sabato 3 aprile 2010

Le ceramiche Sant’Iroxi e Sa Turricula

di Pierluigi Montalbano

Nella facies Sant’Iroxi abbiamo per la prima volta la comparsa di grandi spade (tipo El Argar) al posto dei pugnali. La base di queste pregevoli armi è arrotondata, come quella dei più antichi pugnali, ma la lunghezza arriva fino a 80 cm. Nei protonuraghe non ci sono reperti della fase Sant’Iroxi, quindi, poiché si assiste ad un cambio epocale, in questo periodo a mio parere potremmo far iniziare il periodo sardo nuragico. A Decimoputzu si sono trovati 180 individui sepolti, ma inizialmente erano circa 250 perché una parte manca completamente.
Le facies Sa Turricula, Monti Mannu e San Cosimo, sono precedute da quella Sant’Iroxi, che propone delle novità ceramiche fondamentali rispetto al passato: assenza del vaso tripode, sostituito da un vaso con 4-5 piedi alla base, e comparsa di bollilatte, con una sorta di risega interna che consente di poggiare il coperchio fra collo e spalla del vaso. Altri elementi importanti di questa facies sono piccoli vasi a colletto riverso a 4 anse (o 2 anse e 2 bugne) che accompagneranno la produzione ceramica fino al Bronzo Finale. Altri elementi proseguono dal Bonnannaro: anse a gomito che col tempo tenderanno a cessare (e con San Cosimo sono in versione differente perché non presentano più la forma classica con l’ansa a gomito).
Non bisogna confondere l’ansa a gomito classica con quella a gomito rovescio che compare nel Bronzo Finale e perdura fino all’orientalizzante del Ferro (con ceramiche tornite e dipinte, tipiche nuragiche).
La fase Sant’Iroxi è studiata a partire dagli scavi del 1990 benché fossero già noti materiali di quella fase (Maria Luisa Ferrarese Ceruti), inseriti erroneamente nel grande calderone del Bronzo Antico (Bonnannaro A-Corona Moltana).
I contenitori sono piccoli (ollette a 4 anse con orlo riverso), e possiamo giustificarli dal fatto che i ritrovamenti sono esclusivamente in contesti sacri: funerari o grotte (Su Moiu di Narcao e Su Benatzu di Santadi) e rientrano quindi nel regime delle offerte di cibi ai defunti: acqua, incenso, miele, latte…
A partire dal Bronzo Medio (e fino al Bronzo Finale), ad esempio a Su Benatzu (nota come grotta Pirosu), si moltiplicano i ritrovamenti di materiali per uso cultuale delle grotte.
In questi vasetti compaiono sia l’ansa ad anello che l’ansa a gomito ma non ancora l’ansa a gomito asciforme (quella che risale verso l’alto tipica di Sa Turricula). Questo fatto è strano, perché questa tipologia di ansa compare già nel Campaniforme B (Sulcitano, con decorazioni anche a fasce verticali). Potrebbe essere un’anomalia delle ricerche o dovuta all’ambito funerario, che è quello di Sant’Iroxi (infatti non conosciamo villaggi di questa facies).
I protonuraghe più antichi (quelli a corridoi passanti) non sono ancora scavati e quindi non abbiamo dati per verificare. Il discorso è comprensibile se si pensa, ad esempio, al Talei di Sorgono che è un protonuraghe più recente (con camera a piano terra) nel quale sono state trovate ceramiche Sa Turricula. Se ne deduce che i protonuraghe più antichi dovrebbero presentare materiali più antichi, ma gli scavi ancora non ci danno questa certezza. D’altro canto i materiali sono stati ritrovati nel villaggio, quindi non sappiamo se erano presenti anche all’interno del Talei.
In questo nuraghe abbiamo anche vasetti, tazzine e bicchieri tronco-conici ansati (ma anche privi di anse) che continuano per tutto il Bronzo Medio, fino alla facies San Cosimo. I vasi più grandi (olle a collo largo con labbro appiattito) sono di forma arcaica e li troviamo anche nella fase Bonnannaro A.
Con la ceramica Sa Turricula iniziano i contesti sia tombali che insediativi. Continuano i vasetti troncoconici con prese quadrangolari trasversali (a volte bugne) o cilindriche. Compare la decorazione plastica (nervature) con cordoni che partono dall’orlo, e spesso all’interno del collo ci sono le riseghe (si tratta di bollitori). I vasi sono polipedi (i tripodi non ci sono più), hanno il coperchio e presentano delle coppelle, scavate o in rilievo. Abbiamo anche piatti con orlo appiattito, simili a quelli Monte Claro e a volte inseriti erroneamente (come è avvenuto nel Nuraghe Bruncu Maduli di Gesturi) in questa fase proprio perché non si conosceva ancora la facies Sant’Iroxi.
È possibile fare dei confronti precisi di queste tipologie ceramiche di olle biconiche e globulari a tesa interna (pissidi), bollitori e tegami con i materiali delle facies Proto-Appenninica e Appenninica, a dimostrazione delle relazioni ad ampio respiro presenti in questo periodo.
Le anse si trasformano leggermente nella facies successiva, quella denominata San Cosimo, pertanto è abbastanza semplice classificare i materiali di queste tre facies.
Per non allungare ulteriormente l’argomentazione tralascio di descrivere le ceramiche posteriori, ma conto di aggiungere qualcosa nei commenti.
Le immagini sono tratte da La Civiltà Nuragica, Lilliu, 1999

11 commenti:

Pierluigi Montalbano ha detto...

Rileggendo l'articolo mi sono accorto che il discorso tecnico si scontra con la scorrevolezza dell'esposizione, e me ne scuso con i blogger. Purtroppo l'archeologia delle ceramiche risulta noiosa ai non addetti ai lavori (ma è a vantaggio di chi studia i dettagli) ma chiedo ai lettori di resistere ancora qualche riga consentendomi di completare il quadro con il periodo XV-XIV, quello che precede le alte torri edificate fra 1330 e 1280 a.C., epoca nella quale accade qualcosa di particolare in Sardegna: ricerca dell'eleganza architettonica con perfetta circolarità delle camere dei nuraghe, rifascio con conci ben squadrati di molte torri precedenti (e aggiunta di bastioni) e completamento di quel processo evolutivo che porta le tholos e gli ingressi a diventare perfettamente ogivali (anche nelle tdg).
Ma ritorniamo alle ceramiche...
È importante sottolineare che la superficie delle ceramiche ha una caratteristica distintiva: quelle da cucina sono porose (per migliorarne le proprietà di passaggio del calore nella cottura), quelle per il commercio sono ingubbiate, ossia lucidate per valorizzarne la bellezza.
Le ceramiche Sa Turricula hanno altri elementi distintivi oltre i listelli verticali nella spalla: presine, applique o fossette con rilievi laterali, che scompaiono nella facies San Cosimo.
Le fuseruole discoidali appiattite con piccolo foro sono tipiche di tutto il Bronzo Medio, quindi le troviamo in tutte le tre facies.
Il colore delle varie classi di ceramiche delle facies del Bronzo Medio, è beige o rosato, è molto raro trovare ceramica nera (di tipo elladico) o molto scura. È frequente rilevare superfici ruvide.
Nella facies del protonuraghe Monti Mannu di Serrenti abbiamo, invece, una particolare cura nella realizzazione delle pareti, prive di superfici ruvide. I motivi geometrici richiamano la ceramica Monte Claro. Abbiamo grandi ciotole carenate decorate con motivi a zig-zag, a volte a rilievo. Il nuovo gusto rivela una cesura col passato e l’inquadramento di questa facies ci porta verso il Bronzo Recente, ossia la fase San Cosimo di Gonnosfanadiga, dove continua il gusto per l’orlo appiattito a tesa interna. Le anse sono nastriformi e forate, diffusissime nelle culture Appenniniche italiane, e ciò dimostra, insieme alle forme dei vasi e alle decorazioni plastiche, lo stretto legame commerciale fra la Sardegna e le zone oltretirreno. I coperchi potevano essere in legno, sughero o, raramente, in pietra. Le decorazioni con nervature verticali (simili a Sa Turricula) sono complesse, con bozze alternate a motivi simbolici. Ricordano i menhir con naso, occhi e sopracciglia, certamente in rapporto al cerimoniale funerario perché i ritrovamenti sono spesso nelle tombe dei giganti. Le tonalità non sono vivaci. Nella ruvidità delle decorazioni si sono individuate particelle in argento, stagno e piombo, a dimostrazione del grande pregio di questi vasi. L’eleganza dei ceramisti è indiziata anche dalla sinuosità delle anse. Anche la decorazione metopale a scacchiera, o triangoli vuoti e pieni, è tipica dell’ambito Appenninico (Lazio e Toscana) e di quello Milazzese (Sicilia e Eolie).

In conclusione possiamo notare che mentre per le ceramiche i legami sono individuabili con ambiti Appenninici e Siciliani, per i metalli le relazioni ci portano verso oriente.

Mauro Peppino Zedda ha detto...

Caro Montalbano, in linea di massima hai ragione nel dire che qualche nuraghe a corridoio (a me non piace definirli protonuraghi) possa essere stato costruito in tempi coevi alla cosidetta facies ceramica sant'Iroxi. é vero che l'archeologia sconta ilfatto che a decidere quale monumento scavare conocrre più un sindaco (che decide di scavare il muraghe "più bello" del suo paese) che una seria programmazione scientifica.
Ma ciò non toglie che la conoscenza debba basare le sue tesi su quello che si conosce, dunque (sino a prova contraria) ora dobbiamo dire che il nuragico inizia con Sa Turricola e non con sant'Iroxi.

Pierluigi Montalbano ha detto...

Al momento sì, è come dici tu. Mi riferisco al fatto che le ceramiche Sa Turricula sono state trovate negli strati superficiali. Bisognerà attendere scavi più in profondità. Questa estate, salvo imprevisti comunali, scaverò a Isili...verrai a trovarmi?

DedaloNur ha detto...

ci sarebbe anche il discorso "miniaturizzazione" dei vasi, che poi si ripresenta nei bronzetti.

mauro desidera con tutti i sentimenti che Iroxi sia una parentesi incomunicante tra quanto c'è prima e quanto ci sarà dopo...

peccato.

Pierluigi Montalbano ha detto...

Miniaturizzazione dovuta, appunto, ai contesti funerari. Ai bronzetti non avevo pensato, ma credo che in quello specifico caso si tratterebbe di una conseguenza ai costi proibitivi che avrebbe avuto la fusione di grandi quantità di bronzo.

Pierluigi Montalbano ha detto...

...dimenticavo:
I vasi hanno parti distintive: base, ventre, spalla, orlo e anse. A partire dal Bronzo Recente (Muru Mannu) spariscono le anse a gomito e quelle asciformi. A volte fra ventre e spalla si forma una linea chiamata carena (nelle ceramiche biconiche). Nelle anse della facies San Cosimo (quelle ad anello) talvolta si presenta un dorso insellato, morbido, che accentua il carattere decorativo. Inoltre, nella tesa interna ci sono dei fori per l’inserimento del coperchio. Nel Bronzo Finale, e nel Ferro, i vasi presentano l’orlo arrotondato e in qualche vaso San Cosimo si inizia a notare questo nuovo elemento distintivo.

Mauro Peppino Zedda ha detto...

Caro dedalonur, non attribuirmi pensieri che non miei, non penso affatto che sant'iroxi sia incomunicante, sto dicendo che per ora è una facies precedente il tempo dei primi nuraghi, ma che non si deve escludere che dei 7000 nurgahi ancora da scavare ve sia qualcuno costruito in quella fase! ma sino a quando non lo troviamo non possiamo dirlo! Non dire gatto se non l'hai nel sacco!

Pierluigi Montalbano ha detto...

Ha ragione Peppino: al momento non si hanno materiali stratigrafici che consentono di datare i protonuraghe (ossia i nuraghe a corridoio) a periodi precedenti il 1650 a.C. Questa è una realtà che, verosimilmente, sarà cancellata appena si scaverà sotto gli strati attuali.
D'altro canto abbiamo sempre detto che gli scavi sono ad una fase iniziale, ed è da ciò che derivano le nostre perplessità sugli investimenti in scavi fenici anziché nuragici!

Mauro Peppino Zedda ha detto...

a moment please!
non ci sono dati che consentono di sostenere che con sant'iroxi si apra la stagione nuragica, ma per quanto riguarda le date, io penso che la cultura materiale nota come Bronzo medio 1 (coi primi nuraghi) possa (senza problemi) essere fatta iniziare nel 1900 a.C. (ovviamente sant'iroxisubito prima). cfr 2° cap. Archelogia del Paesaggio Nuragico.

Pierluigi Montalbano ha detto...

Quindi secondo i tuoi calcoli i primi nuraghe sarebbero da inquadrare al 1900 a.C. e Sant'Iroxi subito dopo...cioè intorno al 1800 a.C.? Potresti darmi conferma?
Se così fosse dovremmo arretrare le frequentazioni di tre secoli, e ciò non farebbe corrispondere altri elementi della cultura materiale.

Mauro Peppino Zedda ha detto...

No , quel 1650 che citi è una data al C14, ma dendrocalibrato potrebbe collocarsi nel primo secolo del II millennio, che potrebbe essere la collocazione temporale dendrocalibrata di sant'Iroxi. Per ora da considerarsi una fase appena prenuragica, con la possibilità che in futuro si scopra che qualcuno dei 7000 nurgahi ancora da scavare sia stato costruito proprio in tale periodo.