lunedì 9 novembre 2009

Palazzi sardi multifunzionali

di Pierluigi Montalbano

Da decenni tutti i più accreditati studiosi, e con loro una vasta schiera di appassionati alla materia nuragica, cercano di proporre teorie verosimili per giustificare la presenza di migliaia di torri distribuite uniformemente nel territorio sardo. Perfino un nuraghe a due torri è visibile sull’isola di Mal di Ventre. Fortezze, propongono alcuni, luoghi di culto, affermano altri, abitazioni, ipotizzano altri ancora. Ma la soluzione è complessa.
Dopo aver letto tutto e il contrario di tutto ho pensato di cercare di capire che ruolo potessero avere, e vorrei proporre una possibilità di multifunzionalità. Certamente l’impiego di ingenti risorse comunitarie e di tecniche in uso su tutta l’isola ci suggerisce una volontà diffusa di edificare strutture che durassero nel tempo e mostrassero a popolazioni vicine e lontane l’antropizzazione del territorio. Occorre aggiungere che solo due motivazioni possono spingere verso l’idea di strutture grandiose come alcuni edifici a tre torri sovrapposte: la religiosità e un forte potere gerarchizzato.
La prima è facilmente dimostrabile analizzando la struttura muraria, adatta al culto e non alla guerra. Troppo facile per un esercito organizzato (se mai ci fu) smontare le fragili difese offerte da garitte, torri non comunicanti e isolamento interno degli eventuali assediati. D’altro canto si dovrebbe accettare l’idea che oltre 8000 torri sparse sono troppe per essere tutte luoghi religiosi. Spunta quindi un’ipotesi che potrebbe unire varie funzioni: il palazzo.
Similmente a ciò che accadde in altri luoghi, simili per caratteristiche alla nostra amata Sardegna, si sentì l’esigenza di riunire le funzioni religiose, cerimoniali, civili ed economiche in un unico e ben distinguibile “luogo comune”. Un edificio composto da più vani che racchiude tante potenzialità. La tecnica costruttiva è simile per quasi tutti gli edifici: si spianava e preparava un piano di calpestio, si orientava secondo la luce e il vento, si predisponevano gli impianti (cisterne e canalette), si decidevano le dimensioni e si iniziava a sistemare il primo filare di pietre, quello più importante, il reggispinta principale.
Quando si presentava l’occasione si sfruttava il materiale già presente (speroni di roccia o grandi massi già costituenti una base su cui poggiare la struttura) per risparmiare tempo e fatica. Il prestigio di una comunità si evinceva dalla maestosità con la quale realizzava il palazzo. Si viveva in pace e le piccole scaramucce fra clan si risolvevano con piccoli aggiustamenti. Solo una popolazione pacifica può decidere di mettere in gioco simili risorse. Dobbiamo pensare ad artigiani, cuochi, mercanti e tutte le altre professionalità dell’epoca tutti intenti a realizzare un edificio sacro per la propria comunità.
Un luogo dove la circolarità dimostra simbolicamente un desiderio di democrazia e una volontà di collaborazione che insieme possono ottenere risultati prestigiosi. Questi poderosi palazzi sono ancora lì, ad osservarci e ad indicarci la strada per una vita migliore: spingere tutti verso una direzione, come facevano i marinai dell’epoca quando dovevano condurre a buon porto le loro abitazioni sul mare, le navi.

24 commenti:

Anonimo ha detto...

se furono troppo numerosi per essere centri di culto allora lo furono ancora di più per essere palazzi multifunzionali

Pierluigi Montalbano ha detto...

No...devi dividere, non moltiplicare.

Anonimo ha detto...

Credo di poter condividere il suo punto di vista, in particolare nel punto in cui afferma: "Similmente a ciò che accadde in altri luoghi, simili per caratteristiche alla nostra amata Sardegna, ...." che mi fa pensare spontaneamente a una civiltà molto "simile" (termine ripetuto ma esplicativo) che si sviluppò più o meno nella stessa epoca nel cuore della penisola iberica.

Parlo della cultura "de las motillas", la quale presenta delle sorprendenti similitudini con la cultura nuragica.

Inoltre gli studiosi iberici danno un'interpretazione dei resti materiali di quella antica civiltà (costruzioni fortificate, circolari, megalitiche, ma comunque prive di volta a ogiva, ubicate in colline naturali e artificiali a controllo del territorio), in sintonia con la sua interpretazione dei resti della civiltà nuragica.

Per chi eventualmente volesse curiosare indico giusto due indirizzi, ma se ne possono trovare tanti altri:

http://es.wikipedia.org/wiki/Bronce_Manchego;

http://www.prehistoriayarqueologia.org/excavaciones/excavacion.asp?8

Marco Pinna

Anonimo ha detto...
Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.
Anonimo ha detto...

Scusi Montalbano,e i nuraghi costruiti su alture, i posti più inaccessibili e scomodi per svolgere funzioni?

Anonimo ha detto...

Buongiorno anonimo,
ha mai sentito parlare di Machu Picchu?
A volte l'uomo compie opere mirabili e impensabili.

Pierluigi Montalbano ha detto...

Scusi, ero io, ho dimenticato di firmare.

Tonino Orrù ha detto...

A me è sembrato sempre abbastanza ovvio che l'elemento unitario dei nuraghi sia il sistema edificatorio.
L'uso invece può essere vario, anche se un edificio di quelle dimensioni può nascere solo dal concorso di tante volontà e costituisce quindi la sede delle funzioni "sociali" della tribù.
Che poi prevalga la finalità religiosa è nelle cose dell'epoca.

Unknown ha detto...

Vorrei chiedere conferma al signor Orrù se quello che egli afferma implichi che in Sardegna esistevano 7.000 - 9.000 tribù, le quali costruivano in modo affatto simile edifici monumentali per usi differenti.
Maurizio Feo

Giorgio Cannas ha detto...

Se andate a Cuglieri conterete 14 chiese e un seminario, che conta 2500(circa) abitanti; anche nell'isola di Malta che ha una bassissima densità di popolazione ci sono tantissime chiese, molte delle quali "gigantie" per l'esatezza 365 (una al giorno). Meditiamoci su.
Giorgio Cannas

Tonino Orrù ha detto...

Al sig. Maurizio.
Dov'è il problema?
Per tribù non si intendono paesi di migliaia di abitanti.
E comunque l'edificazione dei nuraghi è durata quasi un millennio.
Io credo (almeno a stare ai pochi studi in materia)che i nuraghi siano stati di più, e che a noi siano pervenuti quelli costruiti in modo adeguato.

Unknown ha detto...

Premettendo che sono fondamentalmente d'accorso con quanto scritto dall'amico Pierluigi, che s'inserisce perfettamente anche in quelle che sono le mie (poche) personali ipotesi al riguardo, confermo che quanto affermato da Giorgio Cannas e Tonino Orrù mi fa molto piacere, perché significa che ci stiamo orientando verso una più attenta considerazione (critica e personale) pratica e reale di che cosa potesse essere una Società organizzata in quei tempi, senza più fantasticare. Faremo ancora molti errori e tentativi.
Dovremo - ad esempio - considerare che cosa realmente s'intenda per tribù (antropologicamente e numericamente). Ma, prima o poi, arriveremo ad un consenso comune: che - se non sarà la Verità - costituirà almeno l'ipotesi di massima verosimiglianza competitiva.
MF

Anonimo ha detto...

Francu Pilloni scrive:

Di nuraghe a due torri affiancate io ne ho visto uno ad Orroli. Si chiama Nuraxi de Carcina (Carcina è anche il nome della zona, piena di pietre calcaree), sta a trecento metri circa dalla strada per Escalaplano, visibile dietro una bella quercia isolata. La peculiarità di quel nuraghe sta nel fatto che le due torri sono state innalzate in tempi diversi: quella a Est, la più antica, è costruita con massi enormi e ben squadrati, mentre l'altra, quella verso ovest, è di fattura meno egregia. Le due torri sono collegate fra loro da un muro a triangolo rovesciato il quale, mentre con la torre più recente presenta incastri profondi e continui (il che dimostra appunto che il muro e la torre sono contemporanei), con la torre più antica presenta solamente dei massi appoggiati e non legati.
Intorno al nuraghe si vedono resti evidenti di capanne per lo più circolari (mi pare di ricordare).
Mi ero posto una domanda, al tempo in cui mi recavo spesso a visitarlo, a misurarlo, a fotografarlo: perché hanno costruito una seconda torre ad affiancare la prima?
Fatta piazza pulita dell'ipotesi che la torre primigenia fosse andata in decadenza, visto che ancora oggi è la meglio conservata, mi venne da pensare che la torre proteggesse una sorgente, di cui sembra si scorgano ancora le tracce, anche se asciutte. E se la sorgente, la polla, avesse cambiato improvvisamente il luogo di affioramento? Basterebbe questo fatto per erigere un'altra torre (mica di poco conto!) per rimettere al sicuro sa mizza?
Naturalmente è una fantasia, ma non sono riuscito a inventarmi altro, vedendo le tracce di umidità che affiorano ancora oggi nel sito. Ogni ipotesi sulla funzione dei nuraghi lascia delle perplessità, anche e soprattuto quelle di fortezze o di vedette. Vicino a questo nuraghe, meno di un chilometro, c'è un altro nuraghe monotorre, neanche ben piazzato come posizione, certo non come il possente quadrilobato di "Sa Serra" ormai quasi inglobato nell'abitato, che ha dato materiale da costruzione per almeno la metà delle case di Orroli, o come Arrubiu che è situato proprio al margine de "Su taccu" di Nurri e di Orroli, quasi sul margine della voragine scavata dal Flumendosa. Dunque, palazzo per Arrubiu e Sa serra, per esempio, ma altri che se ne vedono tra questi, modeste monotorri di quattro o cinque metri, non sarebbero che dei tuguri.

Anonimo ha detto...

Naturalmente stiamo solo ipotizzando e la mente spazia in ogni direzione. Ma visto che ci siamo anche io fornisco la mia interpretazione. Si potrebbe ipotizzare che in ogni cantone fosse presente una reggia (castello-palazzo come la si voglia chiamare, tri-quadri-pentalobato a secondo della ricchezza del cantone stesso) organizzato tramite capillari ramificazioni che si estendevano su tutto il territorio per mezzo di monotorri la cui funzione potrebbe essere stata molteplice: dalla semplice vedetta (per il controllo della zona circostante e delle sue risorse o nei cantoni marini torre di avvistamento per eventuali sbarchi) al ricovero di famiglie e animali in caso di pericolo imminente, alla funzione religiosa come tempio che svettava sulla natura dominata dal SardusBabbay. Una volta chiusi dall’interno, i monotorre erano facilmente difendibili da pochi guerrieri. Nel caso di attacco di un modesto numero di armati, il suo interno poteva ospitare famiglie e animali (il gregge era un elemento di primaria importanza in una società agro-pastorale) e dalla sua sommità si comunicava lo stato di assedio al più vicino visibile monotorre, si potrebbe dire in rete tra loro. Un monotorre poteva resistere il tempo necessario ai rinforzi per arrivare e sbaragliare i nemici. In caso di sbarchi di mercanti nei cantoni costieri, dal monotorre partiva il segnale ai clan di montagna per venire nelle rade e barattare prodotti. Il monotorre potrebbe aver rappresentato la diramazione capillare di un’ente centrale che controllava e difendeva ogni angolo produttivo e strategico del suo territorio. Il monotorre potrebbe essere stato il punto di raccolta, di ristoro, di difesa, di una unità terriera produttiva che poteva identificarsi con un’ ''adde'' molto estesa, una ''minda'' fertile e vasta, una ''tanca manna'', una rada riparata e pescosa. Il nucleo che gestiva un monotorre era tributario dell’ente centrale ed era a lui legato da vincolo di mutua difesa se non parentale. La ricchezza prodotta da tale mondo agro-pastorale era facilmente gestibile da pochi elementi e le donne contribuivano attivamente: molte braccia potevano essere impiegate nell’arte della guerra senza recare troppo danno al sistema produttivo. Dando sfogo all'immaginazione, ma restando con i piedi per terra, potrebbero aver avuto una simile funzione. Luisiantoni

Anonimo ha detto...

Spero non sia troppo lungo da leggere (sicuramente, per me, era troppo lungo da tradurre), propongo questa interpretazione del "fenomeno megalitico", che credo in sintonia con l'argomento:

TEORÍAS E INTERPRETACIÓN DEL FENÓMENO MEGALÍTICO

¿ Qué significan estos monumentos megalíticos ? ¿ Por qué se construyen y que existe detrás de ellos ?

La interpretaciones dadas son muy diversas y muy opinables.

La interpretación tradicional, que vinculaba su aparición a un nuevo sistema religioso, cuya manifestación más evidente y que mejor se ha conservado, es su rito de enterramiento. El origen de esta nueva religión se consideraba oriental y desde allí avanzó hasta occidente y con la religión vinieron los monumentos. Gordon Childe, llego a hablar de misioneros del Megalitismo La interpretación del materialismo histórico, que habla del Megalitismo desde la aparición de sociedades muy jerarquizadas con unas clases sociales muy definidas, donde hay una clase dominante que se ha enriquecido, por la acumulación de excedentes, que son el resultado del nuevo sistema económico de producción. La clase dominante administra los excedentes y se justifica a si misma elaborando un complejo aparato religioso cuya plasmación más evidente serán los monumentos megalíticos.

Colin Remfrew, considerado como el último teórico del megalitismo, y ha ofrecido interpretaciones novedosas a estas anteriores consideradas muy rígidas, demasiado deterministas.

Para él, el megalitismo, en la mayoría de los casos, es el exponente de una verdadera colonización del territorio, y la manifestación de un cambio de las relaciones hombre medio y por lo tanto el exponente de una nueva forma de cultura.

Estas construcciones, por lo general situadas en las zonas altas de las montañas, muy visibles, serían los exponentes del derecho a la posesión y disfrute del territorio ocupado, constituirían un sistema de delimitación espacial, semejante a los que en la actualidad representan las vallas, las cercas..etc.

Este sistema de demarcación sería el resultado del crecimiento demográfico que obliga a consolidar el sentido de propiedad de los campos y nuevos territorios colonizados, ya que se van a encontrar con el expansionismo de nuevos grupos.

La mejor forma de demostrar la propiedad del territorio es enterrar en éste a los antepasados, y para que perdure se realizan grandes monumentos, para durar, y además se colocan visibles.

Otra idea de este autor es que estos monumentos megalíticos serían un sistema de intercambio y de redistribución de recursos entre sociedades igualitarias.

La construcción de estos monumentos , con el consiguiente transporte, en casos de kilómetros, de grandes piedras que pesan toneladas y su disposición arquitectónica, suponen una inversión de energía, tanto física como económica, y de tiempo, que implica la colaboración de diferentes grupos.

Esta colaboración tendría como finalidad, el establecimiento de lazos de solidaridad entre los diferentes grupos, es decir son a la vez un elemento de cohesión del grupo, durante su construcción y una vez construidos son la referencia del propio grupo.

http://www.google.it/imgres?imgurl=http://www.dearqueologia.com/megalitismo/mnajdra_templo.jpg&imgrefurl=http://www.dearqueologia.com/megalitismo_intro1.htm&h=280&w=406&sz=42&tbnid=FViYXTSHL8aXRM:&tbnh=86&tbnw=124&prev=/images%3Fq%3Dmegalitismo&hl=it&usg=__UIlUe1xEEfPpwwBon84N0W0Y1Fs=&ei=Hd37SpWXDonFsgblrYSiBQ&sa=X&oi=image_result&resnum=7&ct=image&ved=0CBgQ9QEwBg

Marco Pinna

Anonimo ha detto...

Chiedo scusa, l'indirizzo giusto è questo:

http://www.dearqueologia.com/megalitismo_intro1.htm


Marco Pinna

Anonimo ha detto...

Ma anziché parlare e teorizzare manco si fosse profeti e luminari....molto più serenamene perché non vi leggete qualche studio territoriale di archeologia dei paesaggi? Così bravi a raccattare le publicazioni più strane e introvabili, ma perché non vi fate tutti un bel salto in biblioteca? E magari ci state dentro per un bel pò? Alcune cose che si leggono sono di un ignoranza una superia che lascia basiti... Ma e voi sareste studiosi? E vorreste ch le vostre idee vengano davvero prese in considerazione dai ricercatori veri? Ripeto: entrate in biblioteca e anziché selezionarvi fantomatiche letture che fanno la fatica al posto vostro, prendete i DATI, quelli veri, MA TUTTI PERO'! e poi vediamo se siete davvero all'altezza di scrivere la Storia. Poi però vediamo se avete DAVVERO preso in considerazione TUTTO! E non si dica che questo non è il fine di molti... altrimenti significa che tutti i commenti che che ho letto finora è davvero aria fritta...
Veramente sottolineo la pochezza e la superficialità di molti presunti ricercatori. E' come se io mi mettessi a scrivere di fisica nucleare leggendo un libro delle superiori.
UNO STUFO DEI FANTARCHEOLOGI

Pierluigi Montalbano ha detto...

Grazie per l'intervento, Sig. Anonimo, ma non si evince ciò che lei pensa sulla funzione dei nuraghe. Capisco che noi poveri liceali siamo per Lei troppo intenti a fantasticare su queste spettacolari strutture edificate da chissà quale popolo. Ci dica...a suo parere cosa sono?...e chi li costruì?

Anonimo ha detto...

IO diversamente da lei, continuo a studiare, sui libri veri però...

Pierluigi Montalbano ha detto...

...e questi libri veri (che pare Lei solo legga e studi) cosa dicono a riguardo?

zfrantziscu ha detto...

Prima o poi doveva accadere, miei cari Montalbano, Laner, Losi, Sanna, Pittau eccetera e eccetera. L'anonimo ha in fine scoperto che le vostre lauree sono state ottenute con grande profusione di porcetti, agnelli, cotechini, bigoli all'anatra ai professori.
Ajò, confessate: in vita vostra non avete letto un libro che non sia la raccolta di Dylan Dog quelli più colti e un romanzo di Moccia gli altri. Ha ragione l'anonimo, sgradevole forse, ma acuto osservatore di specchi.

zfrantziscu ha detto...

A proposito, caro anonimo, "un pò" si scrive "un po'".

Anonimo ha detto...

e quindi?

zfrantziscu ha detto...

@ Anonimo
Quel "e quindi?" a quale post si riferisce? Al "pò" = "po'"? Se si vuole bacchettare in italiano, lo si usi correttamente.
Si riferisce alla mia risposta ad un altro anonimo, a quella di Montalbano o a quale altra?
Una modesta proposta: se si vuole continuare nell'anonimato, almeno ci si scelga un nomignolo, una cifra, un qualcosa insomma che distingua un anonimo da un altro.
Grazie