martedì 3 novembre 2009

I "falsi di Allai" e, per ora, qualche dubbio di competenza

Qualcuno ricorderà il commento di un anonimo, pubblicato il 28 ottobre, in cui si lanciavano pesanti accuse ad una persona che aveva trovato gli ormai famosi reperti “etruschi” nell'alveo asciutto del Lago Omodeo. “Si tratta di falsi eccome! Armando Saba [il nome è ora in chiaro per le ragioni che si capiranno, NdR] è stato trovato con le mani nella marmellata mentre le creava. Ci rendiamo conto dei danni che può aver fatto nella sua vita? Il bello che molti in buona fede ci hanno creduto ed ecco il risultato”.
Non so, naturalmente, da dove l'anonimo abbia mutuato le sue certezze. Ma queste tornano con il rapporto che il “Nucleo Carabinieri Tutela Patrimonio Cultura” di Sassari ha inviato alla Procura di Oristano che, nei giorni scorsi, ha denunciato Armando Saba per una serie di reati fra cui quello di falso. Il rapporto, firmato dal capitano Gianfilippo Manconi, come è naturale che sia visto il ruolo di chi lo firma, sostiene le accuse con quelle che sono ritenute gravi prove a carico dell'impiegato comunale di Allai che trovò questi ed altri reperti archeologici.
Tutto ciò viene fatto in una buona prosa e con abbondanza di enfasi e di derisione, tendendo a dare di Saba un profilo di uomo colpevole. Sarà, naturalmente, il giudice ad appurare se davvero sono stati commessi reati o se, invece, Armando Saba è innocente. Su questo aspetto della vicenda non è legittimo intervenire, pur se il rapporto dipinge una persona assai diversa da quella che amici, conoscenti, amministratori, studiosi conoscono.
Quel che interessa è capire come il capitano dei carabinieri sia arrivato alla conclusione che i reperti trovati siano falsi. È stato il “luminare etruscologo” dr. Marco Rendelli, professore di etruscologia e antichità italiche all'Università di Sassari. a dirlo e a certificarlo (il 4 marzo di quest'anno). Vedremo un altro giorno perché. In effetti, il dr. Rendelli ha un portafoglio di pubblicazioni piuttosto imponente in materia di etruscologia e non solo. Ma invano ne cercheresti una riguardante l'epigrafia che, lo si può leggere persino in Wikipedia, è “la scienza che decifra e mira a datare le epigrafi”. Rendelli, basta vedere, il suo curriculum è un esperto archeologo, autore di molti scavi e non solo in Etruria. Questo non vuol dire che sia anche un esperto epigrafista in grado di stabilire con certezza se le epigrafi di Allai sono vere o false.
Forse, altri, magari sulla base di studi specifici, direbbero il contrario. Questo – come ricorda il rapporto – è capitato, in senso inverso, al professor Massimo Pittau che ha studiato e certificato come autentica una pietra tombale trovata sempre ad Allai dall'autore del saggio storico linguistico “Origine e parentela dei sardi e degli etruschi”. Massimo Pittau illustrò questa ed altre iscrizioni etrusche al IX convegno di studio “L'Africa romana” che si svolse a Nuoro nel dicembre 1991. Durante questo convegno – è scritto nel rapporto - “veniva smentita pubblicamente l'autenticità” dei reperti illustrati da Pittau.
Nella discussione fra esperti, l'uno che assicura della autenticità, altri che la negano – cosa normale in un convegno – interviene di peso l'autore del rapporto che non pare avere dubbi nello sposare, non dice in base a quali personali competenze, la tesi della inautenticità. Pittau è troppo noto e gli è quindi risparmiato un giudizio che “seccamente decretava la falsità dei dieci elementi consegnati dal Saba al sindaco di Allai”.
Ripeto, non ritengo legittimo intervenire circa le accusa che i carabinieri del Nucleo specializzato muovono ad Armando Saba. Questa è materia per un giudice che, esaminate le prove contro e quelle a favore, deciderà. Quel che immagino è che in tribunale non ci si accontenterà di una relazione fatta da un non epigrafista e di un rapporto in cui fra una dichiarazione di autenticità e una di falsità, in relazione alla pietra tombale di Allai, si opta per la falsità su non si sa bene quale oggettività.

Nella foto: La pietra tombale di Allai, nella comunicazione di Massimo Pittau al Comvegno di Nuoro

1 commento:

Anonimo ha detto...

Caro "luminare" Pistore,
così come, a suo dire, il rapporto dipinge la persona in oggetto in un ottica "colpevolista", non mi pare che lei sia completamente neutro e, forse, esprime una posizione "innocentista". Quando poi però mira a mettere in dubbio la professionalità di chi ha analizzato i reperti, mi pare che si schieri apertamente.
E visto che lo chiama in causa, ha visto il curriculum e in qualche modo ironizza sul "luminare", lo faccia almeno bene...il cognome è Rendeli, con una L non due...
Il curriculum andava letto meglio e per avanzare riserve occorre averne uno pari o superiore.
Molto cordialmente
Un non etruscologo