La Legambiente promuove, per il 27 febbraio alle ore 10,30 nel salone del Palazzo regio di Cagliari, una conferenza per riaffermare – scrive l'associazione ambientalista – i valori paesaggistici e archeologici del colle. La zona archeologica, costituita dalla vasta necropoli punico-romana rappresenta un valore importantissimo poiché si tratta, secondo gli studiosi, della più vasta nel Mediterraneo e per di più inserita in una collina che ne esalta il valore culturale.
L’unità di paesaggio dei colli di Tuvixeddu – Tuvumannu, è nell’insieme un bene da tutelare con maggiore ampiezza per i punti panoramici ed il paesaggio culturale che esprime, secondo i concetti innovativi del codice Urbani e del PPR, che potrà trovare un’adeguata valorizzazione con la realizzazione di un grande parco Archeologico-Paesaggistico.
I lavori del convegno saranno introdotti da Vincenzo Tian, presidente Legambiente Sardegna; Enrico Corti, docente esperto di Urbanistica; Alfonso Stiglitz, Archeologo. Interverranno Graziano Milia, presidente Provincia di Cagliari; Fabio Granata, deputato (Commissione Cultura); Maria Antonietta Mongiu, archeologa; Attilio Mastino, Rettore Università di Sassari. Parteciperanno il presidente della Regione, Ugo Cappellacci e il sindaco di Cagliari, Emilio Floris.
3 commenti:
Peccato che la "povera" necropoli di Tuvixeddu non ha ricevuto neanche un commento, manco uno. Tanto bistrattata e abbandonata nella realtà quanto ignorata qui sul blog. Pazienza. Pagherà forse le colpe di essere solo e soltanto punica?punica-cartaginese? Per me prima di tutto è sarda, anzi Sarda con la s maiuscola, poi si trova nel capoluogo e probabilmente costituisce l'unica testimonianza archeologic adi questo tipo e di questa monumentalità sita in area urbana. E' una vergogna, possiamo solo continuare a studiarla, a pubblicarne i reperti, a scavarne piccoli tratti sperando che siano intatti...ma ho il presentimaneto che Cagliari mai potrà godersi un parco archeologico del genere come dovrebbe. Che pena davvero, un'occasione unica. Si parla tanto di cosa si potrebbe fare per valorizzare, proteggere etc e questo è il risultato. Oppure ce la godremo, come no, come mi son goduto la vista delle villette nella valle dei tempi di Agrigento. Che si faceva fativa a capire dove stavano i templi antichi e dove i tempi moderni.
@ Phoinix
Io credo, caro Phoinix, che la ragione di tanto disinteresse non per Tuvixeddu quanto per la discussione intorno alle sue vicende, stia nell'eccessivo carico di politicizzazione (nel senso partitico) della questione.
Il sostanzialismo di Renato Soru (si fa e pazienza per le regole e per le norme) ha avuto una tale quantità di reazioni e controreazioni, anche giudiziarie, che ha stufato quanti non fossero mossi da impulsi ideologici. La sinistra nemica della proprietà privata, la destra succube dei mattonari; la sinistra vincolista, la destra cementificatrice, etc etc.
A quel che ho letto, il convegno in cui ha parlato l'amico Stiglitz ha tentato, ma mi pare inutilmente, di far abbassare i toni e di recuperare l'intelligenza della questione che non divide i buoni ambientalisti dai biechi distruttori. E sarà, credo, l'intelligenza a trovare una soluzione. Forse allora tornerà l'interesse. Ma, detto fra noi, solo a patto che gli opposti crociati depongano le armi dell'ideologia.
Ha ragione Pintore, speriamo che il buon senso abbia la maeglio..ma anche in questo caso, vede, parliamo sempre di un "compromesso", dunque come dice lei un fattore politico. Io naturalmente mi interesso solo del sito archeologico, delle vicende moderne so poco e poco mi interessa. So solo che non mancano esempi di parchi urbani ed armoniche convivenze tra emergenze archeologiche e urbanismo moderno. Speriamo che Tuvixeddu si possa giovare di queste esperienze fatte altrove. In ogni caso è un gran peccato che quella che doveva essere una risorsa, per svariati motivi sta diventando un freno. Vedremo come si evolverà la situazione. Certo se non fosse per studiosi come Stiglitz e la Salvi innanzitutto ma anche altri di Tuvixeddu si parlerebbe ben poco. E invece c'è ancora tanto da dire. E da fare soprattutto.
Speriamo bene!
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