martedì 22 giugno 2010

La Padania non esiste. Ma va, e l'Italia?

La Padania non esiste. Né più né meno di come, fino al 17 marzo 1861, non esisteva l'Italia. O meglio esisteva, come disse quattordici anni prima Klemens Wenzel Nepomuk Lothar von Metternich-Winneburg-Beilstein, von Metternich per gli amici, in quanto “espressione geografica”. Era solo il nome di una penisola che, insieme a due grandi isole più altre più piccole, aveva il nome di Regno di Sardegna. Ora l'Italia esiste come stato e la Padania esiste come desiderio, legittimo almeno quanto quello di chi si scandalizzò, nel '47 e successivamente, per la constatazione del conte delle Westfallia.
Per fare il politico, anche bravo com'è il presidente della Camera, Fini, non è necessario aver rispetto della storia e della logica, ma certo sarebbe di grande aiuto. Si eviterebbe di dire delle banalità, fra l'altro controvertibili, pur di confondere l'unità della Repubblica – che esiste ed è costituzionalmente sancita – con la “unità nazionale” che esiste solo in un fantastico mondo dei desideri. Che esista la nazione padana è difficile dire, e comunque starà ai padani dirlo e convincersene, visto che esistono anche le nazioni spontanee oltre a quelle storiche come la sarda, la friulana, la slovena, la sudtirolese.
Una ricerca demoscopica, pubblicata oggi da Renato Mannheimer, da conto del fatto che solo un quarto degli elettori della Lega si ritiene italiano e che neppure la metà dei cittadini della Repubblica (il 46 per cento) si sente italiana. A ben vedere, quest'ultimo dato, non è neppure una presa di distanza dalla consapevolezza dell'unità della Repubblica, ma forse dalla sovrabbondante retorica di questi ultimi mesi, preparatori dei 150 anni della cosiddetta unità d'Italia. Il 26 per cento si sente cittadino del proprio comune, il 13 per cento della propria regione.
Se è vero che un sentimento, come quello chiamato nazionale, non si può somministrare per sciroppo, ma è qualcosa che si “sente” o non si “sente”, è altrettanto vero che la consapevolezza di “unità nazionale” non può essere imposta con leggi o con esorcismi. Si può benissimo essere cittadini italiani, lo si è per iscrizione all'anagrafe dello Stato, di nazionalità sarda, o friulana, slovena, etc. La Costituzione ci obbliga a considerare una e indivisibile la Repubblica, non la nazione italiana. È un obbligo che vale, naturalmente, fino a quando la Repubblica tiene, non vale più quando, come è successo per le repubbliche a cavallo fra il 700 e l'800, cambiano condizione. Era “una e indivisibile” la Repubblica cisalpina del 1797, lo furono anche quella cispadana dello stesso anno e quella romana del 1798. Se l'attuale repubblica non tiene, non ha più ragioni per tenere, non c'è mozione degli affetti, appello al “sentimento nazionale”, richiamo alla unicità e indivisibilità che tengano.
In questi giorni valloni, fiamminghi e città di Bruxelles stanno ricercando ragioni per stare insieme e non è detto che le troveranno e che non finisca lì come è finito fra cechi e slovacchi, divorziati consensualmente. Neppure il federalismo ha tenuto in Belgio. Nella Repubblica italiana, è sensazione abbastanza diffusa fra chi non si lascia irretire dalla retorica unitarista, solo una trasformazione federale vera può salvare l'unità della Repubblica, quella nazionale essendo, appunto, una mozione degli affetti. Vera significa spogliata dagli eufemismi cui in questi anni siamo stati abituati: federalismo fiscale, demaniale, solidale e via dicendo. Nella sua franca rozzezza, la Lega ha messo sull'avviso: o si afferma il federalismo come unica chance dell'unità o è la secessione.

11 commenti:

Roberto Bolognesi ha detto...

Abbarra atentu amigu meu, ca non semper sos nimigos mde sos nimigos sunt amigos tuos. Mi pater a beru ca sias gioghende cun su fogu.

Daniele Addis ha detto...

Ma siamo sicuri che von Metternich quando parlava di Italia come "espressione geografica" comprendesse anche la Sardegna in quell'espressione? Se si allora doveva essere quanto meno un po' strabico...

zuannefrantziscu ha detto...

Bobe', non so gioghende a bandidos e a sorados de su re, finas si mi nde sapio chi a torrare sas cosas in tinu, a pònnere pandeleddas istòricas in uve cherent postas e a li torrare a sas paràulas sentidos giustos, s'arriscat. S'arriscat, pro nàrrere, de èssere leadu che leghista cun s'arresonu chi apo fatu. Sos leghistas pensant a sa moda de sos economicistas e eo no; issos timent sa contaminatio e eo no; pensant chi in antis si fraigant sas istitutziones (paris paris che a sos fraigadores de s'Itàlia) e eo no. E dia pòdere sighire ponende làcanas cantas nde cheres.
Mi nde so arrosciu de intèndere dae sos caddos mannos pinnicare s'istòria, sos cuntzetos, sa filosofia polìtica a cumbènniu insoro. Giai l'isco chi a ateterare bananas podet pàrrere unu pista pista de aba pistada. No apo a ateterare sas bananas, ma nessi a nàrrere chi sunt tortas, amigu meu, dassamilu fàghere

zuannefrantziscu ha detto...

@ Zazen
No, naturalmente. Allora, 1847, c'era il Regno di Sardegna, uno stato che di lì a poco avrebbe dato filo da torcere all'Austria. Si riferiva proprio alla penisola, allo Stivale

Daniele Addis ha detto...

Ah, avevo frainteso il senso della frase, chiedo scusa.
Comunque non capisco perché molti storici e insegnanti continuino a dare un'accezione negativa alla frase di Metternich. Aveva detto una sacrosanta verità e l'essere parte di quell'espressione geografica era comunque un motivo più che valido per non accettare di essere sottoposti a chi apparteneva ad un'altra.

Allo stesso modo la Sardegna, essendo espressione geografica a sé, ha pieno diritto all'autodeterminazione e non c'è costituzione repubblicana che tenga.

Per quanto riguarda la Padania conosco diversi lombardi, veneti e liguri che non sarebbero d'accordo... non perché si sentono italiani, ma perché si ritengono parte di nazioni diverse.

Saluti

zuannefrantziscu ha detto...

da Stefano De Luca

Salve,
ho letto il suo post ma non posso intervenire perchè non iscritto a Google. Mi dispiace dissentire da Lei ma l'Italia e gli italiani esistono non solo perchè esiste l'Italia dal 1861 ma perchè esiste la cultura italiana dal 1100..secolo di nascita dell'italiano. Dante, la scuola dello Stil novo ma prima San Francesco e la scuola siciliana scrivevano in italiano e da allora in tutta la penisola i colti e gli studiosi incominciarono a scrivere in quella lingua volgarizzata dal latino. Ncque cosi la cultura italiana e con essa l'identità italiana. Manzoni e Foscolo non si riconoscevano in una pseduo identità padana ma in una identità italiana da anteporre allo straniero. Accanto all'italiano e alla sua letteratura esistono dialetti comunali ma tranne il sardo e il provenzale non esistono altre lingue.Vuole una prova? i pseudo padani parlano tra di loro in italiano altrimenti non si capirebbero e la pseudo Padania ha come inno il Va pensiero musicato da Verdi patriota italiano e scritto in italiano!| Quindi mentre la Scozia ha una lingua propria come anche le Fiandre la Padania è solo una invenzione di Bossi. In Italia quindi si può parlare di Italia del Nord e del Sud come in Germania si parla di Germania dell'Est e dell'Ovest.
cordiali sauti
Stefano De Luca

maimone ha detto...

@ De Luca

dal suo pensiero ne devo dedurre che il concetto di “nazione italiana” si giustifica perché:

1) gli italiani già si riconoscevano ed impiegavano una propria lingua in letteratura (solo in letteratura, per la verità, visto che l'italiano è stato diffuso con le scuole dopo il 1861; qualcuno, anzi disse, abbiamo fatto l'Italia, ora facciamo gli italiani, segno che questi non esistevano proprio);
2) l'italiano é di antica origine; idem per il suo uso (solo in letteratura, beninteso).
Se trasferiamo questi criteri alla Sardegna, cosa dovremo dire?

1) La Sardegna ha una sua lingua impiegata da sempre anche in letteratura (oltre che dal popolo)
2) il sardo si è formato ben prima dell’italiano e viene impiegato in letteratura da sempre.
Se poi aggiungiamo che la Sardegna è anche una espressione geografica, se tanto mi dà tanto….
Quanto alla Padania, la sua idea é troppo recente? Bè, aspettiamo che maturi. Del resto pure il tempo é relativo, l'ha detto anche Einstein

maimone ha detto...

Ora mi viene in mente che persino all'interno di casa Savoia parlavano francese, anziché italiano. Il che é tutto dire. L'Italia é una costruzione artificiosa, fatta a tavolino, ideata da un gruppo di intellettuali ed imposta ai popoli dell'Italia (in senso geografico) con la forza della politica e delle armi (i "briganti del Sud" ne sanno qualcosa, massacrati da vivi e maltrattati dalla storia, da morti).
Quello che fa da collante a quest'Italia posticcia é una stomachevole retorica risorgimentalista e granditaliana che ci tormenta fin dalla formazione dello stato italiano, passando per il fascismo, la Repubblica fino ai tempi di oggi (non bastava Spadolini mi tocca sopportarla anche da Napolitano). Il fatto é che questa retorica é come gli spot pubblicitari: un colpo oggi uno domani, può capitare che persino molti sardi siano orgogliosi di essere italiani. Insomma, un fenomeno tipico dei territori coloniali. Anche al tempo di Mussolini, molti libici, etiopi e somali erano "orgogliosi" di essere italiani. In realtà erano soltanto Ascari, giustamente bocciati dalla Storia.

Adriano ha detto...

Salve, vorrei comunque sottolineare che pur essendo vera la natura forzata con cui è nato lo Stato Italiano è altrettanto vero che sono esistiti circoli e singoli pensatori che hanno guardato all'unificazione italiana come alla compensazione e statualizzazione di un Popolo omogeneo (che però appunto, omogeneo non era mai stato). Oggi esiste una Nazione Italiana, come esistono altre nazioni tra cui la Sardegna. Come Nazionalisti Sardi non dobbiamo dimenticare che ricordare la verità non significa giocoforza delegittimare chi si sente italiano. - Bomboi Adriano

maimone ha detto...

E che dire degli USA? Secondo il signor De Luca non dovrebbero esistere. Infatti, al tempo dell'indipendenza americana non avevano una lingua propria né una letteratura, né tantomeno esisteva il concetto di confederazione degli USa, neppure nelle menti di maggior veduta. Gli USA sono nati per ribellarsi all'eccessiva fiscalità della madrepatria (Londra ladrona).
Che dire agli USA? Che sono antistorici?

maimone ha detto...

Una Nazione esiste ogni qualvolta la gente esprime il proprio senso di appartenenza per una determinata comunità. Io, per esempio, mi sento sardo ed europeo, ma non mi sento italiano. Per me esiste la nazione sarda, accanto a quella Italiana.
Mentre la Nazione é frutto della natura e della cultura, lo Stato é un artificio degli uomini. Quando gli USA decisero di farsi Stato, a mio parere, non erano neppure una nazione. Nazione lo sono diventati dopo (ma lo sarebbero diventati comunque, anche se non si fossero fatti Stato). E qui la chiudo.