domenica 27 dicembre 2009

Ed un giorno mettemmo da parte l'arte e ci interessammo di nuraghi



di Pierluigi Montalbano

La Sardegna protostorica è caratterizzata da un’età aurea in cui caccia, pesca e agricoltura contribuivano al raggiungimento del benessere di quel pacifico popolo di laboriosi artigiani che producevano ceramiche riccamente decorate. Erano plasmate sapientemente e commerciate in ogni angolo dell’isola. Le tracce di quelle antiche culture si trovano anche in Francia, Spagna, nord-Africa e coste tirreniche.
In quell’epoca i sardi non avevano bisogno di torri e mura, vivevano in villaggi corredati di luoghi per il culto e zone funerarie. Il Neolitico sardo dal 6.000 al 3.000 a.C. fu un’epoca di fioritura artistica e le ceramiche che ho riassunto nell’immagine sono lo specchio della cronologia sarda fino all’avvento della civiltà mediterranea (l’età fenicia) che creò un nuovo gusto e quello stile inconfondibile che dal X a.C. si diffuse rapidamente lungo tutte le coste.
Il fermento culturale di questo lunghissimo periodo aiuta la comprensione dello stile di vita dei sardi e la povertà delle ceramiche nuragiche si scontra con le maestose architetture che svettano sul panorama isolano. Se c’era ricchezza e abbondanza… perché le forme artistiche sono concentrate nei manufatti in bronzo? In particolare perché si assiste alla creazione di armi formidabili come le spade di Sant’Iroxi e spariscono le belle ceramiche del campaniforme? Perché le spettacolari domus de janas, le sepolture singole (o di clan familiari) che hanno caratterizzato per 1500 anni l’aspetto delle zone funerarie sarde, sono sostituite dalle tombe collettive?
I sardi già nel VI Millennio a.C. erano capaci di creare vasi con decorazioni della Dea Madre nelle anse (figura in alto a sinistra), già nel 3.000 a.C. realizzavano coppe con decorazioni antropomorfe, nel 2.000 a.C. parteciparono alla koinè del campaniforme… un gusto internazionale che si manifestò in mezzo Mediterraneo fino alle Alpi ma durante la civiltà nuragica perdono questo gusto creativo e si dedicano agli edifici immensi costruiti in pietra locale e spesso frutto di progetti rapidi e apparentemente raffazzonati? Perché si arrivò fino al X a.C. prima di vedere realizzate le prime forme scultoree in arenaria o bronzo che rappresentavano quella società?

31 commenti:

Pierluigi Montalbano ha detto...

Ringrazio il Museo Sanna di Sassari dal quale provengono quasi tutte le immagini racchiuse nella figura. Lo stile di vita (la facies, la cultura) di un popolo è strettamente legato all'ambiente che lo circonda. Maggiori risorse disponibili significano surplus alimentare e possibilità di dedicarsi ad attività non strettamente connesse alla produzione del cibo, e quindi all'arte. Le ceramiche nuragiche sono, almeno apparentemente, frutto di un popolo che smise di dedicarsi alle forme artistiche e iniziò a sviluppare una tecnica architettonica che non ebbe uguali al mondo (se non in Egitto). Cosa accadde?

Franco Laner ha detto...

Quando sento paragonare le piramidi con i nuraghi provo una profonda angoscia. Non sei il primo a paragonare -caro Pierluigi- le piramidi con altre costruzioni. Lo stesso Frontino, principe dell'idraulica romana, inizia il suo "De aqueductibus" affermando la superiorità costruttiva degli acquedotti nei confronti delle piramidi. Ogni civiltà si è espressa con alcune peculiarità, specificità, frutto di condizioni storiche, ambientali, culturali ecc. ecc. Il confronto, specie inteso come gara, mi annichilisce. Posso ammirare ed apprezzare una chiesa campestre sarda e la basilica di S. Marco, ma come azzardare un confronto? Posso emozionarmi osservando la fattura di un muro a secco di Thiesi o l'opus reticulatum romano, ma che senso può avere il confronto?
Fra l'organizzazione del cantiere per la costruzione delle piramide e quello per un nuraghe la differenza è tale che solo sentire proporre un confronto mi devo dare un pizzicotto per capire se sto vivendo o vagheggiando.
Temo di aver bisogno di un lavaggio mentale e ricominciare tutto avendo come riferimento il solo buon senso comune. Il blog è tutto ed il contrario di tutto. Ogni cosa è bianca ed al contempo nera. Dopo aver stramaledetto gli anonimi, i loro insulti, la loro vigliaccheria, facciamo i distinguo. Ci si può nascondere a patto di essere simpatici ed intelligenti. L'avventura primigenia dell'uomo è stato un sforzo per dar ordine, cosmizzare, uscire dal caos. Percepisco ora un nuovo caos. Non abbiamo in comune se non la voglia di mettere in crisi tutto. Aiuto! Datemi qualche paletto. L'eccesso di democrazia, di buonismo, di tolleranza, mi sta spappolando il cervello e le poche certezze che credevo di essermi costruito, sono solo vapore acqueo!
Franco

Pierluigi Montalbano ha detto...

No Franco...l'avventura primigenia dell'uomo è stata procurarsi il cibo e riprodursi. La cosmizzazione e la ricerca dell'ordine arrivarono dopo, molto dopo. Ogni realtà va inserita in un contesto...e quello egizio era ben differente da quello sardo. E alcuni millenni prima degli egizi c'era già qualcuno che pensava agli edifici grandiosi, dedicandoli alle divinità, alla propria comunità e a tutti quegli utilizzi che si rendevano necessari in base all'ambiente che riusciva a manipolare.
In quest'ottica vedo le costruzioni nuragiche ben allineate con le piramidi egizie e con le possibilità che le risorse umane ed economiche disponibili i rispettivi territori garantivano.

gigi sanna ha detto...

Per questo,caro Franco, per avere un po' di certezze bisogna uscire dai fumi della preistoria. Quante volte mi sentirai dire questo! Già si comincia ad intuire cos'è stata la civiltà nuragica. Ma sono e saranno solo i documenti, molti documenti, a dirlo, saranno le parole (per fortuna comprensibili) che ci sono state tramandate. Parole, cioè informazioni precise o quasi. Per ora ne abbiamo quasi una sessantina (epigrafici)e chiacchierano ( e quanto!) molto sulla civiltà dei Sardi della fine del Secondo Millennio e dell'inizio del Millennio successivo. Io a proposito della pietra di Losa ho detto che c'è un universo concettuale, ma dico che esso c'è anche nella barchetta fittile di Teti. Basta leggerla. Invece rispondono sfidandosi a chi ne sa di più sul numero 6 romano. Sì, hai ragione, è il caos totale, è l'anarchia e qualcuno pur di non perdere lo crea giorno dopo giorno. La scrittura nuragica, la lingua indoeuropea, l'alfabeto semitico,El - Yhwhè, il dio serpente, i nuraghi come segno del 'patto', i sigilli degli Aba-y sardi ovvero dei 'giganti di Monti Prama, ecc.ecc? Fantasticherie! Basta fare casino e lo sono realmente, basta cavillare e niente esiste più. Basta parlare di punti e virgola e tutti sono soiddifatti della semplicità delle soluzioni epigrafiche. Casino poi accentuato da parte di chi non sa stare al suo posto e pontifca su tutto, dai nuraghi ai francobolli.Neppure la cogente scrittura può illuminare niente, perchè c'è ma non esiste. E allora ce lo meritiamo: sorbiamoci tutto ed il contrario di tutto. Cosa si pretende?
Hai visto, caro Franco che bella discussione sull'epigrafia e sul contenuto della barchetta di Teti? Eppure ho messo tabelle precise, tutto bene in ordine e in fila; ho fatto rimandi, ho tirato in ballo le tavolette di Tzricotu per la loro autenticità, ho parlato di termoluminescenza, di datazioni possibili di manufatti dotati di codici alfabetici...Ho protestato per gli imboscamenti, veri o presunti. Il risultato: vatti a leggere i 'superbi' post a commento. Vedo che qualcuno pietoso mi esorta e grida: resisti, Gigi, resisti! Sino a quando? Io ho i miei anni e mi sono già rotte le b...per non dire i c... E ormai preferisco andarmene ad asparagi e non a nuraghi!

Franco Laner ha detto...

Anche la primigenia necessità di una bestia è quella di mangiare, crescere e riprodursi e morire. Sto parlando della bestia, di quell'ominide che accanto a quelle necessità, che ha però la possibilità di immaginare, ovvero proporre qualcosa al di fuori di sè. Ad esempio la spiritualità (la necessità di Dio),oppure semplicemente di fare un disegno o costruire una trappola (immagazzinare energia e liberarla al momento opportuno=progettare). Prendere una mela da un ramo aiutandosi con un bastone perché non si arriva, lo fa anche una scimmia: ma è solo un atto tecnico, non "intelligente". L'apparizione dell'immaginazione, leggi intelligenza, induce l'uomo ad uscire dal caos. Sono daccordo che nel frattempo abbia continuato a mangiare, crescere, riprodursi e morire.
"Allinearsi" è diverso dal primo post : tecnica architettonica CHE NON EBBE UGUALI AL MONDO (se non in Egitto)!!?!!
La diversità, mi dispiace, non è nelle parole, è nella mentalità, un preconcetto che trovo essere la peculiarità della quasi totalità dei partecipanti a questo blog e non solo. In una parola: la presunta superiorità dei sardi, della loro cultura, dell'aver anticipato tutto ciò che in seguito si è affermato. Forse sento di più questa constatazione, perché vedo da fuori e non sono sardo. Altre volte ho parlato della vergogna di sé e della disistima. Questa fase è superata, ora c'è l'autostima, l'orgoglio, l'appartenenza, forse eccessiva tanto che mi vien di parlare di ubriacatura di sé. Memento quia es homo...L'esaltazione è altrettanto pericolosa della depressione. Non voglio disconoscere con ciò meriti e l'attuale successo sardo in ogni settore della vita nazionale, ma ogni gasamento è perlomeno fuorviante, quia in medio stat virtus...(o giù di lì!)
Ciao
Franco

Franco Laner ha detto...

per Gigi,
forse, se leggevo quanto hai testé scritto, mi sarei un pò trattenuto!
Grazie però di quanto scrivi, perché hai colto un sincero smarrimento. Tu giustamente ti adombri per le leziosità sollevate sul tuo sudore ed intuizioni. Anch'io mi amareggio quando qualcuno critica alcune questioni relative alla costruzione, senza avere i minimi strumenti della disciplina. Tutto viene livellato da un senso sbagliato di democrazia culturale, tolleranza necessaria, buonismo e vogliamoci bene! Se prendi le distanze sei solo uno spocchioso cattedratico, se non le prendi sei un finto democratico. Alla fine più che aver le palle rotte sei amareggiato, profondamente, perché una sola cosa capisco. Se anche uno avesse le più buone intenzioni di portare un mattone ad una causa in cui crede, nessuno crederebbe che ciò sia fatto senza un recondito scopo. Ma forse nulla viene a caso, perché mi sto scoprendo un aspetto a cui non avevo pensato prima. Forse sotto sotto sono masochista! E mi fermo là, perché se scopro che mi piace prenderle, potrei dubitare anche di altri aspetti con grande dispiacere per Anna. E' vero che è sarda, ma spero che se ne stia fuori!
Buona domenica! Per oggi ne ho abbastanza!
Franco

Anonimo ha detto...

Ringrazio tutti per gli ottimi spunti alla riflessione e all'approfondimento.

@Perluigi Montalbano

Mi interesserebbe conoscere la tua opinione circa la similitudine nella decorazione di un reperto (il pisside in ceramica della "cultura Ozieri, nel particolare la decorazione a "corna ricurve", rovesciata ) che proponi nelle immagini a corredo del tuo intervento e il vaso a destra dell'immagine (relativa a reperti esposti al museo archeologico di Bruxelles), che propongo a questo indirizzo (in basso alla pagina):

http://www.matildeceramica.com/vaso_campaniforme.htm


Marco Pinna

Pierluigi Montalbano ha detto...

Il primo pensiero è sulla circolazione delle idee e dei manufatti. La moda cambiava ma alcuni dettagli decorativi (in questo caso le corna) erano conservati nella memoria collettiva. Il simbolo taurino era importante in molte civiltà. Nei pittogrammi egizi era utilizzato per rappresentare la forza, la luce e il giorno e divenne una lettera dell'alfabeto. I sardi lo utilizzavano già per decorare le domus de janas. L'elemento cornuto lo ritroviamo anche nei bronzetti, nelle barchette, nei bassorilievi... Le ceramiche sono il più importante tassello dell'archeologia, quello che consente di datare i reperti, quello che permette agli studiosi di capire gli spostamenti delle popolazioni. Ritengo che i due reperti a confronto mostrino l'importanza che genti diverse assegnavano ai simboli.
Non basta un simbolo per capire una moda...occorre il contesto. Non è sufficiente una ceramica per capire lo stile di vita di un popolo.
La ricerca per comparazione è quanto di più logico si può adottare per determinare le cronologie, ma occorrono altre analisi, anche chimiche.
Purtroppo non conosco la provenienza di quel bel reperto che hai postato ma certamente era in uso presso una popolazione interessata all'aspetto agricolo, sia divino che economico. Pur essendoci quasi 1000 anni di distanza fra i due vasi che hai richiamato le analogie sono tante.

Anonimo ha detto...

@Pieluigi Montalbano

Grazie!


Marco Pinna

Anonimo ha detto...

@Montalbano
Vorrei citare un manufatto con decorazioni a spirali da Orgosolo (Locoe).Ebbene in detto piattino,fatto in roccia cloritica, sono visibili,nel bordo,delle tacche incise,che sembrano non avere niente di decorativo,ma piuttosto,si tratterebbe di un marchio,o ancora,di un abbozzo rudimentale di "scrittura".


Andrea Brundu

Pierluigi Montalbano ha detto...

Ecco che l'appetito aumenta...arriviamo al nocciolo! Le ceramiche sono il più importante e diffuso supporto scrittorio dei tempi remoti, quello utilizzato quando gli scritti dovevano rimanere impressi per sempre nella memoria. Avviamoci dunque alla discussione.

Pierluigi Montalbano ha detto...

Il manufatto segnalato da Andrea è assegnato alla tradizione cipriota per via delle spirali.

http://img63.imageshack.us/img63/1185/repertolocoeorgosolo.png

Viene da chiedersi se i ciprioti nel 2800 a.C. conoscevano le coste sarde! Continuiamo dunque a filtrare le nostre conoscenze con presupposti alquanto discutibili. La spirale è un elemento assai antico, direi che le prime grotte decorate dall'uomo riportano già quel segno. Il mito del labirinto di Minosse in un istante viene allontanato di migliaia di anni. Newgrange diviene un insediamento recentissimo e la prospettiva temporale è appiattita.
Per dirla alla Laner...quando inizieremo a rimettere a posto i paletti? E chi riuscirà a proporre una posizione condivisibile?
La scrittura inizia in oriente e impiega almeno un migliaio di anni a trasformarsi in lettere di un qualche alfabeto. Prima del fenicio avevamo gli scritti di Ugarit e prima ancora si utilizzavano già segni che aiutavano sovrani e sacerdoti nell'espletamento delle proprie funzioni. Ma prima della scrittura c'era la raffigurazione. Dobbiamo quindi imparare a "leggere" le forme, i simboli, i messaggi cifrati che le genti protostoriche ci hanno lasciato. E questo blog è quanto di più adatto alla diffusione di queste scintille.

Anonimo ha detto...

@Montalbano
Le vorrei fare un'altra citazione,con le dovute cautele del caso,e assumendomi la responsabilità esclusiva di quanto dico.
La citazione riguarda 2 reperti ritrovati ad Oristano presso l'insediamento preistorico di Bau e Porcus.Tali reperti sono delle placchette accettiformi litiche,le quali presentano delle incisioni in cui mi pare di vedere due lettere alfabetiche.
Le loro immaggini si ritrovano nel libro Arte e Religione della Sardegna Prenuragica di Lilliu alla pag.336-337,ed anche nel testo di M.L.Ferrarese Ceruti Archeologia della Sardegna Preistorica e Protostorica pag.210,fig. 35-36.

Andrea Brundu

Anonimo ha detto...

@Montalbano
Le vorrei chiedere inoltre di paragonare,nella tipologia dell'oggetto,i già citati con quelli di Tell Brak,presenti in questa pagina:
http://www.proel.org/index.php?pagina=alfabetos/protosum
tradotto:
http://translate.google.com/translate?langpair=auto|it&u=http://www.proel.org/index.php?pagina=alfabetos/protosum

Andrea Brundu

Pierluigi Montalbano ha detto...

Non le conosco. Se qualcuno può postarle possiamo commentarle insieme. Spero che Gigi e Aba collaborino con le loro competenze perché io sono alquanto indietro in quel genere di studi e vorrei limitarmi ad osservare in silenzio.

Andrea Brundu ha detto...

www.sardegnacultura.it/documenti/7_26_20060401123937.pdf
pag.335-336

Andrea Brundu

Andrea Brundu ha detto...

Volevo dire Pag.336-337

Andrea Brundu

Pierluigi Montalbano ha detto...

Ecco l'immagine

http://img204.imageshack.us/img204/6267/orgosoloascette.png

Ora aspettiamo i commenti di Aba, Gigi e gli altri specialisti.

Io leggo una Dea Madre con naso, sopracciglia e occhi nella prima e un simbolo taurino nella seconda.

Pierluigi Montalbano ha detto...

Ed ecco quella di Tell Brack

http://img694.imageshack.us/img694/7876/21683299.png

Andrea Brundu ha detto...

@Montalbano
La ringrazio!

gigi sanna ha detto...

E io invece non ci capisco proprio niente! Sono, contrariamente a quanto pensa il Pittau, uno del paleolitico con il computer ( E Zuà lo sa bene!). Pertanto mi potreste mandare i documenti per posta elettronica? Solo così, cari Brundu, Montalbano e Pinna, posso aiutarvi. Se posso, naturalmente.

Pierluigi Montalbano ha detto...

Fatto...

Anonimo ha detto...

Cioè ha messo più punti di domanda che risposte....ci dica la sua invece di fare collage di vasi!

Ma chi l'ha detto che i nuraghi sono fatti frettolosamente e arrafazzonati? Ma lei quanti ne ha visto?
Io penso pochi.

Lei con queste eguaglianze (belle ceramiche=benessere, rozze=guerra)
dà un pessimo indizio sull'uso dei nuraghi.

Zùlè

Pierluigi Montalbano ha detto...

Caro Zulè, se avesse letto attentamente avrebbe capito che i punti di domanda hanno due finalità: aprire una discussione e mettere a confronto l'apparente inspiegabile contrasto fra arte decorativa nelle ceramiche (che nel periodo dei nuraghe è essenziale) e architettura degli edifici (che mostra magnificenza). Provi a dare una sua risposta visto che mi pare di capire che lei conosce molti edifici di quell'epoca. I suoi indizi saranno graditissimi a me e agli altri lettori-scrittori. Il mio parere sui nuraghe l'ho espresso in decine di post, argomenti aperti e addirittura un libro! Spero che sia chiaro che ritengo siano edifici multifunzione. Ritengo importante analizzare lo stile di vita che scaturisce dall'arte dei popoli anziché limitare il campo d'indagine a teorie che, a similitudine della teologia, moltiplicano le domande e non forniscono risposte (proprio perché la religione è stata inventata dall'uomo per rimettere ordine al caos...come dice l'amico Laner, e quindi si avvale della fede). Le discipline archeologiche si basano su oggetti.

Anonimo ha detto...

@Pierluigi Montalbano

Spero di non andare troppo fuori tema ma, considerando le diverse opinioni circa i termini temporali classificabili come "periodo nuragico", fino a quale epoca approssimativa si può parlare di questo periodo, considerando che c'è chi sostiene che questa fase coincide con la fine del periodo in cui vengono edificati i nuraghi e altri ritengono prosegua fino alla fine del loro utilizzo, addirittura oltre la fine della roma imperiale.
Non so se conosci questo sito:

http://www.anthroponet.it/museovirtuale.php

Marco Pinna

Pierluigi Montalbano ha detto...

Caro Marco,
inquadrare cronologicamente il nuragico è la classica domanda da un milione di euro.
Non ci sono teorie affidabili. Non ci sono paletti di inizio e fine. Posso, se gradisci, darti la mia personale sensazione:
intendo il nuragico come "periodo d'oro" dei nuraghe. Detto questo sento la necessità di esprimere un parere riguardo le date di inizio e fine di questo fenomeno.
Ritengo che il passaggio dal Campaniforme (che certamente non è nuragico) al Sant'Iroxi (che è certamente nuragico) sia cronologicamente corretto. Di conseguenza propongo il Bonnannaro come paletto iniziale.
E' decisamente più complesso definire un periodo finale di questa civiltà. Vorrei, perché sono un romantico, affermare con sicurezza che i nuragici continuino a girare per la Sardegna (soprattutto in Barbagia), ma più verosimilmente devo accettare che l'epoca nuragica abbia tre svolte:
i romani repubblicani del III a.C. assestarono una mazzata alla resistenza sarda; i romani imperiali riscossero pesanti tributi ma si accontentarono di controllare le coste, le miniere principali e relegarono i pelliti (bel nome, mi piace) alla sola zona del Gennargentu (pur non riuscendo mai a imporre una dominazione); alla caduta dell'impero romano si avvicendarono altri popoli ma senza riuscire ad impossessarsi delle zone interne. La mazzata decisiva arriva dai Savoia, e ci fa ancora male. Ma questa è storia contemporanea, altri meglio di me potranno descriverti gli avvenimenti che hanno portato alla cancellazione della nostra memoria storica.

Anonimo ha detto...

@Pierluigi Montalbano

Avevo già avuto l'impressione che definire un'arco temporale per il periodo "nuragico" era una questione di "punti di vista". Personalmente, in base alla modesta conscenza dell'argomento che ho potuto acquisire, condivido la tua visione dell'insieme, anche se (direi quasi inconsciamente) considero il periodo del "campaniforme" e le fasi precedenti come "passaggi preliminari".
Non pretendo di dire niente di assoluto, ma mi sono convinto che la civiltà nuragica sia un "ramo evolutivo specifico" della più antica e generica "civiltà megalitica" dell'europa occidentale.
Potrei sembrare l'ennesimo scopritore dell'acqua calda, ma considerando le similitudini delle civiltà prenuragiche e della loro cultura materiale rispetto a quelle coeve dell'europa occidentale, dolmen e loro evoluzione, menhir, recinti megalitici, facendo comunque le dovute distinsioni (cult.s. ciriaco, ozieri, ecc.) per alcuni aspetti che le caratterizzano e le distinguono, riconosco nella civiltà nuragica i caratteri culturali ereditati dalla più antica civilta megalitica dell'europa occidentale.
Osservando civiltà come quelle di "Los Millares", "Las Motillas" e direi anche la civilta "Micenea", percepisco caratteristiche comuni che credo ereditate dalla antica cultura occidentale. Un particolare che mi fa pensare molto della civiltà nuragica è la "volta a ogiva" o "tholos" dei nuraghi, la quale, secondo il mio punto di vista, sarebbe la rielaborazione e l'evoluzione delle "tholos" iberiche, dalle quali discendono anche quelle "Micenee".
(Spero di non averle sparate grosse!)

Marco Pinna

Anonimo ha detto...

Ponendo come paletti Romani e Savoia si fa l'ennesimo errore, non pensa?
Sta "dimenticandosi" di quasi 500 e oltre di presenza fenicio-cartaginese?
Pensa che Greci e Cartaginesi (e perchè no, Etruschi?) non si siano mai affacciati in Sardegna? E che il loro passaggio non abbia sortito alcunchè?

Mah

Pierluigi Montalbano ha detto...

Caro anonimo, non abbocco. Ho una visione diversa dalla sua ma non voglio parlarne perché nessuno dei due potrà in alcun modo portare prove scientifiche a proprio vantaggio, quindi...volemose bene e tolleriamo le differenze di pensiero.
I fenici erano una civiltà mediterranea che comprendeva i sardi e i cartaginesi non li prendo in considerazione perché la civiltà punica deve ancora essere approfondita, a cominciare dalle presunte invasioni armate con successiva dominazione...che non stanno bene incasellate nella storia che i sardi attraversarono.
Preferisco parlare dei nuragici. P.S. Il passaggio greco fu esclusivamente commerciale, e anche loro le presero nelle battaglie navali per il controllo delle rotte. Lasciamo ai greci Ischia, Marsiglia e qualche altro porto-emporio...per il resto si tengano stretto ciò che fecero in Sicilia.

Anonimo ha detto...

@anonimo

A proposito di fenici e punici, se non lo ha già fatto (ma se lo avesse fatto, forse, la penserebbe diversamente), le suggerisco di leggere "La penetrazione fenicia e punica in Sardegna - trent'anni dopo" di S.Moscati, P.S. Bondì e P. Bartoloni. Loro stessi definiscono la loro pubblicazione "una revisione ..... alla luce delle nuove scoperte ....".
Quel testo viene preso come riferimento per la parte del proramma di archeologia "fenicia e punica" del corso di "archeologia subaqcuea" della sede staccata di Oristano delle Università di Cagliari e Sassari.


Marco Pinna

Anonimo ha detto...

Grazie Signor Pinna, agiornerò la mia poca cultura in materia.
Zùlè