È una piccola notizia, persa fra le pagine di un quotidiano sardo: il complesso nuragico di La Prisgiona di Arzachena è stato visitato fra il giugno e l'ottobre dello scorso anno da 13 mila persone, solo 330 erano locali. Sono venuti da Stati Uniti, Australia, Nuova Zelanda, Messico, Argentina a visitarlo, non da Arzachena e dintorni. Il cronista non rinuncia, a commento, a un po' di moralismo a buon mercato: si vede che qui si è più interessati al mattone che alla cultura. Ma la questione, credo, è assai più complessa e attiene soprattutto al clima culturale che aleggia intorno alla civiltà dei sardi antichi.
Basta vedere il sito in cui è anche la pagina dedicata al complesso di Capichera, intitolato “Arzachena Costa smeralda", con in evidenza una barca a vela semovente che attraversa una lunga splendida spiaggia e con il primo articolo dedicato a Porto Cervo, un villaggio inventato negli anni Sessanta del secolo scorso. È chiaro che si tratta di una pura operazione di marketing su cui sarebbe non solo inutile, ma anche stupido fare del moralismo. Ma così è: La Prisgiona è semplicemente un ciliegina offerta a turisti con gusti culturali fra un bagno e l'altro nelle spiagge, informati dell'esistenza di interessanti retaggi nel passato di quella regione che si chiama Costa smeralda.
Ma chi ha informato e informa gli abitanti di Arzachena e dintorni che nel loro territorio esiste un “patrimonio storico di grande valore e ineguagliabile bellezza” come dice al cronista Angela Antona, archeologa della Soprintendenza per i beni archeologici, che La Prisgiona scava da anni? Certo non la scuola italiana che ignora il complesso di Capichera al pari degli altri ottomila nuraghi e che è impegnata a insegnare che “l'Isola era abitata già nel II millennio aC dall'antico popolo dei Sardi. Poi fu colonizzata dai Fenici, dai Greci e infine dai Romani nel III sec. AC” “Exploro – Sussidiario delle discipline”, di Tiziana Canali, adottato nelle scuole medie).
Né è di grande aiuto a formare conoscenze l'opera di quegli archeologi e di quegli amministratori che hanno deciso di ripetere, con il battesimo del neonato “Golfo dei Fenici”, l'operazione Costa smeralda: stessi intenti di marketing e stessi effetti di esproprio linguistico, storico, toponomastico che, come dimostra quel “Arzachena Costa smeralda”, diventa irreversibile. Quanto ci vorrà perché leggiamo “Cabras Golfo dei Fenici”, “Monti Prama Golfo dei Fenici” e così via sbattezzando? Ma torniamo a La Prisgiona, visitata da 13 mila stranieri e 330 indigeni.
Qualcuno ricorderà la notizia, data il 5 febbraio da Videolina e ripresa su questo blog, della scoperta in quel complesso di una “misteriosa scrittura” trovata in una capanna nuragica. La notizia dal sen fuggita non è stata ripresa da alcun giornale e la stessa emittente non ne ha mai più parlato. Che si trattasse di una bufala? Forse no, visto che ne sono state mostrate delle immagini, ma se lo fosse perché non dirlo? Questo, insieme al ritrovamento di una sessantina di iscrizioni, neppure negato ma solo ignorato, dà, credo, la dimensione del clima culturale che circonda la civiltà dei sardi antichi. Qualcuno sostiene che gente come me subodora il “complotto”. Che sciocchezza, la cosa è assai più banale e terra terra: al massimo si tratta di difesa di una rendita di posizione. Una rendita di chi, magari, vorrebbe l'insegnamento della storia sarda nelle scuole. Me la immagino: “C'era una volta, nel Golfo dei Fenici o, è lo stesso, nella Costa smeralda, gente che costruiva curiosi edifici a cono tronco che, pare, servivano... Poi arrivarono i Fenici, i Greci, i Romani e finalmente fu civiltà e scrittura”.
Non so voi, ma io penso che quei 330 indigeni della Costa smeralda che sono andati a vedere La Prisgiona siano degli avventurieri, forse in preda a suggestioni sardiste, nazionaliste e indipendentiste.
Il nuraghe La Prisgiona in una foto del sito "Arzachena Costa smeralda)
28 commenti:
330 indigeni, giovani e forti ...
ovviamente qui uno è arrivato al delirio etnonatzionalistico völkisch.
Ovviamente c'è qualcuno che passa troppo tempo allo specchio. E delira, pensando che il proprio ombelico è uno dei tanti
@sardopator
la invito subito a cambiare il suo improprio nickname,
potrebbe eliminare l'epiteto "pator" e magari anteporre la parola "manifesto" alla parte restante....ops!!
troverà così grandi affinità elettive con un mediocre impiegato comunale pseudo-archeologo-apologista.
ADG
@ sardopator
A parte gli scherzi, il suo post da esattamente conto del perché quella notizia è interessante. Gli stranieri godono con gusto ciò che l'archeologia sarda offre loro: normalmente non hanno pregiudizi e ritengono quel che vedono patrimonio dell'umanità.
Col pretesto di combattere lo "etnonazionalismo", il nazionalismo di stato (c'è una forte complicità interna) non si perita di negare e nascondere. Non l'ha inventata lei, sardopator, questa maniera di pensare e di mettere la conoscenza al servizio dei nazionalismi di stato: è una storia vecchia di almeno trecento anni ed è sottilissima, visto che chi ne è coinvolto neppure se ne accorge.
Grazie comunque della sua attenzione e ancora più grato se volesse articolare questo suo pensiero.
mi scusi ZFP, ho chiamato tutte le case di riposo e residence per anziani nel nord della Sardegna: Non si è mai stato organizzato una visita al Nuraghe Prisciona. Ne consegue che ha ragione: TUTTI i 300 visitatori indigeni erano giovani e forti ...
La Sardegna è un museo a cielo aperto, è un litorale spettacolare e profumato, è un paesaggio naturale che miscela sapientemente colori di pianura, collina e cielo ed è un quasi incontaminato bacino turistico che qualche industria e qualche sciocchezza edile hanno in qualche modo macchiato.
Dio solo sa il motivo di tanta grazia e noi residenti abbiamo l'obbligo di salvaguardare e valorizzare ciò che ci troviamo ad amministrare (economicamente e ambientalmente).
Purtroppo siamo alle prese con alcuni lustri di miopia (forse sarebbe meglio definirla cecità) politica e imprenditoriale, e solo negli ultimi anni è iniziata una campagna di sensibilizzazione che, con alti e bassi, procede speditamente e ci offre l'opportunità di fare la voce grossa quando la politica cerca di strumentalizzare i vari accadimenti.
I sardi hanno sempre dato dimostrazione di compattezza quando si sono trovati alle prese con decisioni che arrivavano dall'esterno e minacciavano le varie comunità (vedi nodi della chimica, eolico, tasse...) ma in materia di cultura siamo ancora "pocos, locos e malunidos".
Contrariamente a ciò il buon senso suggerisce, dobbiamo assistere ad alcune errate scelte del sistema politico, con vari personaggi che si alternano saltando sopra il carro del vincitore (che in molti casi non è lungimirante) e sorridendo felici quando vengono intervistati in tv...ma ogni buon sardo dovrebbe mostrare i denti a questi individui e fargli capire che sono i politici al servizio dei cittadini e non viceversa.
Ieri oltre 70 persone sono intervenute all'appuntamento al Santuario di Santa Vittoria di Serri e un acceso dibattito con i vari Ugas, Zedda, Poddighe e altri, ha messo in luce la differente visione di alcuni dettagli della storia sarda antica ma, altresì, è saltata agli occhi di tutti la voglia di emergere come identità culturale.
La visita al parco archeologico è stata la ciliegina sulla torta, con tanti sardi che hanno potuto apprezzare la straordinarietà del sito e che porteranno nel cuore la meraviglia del panorama mozzafiato e degli aromi dell'erba appena tagliata.
In conclusione, se solo pochi sardi apprezzano la cultura ci sarà pure un motivo...ma la colpa è da attribuire alla mancata conoscenza del territorio, nota dolente causata da uno scarso interesse da parte della "istituzione scolastica" che bene informa su romani e crociati ma poco insegna sul nostro popolo.
Pienamente d'accordo con Pintore. - Bomboi Adriano
da grazia
Sono esterrefatta di quanto ho letto e mi chiedo: ma in che mondo viviamo? Mi chiedo anche se forse sono gli stessi sardi che non sanno valorizzare le nostre bellezze. Non entro in merito sulla Costa smeralda altrimenti direi degli spropositi,quindi cerco di essere pacata anche se per me,è uno sforzo disumano esserlo. Pintore, ad ogni modo non ti arrendere e continua imperterrito a denunciare queste nefandezze, chi la dura la vince.
@ grazia
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Per te come per altri che non possiedono questo account non ho alcuna difficoltà a trasferire il commento mandato via mail, ma capita che io sia fuori e tu, come altri, dovete attendere che io apra il computer. Nell'altro modo è molto più diretto.
Grazie
Il problema o Zuà è quello di non parlare in molti e farsi capire in molti, di gridare, se occorre, che cosa rischia di perdere il popolo sardo; quali 'valori' si oscurino e si perdano in termini di forza identitaria, per colpa di politiche dirigistiche statalistiche e di poteri di ricerca storica di bottegai succursalisti che su quel dirigismo speculano mortificando la Sardegna. Il problema sono l'indifferenza, la rassegnazione, l'incapacità di fare fronte comune e di reagire, anche per porcate colossali, come quella recente, inimmaginabile per proponimento in qualsiasi luogo dove ci sia un briciolo di saggezza ed amor proprio. Forza dunque nel distinguerci in negativo, con compiacimento masochistico, persino per applausi a scena aperta verso follie progettuali e buffonesche, folkloristtiche o mercantilistiche che siano. E cosa dobbiamo dire stante il torpore che sembra regnare sovrano? Forza paris con il Golfo dei Fenici! Forza Paris Oristanesi, Cabraresi, Santagiustesi, Terralbesi, Arburesi!Forza paris pennuti e colorati indiani della riserva, tori seduti e stravaccati! Forza paris Sardi rinomati e gloriosi delle tribù di Sardegna! L'aveva predetto il 'vate' Sebastiano Satta: 'Se l'aurora arderà sui tuoi graniti ( anche su quelli di Arzachena)tu lo dovrai o Sardegna ai nuovi figli...'. I figli degeneri di ieri non ci sono riusciti a farla ardere neppure un po' e sappiamo, putroppo, come sono andate le cose per il bipolarismo di allora. Forse i figli sardi di Berlusconi, di Bossi, di Di Pietro, di Bersani, di Casini... Questi sì che sono di tribù unite e sanno molto bene il perchè. Ne vedremo pertanto e presto di Aurore brillanti ed ardenti!
Prima che apparisse il commento sacrosanto e col sarcasmo necessario e ultra giustificato di Gigi Sanna io così postavo:
Concordo pienamente con Pintore e anche con Montalbano che descrive però la situazione in maniera forse un pò troppo ottimistica:ovviamente piacerebbe anche a me che il "pocos,locos y male unidos" per quanto tristissimo fosse riferito esclusivamente alla cultura.Purtroppo a me pare sempre più spesso che questo stato,diciamo così, di malessere,caratteristico della sardegna,e che data molto probabilmente almeno dalla caduta dei giudicati ,interessa ahimè tutta la società sarda, in tutte le sue componenti e sfaccettature,categorie e persone,indipendentemente dal livello di scolarizzazione,di intelligenza e di conoscenza.E' una brutta malattia per la quale sembra non esserci rimedio alcuno:mi riferisco all'essere per forza e sempre più divisi, all'invidia,all'emergere sempre più spesso,in conseguenza di ciò,in ruoli di responsabilità a tutti i livelli,dal più piccolo villaggio fino alle città e agli enti maggiori,di tanti "chi non faghent umbra a niunu".E' triste vedere sardi di grande valore intellettuale e morale attaccati con cattiveria ,se non con ferocia,specie quando osano con la loro ricerca,sensibilità e intelligenza, portare luce tra le nebbie in cui è stata tenuta la nostra isola.Ed è ancora più avvilente,forse conseguenza del cancro cui accennavo prima,constatare come neanche tra uomini di grande valore e di grande coraggio, sia possibile vedere ,indipendentemente dal merito delle tesi sostenute,quel minimo di intesa reciproca,di sostegno morale,di unità di intenti,senza i quali credo sia impensabile uscire da questo stato di cose.
P.s.
@Montalbano
Troppo buono sull'"istituzione scolastica che bene informa su romani e crociati".
Amsicora non era,come per i romani, il capo cartaginese dei sardi pelliti,bensì il giudice di Korra,primus inter pares,tra i giudici sardi di quell'epoca(babbu santu 'e Korra, ab sn Kora,per dirla col maestro Gigi Sanna);
e dimenticano di dire che crociati in prima fila erano i giudici sardi,in particolare Gonario di Torres,intimo di Bernardo di Chiaravalle ,fondatore dei Templari.E dimenticano altresì che Santa Caterina da Siena,nella sua azione pro crociate,aveva sollecitato con lettere e per primi proprio,chissà perchè,i giudici sardi.
Giovanni Piras
Sono veramente felice, da sarda trapiantata in Continente,che ci siano ancora dei sardi che amano così tanto la loro terra e continuano a lottare perchè non venga distrutta la sua bellezza naturale e culturale.Mi dispiace solo leggere i discorsi assurdi del signor sardopator,il quale è convinto di essere ironico ma a me appare solo patetico ed offensivo.Signor sardopator cerchi di essere più umile ed accetti la preparazione culturale e,se mi permette,impari anche la pacatezza delle risposte di Pintore e Montalbano,i quali credo siano più preparati di lei.
Amici cari, accontentiamoci del vaso della capanna delle riunioni (con i magnifici pittogrammi, con i segni di scrittura fonetica lineare e numerale)del Nuraghe La Prisgiona di Arzachena. Forse l'esempio più fulgido, assieme alle tavolette di Tzricotu di Cabras, alla Stele di Nora e all'anello di Pallosu di San Vero Milis, della scrittura 'nuragica'. L'altro (o gli altri?) documenti scritti del Nuraghe La Prisgiona, se davvero sono stati rinvenuti, prima o poi si conosceranno. Solo dopo 15 anni si è conosciuta la navicella fittile con i segni protocananici di scrittura incisi su una delle fiancate e sul fondo di essa. Solo dopo diverso tempo (quanto?) si è saputo del documento scritto, con segni ugualmente protocananici, trovato in agro di Pozzomaggiore. Solo dopo 35 anni (trentacinque) il sottoscritto ha saputo da un illustre archeologo chi ha scavato, chi ha rinvenuto e chi detiene il coccio nuragico con iscrizione in caratteri cuneiformi ugaritici. 'At a essire a pizu ateru puru'.E meda. Istae tranquillos.
Ma perchè dico questo? Immaginatevi ora il piccolo museo di Arzachena, già arricchito dalle belle immagini del vaso suddetto , se fosse stato messo in correlazione con la scrittura dei sessanta e più documenti trovati in tutta l'Isola, se i 12 simboli fossero stati illustrati in funzione della spiegazione dell'identità della divinità in onore della quale sia il contenitore vaso che la scrittura erano stati concepiti. Quale valore aggiunto ci sarebbe stato per l'Arzachena 'turistica' e culturale in virtù di visitatori che non avrebbero solo potuto vedere ma anche leggere! Forse i detti visitatori si sarebbero presto moltiplicati, soprattutto i seguaci dell'Aga Kan che avrebbero potuto anmmirare non solo le bellezze paesaggistiche della Sardegna ma anche quelle culturali, alcune delle quali, incredibilmente, dall'antichissima Siria- Palestina (terra di Canaan) avevano avuto origine e sviluppo.
'protocananaici', naturalmente.
Il problema sta proprio dove lo ponete, nella necessità di gridare non tanto la verità (ci mancherebbe) quanto le verità nelle loro sfaccettature, mettendo da parte la tentazione di ritenere ciascuna di queste prevalente su tutte le altre. Perché a godere di queste liti è chi ha la forza di imporre il pensiero unico, coloro che scrivono delle “scempiaggini come Shardana, Atlantide ... e altre affabulazioni mitizzanti e autoesotizzanti”. Godono, costoro, perché l'industria culturale è dalla loro: hanno cattedre, potenti sponsorizzazioni mediatiche, capacità di interdizione delle voci dissonanti. Ma non vincono, se non nei club in cui come le scimmie di Kipling si ripetono che la ragione è la loro perché da secoli si ripetono di aver ragione.
A noi, normalmente, appassiona il bisticcio se i shardana arrivarono qui nel XIII secolo dall'oriente o se invece partirono dalla Sardegna per dare l'assalto al cielo. E mentre litighiamo, chi ha il potere di gridare ai quattro venti che sono scempiaggini, lo fa. Si litiga su che cosa fossero i shardana, altri dice che non sono esistiti, con la dirimente considerazione che “neppure sappiamo come si pronunciasse SRDN”, che sono un mito. Credo senza malignità, ma tre incontri della prossima Mostra del libro di Macomer portano nel titolo la parola mito collegata alla Sardegna (“Sardegna, Isola Mito?”, “Il mito sardo nel mondo antico”, “L'isola tra storia e mito”). Non sarà frutto di malanimo, ma il risultato è che vince l'idea che qui si vada avanti a furia di miti, non di ricerche su dati concreti: il mito dei shardana, il mito di Atlantide, il mito della scrittura nuragica, per scivolare poi nei miti (che nessuno di noi ha, ma vengono imputati canagliescamente) della superiorità razziale o della Sardegna uber alles.
Chi come Sanna, Montalbano, Zedda, Melis, io, ha la fortuna e il privilegio di viaggiare per i paesi e le città parlando dei nostri libri che trattano di questi argomenti, si rende conto della distanza abissale esistente fra le domande dei cittadini e le risposte che l'Ordigno (geniale definizione del caro Eliseo Spiga per dire di tutte le concrezioni del potere) vuole, sa, è in grado di dare. Sono ottimista: l'oscurantismo che, per colmo di paradosso, si maschera da Ragione non prevarrà. Certo, ha ragione Gigi Sanna, la loro capacità di prevalere è direttamente proporzionale alla rassegnazione degli altri.
Caro Gianfranco,
questa tua frase è da inserire negli annales:
l'oscurantismo che, per colmo di paradosso, si maschera da Ragione non prevarrà.
Un applauso strameritato. Mi hai strappato una lacrimuccia.
'Trasformiamo le traversie in opportunità'.
''Faccio il lavoro che fa il Judoka quando, sfruttando la forza che l’avversario impiega nell’eseguire una tecnica di combattimento, lo sbilancia e lo atterra sfruttando l’impeto della sua stessa forza".
Prendo in prestito, come si vede, una bella espressione di Paola Alcioni tratta dal suo intervento in un recente Convegno di Gonnesa.
E uso, a tal fine, anche un motto bello ma 'contro', tratto da un post irruento e 'impetuoso', scritto a commento e in elogio allo scellerato 'articolo 'antisardista' di Stiglitz nel 'Manifesto Sardo:
'RESISTERE,RESISTERE,RESISTERE!'
Una nota curiosa:
Uno dei partecipanti alla conferenza di melis a oristano mi scrive che si è recato a Putumajore a vedre la ziqurat. E' rimasto estasiato! Mi ha anche comunicato di aver trovato diversi visitatori fra cui alcuni ARCHEOBUONI, di cui fa una discrizione... MA COME! non era un semplice PROTONURAGHE PORCILAIA?. Che ci fanno là? hanno cambiato mestiere?... :-)
Cara pasionaria, vedo che anche tu quanto a 'resistere'! Altro che 'ti'...'vi'...tocca. 'Mi'... tocca.
Non prendertela, ti prego, con il giorno infausto in cui mi/ci hai mandato la prima lettera. Faticherai e moltissimo ancora con la tua 'spada tratta', ma sappi che i Sardi (i Sardi, dico) già capiscono di più perchè ti conoscono, soprattutto 'moralmente', grazie al Blog di Gianfranco. I miei conterranei 'nazionalisti' magari tra di loro si scannano, per noto sport nazionale, ma con i generosi che vengono da fuori (sos istranzos)...adoperano ben altra musica. Principiano persino a ballare assieme. In molti mi chiedono: 'E chie est cust' Aba'? ...E' segno che ti hanno già adottata, mia cara. Ma guai quindi se ora dici 'ti'...
Ciò avrei voluto (e potuto) scrivere privatamente, ma il tuo ultimo secco, bellissimo post, mi ha indotto a ringraziarti in qualche modo pubblicamente.
A corollario di quanto si diceva a proposito della vulgata cucita intorno alla Sardegna, vi propongo questa frase del per altro ottimo giornalista Carlo Figari:
"L'isola, come sempre nella millenaria storia, ha partecipato marginalmente ai grandi eventi che hanno coinvolto la penisola dalla Sicilia alle Alpi".
Marginale anche il dettaglio che la Repubblica italiana, secondo il Diritto costituzionale "altro non è che il Regno di Sardegna, profondamente mutato nella sua struttura politica e non meno mutato nei suoi confini territoriali"?
Se anche un fine giornalista come Figari si lascia avvolgere dalla vulgata, come sperare di vincerla?
Intervengo a favore di Sardopatior.
Caro (si fa per dire) Sardopatior,
se avesse impiegato meglio il suo tempo non telefonando agli ospizi di mezza Sardegna, ma chiedendo in giro, avrebbe saputo e capito che quel "Eran trecento, eran giovani e forti..." è l'inizio, nonché il ritornello di una poesia di Luigi Mercantini, scritta circa 150 anni fa e intitolata "La spigolatrice di Sapri" in cui si rievoca la tragica vicenda di 300 giovani mazziniani che sbarcarono a Sapri per sollevare le popolazioni contro il legittimo re della casata dei Borboni, ma furono tutti ammazzati dalla popolazione che, credendoli briganti, li assalì con zappe e forconi, senza che peraltro essi si difendessero usando le armi che avevano.
Eran trecento, eran giovani e forti ... e sono morti!
Ha capito ora il riferimento ironico alla piagnucolosa poesia?
Bene, se ha capito, si batta il petto con la mano come usa di questi tempi il suo compatriota Benedetto. Se vuole, si guardi allo specchio e ... faccia come vuole.
P.S. per Sardopatior.
Se si dovesse imbattere in un "Con gli occhi azzurri e coi capelli d'oro" la prego, non pensi minimamente ai Vichinghi: è solo l'inizio della terza o della quarta strofe della poesia di prima.
Auguri.
A proposito di scrittura, sembrerebbe (dico sembrerebbe perchè vi dico ciò che ho sentito domenica)che Ugas pensa che oltre che nei lingotti oxhide , vi siano dei caratteri alfabetici "levantini" impressi nelle ceramiche nuragiche a partire dal bronzo finale o dall'età del Ferro.
chiedo a Gigi cosa possano significare 4 (specie di) "Y" poste in sequenza.
PS Se qualche nuorese è in ascolto, sappia che questa sera alle 20.00 presso, la biblioteca Satta di Nuoro si terrà la presentazine di Archeologia del paesaggio Nuragico
Caro Pierluigi, visto i tuo rapporto con Giovanni Ugas, potresti dirgli che sarebbe importante e doveroso postare in questo blog le ceramiche dove secondo lui vi sono segni alfabetici
@ francu pilloni
Grazie dello slargamento del mio orizzonte. Chiedo scusa, man non conoscevo nemmeno il ritornello (ammetto: famosissimo in Italia) della poesia citata. Ma non c'è da meravigliarsi dato che nè in tedesco nè in italiano conosco nemmeno UNA poesia patriottica, nemmeno una (esclusa la traduzione italiana di un certo inno da parte di Sebastiano Satta). Poesie ed altri manifestazioni patriottiche o nazionali sono perfettamente estranei alla mia formazione mentale. In tal senso neanche riesco a vedere un Benedetto il mio compatriota.
Riferirò.
Beh, Sardopatior,
Ratzinger ormai, per sua espressa volontà, si fa chiamare Benedetto.
Non lo sapeva?
Quanto agli inni, vada per Lilì Marlen, perché sono sicuro che lei non conosce Buscaglione, che parlava comunque di fanali.
@francu_pilloni:
Forse non ha capito: Anche un Ratzinger non è un mio compatriota o connatzionale.
E Lili Marleen? Quel song famoso è addiritura il contrario di "patriottico".
E il Buscaglione? Lí si prepara il caffè latte macchiato milgiore di Berlino in un'atmosfera "multikulti" che è distante anni luce da qualsiasi patriottismo.
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