giovedì 4 febbraio 2010

Alcoa: storia di una morte annunciata

di Mario Carboni

Anni fa nel 2003 o nel 2004, avevo scritto che si sarebbe potuto affermare in quale anno, all’incirca, l’Alcoa avrebbe chiuso lasciando il Sulcis in braghe di tela, indicando il 2007.
Mi sono sbagliato solo di qualche anno, il 2010, ma non sull'evento. Credo che scomparirà il ciclo dell'alluminio in Sardegna, iniziando un velocissimo conto alla rovescia da questo anno. Già allora era evidente che una principale concorrente della Sardegna fosse un’altra isola, l’Islanda.
I 103 mila Km/q dell’Islanda sono abitati solamente da 286 mila persone, in gran pare concentrate nella capitale. È un’enorme isola semi disabitata, Repubblica indipendente esterna all’Ue, dotata d’enormi risorse idriche per produzione d’elettricità e di calore geotermico in quantità illimitata e sfruttabile, data la sua attivissima natura vulcanica.
Le sue produzioni sono pesca ed alluminio.
Dalla metà del secolo scorso, le maggiori società produttrici d’alluminio, ad iniziare dalla pioniera Alusuisse, operano nell’isola nella quale si producevano al '93 oltre 260 mila tonnellate d’alluminio, quasi una tonnellata per abitante, la più alta percentuale del mondo. Era previsto per il 2010 l’aumento della produzione ad oltre 1 milione di tonnellate annue.
L’elettricità costava allora in Islanda 1,92 centesimi di dollaro al kWh mentre in Italia, la più cara d’Europa, costava ben 6,52 centesimi di dollaro. Le tasse per l’industria sono bassissime, simili alle irlandesi con le relative facilitazioni all’insediamento ed alla gestione, senza i vincoli UE.

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5 commenti:

Daniele Addis ha detto...

Mi sembra che iRS stia andando nella direzione indicata da Mario Carboni.

http://www.irs.sr/domo/Article.aspx?a=1484

Antonimaria Pala ha detto...

Gràtzias Mario pro custu cuntributu craru e acraradore, chi non si firmat a su murrunzu ma abaidat a dae in antis e a costazos lighende s'arrèsonu a onni ispera e potentzialidade de isvilupu cumpletu de Sardigna.

Anonimo ha detto...

Articolo interessante. Peccato che concluda in modo inquietante: sovranità della Sardegna.
D.Anedda

zuannefrantziscu ha detto...

O Ma'
as fatu unu traballu mannu e, ma de custu peruna duda, prenu de cussideros de bonu sensu chi, paret, in custas dies sunt bandidande. Sa chistione est pròpiu in cue: in sa soverania de sa Sardigna. Totu custu curre curre in fatu de s'emergèntzia, una emergèntzia chi, craru, non podet acabare, nos istràviat dae pònnere remèdiu a su chi contas.

giuseppe mulas ha detto...

Sig. Anonimo si impressiona facilmente! E cosa sara' mai questa sovranita'?
Paura di non poter piu' incolpare nessuno per le nostre disgrazie, o paura di non poter chiedere l'elemosina dei nostri stessi soldi ?

O paura di prenderci la responsabilita' di decidere del nostro presente e del nostro futuro, scegliendo noi come impostare la nostra economia e il nostro vivere sociale in base alle nostre prerogative e a quelle del nostro territorio?

Paura di non essere all'altezza perche' siamo mezzi uomini?

O quando legge sovranita' sente automaticamente lo scoppio del tritolo ?

Siamo un tantino piu' avanti rispetto a questi luoghi comuni beccius perdalis !

Saluti