lunedì 28 dicembre 2009

La buona idea di Calderoli, sconfitta dalla giacobineria unita

Rischiava di essere una cosa seria il primo decreto legislativo di attuazione del cosiddetto federalismo fiscale e il ministro Calderoli ce l'aveva quasi fatta, quando è insorta la corporazione dei Beni culturali. L'idea di Calderoli, esposta ai suoi colleghi ministri il 17 dicembre, era quella che lo Stato cedesse alle Regioni, ai Comuni e alle Province, “i beni assoggettati a vincolo storico, artistico e ambientale che non abbiano rilevanza nazionale”, insieme a miniere, beni demaniali marittimi e altro ancora che allo Stato non servono più.
Figuratevi la giacobineria unita. Sui beni materiali, pazienza. Ma quelli culturali, proprio no: il patrimonio culturale è parte integrante dell'unità della nazione italiana, ha tuonato il ministro Bondi, al quale non bastava che il ministro leghista avesse escluso dalla cessione i beni di “rilevanza nazionale”. Fatto sta che, alla fine, Bondi ha avuto la meglio: saranno il suo Ministero e le Soprintendenze a essere padroni dei beni culturali.
Il federalismo che stava per fare un passo in avanti, occupandosi non più solo di fisco ma anche di cultura, farà un passo indietro, con la soddisfazione di una amministrazione centralista che continuerà a dettare i tempi, i modi e le risorse nel nome e per conto, in quel che qui ci appassiona, delle civiltà che contano, quella Romana in primis e qualche altra ad essa collegata. Quelle per intenderci che sono tanto studiate e conosciute da non provocare fastidiose irritazioni da “non pervenuto”.
Fra il “non pervenuto” c'è, come le discussioni su questo blog dimostrano, la civiltà nuragica, ma anche quella dei regni sardi, di cui pochissimo o nulla si parla, forse perché troppo presi dal più scandaloso dei nascondimenti. Il tutto, nella vulgata giacobina, parte della “unità della nazione italiana”; non dell'unità della Repubblica, cosa scontata almeno per gran parte degli abitanti dell'Italia, ma proprio dell'unità della “nazione italiana”.
Sembra vederli gli abitanti di quest'Isola dal 1400 aC in su non stare nella pelle per il desiderio di far parte dell'unità della nazione italiana, attendendo la quale costruirono quel che costruirono. Accidenti, che cosa non si fa pur difendere la indifendibile politica del patrimonio storico e artistico fatta da uno Stato disposto a devolvere competenze materiali, ma refrattario a considerare che le specificità e le peculiarità lì stanno: nei propri beni culturali, archeologici, storici e linguistici. “La tutela resti allo Stato” ha tuonato la giacobineria unita. Così sia. Ve la immaginate la Regione sarda, dotata di risorse e di competenza primaria, che decidesse: “Voglio investire un po' di denari per vedere se è vero che i nuragici scrivevano, quando ancora non si agitava la chioma che schiava di Roma Iddio la creò”?

10 commenti:

Anonimo ha detto...
Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.
zuannefrantziscu ha detto...

Ho detto e lo ridico che non ospiterò più la firma Phoinix fino a quando non sarò certo - personalmente e riservatamente - a quale Phoinix si faccia riferimento.

Anonimo ha detto...

Anche il signor Bondi equivoca la storia tra quella italiana e quella "nazionale" italiana...che sia una svista consapevole? - Bomboi Adriano

Anonimo ha detto...

Mi scusi Pintore ma che fa? Alla fine ci è riuscito? Mi fa pesare colpe che di certo non ricadono su di me. A me non me ne frega proprio nulla se qualcuno ha preso in prestito il mio nick o se LEI non ci capisce più nulla. Al limite me la dovrei prendere io, non lei, non le pare? In sostanza, ora che in un modo o nell'altro mi sta "censurando" può spiegarmi il perché?
Cordialmente
PHOINIX

Anonimo ha detto...

Oppure può spiegarmi quand'è che si è deciso di costringermi a rivelare la mia identità. Cosa che tra l'altro ho fatto. Mi sento un pò "forzato" naturalmente. Mi faccia cambiare idea. Non le chiedo di indicarmi un "artefice"...ma provi a chiarirmi perché da un giorno all'altro sono costretto a iscrivermi al blog e non posso più lasciare commenti a firma di Phoinix. la Losi ha già avuto conferma della mia identità (poi mi spiegherà gentilmente anche perché si è dovuti arrivare a questo) quindi se altri si firmeranno a nome PHOINIX o Michele Guirguis sarebbe un problema mio non crede? Di prendere le distanze da quanti scrivono a nome mio. Ma lei che c'entra mi scusi? Di che fa colpa a me? Oppure da domani mi metto a scrivere commenti a nome gigi sanna, così dovrà impedire anche al vero Gigi Sanna di scrivere più alcunché? Mi spiega dove starebbe la differenza, se giudichiamo le cose obiettivamente e senza coinvolgimenti di amicizia personale? Ma questo è il SUO salotto o un Blog pubblico su internet? E il sondaggio sulla possibilità di rimanere anonimi?
PHOINIX

zuannefrantziscu ha detto...

@ Phoinix
Sono stato tentato di mantenere fede alla mia decisione di non pubblicare altro con il suo pseudonimo. Ma, evidentemente, non sono riuscito a spiegarmi.
A me non interessa che lei firmi o non firmi con il suo nome e cognome. Del resto, come ho detto, voglio continuare a fare il giornalista e non il poliziotto e, quindi, non ho alcun interesse a scoprire chi lei sia. Tengo molto a questo blog, lo sento come che sia una mia creatura, e allora, quando leggo che un Phoinix accusa un altro Phoinix di esser stato espropriato del suo nick, mi pongo dei problemi. E quando leggo che uno minaccia l'altro di azioni giudiziarie, me ne pongo altri.
Lei pensa davvero che uno spazio di discussione libera possa essere trasformato in una bettola? Io no.
Del resto, io non so, sinceramente, se ho cancellato lei o altri Phoinix. Ho solo chiesto al vero Phoinix di inviare i suoi commenti, riservatamente, alla dr Losi o a me (pintoreg@yahoo.it), di modo che su questo blog compaiano solo i commenti dell'autentico Phoinix. Gli altri finiranno nel cestino, per sua e mia tranquillità.
Spero di esser stato chiaro.

Daniele Addis ha detto...

Ovvio, mai mettere in discussione l'unità della Repubblica, quindi attendiamo pazientemente di avere la facoltà di usufruire "autonomamente" della nostra terra e del notro immenso patrimonio archeologico previa gentile concessione del governo italiano di turno.
Mi raccomando però, mai parlare di indipendenza che è peccato.
Suvvia poi, l'indipendenza è un'utopia perché è così e basta, basta ripeterselo e crederci.

Molto più realistico è attendere che lo stato italiano, sempre idiotamente centralista, metta da parte gli interessi dei gruppi di potere italici per costruire uno stato più equo, buono e gentile. Questo si che è realistico, perdio! Votiamo tutti insieme appassionatamente PD, PDL o altri partitucoli italioti ed ogni nostro desiderio verrà esaudito. Magari dovremo aspettare altri 150 anni durante i quali il nostro patrimonio storico verrà ulteriormente depredato, distrutto, vilipeso e umiliato, ma cribbio, ne sarà valsa la pena.

W l'intoccabile e santa repubblica italiota.

P.S. Oggi ho il dente particolarmente avvelenato perché di ritorno dalla visita del pozzo sacro di santa cristina e del forum traiani... in entrambi i casi le ultime campagne di scavi risalgono agli anni '60 e sono passati attraverso periodi di abbandono durante i quali i loro inestimabili tesori sono stati trafugati. E' una vergogna! Uno stato sovrano non permetterebbe mai una cosa del genere, infatti l'Italia tutela benissimo i beni culturali che fanno comodo alla sua idiozia centralista e all'esaltazione del suo nazionalismo.

Buone feste

zfrantziscu ha detto...

@ Daniele Addis
Il suo dente avvelenato è lo stesso che tormenta gran parte di noi, come certamente avrà avuto modo di leggere.
L'unità della Repubblica non è un totem, ma allo stato attuale è considerata come una realtà non solo costituzionale. Capirà bene che non si possa aspettare l'indipendenza per rivendicare la titolarità dei beni culturali. Chi, come me, lo ritiene indispensabile ha il dovere di battersi anche nelle condizioni attuali. E, francamente, poco importa che ad avere questa titolarità sia la nazione sarda invece che lo stato sardo.

Daniele Addis ha detto...

Il fatto è che io non capisco come ci si aspetta che i diritti della nazione sarda possano venire riconosciuti per gentile concessione del governo italiano. Non è avvenuto negli scorsi 150 anni, cosa fa presumere che le cose possano cambiare nei prossimi 10? PD e PDL persistone nell'esaltazione della retorica risorgimentale e non sono disposti a metterla in discussione lasciando alle regioni delle forti autonomie amministrative.
Voi che giudicate irrealizzbile l'indipendenza della Sardegna, davvero credete credete possibile in tempi ragionevoli il riconoscimento dei diritte della nazione sarda da parte di uno stato idiotamente centralista quale è quello italiano? Credete che votando persone che da sempre hanno mostrato maggiore attaccamento al proprio partito nazionale che alla propria terra un tale riconoscimento arriverà mai?

Su una cosa mi trovo perfettamente d'accordo con Berlusconi: "Se vuoi ottenere 8, devi puntare a 10". Se si vuole avere una minima speranza di vedersi riconosciuti i diritti di nazione bisogna puntare ad acquisire lo status di stato votando chi vuole l'indipendenza, un po' come hanno fatto in Scozia. Poi è pure possibile che, una volta acquisiti i diritti di nazione, i sardi decidano di accontentarsi e di non proseguire oltre veso l'istituzione di uno stato.

Il problema è che la valorizzazione dell'immenso patrimonio storico sardo non fa comodo ai nazionalisti italioti, quindi aspettarsi che un riconoscimento in tal senso ci venga da loro è quanto meno da ingenui.

Saluti

Anonimo ha detto...

Mi trovo in parte d'accordo con Addis, nella misura in cui spetta a dei partiti territoriali avviare quella serie di riforme che propongano la titolarità della Nazione Sarda in un pacchetto di riforme autonomistico volto all'indipendenza (anche se a quest'ultima non ci si arriverà certo magari in 50 anni e più). Non possiamo aspettarci cambiamenti dal centralismo come però non possiamo aspettarci che parta dal nulla un processo di tutela dell'isola se le nostre forze territoriali sono frammentate e prive di peso sul piano dell'amministrazione politica. Quindi come ripeto spesso: Forse la colpa non è tanto dei partiti centrali che fanno il loro lavoro ma dei partiti identitari, incapaci di fare numero attorno ad un progetto politico. Dobbiamo avere il coraggio di mettere in discussione anche l'attuale indipendentismo con i suoi strampalati principi, cosa che raramente si è mai fatta, altrimenti è troppo facile scaricare sempre le colpe su Roma ladrona- Bomboi Adriano