras di Clazomene, Prōtagóras di Abdera e Pythagóras di Samo), antroponimi la cui struttura linguistica è chiaramente molto simile a quella del nostro Hampsicora/Hampsagoras.
L’etimologia dei tre citati antroponimi è molto controversa e pertanto non entro nel merito per non allungare troppo il presente studio. Per parte mia mi limito ad osservare che la città di Abdera, patria di Protagora, era sulla riva settentrionale del Mar Egeo e Clazomene e l’isola di Samo, patrie di Anassagora e Pitagora, erano nella Ionia nell’Asia Minore, a ridosso della Lidia, terra di origine sia dei Sardi Nuragici che degli Etruschi. Addirittura sappiamo che Pitagora veniva tramandato come “tirreno” e in greco Tyrrhenói significava «costruttori di torri», proprio come lo erano i Sardi Nuragici <7>.
Pertanto sui tre antroponimi a me sembra legittimo affermare come certo almeno questo fatto: che tutti e tre erano propriamente di origine egeo-anatolica.
Inoltre c’è da osservare e sottolineare che la connessione fra l’antroponimo sardo Hampsicora/Hampsagoras con quelli egeo-anatolici Anaxagóras, Prōtagóras e Pythagóras è chiaramente molto più stretta di quanto non lo sia con l’idronimo numidico Hampsaga e con l’ipotetico punico Ampsigura. A ciò si deve aggiungere una notizia che mi ha ricordato l’amico Attilio Mastino: secondo Silio Italico (XII 344) Hampsicora si vantava di essere di origine Iliaca o Troiana, cioè – commento io – pure lui di origine egeo-anatolica.
La mia conclusione ultima è questa: ha un molto elevato grado di probabilità il fatto che l’antroponimo sardo Hampsicora/Hampsagoras avesse una origine egeo-anatolica, in pieno accordo con la tesi dell’origine orientale dei Sardi Nuragici dalla Lidia nell’Asia Minore, dalla cui capitale Sardis è derivato sia il nome stesso dei Sardi sia quello della loro patria Sardó/Sardinia <8>.
Dunque la figura di Hampsicora ed anche la rivolta contro i Romani che egli ha capeggiato vanno reinterpretate in termini storiografici <9>.
<1> M. L. Wagner, Über die vorrömischen Bestandteile des Sardischen, in «Archivum Romanicum», XV, 1931, pag. 5; Idem, La Lingua Sarda – storia spirito e forma, Bern 1951, pag. 15; Idem, Die Punier und ihre Sprache in Sardinien, “Die Sprache”, III, 1, 1954, pag. 36.
V. Bertoldi, Sardo-Punica, in «La Parola del passato», II, 1947, pag. 8, si è limitato a citare e ripetere quanto aveva scritto il Wagner.
<2> E. Paratore, T. M. Plauto, tutte le commedie, Roma 1976, New Compton, 5 voll., IV.
<3> Vedi etr. Hustnei «Hostia», gentilizio femm. da confrontare con quello lat. Hostius (RNG), nonché col lat. hostia, fostia «ostia, vittima sacrificale», finora di etimologia incerta (DELL, DELI) (vedi M. Pittau, Dizionario della Lingua Etrusca, Sassari 2005, pag. 206).
<4> Roma 1923, ristampa a cura di A. Mastino, Nùoro 1999, pag. 220.
<5> C. Bellieni, La Sardegna e i Sardi nella civiltà del mondo antico, Cagliari 1928, 2 voll., I, pag. 101.
<6> M. Pittau, Cornus nome punico? E se invece fosse latino?, nella rivista Làcanas, Selargius (CA), V, num. 24, I/2007, pagg. 59-62.
<7> Cfr. M. Pittau, Storia dei Sardi Nuragici, Selargius (CA) 2007, Domus de Janas edit., §§ 7, 20, 40, 43, 45, 47.
<8> Cfr. M. Pittau, Storia dei Sardi Nuragici, cit., Capp. II e IV. A cui oggi apporto questa importante aggiunzione: nei passi di Pausania (X 17, 2) e di Solino (I 50) dove si accenna alla origine dei Sardi si debba emendare Libyē «Libia» (cioè «Africa») in Lydiē «Lidia».
<9> Attilio Mastino presenta un magistrale compedio della questione di Hampsicora nelle sue recenti opere: Storia della Sardegna antica, Nùoro 2005, pagg. 68-86; I Sardi Pelliti del Montiferru o del Marghine e le origini di Hampsicora, in «Santu Lussurgiu, dalle origini alla “Grande Guerra”», Nùoro 2005, pagg. 141-166. Io lo ringrazio qui pubblicamente anche perché ha accettato di revisionare questo mio studio.
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