È una prerogativa di molti giovani, soprattutto se politicizzati e/o ideologizzati, credere che la storia cominci nel momento in cui si guardano allo specchio. Sono loro, i nuovi, che si pensano gli iniziatori delle magnifiche sorti e progressive, e poco male, e i titolati a purgare ciò che è tremandabile da ciò che non lo è. Gli inventori della “nouvelle vague letteraria sarda” - che giovanissimi non sono, ma nuovi e migliori sì per investitura politica e mediatica – questo fanno: si guardano allo specchio e vi vedono riflessa l'alba.
Dice: ma cos'è, ti sei stancato del dibattito in corso e lo vuoi deviare? Si capirà presto che così non è: qui si parla di meccanismi analoghi a quelli che hanno suscitato le nostre discussioni, ma applicati ad altro.
È capitato, dunque, che un epigono della “nouvelle vague letteraria sarda” abbia parlato qualche giorno fa, a Courmayeur, della letteratura noire, gialla di diceva una volta, in Sardegna. Due gli aspetti principali del suo dire: il primo è non dire che in Sardegna si sta sviluppando il noir in lingua sarda, il secondo è porre allo specchio sé e altri suoi compagni di vague e di vedervi l'inizio del giallo, o noir che dir si voglia. Non ricorda da vicino il meccanismo utilizzato per purgare l'archologia intanto negando l'esistenza di altro da sé e quindi spacciando per nuovo la replica di se stessi?
“È nel contemporaneo che la saldatura tra l'analisi antropologica e la scrittura cosiddetta di genere trova un esito affatto noir in Sardegna... Cronologicamente iniziano G. A. e S. M., l'anno è il 1988” ha detto il nostro, nominando due suoi compagni di vague, prima di citare se stesso, più in là. Intanto, subito, la delimitazione del che cosa è noir e che cosa non lo è: la “saldatura tra analisi antropologica e la scrittura”. E poi la datazione dell'inizio della scrittura: bassa, proprio come succede in archeologia, perché la gente non sia indotta a pensare che anche prima di questa data fissata da loro ci fosse scrittura. Punti e virgole, sì, ma scrittura (di noir) vera e propria no.
Leggo nel saggio di uno dei maggiori critici letterari sardi, Peppino Marci, La narrativa sarda del Novecento, che il Tale non “soltanto a questo aspetto [il lavoro sullo strumento linguistico... per imboccare l'aspro sentiero dell'italiano regionale sardo, NdR] limita la sua innovazione, ma anche si fa autore di romanzi gialli...”. Si è nel 1981 per il primo romanzo, nel 1985 per il secondo. Neanche molto tempo prima dell'inizio “ufficiale” della saldatura evocata dal nostro. Non tanto, in ogni caso, da perdersi nella memoria del passato.
Il problema è un altro. Il Tale scriveva – e scrive – da dentro la Sardegna; altri scrivono della Sardegna davvero in modo antropologico come se parlassero delle Isole Vergini a lettori che delle Isole Vergini hanno un'idea ben precisa e che sono poco disposti ad essere turbati da descrizioni contrastanti i propri paradigma.
Capito perché, in realtà, ho parlato delle stesse cose che in queste ultime settimane ci stanno appassionando su questo blog?
12 commenti:
Francu Pilloni scrive:
Caro ZFP,
a me pare di aver capito, anzi giurerei di aver capito quello che hai inteso dire, ma sono prudente e aspetto che qualcuno dell'Accademia dia l'input perché si possa star tranquilli di aver capito quello che si è capito.
Hai capito?
@ Franco
Capito
@ Aba
L'apologo ha personaggi in carne e ossa, ma, a parte che ti sarebbero comunque ignoti, pensavo trasparente la morale: dove regna la disistima di ciò che si è e questa è fil rouge dell'impresa culturale poco importa che si parli di archeologia o di letteratura. A guidare il pensiero e l'azione è non solo la conservazione del potere ma anche la negazione di chi non ha potere. Detto in baroniese, contamus jeo, compare jeo e jeo e totu, la comparia, insomma.
E con questo cosa vuol dire?
PHOINIX
Trovo veramente difficile capire questo suo rancore nei confronti di quelli che chiama "nouvelle vogue letteraria sarda". Li detesta talmente tanto che non è nemeno capace di fare chiaramente i nomi ed i cognomi di quelli di cui parla, probabilmente non li ritiene degni.
A mio parere post del genere abbasano notevolmente il livello del blog.
@ Addis
Prendo atto del suo parere sul blog.
Ma sappia che non ho alcun rancore, sappia che c'è anche gente che non scrive per rancore o per prevenzioni. Denuncio solo una politica culturale fatta di esclusioni, negazioni e adattamento delle vicende ai propri comodi.
I nomi non contano, non aggiungono alcunché al fatto che o esiste o non esiste. Per me sì, visto che ne ho scritto. Segnalare i nomi, questo sì, sarebbe rancoroso,
Io ho sempre pensato che le "denunce" non rancorose si debbano fare apertamente ciatndo i nomi ed i cognomi, altrimenti si rischia di creare solo delle contrapposizioni ideologiche tra categorie di persone.
Non c'è nulla di male, nel dibattito culturale come in quello scientifico, nel dire a qualcun altro di essere stato impreciso o di aver sbagliato. Il tutto si può fare senza rancore e senza imputare malafede o sindromi da "migliore", a viso aperto.
Prendo atto del fatto che Lei la penas diversamente.
est modu e fraizzu!
Questo è davvero il colmo, non entro nel merito del post, dal momento che in questo campo (noir et fil rouge..) Pintore ne sa molto più di me, ma voglio segnalare che c'è gente che scrive a nome PHOINIX per conto mio. Come colui che chiede "e con questo cosa vuol dire". Mi rincresce parecchio che qualcuno voglia utilizzare il nick di qualcun altro, se sono stato tacciato di viltà io per aver scelto il nick PHOINIX non oso pensare come debba essere definito chi si "appropria" di nomignoli altrui. Il colmo davvero, non ci si spaccia più nemmeno per delle persone, ora ci si spaccia con gli pseuodonimi altrui.
Bè, mi pareva giusto mettere in guardia i miei interlocutori "soliti". Forse saprete distinguere, se tali commenti firmati PHOINIX continueranno a mia insaputa, semplicemente lascerò libero campo e mi ritirerò, d'altronde che diritto ho ad "appropiarmi" io del nick PHOINIX.
Quindi siete avvisati, se lo volete e perseverate vi "cedo" PHOINIX senza alcun problema.
PHOINIX
@ Phoinix (quello vero)
Non si stupisca, ma sono solidale con lei.
Credo di aver capito perfettamente ciò di cui parla Gianfranco; m'è capitato di leggere qualcosa riconducibile a questo filone e onestamente, chi non coglie raggi di disistima e di esotismo coatto verso qualcosa che è esotico al suo interno, deve avere delle fette di buon salame sugli occhi.
A mio avviso questo atteggiamento della Nouvelle Vague (i cui rappresentanti, guardacaso, vengono inseriti nei programmi universitari)è un pretesto per avanzare litotiche argomentazioni sulla Sardegna attuale, e riverbera convinzioni e prospettive retrograde e stereotipate, con la pretesa di descrivere la Sardegna da massimi conoscitori e, grazie ad inclinazioni politico-editoriali, renderla fruibile nonostante sia solo una proiezione inconsistente e non verosimile di sé stessa.
Gavinu
Certo Gavi', è proprio così. E fare i nomi di chi è responsabile di tali atteggiamenti, come vorrebbe l'amico Addis, avrebbe solo il senso di indicare colpe personali (dal mio punto di vista, chiaro) e non diffusi comportamenti culturali di ceti compradores
Sapete com'è, ho il vizio di apprezzare la chiarezza perchè frasi come
"m'è capitato di leggere qualcosa riconducibile a questo filone e onestamente, chi non coglie raggi di disistima e di esotismo coatto verso qualcosa che è esotico al suo interno, deve avere delle fette di buon salame sugli occhi.
A mio avviso questo atteggiamento della Nouvelle Vague (i cui rappresentanti, guardacaso, vengono inseriti nei programmi universitari)è un pretesto per avanzare litotiche argomentazioni sulla Sardegna attuale, e riverbera convinzioni e prospettive retrograde e stereotipate, con la pretesa di descrivere la Sardegna da massimi conoscitori e, grazie ad inclinazioni politico-editoriali, renderla fruibile nonostante sia solo una proiezione inconsistente e non verosimile di sé stessa."
alle mie orecchie hanno la stessa valenza di "supercazzora brematurata con scappellamento a destra".
Alimentano microcomplottisti in cui non fare i nomi fa comodo perché evita di affrotnare il dibattito seriamente e a viso aperto. Siccome ci sono persone che hanno una visione diversa dalla propria allora vuol dire che c'è qualcosa che non va, ovvio.
Vorrei sapere se il termine "Nouvelle Vague" se lo sono creato loro o se glielo avete attrivuito sarcasticamente voi.
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