sabato 13 febbraio 2010

La demonizzazione dell'Archeologia Sarda

di Giandaniele Castangia

Vorrei con questo post trattare dell'Archeologia sarda in questo momento in senso generale, al di fuori delle singole battaglie che vengono combattute in questo blog, per tentare di fornire un quadro di insieme che possa essere utile a comprendere varie cose. Riconosco, per averlo in parte vissuto personalmente, che il rapporto tra Archeologia e Sardi ultimamente non viene vissuto in modo equilibrato per molti versi. C'è un serpeggiante risentimento fra i molti che vorrebbero conoscere di più, sempre di più sul loro passato e sulla loro Storia, e gli Archeologi a cui spesso non è dato né il tempo né il modo di trasformare le loro ricerche in qualcosa di neanche vagamente divulgativo, che possa in tal modo giovare al pubblico e alla cultura in senso più vasto.
Molti cavalcano l'onda di questo risentimento, fornendo le più svariate e incredibili interpretazioni del passato della Sardegna, soprattutto della sua preistoria, che sta assurgendo a periodo mitico, in cui “noi eravamo i veri dominatori del Mediterraneo”. Ho assistito personalmente di recente a scene grottesche in cui personaggi – di cui non ricordo sinceramente il nome – pretendevano diritto di parola quando lo dicevano loro nel corso di un dibattimento scientifico dell'Istituto Italiano di Preistoria e Protostoria nel 2009, e il fatto di dover rispettare la procedura di un dibattimento scientifico e quindi di dover aspettare il proprio turno era per loro segno di “chiusura del mondo archeologico” che non voleva ascoltare.

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78 commenti:

Pierluigi Montalbano ha detto...

Approfitto della riflessione di Castangia per segnalare che in questo periodo sono impegnato, in qualità di curatore, proprio nell'organizzazione di una rassegna con 7 eventi culturali nella quale i docenti universitari del settore storia e arte relazioneranno sui loro ultimi lavori. Nell'invitarli a partecipare sono rimasto piacevolmente colpito dalla loro massima disponibilità ad incontrare un pubblico (spero) curioso e appassionato che potrà averli a disposizione per un'intera giornata (in tutto 7 domeniche), dalla mattina, al pranzo, alla visita guidata pomeridiana nel sito scelto (Nora, Arrubiu, Santa Vittoria di Serri, San Basilio, Monte Sirai, Santadi, Tempio di Antas). Questo dimostra, se ce ne fosse bisogno, che gli specialisti sardi sono ben disposti a confrontarsi. Forse la serranda invisibile che separava i due mondi è stata fortemente abbassata. Presto, se gradite, vi fornirò i dettagli. Inizierà fra un mese e terminerà a fine Maggio.

Phoinix ha detto...

Caro Castangia,
il suo post è ben esposto e foriero di riflessioni che possono in qualche modo contribuire se non a chiarire l'oggetto della disputa, quantomeno a schiarirne i toni. Tuttavia mi permetto di farle un piccolo appunto che, sostanzialmente, solo conferma quanto lei dice. La cosiddetta costante resistenziale sarda, certamente ancora valida per certi specifici quadri zonali e certe contingenze storiche, è stata in realtà ad oggi quasi completamente ridimensionata. Tentare di dare un giudizio complessivo sull'archeologia isolana partendo da tale punto, costituisce a mio avviso una "storia dell'archeologia sarda" ma non può "darci il polso" dell'attuale archeologia.Con questo non voglio assoltamente sminuire lo straordinario lavoro del Prof. Lilliu, ma voglio invece sottolineare l'altrettanto straordinario lavoro che si porta avanti in Sardegna da almeno 20 anni. Su fronti delicati. Non mi stancherò mai di ripetere che l'immagine di un popolo sardo cotruttore di nuraghi chiuso in sé stesso, legato solo alla terra e non al mare, è una visione storica ormai ampiamente rigettata, grazie alle nuove acquisizioni che ci dicono tutt'altro. Se davvero vogliamo sapere in che dimensione gravita attualmente l'archeologia sarda di età protostorica non si può prescindere dalla valutazione attenta di tutti gli sfrozi mossi dagli studiosi sardi e non solo lungo la strada, trafficata e tortuosa, di una ricostruzione storica soddisfacente. Troppo spesso i lettori appassionati di archeologia ignorano queste nuove acquisizioni. L'archeologia sarà sempre e comunque, presso il grande pubblico una questione dai contorni misteriosi. E così è infatti, nesssun archeologo dirà mai il contrario! Però, e questa è la nota dolente, il romantico approccio all'archeologia ad un certo punto deve, per forza, saturarsi anche di una base scientifica solida. La realtà che faticosamente esce ricostruita dalle indagini, dagli scavi, dalle prosepezioni di superficie, dagli studi etc., non è meno affascinante. Ma si sa, un mistero cessa di essere tale e di interessare quando viene svelato. Ed ecco perché vi è una continua ricerca del mistero, dell'ignoto, in fondo uno dei più apprezzabili istinti dell'uomo. Un esempio eclatante e che ho potuto constatare più volte coi miei occhi e con le mie orecchie è, ad es., quello riguardande i tofet. Hai voglia a dire che i bambini vi venivano deposti già morti, deceduti per cause naturali, "restituiti" alla divinità in segno di profonda pietas e rispetto verso il mistero della vita...alla gente non gliene frega nulla, è più interessante pensare (e di conseguenza credere) che i bambini venissero sacrificati..riti ancestrali, sangue innocente che a fiumi dilaga nelle nebulose notti dei mascalzoni Phoinikes. Così è. E per rendersene conto basti vedere quanti libri fantarcheologici esistono in libreria. E qui, me ne rendo conto, entra in causa il problema della divulgazione, ma fino a un certo punto. Molto spesso ho potuto riscontrare un atteggiamento poco coerente, che vede più persone lanciarsi in critiche efferate di argomenti che minimamente conoscono. Anche l'archeologia ufficiale divulga, eccome. Quante mostre, quanti opuscoli, quante riviste (Sardinia News, Quaderni di Darwin e fuori dell'isola Archeo e Archeologia viva, che di per sé non sono propriamente riviste scientifiche). Da che mondo è mondo la ricerca scientifica pubblica i risultati raggiunti in riviste specificamente dedicate a questo, e capisco come tali riviste non siano accessibilissime (in realtà si trovano nelle bilbioteche ma ormai con internet è tutto più facile, ma anche più sbrigativo e meno accurato).

segue...

Phoinix ha detto...

...segue

Però come si fa a criticare il lavoro dell'archeologia sarda se, solo per citare i casi più clamorosi e legati ai rapporti tra Levantini-Fenici e Sardi-Nuragici, non si è a conoscenza dei nuovi quadri disponibili che già da tempo, hanno acceso un proficuo dibattito tra gli specialisti?:
-Scavi e studi al nuraghe Sirai di Carbonia;
-Scavi e studi a Monte Sirai;
-Scavi e studi negli insediamneti nuragici dell'Oristanese (S'Uraki, Su Cungiau 'e Funtana tra i meglio analizzati);
-Scavi e studi al nuraghe Sant'Imbenia;
-Etc. etc. etc.
Se si vuole discutere di questi problemi occorre a mio avviso farlo da basi comuni, basi costruibili solamente attraverso uno studio profondo e faticoso. Si parla di Monte Prama, ad esempio: siete tutti a conoscenza di tutte le pubblicazioni scientifiche sull'argomento? Conoscete le ultime pubblicazioni di Tronchetti sull'argomento? Uscite, tra l'altro, in riviste internazionali e in lungua inglese?
A ciò si aggiungano gli studi e le riflessioni sui materiali sardi rinevnuti fuori dall'isola, sui rapporti col mondo levantino, col mondo greo-euboico, con gli orizzonti ciprioti. Il lavoro di tanti studiosi sta portando dei frutti totalmente nuovi. Nei siti del Mediterraneo centro-occidentale si stanno letteralmente moltiplicando esponenzialnente le testimoniazne materiali di tipologia nuragica, questo è chiarament eil segno di una nuova consapevolezza. Ancora è lunga la strada da fare. Ma non è neanche totalmente vero che in Sardegna non si fa nulla per divulgare queste ricerche e (naturalmanete con i limiti finanziari che Castangia giustamente ha rimarcato) per promuovere il patrimonio sardo. Ci sono in atto progetti di Corpora, studi di classi materiali, scavi programmati e regolari, convegni, mostre, conferenze e una valanga di pubblicazioni.
E' anche ora di smetterla col vittimismo, da nessuna parte in Italia le Soprint e le Università navigano nell'oro. Ma se c'è la volotnà di farlo e la dedizione si può studiare a pubblicare e promuovere ad alti livelli anche con pochi spiccioli (spesi bene però). Naturalmente questo è possibile perché ovunque in Italia l'archeologia può giovarsi del prezioso contributo di giovani preparati e appassionati che lavorano sodo per anni totalmente gratis o con una situazione di precariato endemica. Non pensiate che l'archeologia, quella sostanziale da campo, sia fatta solo da coloro che denominate come "baroni". Se non altro per il rispetto dovuto ad un'infinità di giovani volenterosi che solo per amore della propria terra, delle proprie origini e dell'archeologia dedicano tanti sforzi (mentali, fisici, economici) all'archeologia e alla conoscenza e divulgazione dell'autentica cultura. Per poi vedere il loro lavoro ridotto ad un maneggio di corporazione. Troppo ingrato, davvero. Credete che la stratigrafia sia una cosa bella, semplice e nobilitante? Usata dagli archeologi per far valere la loro professionalità? Vi sbagliate, è un metodo di ricostruzione molto difficoltoso, richiede uno studio metodologico, una pratica sul campo, è un processo di decifrazione motlo complesso. Detto questo, sentirsi dire, che gli archeologi sardi siano incompetenti, che "nascondano" i reperti scomodi, che si muovano come marionette con fili gestiti da chissà chi è francamente poco gratificante. Ma come qualsiasi cosa portata avanti seriamente le critiche inducono ad una revisione solo se colgono nel segno.
In sostanza il mio è un invito all'apertura, su tutti i fronti. Ognuno dica la sua, "scanniamoci" (bonariamente s'intende) se vogliamo, ma cerchiamo almeno, tutti insieme, di giocare una bella partita. E per fare ciò devono essere ben chiare le regole del gioco e tutti dobbiamo farci trovare con le carte in mano.
Altrimenti è solo tifoseria e apriorismo.
Saluti.

Anonimo ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Mauro Peppino Zedda ha detto...

Egregio Giandaniele,
quanto da lei scritto è pienamente condivisibile, vorrei aggiungere che l’archeologia è una disciplina rivolta a capire le vicende dei nostri antenati, dunque una scienza dove i contenuti sono rivolti all’insieme della comunità e non solo agli specialisti.
Dunque gli archeologi professionisti dovrebbero sentire il dovere di entrare nel merito delle proposte degli archeologi dilettanti.
Le boiate non arrivano solo dai dilettanti, ma anche dai professionisti.
Un sano dibattito critico sarebbe dunque più che auspicabile.
Ma, purtroppo gli archeologi professionisti sardi , in primis Tanda e Moravetti (in quanto ordinari della cattedra di Preistoria e Protostoria della Sardegna nelle Università Cagliari e Sassari) , si sono dimostrati completamente inadempienti al loro ruolo istituzionale.
In Sardegna si avverte, la mancanza di studiosi a tutto tondo, come è stato Giovanni Lilliu, pur con tutti i limiti delle sue proposte interpretative.
Cordiali saluti
Mauro

daniele ha detto...

@giandaniele,

Ci sarebbe una soluzione per canalizzare l'infatuazione verso
la storia sarda in generale, e
archeologica in particolare, che oggi prevale. L'utilizzazione
sistematica della rete, questo
blog ad esempio, ha una vocazione culturale e ospita già scenziati.
Ma difficilmente si evitano le
polemiche se non l'eristica; perché
ripondono ad attachi o risentiti
tali. Se invece pubblicassero per
divulgare le loro ricerche,
amplierebbero il loro pubblico naturale. Per chi ha a cuore la
Sardegna e l'intelligenza del suo
popolo, credo sia un modo pertinente.

Le modalità d'applicazioni sono
tante, ci vuole solo tempo e voglia
Costo zero.

Phoinix ha detto...

Cara Losi,
la bibliografia e i titoli li comunico molto volentieri. Per chi è interessato ho anche parecchi articoli in PDF, estratti di riviste specializzate o convegni. Se è interessata con piacere potrò farle avere qualcosa in allegato via mail. La questione dei rapporti tra l'elemento orientale e l'elemento nuragico è stata molto dibattuta in questi ultimi anni soprattutto. A seguito del riconoscimento del ruolo fondamentale svolto da alcuni insediamenti nuragici i quali accolsero al loro interno mercanti e prospectors di cultura filistea prima, fenicia dopo (S. Imbenia su tutti, ma anche Neapolis). Si infittiscono sempre più i rinvenimenti di ceramica nuragica al di fuori dell'Isola: Cadice, Huelva, El Carambolo(Siviglia), Malaga, Utica e Cartagine, Mozia, Creta etc. Questo fatto, di per sé neanche troppo ecltante, è tuttavia importantissimo poiché è opportuno tener a mente che anche attualmente in Sardegna, nel campo della protostoria, esistono diverse scuole di pensiero, alcune "rialziste" altre "ribassiste". L'annoso problema della datazione dei bronzetti, delle navicelle del passaio, insomma, dall'età del Bronzo all'età del Ferro. Ebbene i rinvenimenti extra-isolani ci consentono di inserire la documentazione nuragica raccolta in un quadro cronologico non inficiato da provincialismo, contribuendo, attraverso un "confronto esterno" a collocare cronologicamente queste testimonianze, tra la fine del IX e il VI sec. a.C. Altro importante fattore da tenere in considerazione è l'altogrado di variabilità interna riscontrato all'interno delle diverse aree geografiche della Sardegna, le cui modalità di assimilazione ed elaborazione degli stimoli provenienti dall'esterno non possono essere definite in maniera univoca. Grande attnezione, quindi, per le diversificate realtà terriotirali della Sardegna (ed è qui che la costante resistenziale sarda di Lilliu può avere qualche ragion d'essere). Ma il problema è: quante altre S. Imbenia ci sono sulle coste sarde che attendono solo di essere indagate in maniera scientifica? Si tratta di fenomeni isolati e localizzati o di una situazione maggiormente condivisa? Quali furono i rapporti tra Tharros e l'entroterra nuragico del Sinis? Quali furono i rapporti tra il "polo" fenicio di Sant'Antioco e il "polo" nuragico del Sulcis? Come vede, il semplice fatto di porci questi problemi dovrebbe far capire che sono finiti i tempi delle classificazioni nette, utilizzate più per comodo dei moderni che come specchio fedele della realtà antica. E' stato scritto, in riferimento alla protostoria sarda e ai fenomeni di continuità o viceversa rottura culturale che "spesso salti e cesure sono, nel racconto moderno della storia antica, comodi tasselli che risparmiano, nella storia reale della storia antica, faticose ricerche sulla continuità e discontinuità nello sviluppo di una civiltà e di una cultura" (P. Bernardini, La Sardegna e gli altri: elementi di formazione e di sviluppo: Quaderni della Soprintendenza di Cagliari e Oristano, 17 (2000), p. 82.)
Appena possibile le invierò qualcosa su questi argomenti.

P.S. quale stanza? Qatna? non so di che parla ;-)

Pietro Murru ha detto...

@Castangia

Analisi condivisibile, fino a quando non se la rimangia quasi tutta quanta dentro a una difesa d’ufficio, comprensibile, vista la sua posizione, dell’accademia sarda, con dei generali distinguo che utilizza per prepararsi, diciamo... la pista d’atterraggio. Il “giogo culturale” nel quale sarebbe stata costretta grande parte degli archeologi sardi negli ultimi cinquanta anni è stato anche un comodo alibi, questo andrebbe sottolineato con forza. Alibi per una forte difesa di posizioni e privilegi di “casta”. Altrimenti che ci raccontiamo? L’alternativa è l’ipotesi di una generale assoluta mediocrità, che non è certamente una scusante, visto che come tale, poi, non verrebbe certamente presa in considerazione dagli interessati diretti, no? E non vale molto, per salvare tutta la “criccona”, portare sul palco quei pochi studiosi che hanno cercato o che cercano di volare un po’ più alto e che sono, peraltro, isolati, quando non derisi, dai colleghi più “incriccati”. La questione della scarsità di finanziamenti è ben nota in ogni campo della ricerca, e si è fatta più grave negli ultimi anni, ma non è certo questo il motivo per cui si sono firmati certi appelli o per cui in trenta anni non si siano trovati i soldi per tirare fuori dai magazzini di un museo una delle più grandi scoperte archeologiche di tutto il mediterraneo occidentale: le statue di Monti Prama! Per quanto riguarda la questione scrittura nuragica, continuare a pestare sulla questione del bollo di scientificità che mancherebbe sugli studi di Sanna, oppure sul contesto di provenienza incerto di alcuni dei documenti, mi pare un tantino continuare a ciurlare nel manico per poter guardare da un’altra parte.

Phoinix ha detto...

Gent.mo Murru ma di che parla? Allora non ha letto bene e non me ne meraviglio. Lei si permette di parlare di mediocrità senza conoscere un bel nulla. Come fa a dire che si tratta di mediocrità se non sa, non conosce quello che si è fatto e quello che si fa? Proprio lei parla di Monte Prama, cosa vorrebbe? Quali magazzini? Ma perché non salta in macchina, mette un pò di benzina a va ad appurare con i suoi occhi (a Li Punti, Sassari) il certosino lavoro scientifico di restauro sulle statue? Gliele faranno vedere, rivedere, gustare, la lasceranno impressionarsi, sentirsi orgoglioso e tutto quel che cerca. Occorre andarci però. ma forse è più facile frignare che sono nascoste nei magazzini.
Ha visto quanti libri su Monte Prama, quanti articoli, quanti studi, quante prese di posizione, quante ricostuzioni, quante ipotesi. Mi pare quantomeno curioso che si sia verificato tutto questo con reperti occultati o tenuti nei magazzini. ma che glielo dico a fare? Non le farò certamente cambiare idea, ma intanto meglio che glielo dica che sono tutte fesserie, anche se le entra in un orecchio e ne esce dall'altra. Come le sue accuse tra le mie orecchie del resto.

francu ha detto...

Ci dovremmo sentire tutti dei maramaldi, ogni volta che si critica l'archeologia sarda?
Così parrebbe, a dire di Castangia, dato che stiamo uccidendo una cosa morta.
Ma il suo lungo e garbato post, proprio perché molto si dilunga, mette in evidenza ciò che a volte lo squallido popolo degli appassionati lamenta più spesso. Dice infatti Castangia che gli archeologi non hanno fondi per effettuare nuovi scavi, tutti gli scavi che bisognerebbe e vorrebbero fare, e che poi sono malpagati, ecc. ecc.
Bene, visto che lo stipendio minimo comunque è assicurato, perché non mettono ordine e riferiscono degli scavi effettuati? Ci sono scavi su cui non è uscito neanche un articolo in una rivista, una comunicazione ad un convegno di paese, nulla di nulla. E però gli scavi sono stati effettuati da anni, da decenni, e i soldi, pochi o molti, ma tutti pubblici cioè di tutti, utilizzati, i reperti imbustati forse, o solamente ammassati da qualche parte, a volte privi anche di un semplice riscontro.
Castangia lascia intendere, col suo buonismo non di maniera, che le questioni dell'archeologia (che non è la cultura tout court) assomigliano in Sardegna alle questioni della politica attuale, nel senso che i politici fanno la politica, ma poi vorrebbero fare anche l'informazione politica o almeno decidere cosa far dire ai media sulla politica, che opinione corretta deve farsi sulla politica ciascuno di noi, popolo squallido dei cittadini che, in questo caso, non siamo nemmeno tanto appassionati.
E se come sardi vorremmo sapere qualcosa di più, se desideriamo che si alzi un lembo di questa coperta di silenzio sulle nostre cose antiche, ce ne fate una colpa?
Ci si vuol togliere l'ansia di sapere e il diritto al mugugno?
In Sardegna si è atteso sempre molto dai santi, ma quando le annate sono state scarse, anche il santo ha dovuto raccogliere la sua parte di improperi.
Fuori metafora, come lei stesso amabilmente sottintende, le annate dell'archeologia sarda sono molto siccitose e i santi protettori inadeguati. Di conseguenza, è lecito che si lamentino i sardi o i santi?

Francu Pilloni (ora Francesco)

zuannefrantziscu ha detto...

@ Phoinix
Questo blog è legato, come sa, ad un sito. Non sarà il massimo in fatto di diffusione, ma può essere un inizio. Mandi anche a me, per cortesia, i pdf che ha promesso ad Aba. Li pubblicherò uno per uno, se possibile con un estratto, se lei lo ha.

PS - Ha notato come, senza i trolls che mi facevano uscir di matto, si ragiona bene e distesamente?

Phoinix ha detto...

Pilloni, dovrebbe informarsi meglio lei, se davvero le interessa l'acrheologia sarda, o vuole che qualche archeologo venga a bussare alla sua porta per raccontarle qualcosa? Eccome, si va in massa a vedere le conferenze di Gigi Sanna e non andate a vedere le conferenze sugli scavi? Ce ne sono tantissime, tantissimi convegni e anche conferenze meno specialistiche. Un conto è la divulgazione scientifica un altro conto la divulgazione e basta. lei di cosa è assetato? Ce n'è di tutti i tipi, a lei l'avventura di scoprire dove e quando. A noi l'avventura di sentire che i cocci vengono ammassati senza distinzione.
Poveri noi...che idee che avete...

Phoinix ha detto...

Certo Pintore, io dicevo alla Losi perchè hola sua mail e non so come sia possibile, anche ora che mi sono accreditato con google, postare o caricare documenti. Comunque ne invierò copie anche a lei. Penso potrà servire, anche proponendo una lettura pubblica, ad animare, (su quelle basi imprescindibili di cui parlo spesso) i discorsi che si faranno. Con qualche tassello in più.
Ora recupero la sua mail e le farò avere qualcosa.

zuannefrantziscu ha detto...

@ Phoinix
La mia mail è sotto la testata del blog, Ma gliela mando anche qui: pintoreg@yahoo.it

DedaloNur ha detto...

Sulla parte in cui Castangia lamenta l'assenza di fondi (male diffusissimo purtroppo)come si fa a non essere concordi?
Ma un certo sentimento di persecuzione e da "fortino assediato" non mi piacciono affatto.

mi pare di capire che questo sentire si sia alquanto diffuso presso la classe archeologica sarda. Sembra presente in modo massiccio presso i feniciologi. Vi ricorderete l'intervista ad un noto feniciologo, il quale parlava di latente razzismo in chi "osteggia", o contesta i Fenici.
Noto poi che se pure tutti gli anonimi non sono archelogi, quasi tutti i feniciologi scrivono sotto anonimato (a meno che non sia sempre la stessa èpersona). Temo che temano perscuzioni. C'è l'eccezione, ed è Stiglitz.

naturalmente so pure di qualche delinquente autore di lettere anonime e insultanti verso chi trova pro-fenici. Ma so pure di altrettante lettere/ telefonate arrivate agli outsider.

Credo che la classe archeologica sarda non fosse preparata ad un confronto serrato con la società civile.

Lo ha dimostrato a più riprese mettendo all'indice alcuni outsider, ma finendo involontariamente per legittimarli con atti dissennati.

in certi atteggiamenti scorgo il pericolo che l'archeologia stia traducendo le discussioni nei forum,su shardana, scrittura, archeoastronomia, età nuragica, come una mera pulsione nazionalista. è da qualche anno, anzi che questo avviene.

Quale può essere la naturale reazione di un archeologo sopratutto se giovane a tali pericolosissime pulsioni nazionaliste? l'antinazionalismo.
L'antinazionalismo come reazione a certe tematiche, a sua volta incrementa sentimenti nazionalitari.

Mi pare di aver appena descritto una spirale ideologica verso cui stiamo scivolando. Sempre che non ci siam gia caduti.

Non dobbiamo nasconderci come l'archeologia sia da sempre anche terreno di scontro ideologico. ma se a questo scontro partecipa pure la classe archeologica, viene a mancarci l'arbitro, e il dibattito da idelogico-culturale rischia di diventare puramente ideologico.

Che cosa fare?
intanto spero che gli archeologi evitino uscite sui sardo-ariani, sull'atlantideo nazionalismo imperanti e forieri di prossime sventure per i sardi. Che controbattano esclusivamente sul piano culturale senza lasciarsi trascinare in altri livelli. Che dimostrino più apertura, magari legittimando finalmente il lavoro di uno come Peppino Zedda. In caso contrario, lascerete importantissimi argomenti e tesi fuori dell'alveo scientifico. Che facciano maggiore divulgazione tramite internet. Che evitino scivoloni offensivi verso il patrimonio archeologico isolano, cioè che evitino le boiate di cui anche loro si rendono autori, e a cui allude sempre Zedda.
Così magari si riuscirà a recuperare un minimo di serenità ed evitare quella spirale che tanto temo.

Phoinix ha detto...

Caro Dedalonur, lei ha (quasi) ragione ma dimentica un fatto fondamentale. Un archeologo è un professionista. Pensa che sia così facile raggirarlo o ideologizzarlo? Ognuno ha il suo mestiere, ognuno le sue preoccupazioni. Ma il lavoro è lavoro, onesto e non facilmente incrinabile dalle critiche. Solo da quelle realmente costruttive al massimo. Quanto all'anonimato, mi pare quantomeno curioso che lei pensi questo, dal momento che una delle occupazioni più tipiche degli archeologi è quella di partecipare ai convegni, aperti a tutti, senza maschera e con il loro bel nome e cognome in tutta evidenza. Qui siamo su un blog. Se vuole le ricordo il mio nome e il mio cognome, ma nn penso che abbia molta importanza.

Anonimo ha detto...

Come al solito sono stato in parte frainteso, probabilmente è colpa mia. Per chiarire:

- Sulla questione "pista di atterraggio" (@ Murru) devo rendere chiaro che non mi aspetto né posso aspettarmi nulla dalla accademia sarda, visto che ho studiato a Roma e sono costretto per continuare a studiare la Sardegna ad andare in Inghilterra, e spero di riuscire a lavorare come ricercatore si, ma mai pensato di farlo in Sardegna dove chi conosce l'ambiente sa che è impossibile.
Per inciso a me non piace l'accademia sarda, ma il mio discorso era un altro.

- Sulla questione del denaro che non c'è, soldi dei contribuenti etc., archeologi che non pubblicano niente (@francesco)le dico una cosa: finora dei due scavi di cui mi sono occupato dello studio ceramico sto pubblicando 5 tra articoli e poster, più la mia prima tesi di laurea, ed è tutto online appena si fa il mio nome con google. E uno dei due scavi è finito qualche mese fa. Però io per fare questo, cioé studiare pubblicare etc. non ho preso una lira. E sono MESI di lavoro, glielo assicuro, sono disegni e database da fare, oltre al tempo di studio e di scrittura. Tutto GRATIS e perché? Perché nella mentalità di chi da il denaro per uno scavo normalmente non passa minimamente per la testa che il materiale deve essere rielaborato, studiato e pubblicato. Per quello ci pensano gli archeologi. E come ci dovrebbero pensare senza soldi??
E' questo che intendevo dire.
Occorre cambiare una mentalità comune, un modo di pensare, che io credo che proprio in Sardegna potrebbe cambiare prima e meglio che in tutta Italia, per l'amore e l'interesse che ci sono per il passato, assieme all'orgoglio della nostra cultura.

Pietro Murru ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Pietro Murru ha detto...

@Phoinix
Quella della mediocrità era posta come ipotesi alternativa a quella del calcolo per convenienza, se ne sarebbe certamente accorto se non fosse saltato subito sul carro da guerra, portando alto il gagliardetto della combriccola dei “tutti uniti per la scienza archeologica”. Prendo atto che lei preferisce vestire la prima ipotesi (nel mio precedente commento), quella del “calcolo per convenienza”, o vogliamo far finta, per esempio, che il restauro dei giganti in arenaria sia cominciato tre mesi dopo la loro scoperta e non tre decenni dopo? Sono stato a Li Punti, sa? Ma sono stato anche a Monti Prama, dove, al posto di quello che sarebbe dovuto essere un sito archeologico tra i più importanti in Sardegna (almeno), ora c’è il nulla.
Le faccio notare, poi, che il fatto che si comincino oggi a prendere in considerazione ipotesi nuove sul ruolo dei Nuragici nel Mediterraneo, non centra proprio niente con la “scienza che avanza”, troppo comodo! Quando si sostengono corbellerie per decenni, la scienza è certamente da qualche altra parte!

francu ha detto...

Phoinix,
a parte il fatto che vado alle conferenze che preferisco, e di questo non si può rammaricare, tanto perché sappia dove qualche volta vado, la informo che ero fra gli organizzatori (fra le associazioni culturali) dei convegni (internazionali) di studi "Un millennio di relazioni fra la Sardegna e i Paesi del Mediterraneo" tenute a Selargius nella seconda metà degli anni '80 del secolo scorso.
Come predidente di Sel & Sar, ho avuto il piacere e l'onore di avere come relatori a una serie di conferenze denominate "Attoppus/Incontri" sulla storia e la cultura sarda, personaggi come Giuanni Lilliu, Santoni, Zucca e altri (abbiamo anche pubblicato gli atti del I° ciclo di conferenze). Rivendico anche l'amicizia con alcuni stimati archeologi, ho pure qualche lettera di ringraziamento da parte della Sovrintendenza per essermi prestato disinteressatamente a favore della tutela dei beni archeologici. Ho visitato molti scavi in corso, invitatovi dal titolare, ecc. ecc., ho posto delle domande sul posto e ricevuto delle risposte che a volte non mi hanno soddisfatto, non perché non combaciassero con quanto mi ero prefigurato (a noi appassionati non fate altro, voi del mestiere, che rinfacciarci che abbiamo la testa piena di fantasie!), ma solo perché non mi sono parse molto in linea con la logica, che non è una scoperta moderna, a quanto mi risulta.
E quando dico di reperti buttati a casaccio, parlo di cose che conosco.
Se vuole bussare alla mia porta, lo faccia perché mi onora e mi fa piacere, ancorché non la conosca. Ma mi avverta in anticipo, perché ho il vizio di andare in vigna molto spesso, a volte solo per ragionare con i ceppi e con i tralci i quali, come certo ben sa, non sono per nulla lineari, ma certamente rispondono ad una logica più di tante cose che leggiamo (e ohimé scriviamo!) anche qui.
La prego di essere paziente con noi appassionati perché i sardi, giusto per restare in tema di vigna, siamo malus a poni impari comente unu fasci de carriadroxas. Ma voi del mestiere, mi creda, non siete da meno.

F. Pilloni

P-S.: Fra le mie letture, sporadicamente come esce, anche il Bollettino (si chiama così?), cioè Quaderni e atti della Sopraintendenza archeologica per le Province di Cagliari e Oristano. Ma, ripeto, solo sporadicamente. L'ultimo che ho trovato sono gli atti del Convegno di Senorbì del 2000 su "La Civiltà Nuragica -Nuove acquisizioni", vol. I°. E non ho mai letto fantarcheologia, come la chiamate.

Pietro Murru ha detto...

@Castangia
Io le attribuivo una pura difesa della categoria professionale a cui appartiene, difesa scevra da interessi di qualsivoglia genere, che non mi sono nemmeno sognato di vedere nel suo articolo. Con “pista d’atterraggio” mi riferivo soltanto quel suo mischiare un po’ le carte all’interno del discorso, in modo da non scontentare nessuno, naturalmente il riferimento è limitato al solo scambio di pareri qui sul blog. Nel suo ultimo commento il giudizio sullo stato dell’archeologia sarda mi sembra più netto. Ora il suo discorso è, per me, più condivisibile.

Phoinix ha detto...

Carto <Pilloni, se sa così bene e in prima veste del Convegno di Selargius, sa di cosa parlo e cosa intendo. Fu quasi rivoluzionario quel convegno. E me ne rendo conto io che, se non erro, all'epoca avevo forse 5 anni...
Veniamoci incontro, oltre che un piacere è anche un dovere. E ben vengano le critiche ma solo se circostanziate. Mi dica dove ha visto i cocci buttati. Ci posso anche credere. Non certo così è avvenuto in tutti gli scavi a cui ho preso parte, in qualunque veste.
Quanto a quello che asserisce, legittimamente, il Dott. Castangia sulla poca stima verso l'archeologia sarda, mi dovrebbe spiegare su che basi lo dice se per sua stessa ammissione ha studiato archeologia a Roma e proseguirà in Inghilterra. Forse per sentito dire? O forse ha avuto a che fare con QUALCHE archeologo sardo. Non con tutti immagino. E con ciò ho detto tutto.

DedaloNur ha detto...

@ caro Phoinix
Professionisti difficili da raggirare?
Un grande pessimista del 1600 le avrebbe risposto che non c'è uomo più votato al raggiro di chi è persuaso della propria scaltrezza.
Con i professionisti ho avuto a che farci e spero d'averci ancora a che fare in futuro. I professionisti non raggirabili non esistono. Ma i più boccaloni son quelli con una illimitata fiducia in se stessi, come da massima. In generale non sono poi esenti da errori, inclinazioni e suggestioni personali.

Non ho scordato che gli archeolgi siano professionisti,ma a preoccuparmi (come sempre) è il fatto che siano uomini.

Sperando di non innescare gazzarra, rammento che malgrado l'estrema professionalità, la parte umana troppo umana degli archelogi tra un poco porterà allo scontro sul c.d. "parco dei fenici". Ora mi si dirà che il mio sia razzismo antifenicio ma per me è piuttosto l'archeologia a sconfinare nella politica in questo caso. Per soldi si calpesta il nome di un antico golfo. Per di più la spirale di cui parlavo poc'anzi non potrà che trarne giovamento. Una scelta del genere obbliga a prendere posizione, a schierarsi pro o contro.

tutto questo è opportuno? dal punto di vista pecuniario forse sì, da quello della sensibilità isolana non credo. non scoppieranno rivolte perchè siamo per fortuna miti e civili, e purtroppo abbiam ben altri problemi, ma il risentimento, c'è da giurarci, avrà strascichi. e contribuirà alla demonizzazione dell'archeologia sarda, seguita alla demonizzazione degli Eretici alla Sanna & company.

La sua identità come quella di altri, non m'interessa in alcun modo. Di certo nei congressi i feniciologi non si presentano tramite i sosia alla Zio Saddam, ma in territorio ostile com'è probabilmente ritenuto questo blog, mi pare che si cautelino da qualcosa; temo di capire da cosa.

Non sono come me dei nonnulla, per cui debbano solo evitare i ficcanaso (anche se mi sono presentato di persona).

Anonimo ha detto...

@Phoinix

Ho detto che non mi piace l'accademia sarda non gli archeologi sardi.
Ho conosciuto accademia e soprintendenza per esperienze lavorative, di tirocinio e di convegni (ripeto il mio curriculum è online).
Non mi piace l'accademia sarda (parlo in senso universitario ovviamente) perché ha generalmente un forte carattere autoreferenziale.
Se lei non crede sia così è più che legittimo e non ho nulla da obiettare!
Io esprimo una opinione, motivata anche da mie personali esperienze, che evidentemente non ho voglia di elencare in questa sede.
Ad ogni modo questo non ha nulla a che fare con il mio post.

Alessandro. ha detto...

Mr. Phoinix, leggo con interesse i suoi interventi. Sarebbe possibile poter avere il materiale in PDF che ha menzionato?

Mauro Peppino Zedda ha detto...

Giandaniele in risposta a Phoinix write: "Ho detto che non mi piace l'accademia sarda non gli archeologi sardi.
Ho conosciuto accademia e soprintendenza per esperienze lavorative, di tirocinio e di convegni (ripeto il mio curriculum è online).
Non mi piace l'accademia sarda (parlo in senso universitario ovviamente) perché ha generalmente un forte carattere autoreferenziale.
Se lei non crede sia così è più che legittimo e non ho nulla da obiettare!
Io esprimo una opinione, motivata anche da mie personali esperienze, che evidentemente non ho voglia di elencare in questa sede."
Ovviamente sto dalla parte di Giandaniele, che fa bene, anzi benissimo ad andare in Inghilterra a completare i suoi studi e magari speriamo (in bocca al lupo!) tra quanche anno di rivederlo vincitore di un concorso nelle nostre Università!
L'archeologia preistorica Italiana è indietro rispetto a quella (francese, inglese, americana , spagnola, ecc.) di almeno un generazione, troppa zavorra (Moravetti , Tanda in primis) al loro interno. Ma soprattutto perchè in Italia non si è ancora chiarito che la preistoria non può essere una branca della antropologia invece che della storia dell'arte greca e romana.
Ovviamente non mancano le eccezioni positive i dipartimenti guidato da Alessandro Guidi a Roma, quello di Tosi a Bologna e qualche altro , ma il panorama complessivo è una generazione indietro rispetto alle altre scuole europee.
Prendiamo un caso personale, il mio, come mai Maurizio Tosi e Alessandro Guidi mi hanno fatto una critica (in posta elettronica) sul mio ARCHEOLOGIA DEL PAESAGGIO NURAGICO (Tosi ha detto che farà anche una recensione, vedremo), mentre Moravetti e Tanda sono in silenzio?
La verità è che le due massime autorità accademiche sarde sono indietro non solo rispetto ai loro pari in grado italiani ed europee, ma anche rispetto a tanti ragazzi dottori di ricerca sardi, nonchè anche a qualche archeologo dilettante.
Nell'accademia sarda servirebbe un bel pre-pensionamento e fare dei concorsi dove conta il merito e non il cognome!

Mauro

PS : spero che non si fraintenda il mio desiderio di riformare l'archeologia sarda con una aprioristica demonizzazione

Anonimo ha detto...

@INFORMAZIONE GENERALE

Nel mio blog www.sardinianarchaeology.org troverete una pagina Bibliography nella quale ho cominciato a compilare una bibliografia "generale" sulla Preistoria Sarda. E' una pubblicazione online e chi mi aiuta nella compilazione vedrà aggiunto il suo nome alla licenza. Finora l'unico ad avermi dato una mano è stato Alessandro Usai.

La bibliografia è a disposizione di tutti e chi vuole partecipare è benvenuto.

Sisaia ha detto...

@ Aba Losi

Par condicio:

@ Aba Losi

1) Mi dice in che data ed ora avrei scritto che A1 è un falso?

2)"Serra ha pubblicato a rovescio".
Ma allora si dovrebbe chiedere: "Da dove Serra ha tirato fuori la ricostruzione d'uso degli oggetti finiti?"
Perchè lei ha le immagini di Serra sotto il naso, vero?
L'ha sfiorata la possibilità che chi ha fatto le foto a calchi ed originale li abbia fotografati a rovescio, proprio perchè non aveva la più pallida idea di cosa fossero, e tantomeno si è chiesto a cosa potessero servire?
E' ancora certa che sia il metodo di lavoro di Serra ad essere sbagliato? Ce lo mette un ditino nel fuoco?
Sa, se fossi in lei mi chiederei: "Ora abbiamo quattro foto di A1, ma c'è ancora una foto che nessuno ha visto.Che diavolo ci sarà?
Ma perchè prendersi la briga di fare calchi delle "altre" tavolette, non era più semplice e veloce fotografarle tutte e in diverse posizioni, come A1?
A questo punto si dovrebbe chiedere di che materiale/sostanza siano fatti gli "originali" dei calchi.
Avanzo una proposta:

N2 78,08 %
O2 20,95 %
Ar 0,34 %
CO2 387 ppm
Ne 18,18 ppm

Etc., etc.

Sisaia

P.S.
>:(
Mi sa che sto perdendo tempo ad aspettarla nell'aula di fisica, etc.

14 febbraio 2010 15.53
-----------

Neutrale???

zuannefrantziscu ha detto...

Lo ammetto, quella di prendersela con “gli” archeologi è una brutta generalizzazione in cui può darsi potrei essere incorso anche io in un momento di disattenzione. È per questo che normalmente critico la struttura che li comanda, la Soprintendenza soprattutto. Essa ha bilancio (modesto, è vero) che guida le sue azioni e le sue scelte. Ed ha, come molte amministrazioni, una autonomia che va rispettata. Come quella regionale, per esempio, il che non toglie che tutti siamo abilitati ad approvare le sue scelte o a disapprovarle, a volte a combatterle.
Qualsiasi altra amministrazione risponde di azioni e scelte, sì alla fine del mandato, ma lo fa anche giorno per giorno, sollecitata dai contribuenti, dai media, dai dipendenti etc etc. La Soprintendenza no, risponde solo al Ministero, forse perché non è sollecitata dai media, dai dipendenti, dalle strutture politiche, ma solo, e non sempre, da quei contribuenti che si occupano a vario titolo delle stesse cose di cui si occupa la Soprintendenza.
Un piccolo esempio: questo blog da due anni e mezzo segnala, denuncia, consiglia, propone. All'interno della Soprintendenza, so per certo, c'è chi legge gli articoli e i commenti pubblicati, ma il silenzio è completo. Non è tenuta a dar conto di alcunché? Credo che non sia giusto, ma lasciamo correre. Capita, però, che un parlamentare sardo, letto su questo blog un articolo che lo intriga presenta una interrogazione al ministro competente. E capita che un quotidiano si interessi all'interrogazione e la pubblichi. Le domande, ovviamente, erano rivolte al ministro, non alla Soprintendenza. La quale, chi sa perché?, questa volta esce dal silenzio e, sostituendosi al ministro, dà una sua risposta pubblica.
Il suo nessun rapporto con i contribuenti è dettato da mancanza di soldi o si tratta dell'atteggiamento aristocratico di un vicereame che non deve dar conto ai sudditi ma solo a chi rivesta una carica di grado congruo? Dice l'amico Castangia: non si può pretendere che essa si occupi e di preoccupi di ogni stormir di fronde in campo archeologico. Bene. Veniamo alla questione delle scelte. Il problema che qui si sta dibattendo, “la Sardegna è nella Storia anche prima dell'arrivo dei Fenici con la loro scrittura o no?”, non è uno fra i tanti che si possono mettere in coda, aspettando che arrivino i soldi. È una questione cruciale, capace di rovesciare le conoscenze acquisite o di confermarle.
Ogni amministrazione seria, nel momento in cui pensa come spendere i soldi (tanto più se pochi), decide una scala di priorità. I denari li mettiamo per scavare un altro po' di nuraghi (visto, Phoinix? non nomino i Fenici) o li destiniamo a far luce su una questione che, se reale, è destinata a non “lassare su mundu comente l'amus connotu”? Prima dell'articolo del dr Castangia che stiamo commentando, ho pubblicato una piccola nota che riferisce della scoperta, in una capanna nuragica nella valle di Capichera, di una “misteriosa scritta”. Dalla scoperta (su cui ha riferito la maggiore emittente sarda) sono trascorsi almeno nove giorni. È per mancanza di denari che la Soprintendenza non ha fatto un sia pur prudentissimo comunicato stampa, o c'è bisogno che un altro parlamentare, magari di parte opposta al primo, faccia una interrogazione al ministro Bondi?

Phoinix ha detto...

Pintore, le sue sono legittime constatazioni. Io però prenderei molto con le pinze le notizie che appaiono sui quotidiani o sugli altri organi di stampa, che molto spesso, per naturale mancanza di competenza del giornalista di turno, vengono riportate in maniera erronea. Sul caso Capichera non so (conosco bene l'ottimo vino, invece) ma per altri casi che ho potuto notare, occorrerebbe criticare sulla base delle pubblicazioni scientifiche non sulla base della pubblicazione della scoperta. L'autore del servizio riferisce quelle parole ad una persona in particolare? O riporta una "voce" che magari circolava sul cantiere? Ritengo )partendo dal fatto che nessuno è assolutamente in mala fede di fronte a quest situazioni) che se la cosa sarà importante se ne riparlerà, verrà pubblicata e tutti conosceremo. Nel caso, speriamo che non debba passare troppo tempo, questo è l'unico auspicio che mi sento di sottoscrivere. Ma la rapidità di una pubblicazione dipende da un sacco di fattori, come tutti sanno.

P.S. Guardi che i Fenici li può nominare quando vuole! Mica mi offendo, anzi, sarà sempre un'occasione in più per comprenderli meglio e per comprendere meglio che combinano in Sardegna. E ne combinano tante sa? ;-)

zuannefrantziscu ha detto...

@ Phoinix
Concordo. Capichera è un bianco di qualità celestiale. Per il resto, non vorrei essere costretto a fare dei giornalisti una difesa di casta. Cominci lei a non farlo dei suoi colleghi. Siccome quel servizio è stato visto da decine di migliaia di persone, la Soprintendenza smentisca che è stata trovata una "scritta misteriosa". Se si vuole mi occupo io, a mie spese, di diramare un comunicato stampa; così non si graverebbe sul bilancio. Basterebbe, a darci un segno della sua esistenza in vita, un semplice cenno con il capo: una scrollata per dire di no, una mossa dall'alto in basso per dire sì:

Sisaia ha detto...

@ ZFP

Provi a telefonare o ad inviare una mail: trova tutto nel web.
Purchè in risposta non si aspetti un trattato per ogni strato, le risponderanno.
Sisaia

Giorgio Cannas ha detto...

Dott. Losi, lei chiede pubblicazioni su i Giganti di Monti Prama, qualcuno a scritto che le invierà a lei ed a GF. Pintore. Io ho ancora conservato un articolo, un'intera pagina dell'Unione Sarda, dove prof Lilliu con prof Atzeni, rientrando da Sassari in una giornata di ottobre e visto che era presto si recarono a vedere il sito di M.P.
Ma questo avveniva qualche anno dopo che Gianni e Peppino Atzori avvertivano fino alla noia di ritrovamenti di statue eccezionali.
(Ma quando mai i nuragigi avrebbero costruito statue oltre i circa 20 cm, cosi dicevano i due archeologi). Sono certo che di tutta questa facenda non ne parlerà nessuno, Poi,dopo molto tempo arrivà il soprintendente Dott. Nicosia e si meravigliò che tali scoperte fossero nel quasi oblio,il resto della storia la si conosce. Gianni e Peppino furono (per la cronaca) qelli che riuscirono a salvare dalla distruzione completta il sito neolitico di Cucuru de is Arrius,Serra de is Araus, e tanto altro del per loro conosciutissimo Sinis. Si recò personalmente a casa di prof. Lilliu con tutto quanto sapeva del riteovamento di "TZRICOTU". Alla fine del lungo discorso,assumendo la sua particolare postura,disse;"Ascuttidi su professori; candu mai ha fattu brutta figura con Mei".
p s di quanto scrivo ci sono testimonianze,lettere e documentazioni nero su bianco.
Cortesemente G.Cannas.

Archeologia Sarda ha detto...

Sig. Cannas... prima di tutto non mi tornano molte cose di quello che lei dice...
e poi cosa vorrebbe dimostrare?

sardopator ha detto...

Aba Losi ha scritto:

dopo tanti anni dalla loro scoperta, nessuno e dico nessuno dei tanti amici, colleghi, conoscenti che vengono in Sardegna per la vacanze ha mai sentito parlare dei Giganti. Non si sono mai visti titoloni sui giornali a maggior diffusione, nè documentari in prima serata o servizi al telegiornale.

Non posso credere che TUTTI i suoi amici, colleghi, conoscenti siano tanto incolti. Mi risparmio il tempo di dare un'elenco delle pubblicazioni divulgativi che si sono occupati di questo tema - a tacere di quella mostra di Milano (Civilta' nuragica, 1985) e di guide turistiche che hanno divulgato la conoscenza sui "giganti" da piu` di vent'anni.

Chi vive nell'Italia del nr. 1816 e si accontenta di procurarsi la sua formazione culturale dai titoloni sui giornali, documentari TV o dal telegiornale non ha capito nulla.

In ogni caso mi sembra un po' troppo frivolo: Essere troppo pigro e/o incolto di informarsi e poi dichiarare altri responsabili dell'ignoranza propria.

DedaloNur ha detto...

@ Sarduspator
perchè quanti sono secondo Lei i sardi a conoscere le suddette statue?
pubblicare in riviste specialistiche non significa divulgazione. Anzi è l'antitesi della divulgazione. Io non vado a leggermi le riviste specialistiche di fisica, medicina, o chissà che altro. A meno che non sia un semplice cultore della materia, un appassionato.

Se i giganti di monte prama sono ancora solo un fatto locale, e non universale (inserito nella storia dell'arte) la re ragioni dipendono dal fatto che pure la c.d. civiltà nuragica è un fatto locale, inutile fingere che essa sia importante per gli altri europei, come lo è per noi.
Forse quando riusciremo a capire come la cviltà nuragica interagì con i micnei, con i villanoviani-etruschi, se si dimostrerà che i shardana furono sardi, allora la c.d. civiltà nuragica sarà valorizzata.
perchè come un uomo non si può che affermare entro la società, così una civiltà non può che valorizzarsi nei confronti di altre civiltà.

per adesso la civiltà nuragica, non è valorizzata. Quindi non si stupisca della c.d. ignoranza dei contintali, è più che legittima, infatti è consueta.

sardopator ha detto...

@dedalonur, Aba Losi

ah, si', capisco, ... oscuramento, pregiudizio, ...


inutile .... (tempo perso)

Phoinix ha detto...

Nel caso delle statue colossali di M. Pramma , che non si sia valorizzato quanto avrebbe meritato in campo nazionale e internazionale è fuori dubbio. A prescindere dalla discussa funzione e datazione costituiscono unatestimonianza di straordinario valore artistico e culturale. Il problema della datazione è naturalmente incrociato con l'inizio stesso della grande statuaria che, notoiamente, si fa nascere in Grecia sotto l'influsso, forse, della precedente e anche contemporanea statuaria egizia. Se i giganti fossero dell'VIII avremo la testimonianza più antica in Occidente, se fossero più recenti sarebbero comunque un fatto straordinario. Senza dubbio si potrebbe fare ancora molto. Il parallelo con i bronzi di Riace è molto interessante, giacché qualcuno ricorderà che allo pseudo-G8 della Maddalena si pensò di esporli. Come sentii la notizia, vi giuro, che la mia prima esclamazione fu di stupore, vergogna e scandalo, poiché pensai che sarebbe stato molto più appropriato esporre le statue dei giganti, più appropriato oltre che più sensazionale. Di chi fu l'idea o la responsabilità di quella scelta? E chi lo sa. Su questo concordo, che la Sardegna venga spesso relegata in un angolo anche quando ha da offrire non solo spiagge e agriturismo. Comunque, a onor del vero, ritengo altamente probabile che al termine del certosino lavoro di studioe ri-composizione delle statue, seguirà un'importante opera di valorizzazione, promozione e divulgazione. Non mancheranno esposizioni pubbliche, convegni, conferenze e ulteriori pubblicazioni, di tutti i generi.
Qualcosa si è già fatto come si dice più sopra, ma evidentemente non basta. Come tutte le grandi scoperte 20 anni per assimilare, ricomporre, discutere, confrontare e studiare sembrano molti, ma così non è. Però, anche in attesa del completamento del restauro, già si è fatto e si può fare ancora tanto. Chi può lo faccia.

Pietro Murru ha detto...

Phoinix ha scritto:
“Come tutte le grandi scoperte 20 anni per assimilare, ricomporre, discutere, confrontare e studiare sembrano molti, ma così non è.”



Mah...a parte che 1974-2004 fanno trenta anni e non venti...ma forse lei si riferisce al fatto che, siccome, fondamentalmente, si è cominciato a discutere, ricomporre, confrontare e studiare cinque o sei anni fa, ci dovremmo aspettare che si cominci pubblicare e valorizzare tra una quindicina d’anni?...bene! ...ma così però fa cinquanta!? Dai...forse ci sta...per una grande scoperta...anche cento...

DedaloNur ha detto...

@ Sardopator,
Non è ne pregiudizio ne oscurantismo.

è la civiltà nuragica a non valere nulla; è oggettivo.

è collocata in un Occidente preistorico di cui non si conosce nulla in sè, mentre i rapporti con l'Oriente sono evanescenti: sempre presenti, ma ovviamente scarsi per il tanto tempo trascorso, e la lontanza della sardegna da quei luoghi.

proprio i giganti di monte prama sono la cartina di tornasole del non valore della civiltà nuragica.

Per citare Phoenix, Lei pensa sul serio che se quelle statue fossero, etrusche greche o levantine, sarebbero occorsi 30 anni "per assimilare, ricomporre, discutere, confrontare e studiare sembrano molti, ma così non è.”?

Phoinix infatti la presenta male, 30 anni non per assimilare, o ricomporre, ma per iniziare ad assimilare e ricomporre.

prevedo le solite obiezioni: gli articoli pubblicati, i fondi mancanti, le scelte dei politici.

Gli articoli pubblicati non hanno destato l'attenzione e l'interesse, ne nazionale ne internazionale, automaticamente profusi se le statue fossero state greche od altro.

I fondi non sono stati dedicati. ma meglio dire che in 30 anni li si è voluti richiedere e spendere per qualcos'altro piuttosto che dire di non averne ricevuti affatto. è più sincero ed obiettivo.

Le "scelte dei politici", è la Scusa nazionale italiana, se però l'archeolgia isolana non riesce a far quadrato contro la miopia politicante, si rivela non in grado di tutelare il patrimonio, è del tutto inadeguata come sistema, e mi spiace dirlo anche per parte del suo personale: se non si è riusciti a far lobby almeno per i giganti, qualcuno ha disertato...

ma si chieda Sarduspator, alla luce dell'esempio solare dei bronzi di Riace, se statue così antiche come i nostri giganti, fossero state realizzate da una civiltà più importante e considerata, invece che da quella Nuragica non è che per caso, i riflettori mediatici avrebbero impedito di scrivere solo pochi articoli specialistici, di destinare i pochi fondi altrove, ed ai politici di fregarsene?

Nulla di tutto questo sarebbe avvenuto.

Sisaia ha detto...

@ Aba Losi 8:15

Lava davvero i piatti a mano????????
Io ho preso la lavastoviglie.
Mi fa risparmiare un sacco di tempo e fatica.
Abbia rispetto del mio tempo, perchè, da quanto scrive, non si evince certo che lei stia cercando una "Koinè". Si procuri una lavastoviglie e impieghi il tempo risparmiato per porsi le domande che le ho proposto più sopra. Mi faccia sapere se intende farlo prima , durante o dopo l'eventuale Big Crunch. Mi regolerò di conseguenza.
Sisaia

Phoinix ha detto...

Scusate, ma se ogni volta che dico quel che so e quel che penso, volete utilizzare me per lanciare attacchi a chi pensate voi, siete proprio fuori strada. Innanzitutto io non sono lo specchio di nessun altro oltre che me. Non ho scavato io a M. Pramma e se permettete ho tante di quelle cose da fare che certamente non ho né il tempo né la voglia (o forse quella si che ce l'avrei!) di occuparmi di M. Prama. Io vi dico le mie impressioni, cerco di farvi capire un punto di vista particolare, senza giustificazioni o apologie. Cosa differenzia le scoperte in Etruria da quelle in Sardegna? E io che ne so? Le scoperte che facciamo nei cantieri di scavo che ho l'onore e il piacere di vedersi dipanarsi sotto i miei occhi, le trattiamo come penso debbano essere trattate. Se permettete del lavoro di altri, parlate voi. E se volete non ne parlo neanche io. O mi volete usare come capro espiatorio o peggio ancora come il so-tutto-io di turno da tartassare? Se a Dedalonur gli anni indicati sembrano troppi inventi la macchina del tempo, così potrà fare archeologia, scalare tutte le carriere possibili e occuparsi in prima persona dello studio e della valorizzazione delle statue. Che vi devo dire se no?

Phoinix ha detto...

Oltretutto critiche critiche critiche ma mai nulla di costruttivo. Proponete voi che siete bravi allora. Su, un'idea, una mostra, una pubblicazione, un'escursione, fate voi che siete buoni solo a criticare. Vi avrei proprio voluto vedere a gestire queste cose. Chissà quanti vi criticherebbero. E il restauro in un centro specializzato e all'avanguardia non basta, e le pubblicazioni ormai datate di 30 anni non bastano, e la mostra NUR a Milano del 1988 non basta. E il libro di Pittau non basta. E i titoli di giornali non bastano. Avete, per caso, anche un'idea che sia costruttiva e fattibile? Se ce l'avete perché non proponete quella anziché continuare a criticare quel che è stato e che ormai non si può cambiare? Mi pare che ci sia solo il gusto di dire cosa non va bene, cosa non andava fatto, etc etc. E voi, voi cosa avreste fatto di tanto diverso? Oltre alle iniziative che vi ho indicato e che hanno già visto la luce cosa è sfuggito a tanti sprovveduti che per Dedalonur e altri era così ovvio e di facile riuscita? Aspetto delucidazioni in merito.
Grazie.

DedaloNur ha detto...

@Phoinix
Scusi Phoinix, ma darmi del criticone per evitare d'entrare nel merito delle critiche che ho mosso non è cosa che m'aspettavo da lei.

Mi pare di non aver attaccato (stavolta) l'archeologia isolana così pesantemente sull'affaire Monti Prama.

Se permette vorrei aver diritto di critica nonostante la pochezza dei miei mezzi m'abbia sin'ora impedito di far qualcosa per la Sardegna...ahimè
credo sia ancora un diritto che in genere si accorda ai cittadini.

Le ripeto il concetto con il quale più che altro rispondevo a Sarduspatoris non a Lei..

La civiltà nuragica senza dubbio vale meno di altre.

Poichè i Giganti sono un parto di quella civiltà mi pare persino superfluo constatare che abbiano ottenuto a livello nazionale e internazionale scarsa o nulla attenzione . Per me è normale.

Quindi il bersaglio era il distinto livello d'attenzione e di valore attribuito a tali reperti da noi sardi e dai continentali. Con Sarduspatoris si discuteva di questo..

è poi altro fatto ovvio constatare che non essendovi quell'interesse internazionale e nazionale vistosi per altre scoperte, anche quella regionale e sarda, sia stata in qualche modo scarsa. Da qui le mancanze. Che ci sono, inutile nascondersi dietro un dito.

Sopratutto in un isola in cui, le masse nulla sanno di civiltà nuragica è ovvio che il livello d'attenzione regionale rifletta quella nazionale.

ho messo alla base di tutto questo discorso il fatto che l'importanza della civiltà nuragica non sia ancora comprensibile, poichè non riusciamo a comprenderne la natura dei rapporti con il resto del mediterraneo. Quindi di fatto la civiltà nuragica non vale nulla o quasi. è probsbili che da alcuni
una tale espressione artistica sia vissuta con incredulità...proprio perchè espressione nuragica.

mi pare d'essere andato al di là delle solite e semplicistiche accuse all'archeologia, e di aver posto un altra questione.
Quindi non m'aspettavo una difesa d'ufficio dell'archeologia isolana, ma al limite della civiltà nuragica...

il suo dev'essere un riflesso automatico...ma sappia che la capisco.

Phoinix ha detto...

No no ho capito invece. E ammetto volentieri che la sua non era la solita analisi o denuncia superficiale. Se lei non ha capito me, o meglio se mi sono spiegato male le ripropongo il nocciolo. La invitavo a proporre alternative. Non ne ha i mezzi? Ma hai mezzi per capire quali strade non siano condivisibili. Pars destruens ultimata. Ora passiamo alla successiva, se vuole.

DedaloNur ha detto...

@ Phoinix,
la parte distruttiva contiene gia la parte costruttiva, ma ne io ne Lei, possiamo guidare quel percorso.

la soluzione fondamentale non potrà che provenire dagli studi sulla civiltà nuragica, e da quanto essi potranno dirci sul ruolo di essa entro il mediterraneo.

nel frattempo è asupicabile, che la classe archologica trovi il modo di fare lobby, non solo per costituire il parco dei fenici, ma pure per la civltà nuragica. Il caso monte prama è stato determinato da debolezza di lobby, quello del parco dei fenici si caratterizza (mi pare di capire) per la tenucia di alcuni propositori.

sarebbe bello poter dire, che queste pressioni sulla politica locale e regionale siano messe in campo anche nell'eveninza di un nuovo rinvenimento scoivolgente come quello dei giganti.
vedremo cosa accadrà.

infine servirebbero divulgazione e trasparenza da parte delle soprintendeze.
Spero di non averla delusa.

Phoinix ha detto...

Dedalonur, non mi ha deluso, no. Le ho già detto che, sebbene ci muoviamo spesso su binari diversi, apprezzo il suo interessamento, le sue critiche e il suo modo abbastanza consequenziale di argomentare. Senza troppi fronzoli come, ahimé, vedo (e leggo) in altri. In sostanza è solo un problema di politica dunque, politica in senso lato. Pressioni sui media e sugli organi competenti. Il parco dei Fenici in sé non penso sia una cosa da abolire, laddove la gente capisse che anche i fenici sono storia patria della Sardegna. Laddove si capisse che il ristretto manipolo di orientali (di nascita) venne qui sull'isola, si stabilizzò e, insieme ai nuragici (o a chi rimaneva dei costruttori di nuraghe..) diedero vita ai primi agglomerati urbani sardi. Ma capisco che nell'immaginario collettivo i fenici rappresentino altro. Ma le iniziative culturali e gli studi scientifici, credo convenga con me non si possano basare sui sentimenti predominanti o sulla non comprensione di queste tematiche. L'unico compito che mi sento di dover e di poter espletare è magari quello di chiarire queste tematiche, di indagarle a fondo per comprenderle sempre meglio. E farle comprendere, senza presunzione, ad altri. A questo deve mirare la divulgazione di cui spesso si lamenta l'assenza.

shardanaleo ha detto...

x DEDALO che scrive: "Forse quando riusciremo a capire come la cviltà nuragica interagì con i micnei, con i villanoviani-etruschi, se si dimostrerà che i shardana furono sardi, allora la c.d. civiltà nuragica sarà valorizzata."
-
Entro l'equinozio di primavera sarai accontentato. I Shardana sarà dimostrato che sono di sicuro sardi... forse non necessariamente ANCHE "Nuragici" ma Sardi di sicuro. ... con tanto di documento scritto.
X Aba: un dossier completo sulla scoperta delle Statue, corredato di articoli, con contorno di intervento della Guardia di Finanza a sequestrare i reperti, ce l'ho adesso qui davanti nel mio studio. Se accadrà che ci incontriamo, te lo farò leggere... ci sono tutti gli articoli di Stampa dal 1974 a riguardo.
--
Kum Salude a tottus. persino agli archeobimbi che piangono perchè l'archeologia ufficilae sarebbe maltrattata dai cattivi che scrivono "FANTARCHEOLOGIA DI STAMPO SARDISTA CON PULSIONI INDIPENDENTISTE" Per dirla alla ARCHEOBUONICA al convegno di oristano sui SHARDANA nel 2001, a cui parteciparono leonardo melis, uno scrittore di fantascienza e due archeobuoni. Di cui uno direttore della sovrintendenza...
Nuovamente saluto.
Leonardo

sardopator ha detto...

@Phoinix

... ha detto In sostanza è solo un problema di politica dunque, politica in senso lato. Pressioni sui media e sugli organi competenti.

Purtroppo, ha ragione: Le democrazie di oggi funzionano in questo modo. Se non c'e' la pressione da parte di una lobby i politici di solito non si muovono. E' la situazione normale. Ci sono casi rari, direi eccezionali, di homo politicus ovviamente in via di estinzione, che hanno una visione come per esempio la salvaguardia delle coste o la promozione della conoscenza della civilta' nuragica con un apposito museo costruito da un'architetto di livello internazionale (nota bene: l'attrazione di tanti musei famosissimi deriva dall'architettura e non dai pezzi esposti !), ma il homo sardous e' mai pro ma sempre contra - specialmente se le proposte vengono fatte da uno di loro, mentre il potente di turno poteva quasi sempre fidarsi di una resistenza comparativamente benevola. Insomma, in Sardegna imperversa una forte inclinazione all'auto-dilaniazione - ovviamente un difetto genetico che produce i risultati che possiamo ammirare in questo blog - a tacere del effetto collaterale di promozione di certi libri.

Quello che mi fa arrabiare e' l'imprudenza politica di certi protagonisti che non capsicono che si rendono da imbecille utile per affaristi che sono molto interessati nel ridimensionamento del ruolo delle soprintenze ai beni culturali (che sono talvolta veramente troppo moleste per gente abituata di considerare lo stato come proprieta' privata).


CETERUM CENSEO che il parco dei Fenici in sé sia una cosa buona anche perch'e (secondo il mio parere) NON c'e' altra regione nel mondo comparabile al Golfo di Oristano a far vedere e capire una lezione di cultura e paesaggi fenici-punici: Nessun turista visita l'Oristanese a studiare la civilta' nuragica.

Alessandro. ha detto...

@Sardopator:

...e questo è un male, un male gravissimo...il Sinis ha la maggior concentrazione di Nuraghi per km2 di tutta l'Isola (se non erro).
Oltretutto i Nuraghi più belli li ho visti proprio nell'oristanese.
Per uno come me, abituato ai ruderi in granito, vedere la possanza di un nuraghe intero è stato un colpo troppo forte.

Anche io ritengo che quella del parco dei Fenici sia una cosa buona (sebbene all'inizio pensassi tutto il contrario).
Ma ancora migliore sarebbe stato un "parco dei Giganti", con museo a Cabras per l'esposizione delle statue e tutto il resto...

e invece....

zuannefrantziscu ha detto...

@ Phoinix e Sardopator
Nessuno avrebbe obiettato alla istituzione del Parco archeologico dei Fenici, se la lobby che gli sta dietro non avesse ecceduto in arroganza volendolo battezzare "Parco archeologico del Golfo dei Fenici".
Lasci al golfo di Oristano il suo nome e nessuno avrà da ridire

shardanaleo ha detto...

zuannefranzisku scrive:

Quanto scrive gianfranco lo posso confermare perchè sentito da fonti originali in questi giorni che ho vissuto Oristano e frequnentato amici e non anche di parte ARCHEO e POLITICA. La paura di gianfranco è purtroppo giustificata, perchè ho avuto modo di sentire da bocche interessate al proggetto che in fondo è il GOLFO DEI FENICI che interessa. Insomma, per i feniciomani e archeobuoni della situazione sarebbe una vittoria importante cambiare ancora una volta i nomi della nostra storia. Vedere NABUI cambiata in neapolis. Eppure Nabui nasconde una realtà storica incredibilee un collegamanto con le nostre radici ancora più profondo. Il guaio è che alcuni politici più o meno in buona fede stanno abboccando all'amo dei furbetti archeobuonici.
IL GOLFO DEI FENICI è purtroppo incombente e nessuno si rende conto del danno che provocherà alla nostra cultura... visto anche che a breve sarà chiaro che L'EQUIVOCO FENICIO fu creato ad arte o per semplice ignoranza dai greci prima e dagli ARCHEOBUONI italici poi...
Kum salude.
leonardo

Phoinix ha detto...

Cara Aba, Alessandro Lessà (ancora devo darle qualche articolo se li vuole) ZFP e altri.
Non condivido tutto, ovviamente, di quel che ha scritto Sardopator, nel senso che non è giusto dire che a Oristano i turisti vanno solo a vedere i Fenici. Per un semplice motivo, che i Fenici, in realtà, li può solo vedere all'Antiquarium Arborense e al Museo di Cabras. Ciò che spicca, come correttamente osservato, è il dinamismo culturale di parte nuragica, Losa e S. Cristina docet. A Tharros, mi dispiacerà per la vostra delusione, ci possiamo anche andare insieme a fare un bel giretto. Poi però mi dovrete indicare cosa c'è di fenicio visibile sul sito. Infatti in tutta Tharros è quasi completamente apprezzaile solo la parte romana e, tutt'al più, qualche monumento ancora di età cartaginese. Ma di fenicio vero e proprio non rimane nulla. Dei livelli abitativi niente (o quasi), del tofet ci si può fare un'idea, delle necropoli si ha il materiale esposto nei summenzionati Musei, ma nulla in situ. Quindi, poverini, almeno per una volta lasciateli in pace questi fenici.
Su Shardanaleo che parla di equivoco tramandato dai Greci ei moderni no comment. Solo lo invito a Roma per il 26 Febbraio, quando ci sarà un incontro internazionale sulla cultura materiale per eccellenza -la ceramica- tra Oriente e Occidente. Una giornata di Studio in memoria della Prof.ssa Antonia Ciasca, per me un vero luminare della ricerca sui fenici, per Shardanaleo una studiosa dell'equivoco.
Quanta pazienza che ci vuole...

shardanaleo ha detto...

Phoenix scrive:


la ringrazio per l'invito. Fossi meno impossibilitato e più vicino al luogo della conferenza, stia pur sicuro che sarei intervenuto. Contrariamente a quanto si può credere io non sono prevenuto contro nessuna cultura. del resto la mia è una preparazione culturale di studi CLASSICI avviata dai padri salesiani e continuata ... nel Mondo!
ma vede, come per la storia bilbica riveduta e corretta nei miei libri, nonostante io sia un credente, così è oper la stoira dei Popoli conosciuti attraverso fonti poco attendibili perchè troppo recenti come quella greco/romana. Non ho niente contro i fenici, per il semplice fatto che di fenici no9n si può parlare, perchè QUEL popolo così chiamato dai greci appena usciti dal medioevo nel VIII - IX sec. a.C. quel popolo era un ALTRO popolo e non ci vuole molto a capire quale, per chi conosce la storia PRECEDENTE AI GRECI.
provi a dire a un INDOEUROPEO di ETNIA tedesca che è della stessa etnia di un SIKULO o CORSO o SARDO o anche ROMANO. Intendo dire che Indoeuropeo e fenicio hanno la stessa Valenza: ZERO. Come PELLEROSSA.
non è colpa nostra se i poveri Greci, vedendo questi navigatori sfrecciare verso Occidente, credettero si trattasse di un popolo che andava a costruire città e colonie là dove invece essi avevano già DIMORA predentemente al 1200 a.C., quando dovettero sopstarsi per chissaà quale catastrofe, tornando poi quando le coste divennero nuovamente abitabili...
QUANTA PAZIENZA ci vuole! per dirla alla Phoenix... :-)

zuannefrantziscu ha detto...

@ Phoinix
Sì, ci vuole pazienza, molta pazienza con chi sfugge alla sostanza della questione. Pensa costerebbe poi tanta fatica mettere da parte l'idea bislacca di chiamare il Parco del "Golfo dei Fenici"?
Perché insistere se non per dare prova della propria potenza e prepotenza? Perché instaurare un braccio di ferro che, fra l'altro, non si è sicuri di vincere?
Quest'anno ci saranno elezioni: chi assicura la lobby che questa questione non sarà oggetto di campagna elettorale e che a vincere sarà la parte politica della lobby?

DedaloNur ha detto...

@Phoinix.
Non è solo problema Politico
Quando la Lobby archeologica agisce compattamente a qualcosa arriva e lo dimostra appunto il c.d. parco dei fenici.
Ma per volere qualcosa a quel qualcosa bisogna tenerci, bisogna riconoscerle un valore.
quando la lobby non riuscì di propria iniziativa a dare da subito ai giganti un centro restauri (che non necesssita di 30 anni 30 di riflessione, spero sia d'accordo), ma solo dopo molto e aseguito di alcune denunce giornlistiche e partitiche (è bene ricordare la cronistoria) dimostrò di non aver attribuito a quelle statue statue la giusta priorità finanziaria/culturale, .

Troppa differenza di impegno tra la questione parco fenci e giganti di monte prama, porta a ritenere che certa archeologia provi più attaccamento per i fenici che non per i nuragici.

La reazione autmatica è la c.d. demonizzazione. da questo punto di vista è pure giustificabile. mi spiace.

Quindi purtroppo assieme ad un problema politico coesiste un problema culturale

I fenici sono visti come popolo colonizzatore dalle masse perchè anzitutto così li presentò in passato proprio l'archeologia isolana.

Sono visti male perchè le storture della feniciomania sono ancora in parte presenti.E vorrei ricordarle che a parlare di feniciomania (e di argomenti solo ex oriente lux) sono studiosi ben più quotati di me.

In Sardegna quel periodo malgrado i progressi è ancora oscuro.
Con posizioni assai differenti già a partire dal nome delle città: per Garbini , mica per me, si tratta di nomi shardani. Lo dice anche Leo ma garbini è feniciologo come Lei...non potrebbe aver ragione?

C'è mi pare il problema delle sepolture dei post-nuragici del ferro. esse non si trovano . Che siano per caso finite attorno alle c.d. città fenice? ma se così fosse chi abitava realmente e in maggioranza quelle "città", i fenici o i post-nuragici?

questi sono solo alcuni dei problemi del rapporto sardo-fenicio. Bisognerebbe pure rammentarsi di più dei filistei/pheleset.
Faccio presenti alcune problematiche in questa discussione, per evidenziare come in una situazione di forte tensione e problematicità culturale qual'è la Nostra creare un parco dei fenici ex novo, a mò di sugello imperiale è fatto politico e non culturale e che tale fatto politico crea risentimenti perchè lo stesso impegno non fu profuso per i Giganti e perchè ancora tutto è troppo problematico per essere suggellato da nuovi toponimi.
Infine perchè un toponimo è memoria storica. La costa smeralda e la c.d. valle dei nuraghi sono da questo punto di vista uno dei tanti scempi di noi moderni, che non impariamo mai la lezione, ed infatti...

DedaloNur ha detto...

errata corige:

invece di scrivere:qual'è la Nostra creare un parco dei fenici ex novo, a mò di sugello imperiale è fatto politico e non culturale e che tale fatto politico

intendevo scrivere
ual'è la Nostra creare un parco dei fenici ex novo, a mò di sugello imperiale è fatto politico e pure culturale e che tale fatto politico

Andrea Brundu ha detto...

@dedalonur
Vorrei tu leggessi questo articolo:

http://www.fenici.unibo.it/Martinez/Martinez.html

Esso riguarda gli astucci porta amuleti di Tharros,e in particolare delle lamine in essi contenute.
Di detto articolo riporto testualmente un frammento:
"...Anche da Tharros, in Sardegna, ci sono pervenute una serie di lamine, recanti impresse delle figure egittizzanti allo stesso modo degli esemplari cartaginesi; la loro peculiarità sta nel fatto che in alcuni casi sembrano distaccarsi dal “modello decanale”. Una striscia (fig. 8) raffigura, ad esempio, una barca, sulla quale sono assise, su trono, due divinità precedute da sette personaggi con in mano scettro e segno ankh. L'iscrizione («Proteggi ‘bd’ figlio di šmšy [davanti il possessore della bilancia]»), studiata da G. Garbini (2), sembra fare riferimento alle concezioni funerarie egizie; si tratta, infatti, di un'epigrafe, che esordisce con una richiesta di aiuto al momento del trapasso, quando cioè il defunto dovrà affrontare il giudizio, in particolare la pesatura del cuore.
In un'altra lamina tharrense (fig. 9) è rappresentato un corteo di divinità impegnate in una processione funebre. Un particolare che non troviamo nelle bande cartaginesi, ma che è stato riscontrato nella lamina in argento precedentemente citata, è la rappresentazione di una barca. Un'ultima lamina, infine, presenta un podio dentellato, al di sotto del quale è rappresentato un disco solare affiancato da due piume. A destra e a sinistra di questo simbolo si trovano due animali alati, forse dei grifoni. Nell'estremità destra della banda si nota un disegno incompleto, forse un leone. G. Hölbl suppone che tale rappresentazione derivi dall'iconografia egittizzante degli scarabei, e propone di vedervi un simbolo divino che chiama mn-r’. ...."

Andrea Brundu

Andrea Brundu ha detto...

@dedalonur
Non mi pronuncio,ma "mn-r'",potrebbe essere Amon Ra?

Andrea Brundu

Phoinix ha detto...

Bene, potremo incontrarci se vorrà e se non sarò impegnato nel Sulcis a indagare "equivoci". Le tombe sulla scogliera a cui si riferisce lei immagino siano quanto rimane delle tombe ipogee di età punica, o se preferisce cartaginese, scavate tra la fine del VI-primi anni del V e riutilizzate fino alla piena età romana. Si trovano alla radice che separa la collinetta con la Torre di S. Giovanni dalla punta meridionale del Capo S. Marco. Le tombe fenicie di eà arcaica (VII-VI), invece, si trovavano sempre in quella zona, a ridosso della cosiddetta Torre Vecchia, ma non essendo monumentali hanno lasciato ben poche tracce sul terreno e i reperti relativi, come si sa, sono in giro un pò per tutta Europa (Cagliari, Sassari, Torino, Marsiglia, Louvre, British).
Interessantissimo il problema, indicato da Dedalonur, dell'assenza di testimonianze funerarie nuragiche dell'età arcaica. Il probabile "inurbamento" nei nuovi centri di fondazione arcaica da solo non basta a spiegare che fine hanno fatto i resti di tali comunità. E' un problema molto grande e ancora aperto. Dubito si risolverà in poco tempo. ma che ci sia qualcosa da "risolvere" o fuori dubbio.
Non faccio e non voglio fare politica. Solo archeologia.

Phoinix ha detto...

Brundu,
molto probabile che sia Amon-Ra. Sugli scarabei ho scritto un articolo che verrà pubblicato entro qualche mese, se vuole glielo farò avere, tratta anche di scarabei recanti la menzione di Thutmosi III, poi mi dirà che ne pensa delle datazioni...
Quelle lamine a cui si riferisce lei, non c'era bisogno di andarle a vedere sul sito bolognese. Non so dove abita lei, ma al Museo di Cagliari le potrà osservare direttamente. Se non erro si trovano in una teca al piano terra. Srotolate e con disegno ricostruttivo.
Saluti.

Andrea Brundu ha detto...

@phoenix
La ringrazio tanto dell'informazione.

Andrea Brundu

Alessandro. ha detto...

@phoinix
certo: sono ancora in cortese attesa......

sardopator ha detto...

@Allessandro Lessa

Oltretutto i Nuraghi più belli li ho visti proprio nell'oristanese.


Non capisco. Mi hanno detto che tutti siano rasi al suolo da uno tsunami :-)

seriamente: da oristanese in questo contesto intendevo l'Oristanese immediato, cioe' il Golfo di Oristano. Losa, Santa Cristina etc. appartengono a un paesaggio storico-ambientale del tutto diverso.

Conoscendo il Sinis non proprio da ieri condivido un certo rammarico sull'esilio dei giganti prammaensi, ma penso anche che si potrebbe avvalersi del tempo sino all'ultimazione dei restauri in un modo intelligente nel senso di meno insulti piu` collaborazione costruttiva. Purtroppo, non si legge quasi mai qualcosa di positivo sull'iniziativa a Li Punti ma si preferisce di aggrapparsi agli errori del passato perdendo cosi' il futuro - cosi' come in certi cerchi si preferisce di discutere accanitamente su sa battala di seicento anni fa' mentre si tace su l'ultima battaglia .

Il parco del Sinis me lo auguro gia' da tanti anni specialmente per motivi amibientalistici. Il parco archeologico "Golfo dei Fenici" e' una cosa diversa. Si puo fare l'uno senza di lasciare l'altro. E per quanto conosco i lavori scientifici dei protagonisti del "Golfo dei Fenici" non sono "feniciomani" - al contrario sanno benissimo che il fascino scientifico nasce dai contatti reciproci con civilta' nuragica.

@Phoinix

Ahime', queste maledette discussioni sui blog ....

Io avevo detto Nessun turista visita l'Oristanese a studiare la civilta' nuragica. A questo scopo oggi vanno a Barumini, Losa, Santu Antine, Arrubiu. Il turista colto che s'interessa della cultura della Sardegna prima di visitare i nuraghi del Sinis va a San Francesco o al Duomo di Oristano, a Vitu Sotto, San Giovanni in Sinis, Tharros, Santa Giusta (chiesa e in futuro anche la tomba fenicia) etc.

Scusa la mia penetranza: NON ho detto a Oristano i turisti vanno solo a vedere i Fenici.

Ha ragione che quello che si vede alla prima occhiata a Tharros e' romano, ma e' anche vero che il turista colto non va li' a lasciarsi incantare da queste due ... o Dio mio, queste due collonne straordinarie :-) Piu' di una volta ho fatto la sperienza che sul posto ci sono guide locali che sanno far verdere e spiegare al turista interessato la topografia fenicio-punica e anche gli avanzi di eta' punica e l'uno o l'altra persistenza architettonica in eta' romana.

DedaloNur ha detto...

@ Brundu
il motivo della barca solare mi pare sia gia largamente presente nella bronzistica della civiltà post-nuragica. non mi stupisco del fatto che a Tharros, siano stati rinvenuti motivi differenti da quelli cartaginesi. è parzialmente così anche er gli scarabei. è così pure per le famose maschere. Molto differenti le maschere Tharrensi e del mediterraneo centrale (Mozia inclusa) da quelle del mediterraneo orientale e propriamente fenice. esiste uno studio interessantisissmo in proèposito.

L'inurbamento post-nuragico io credo sia un fatto più che un eventualità. ma definirlo inurbamento è gia pregiudiziale nei confronti del problema della fondazione che dovrebbe essere accompagnato dal problema del Nome di quelle città e su quello delle pratiche funerarie.
Il tophet è caratteristco del mditerraneo occidentale. Abbiamo sepolture post-nuragiche a tharros, così come, le uniche sepolture ad Antas sono post-nuragiche, con il loro scarabeo egiziano dell'età del ferro. Epoca nella quale se ho ben inteso il tophet c'era gia.
Le tombe a pozzetto, forse potrebbero rinviare a loro volta a pratiche villanoviane?

mi pare siano tali e tanti e i problemi da non conceder sonni tranquilli su alcun aspetto. neppure quello della fondazione fenicia di quelle "città", prive di ruderi soprattto,fenici. i punici vengono dopo e non ci riguardano al momento.

Phoinix ha detto...

Dedalonur, che non ci siano "ruderi" fenici non è assolutamente vero. A meno che non li si voglia chimare nuragici che mi pare un errore ancora più grossolano. Lo scarabeo a cui si riferisce lei, invece, è uno scarabeo rinvenuto proprio a M. Prama e non ad Antas, dove le tombe a pozzetto nuragiche sono state datate al IX, e dove non ci sono testimonianze di età fenicia bensì solo di età punica, cioè post inizi V. sec. a.C.
Sardopator, avevo capito cosa intendeva. E meno male che ci sono guide giovani, attente e preparate che ci portano ben oltre quelle due splendide colonne (romane).

Mauro Peppino Zedda ha detto...

in riferimento a quanto scritto da Aba Losi alle 7.09.

Perchè non ci impegnamo tutti per far cheidere di far finanziare una ricostruzione delle statue e del tempio di Monti Prama (secondo le coordinate scientifiche che potrebbero provenire da un dibattito tra Pittau, Laner e gli archeologi) da collocarsi proprio nelle adiacenze del sito stesso? E se non si riuscisse a fare una ricostruzione materiale, almeno una con dei pannelli che rimandino alla visita delle statue nel museo (speriamo quello di Cabras) che le ospiterà.

Giorgio Cannas ha detto...

Ma itta c'intrada, diorite de risrva, ossidiana de tuttus is coloris. Sa de colori arrubiu esti qualis a s'atra. a sa cosa prus ovvia non ddeis propriu pensau.
Poi, de itta epoca seus fueddendi?
G. Cannas

DedaloNur ha detto...

@ Phoinix ammetto di aver scritto ancra una volta in modo frettoloso e inesatto.

Nella tomba di antas fu rinvenuta la statuina bronzea della divinità itifallica. Un altra del medesimo tipo al pozzo sacro nordule.

Più che altro però intendevo sottolineare, come nelle pochissime tombe post-nuragiche possiamo trovare tanto scarabei egizi quanto divinità autoctone, riflettendo in tal modo una società culturalmente e religiosamente esposta a vari influssi. Gia evidenti nella bronzistica. L'epoca per altro delle tombe a pozzett è quella degli scambi con i villanoviani e della presenza dei Pheleset prima e dei Fenici poi.

d'altronde, ma so di entrare in campo minato, mi chiedo quale fosse pure le tombe dei nuragici nel bronzo recente finale. Siamo certi del fatto che seppellissero ancora nelle tombe dei giganti? m'attirerò critiche feroci ma avrei dei dubbi..

A quali strutture urbane fenice ( ma non puniche) Lei si riferisce?

Alessandro. ha detto...

@Fenice

per la visita a Tharros sempre disponibili.

per il materiale son ancora in attesa........

Phoinix ha detto...

Caro Lessà, se non mi comunica la sua mail non so come spedirle gli articoli. E per Tharros, certo, se posso ci ritornerò volentieri. Possiamo organizzare una gitarella.
Dedalonur, proprio sul fatto delle sepolture Br-finale età del Ferro non credo che si attirerà nessuna critica poiché questo è un problema ben noto agli studiosi di protostoria isolana. Non sto a spiegarle il perché ma potremo anche non trovare mai le sepolture nuragiche di questo periodo. D'altronde siamo certi che morirono...ma dove furono seppelliti? Dove e con quale rito e tipologia tombale, ad esempio, i sardi di Monte Olladiri e Santu Brai di Furtei, M. Zara di Monastir, nuraghe Sirai, Sant'Imbenia, Nurdole di Orani, S'Uraki e mille altri?
Quanto ai "ruderi" fenici, quasi tutte le città sarde ne hanno, in alcuni casi con una documentazione molto strutturata e ben visibile, in altri casi rimangono solo alcuni lacerti. Le testimonianze più compatte al momento provengono da Sant'Antioco, dove è stato posto in luce un vasto quartiere abitativo ed artigianale databile nelle sue fasi iniziali nella prima metà dell'VIII sec. a.C. Si trattava di nuclei abitativi costruiti su terrazzamenti artificiali propedeutici all'edificazione sulle pendici del colle digradante verso il mare, verso lo specchio d'acqua dell'attuale laguna di Sant'Antioco dove si trovava il porto. Fin dalla sua fondazione la città mostra una certa pianificazione urbanistica, testimoniata dal fatto che vi si trovano, armonicamente calate nel tessuto urbano, molte caratteristiche degli insediamenti cittadini: siloi per derrate, cisterne e tutta una serie di pozzi che sfruttavano una falda freatica ancora oggi attiva. Le case, edificate in strutture rettangolari con zoccolo di pietre e alzato in mattoni crudi, si affacciavano su una corte centrale ai lati della quale, si aprivano i vari vani. Tali case si affacciavano su strade ortogonali, caratterizzate dalla presenza di pozzetti ciechi per la raccolta delle acque piovane. Sono anche presenti canalizzazioni fognarie e, quasi certamente, secondi piani lignei. Altre strutture edilizie di VIII sec. sono state ritrovate in altri siti, a Othoca-Santa Giusta ad esempio (loc. Is Olionis), mentre la documentazione disponibile si fa molto più abbondante nel VII e nel VI: Monte Sirai-Carbonia, Pani Loriga-Santadi, Cuccureddus-Villasimius, Via Brenta-Cagliari, Nora-Pula. Sempre per questo periodo che ci interessa di alcuni insediamenti conosciamo bene soprattutto le necropoli (S. Giorgio di Portoscuso, Monte Sirai, Bitia-Chia, Pani Loriga) e occorre aggiungere quei centri dai caratteri spiccatamente misti come i nuraghi Sirai, Tratalias e molti altri. Di altri ancora si sa della presenza certa di livelli abitativi di VIII sec. e oltre, ma ancora non ci sono stati scavi sistematici che possani chiarirne l'estensione (S.Vittorio-Carloforte, Sarcapos-S. Maria di Villaputzu e molti degli altri citati sopra). Questo è lo status quaestionis, molto brevemente. Queste sono alcune delle città fenicie della Sardegna (altre ne mancano citate, per diversi motivi, vedasi Olbia, Bosa, Neapolis etc). Sull'apporto locale, nuragico, sardo alla creazione di queste città possiamo discutere e non mancano gli argomenti. Sulla loro stessa esistenza c'è poco da discutere invece. Spero di essere stato abbastanza chiaro, se no mi indichi in quale punto e cercherò, se possibile, di spiegarmi meglio.

P.S. Comunque per chi volesse "scaricare" un pò di biliografia segnalo, forse è superfluo perché lo conoscete già, il sito della Regione Sardegna, digital library o simile.

sardopator ha detto...

Nella tomba di antas fu rinvenuta la statuina bronzea della divinità itifallica

?????????????

anche questo mi sembra uno dei tanti pregiudizi. Chi ci ha detto che queste statuine rappresentano divinita'? che cosa ci impedisce di assumere che con le statuine (dato l'ovvia mancanza di una scrittura nuragica) si diffondavano le ultime novita' di moda, jet set news, guerrieri eroici etc. - e non a caso nei grandi centri religiosi dove la gente si riuniva come in un grande boulevard, faceva il mercato, scambiava le ultime novita' (e anche andava "in chiesa").

Nel caso dell'uomo itifallico potrebbe anche trattarsi della rappresentazione di uno straniero di alto rango (troppo stupido che i nuragici non ci hanno lasciato la storia attinente in modo scritto). Mi ricordo vagamente della storia riportata in uno dei documenti scritti di Lemnos (purtroppo, non si sa piu` chi le ha imboscati) che parla di un certo TPLNK di provenienza danubio-bohemiana ... in missione diplomatica su un'isola del "gran verde" ... ivi facendo l'amore con le tantissime figlie di ... (purtroppo, il resto della tavola e' rotta).

Alessandro. ha detto...

@Feniux
Giusto, non ci ho pensato.
Credevo che cliccando sul mio profilo si leggesse la mail.
però non so come spedirgliela.
Non mi piace lasciare la mia mail sul blog, alla mercè di tutti....

Come si può risolvere?

Sisaia ha detto...

@ Phoinix

Mi metto in coda anch'io per la documentazione.
Grazie in anticipo.
Sisaia

zuannefrantziscu ha detto...

@ Alessandro
Mi propongo io come paraninfo: mi mandi la sua mail e io la trasmetterò a Areddu. La mia è proprio sotto la testata del blog

DedaloNur ha detto...

@ Sardopator,
Nulla Le impedisce di considerarlo anche un marziano se volesse. basta che Lei sia contento..

angeloMesina ha detto...

Leggo e mi dispero ! Non entro nella diatriba, non ho elementi culturali propri ne di archeologia ne storici, ne quanto meno politici; sono un semplice fruitore, quel fruitore di cultura anche chiamato utente o pubblico o anche facente parte del popolino, della massa, a cui tanto parlare spera (?) si traduca in una sorta di documento ufficiale !
Chi ha avuto modo di conoscermi in altri salotti virtuali sa quale sia la mia sete di conoscenza, la mia giullarità, il mio modo a volte estremamente diretto di affrontare questi temi, solo che ora, passando da semplice spettatore curioso e come già detto assetato di sapere, mi trovo a dover colloquiare con Voi per avere, costringerVi, sollecitarVi ad ottenere alcuni dati certi. So benissimo che questa certezza non la otterrò, com'è altrettanto certo che se mai ci fosse sarebbe un compromesso.
L'oggetto del contendere, avrei dovuto dirlo prima, si chiama "statue dei monti Prama", o giganti o guerrieri, fate Voi, non è nel nome che gli verrà dato che sarà sciolto il bandolo della matassa, bensì quanto e di più poteva essere detto e non lo si è fatto.
Non parlo della risonanza mediatica che è stata quella che è stata, non parlo di chi vuole prendersi per primo il merito della divulgazione della scoperta, parlo dell'essenza del ritrovamento. Di quei dati fondamentali di cui ogni opera ne è avvolta, una critica storica, comparazioni con altre similari, ipotesi approfondite sul perchè siano state realizzate, come potevano essere inserite in un ipotetico territorio, la loro funzione, gli accessori e poi e poi....non spetta a me questo genere di divulgazione, di studio, io sono, e voglio essere, un fruitore di studi altrui. Mi sono stancato di leggere diatribe intorno ad un ferito, da oltre trent'anni, che sta per morire di fronte ad interessi che a tutto gravitano tranne che a lui.
Non vorrei che in questo salotto storico-archeologico la mia voce abbia stizzito qualcuno, ma vedano lor signori, mi sento come il ferito che assiste al litigio dei due medici che lo dovrebbero curare, soccorrere, e nel mentre i medici, in pieno diritto e liceità discutono, il ferito muore.

Phoinix ha detto...

Gentile Angelo Mesina,
ha tutto il diritto a chiedere e, nei limiti del possibile, ottenere.
Può iniziare, se vuole, da qui:


www.monteprama.it/tombe%20e%20eroi.pdf

Cordialmente