Caro Gianfranco,
io seguo il tuo blog con vivo interesse - tanto che lo apro tre o quattro volte al giorno – perché è condotto bene. Però una cosa non apprezzo e neppure riesco a comprendere, come ti ho scritto un’altra volta: che tu dia spazio anche agli “anonimi” che “sparlano” degli altri. A tali “anonimi” non si deve mai concedere spazio, dato che non sono altro che “vigliacchi” chi ghettant sa preda e cubant sa manu! Mi stupisco molto che tu Sardo e per di più Barbaricino conceda la parola a simili personaggi.
Allo “sparlatore/vigliacco” che è intervenuto sul tema della autenticità o meno della iscrizione etrusca di Allai e che io ho riconosciuto nella misura del 99/%, potrei anche rispondere per rintuzzare le numerose sciocchezze dette, ma non lo faccio perché a me non piace parlare con simili individui.
Caro Massimo,
a mo' di scherzo potrei riponderti: "Si vede che non sono barbaricini". In realtà, quel che tu poni è un problema più serio di quanto appaia entrando in questo blog. Diventa sovrabbondante la quantità di persone che si dilettano a scrivere delle autentiche sciocchezze, a volte in maniera anonima, altre firmandole con nomi di fantasia: si va da Giacomo Devoto a William Shakespeare. Sono i parti letterari dei cosiddetti Troll che normalmente casso senza pietà e senza che altri se ne accorga.
Conto diverso sono gli anonimi che, pur senza quel minimo di coraggio che si trova a buon mercato sul bancone di qualsiasi bottega, scrivono spesso cose sensate o, almeno, con una loro logica interna. Non capisco bene l'anonimato, visto che la libertà di espressione è ben garantita da leggi e da strumenti di tutela. Ma così è. Capisco il tuo rifiuto di rispondere a persone che danno più l'idea di essere dei franchi tiratori che individui in carne, ossa e pensiero. D'altronde la firma, se uno non ha coraggio, non garantisce che dietro abbia una persona fisica o, piuttosto, uno pseudonimo. In questo spazio, siamo stati intrattenuti a lungo da individui mascherati.
Che fare? Mi piacerebbe tanto che a decidere sia chi legge, o articolando il suo parere o, più semplicemente, scegliendo nel questionario in alto a sinistra, la voce che meglio esprime il suo parere.
Cancellare solo i Troll
Cancellare anche gli anonimi
Ricorrere alla moderazione delle discussioni consentendo al moderatore di pubblicare solo i testi firmati
Lasciare le cose come sono
E' un modo questo, per sapere se il problema che tu poni e che io sento insieme ad altri collaboratori è sentito o no. Per capirlo basterà vedere di qui a qualche tempo quanti si sono interessati alla questione.
18 commenti:
Ho più volte palesato il mio disappunto per gli anonimi.
L'anonimo è un povero, perché gli manca qualcosa. Dopodiché, visto che non è possibile e non democratico impedirne la presenza, teniamolo come un male necessario.
La bellezza del blog sta proprio anche nella varietà delle presenze. Penso infatti che la forbice di Gianfranco ci impedirebbe la visione reale del mondo, che è assai più variegato di quanto tutta la nostra immaginazione potrebbe supporre!
Ormai gli anonimi sanno che ogni volta che appaiono, dall'altra parte c'è chi li compatisce! Il villaggio è bello così, guai se mancasse lo scemo!
Un caro saluto
Franco Laner
Ok anonimi, basta con l'anonimato! Scrivete Mario Rossi, John Smith, Marco Carta. Poi vediamo cosa cambia...
Sistema muretto a secco. In d'unu blog no s'isparan ballas de prumu, ma paraulas e custas poden ferrer che-i su prumu. E tando a foras sos anonimos ca non b'andat bene a risponder a sas pupas, a sas pantumas.
Francu Pilloni scrive:
Caro Massimo, caro GFP,
visti i precedenti interventi che ho fatto nel blog, specialmente co "L'elogio dell'anonimato" spesso indicato come "apologia" dell'anonimato, la mia posizione è abbastanza chiara e non la cambio, non perché non mi dispiacciano certi interventi anonimi (che attualmente mi pare siano fatti fuori prima che arrivino a tutti e così deve continuare), ma perché non serve restringere ulteriormente gli spazi di libertà per altro verso conculcati nella nostra vita civile attuale.
Se prof. Pittau (scusa per il caro Massimo, ma era per restare in tono col post) ha capito al 99% chi si cela dietro il muretto a secco dell'anonimato, deve ringraziare appunto questa forma di comunicazione perché così ha potuto "misurare" l'individuo che ha identificato con una quasi certezza, il quale individuo, a viso scoperto, mai avrebbe detto quello che pensa. Voglio dire che ogni anonimo, nello stesso momento che si copre la faccia, mostra la pancia. E dalla pancia si capiscono molte più cose che non da un sorriso di circostanza.
Non capisco, continuo a non capire, non riesco a comprendere perché non riesco a capirvi quando parlate del coraggio dei sardi e poi aggiungete un "perdipiù barbaricino".
Volete dire che i sardi-barbaricini sono più sardi degli altri sardi, magari dei sardi-marmillesi come me? La questione è tutta da dimostrare, dato che siamo sardi tutti i sardi, tutti, maschi e femmine, abbiamo gli attributi al posto giusto (cumpudai si boleis!), ecc. ecc. Se invece intendete per coraggio anche certa ferocia, o l'esatto contrario del coraggio,come la vigliaccheria di sparare da dietro un muretto a secco, di non presentarsi mai a testimoniare a favore di chi ha subito un torto (omicidio, sequestro), comportamenti tutti ben presenti nell'isola e in Barbagia in particolare, bene, non vedo cosa ci sia da gioire nel fatto di essere sardo e perdipiù barbaricino.
Naturalmente, ci sarà una spiegazione logica, visto che non siete due persone che parlano solo per aprire la bocca. Di questo, qui stesso, ve ne do atto. E neanche in forma anonima.
Adesso che il prof. Pittau mi ha identificato al 99%, farò richiesta di una scorta.
A proposito di sparare da dietro un muretto a secco, quale fra queste due azioni le è più simile: attaccare uno studioso da pochi giorni defunto dandogli dell'incompetente, oppure difenderlo e ricordarlo con l'onore che ha guadagnato, in forma anonima ma senza insultare nessuno?
Fate un po' voi.
Caro Gianfranco,
hai piena ragione: il tema dell’”anonimato” è molto serio e perfino grave per il direttore di un blog. Siccome in effetti prima di scriverti ho meditato alquanto su questo argomento, mi permetto di proporti una soluzione, la quale prevede due differenti eventualità.
I) Tu dovresti seguire la ormai comune prassi dei direttori di giornali, i quali pubblicano numerose lettere con la dicitura “lettera firmata”. Il che significa chiaramente che il direttore conosce il nome e cognome di chi ha scritto la lettera, però accetta che questi preferisca restare in ombra, cioè anonimo. Siccome d’altra parte sarebbe molto difficile che l’anonimo ti mostrasse in un qualsiasi modo la carta di identità, tu dovresti pretendere sempre che egli ti comunichi almeno il numero del suo telefono, in modo tale che tu, per eventuali motivi di prudenza, potessi telefonargli per accertare la sua identità.
II) Tu dovresti stare molto attento a non incappare nel reato di “calunnia o diffamazione per mezzo della stampa” nel caso che un qualsiasi autore di una lettera, anonimo oppure conosciuto da te, scrivesse calunnie e/o diffazioni a carico di terzi. Perché in questo caso un individuo calunniato o diffamato potrebbe denunziare te, direttore del blog, alla magistratura appunto per calunnia o per diffamazione.
Del resto sono venuto a conoscenza da un mio giovane collega del fatto che tu, inavvertitamente, avevi pubblicato nel tuo blog una lettera che conteneva elementi di calunnia e di diffamazione a suo danno; egli ti chiese di togliere dal blog quella lettera e tu di fatto la togliesti immediatamente.
Per il vero il “detrattore/vigliacco” che è intervenuto sul tema della autenticità della iscrizione etrusca di Allai e che io – lo ridabisco - ho riconosciuto nella misura del 99/%, non arriva mai alla calunnia o alla diffamazione nei miei confronti; egli si limita a “criticarmi in maniera leggera e sfuggevole” e con “punzecchiature maligne” e questo suo subdolo modo di fare è sfuggito finora alla tua attenzione, dato che ovviamente le punzecchiature le avverte soltanto il punzecchiato. D’altra parte, se costui vuole ancora scrivere in codesto modo, continui pure a farlo, ma che almeno abbia il coraggio di farsi riconoscere dal direttore del blog! Però c’è molto da dubitare che costui accetti di scoprirsi neppure con una sola persona, il direttore, di certo perché ha la coda di paglia…
Ha avuto ragione Franco Pilloni ad urtarsi per una mia frase scritta effettivamente male. In effetti avrei dovuto scrivere così: «i Sardi, nella loro immensa maggioranza, hanno forte disistima per i vigliacchi». Che io non potessi pensare diversamente lo dimostra il fatto che io sono, sì, nato e cresciuto a Nùoro, ma mio nonno paterno era di Sanluri, come dimostra pure il mio cognome, il quale corrisponde al campidanese Pittanu «Sebastiano».
Una delle grandi conquiste della rete è la circolazione delle idee e il confronto aperto a tutti su di esse. In un’epoca in cui la cultura è a disposizione di tutti, in cui, credo per la prima volta nella storia, un qualunque cittadino può avere un più pesante bagaglio di conoscenze rispetto a quello dei propri governanti, la rete è come una enorme assemblea in cui ci si confronta senza la barriera e, talvolta, senza le inibizioni prodotte dalle distinzioni di status. Una gigantesca seduta, dunque, in cui non esistono architetti o carpentieri, professori o studenti, manager o operai, senatori o rappresentanti di classe di un liceo, in cui non ha nessun senso chiedersi chi sia l’uno e chi sia l’altro, a meno che non si abbia il desiderio di riprodurre fedelmente sulla rete i luoghi con cui si ha più familiarità e nei quali ci si sente a proprio agio: un’aula magna di una università o, che so, uno studio medico o un cantiere edile, luoghi nei quali, spesso, si è più ciò che si rappresenta che ciò che si conosce, tutti consessi, comunque, per la cui esistenza non c’era bisogno di inventare la rete. Il puro confronto dunque, liberandoci dalle zavorre che la società ci costringe a portare sulla schiena, a patto di rinunciare a ciò che siamo nella vita reale per essere soltanto ciò che portiamo dentro la discussione. Poi, naturalmente, si può decidere di fare uno spazio in rete in cui ci si conosce tutti, e chiudere a chi non presenta le proprie credenziali, a quel punto, però, perché non usare la posta privata o, meglio ancora, incontrarsi a cena?
Credo che sia importante, invece, la tracciabilità degli interventi di una persona, il fatto che la si possa identificare nei suoi scritti grazie alla firma con cui sempre li contrassegna, sia essa espressione di reale o soltanto virtuale identità, in modo che tutti gli altri abbiano modo di farsi un’idea della testa di chi sta dietro quella firma, e in modo che chi scrive e la usa abbia la sensazione di rappresentare se stesso con essa, con tutto ciò che ne consegue, eventuali figuracce comprese. Inutile ricordare, poi, che il titolare di una connessione da cui è partito un commento è facilmente rintracciabile.
Pietro Murru
@ Anonimo
Per amore della precisione e col sorriso sulle labbra, vorrei segnalarle che, semmai, è la pietra tombale di Allai a dover uscire sotto scorta: è quella che Pittau ha identificato al 99%, non lei.
Francu Pilloni scrive:
Grazie, prof. Pittau.
Lo sapevo che i galantuomini non nascono a mindas come i funghi, ma in ogni luogo. Come pure quelli cun pilu in su coru.
Noi pensiamo che in Sardegna ne nascano più che altove, ma è un modo romantico di vedere le cose. Una nostra debolezza, insomma, di cui ci autoassolviamo in fretta, per non cadere nell'eccesso opposto.
Un saluto.
.
Caro professor Pittau,credo che l'anonimato non sia poi brutto come sembra,farei piuttosto una distinzione tra civile ed incivile,e questo indipendentemente dal luogo o paese di provenienza.Ritengo infatti,come avrà certo notato anche lei,che molti su questo blog insultino tra le righe,anche più di certi anonimi.Pertanto distinguerei due fazioni:
1)Anonimi e firmatari=offensivi, vigliacchi,profittatori,incivili,
inevoluti e opportunisti;
2)Anonimi e firmatari=educati, razionali, intelletualmente onesti,colti,civili.
Distinguere gli appartenenti ad un gruppo da gli altri è assai semplice.Come,trovo semplice, riconoscere le firme di certi altri anonimi,tra le righe dei loro messaggi.
Eliminare gli anonimi "cattivi",penalizzerebbe quelli "buoni".
Dietro la dicitura "anonimo" possono senz'altro nascondersi, anche persone di spicco,con titolo,che approfittano della maschera dell'anonimato,nel bene e nel male.
Io,e per questo mi scuserà,bado molto al contenuto e poco al contenitore.
Ho letto su altri blog,ma anche su questo,discussioni assai ricche, articolate da persone che si presentano come anonimi.Al contrario persone che si firmano non imbastiscono,in molti casi, nemmeno un discorso in croce.
Certo è che i malati di ego scorrazzano per tutti i blog incontrastati,e sono quasi sempre anonimi.
Caro professore,riguardo all'anonimo da lei citato,è uno che,su questo blog,spara alla "terminator",nel bene e nel male.
Salude e Vida
Clamorosamento vengo meno all’impegno, che avevo preso, di non interloquire più col noto “detrattore-vigliacco” (di cui mi era sfuggito un intervento come al solito “anonimo”), per il fatto che non riesco a resistere al gusto di mostrare quanto deboli siano le sue capacità dialettiche.
Al prof. Lidio Gasperini – che io non sapevo essere deceduto una decina di giorno fa – non ho rimproverato di essere “incompetente in epigrafia latina”, ma ho rimproverato di essere “incompetente in epigrafia etrusca”. Cosa che ha finito col riconoscere implicitamente anche lui, quando ha pronunziato la frase finale «Agli specialisti di epigrafia etrusca di pronunziarsi!».
Chissà mai perché il “detrattore-vigliacco” dovrebbe prendersi una scorta: io mi limito solamente, quando mi si presenta l’occasione, a notificare agli amici il suo nome e cognome, la sua professione e la sua residenza, ma lo assicuro che non ho alcuna intenzione di “sparargli di dietro al muretto”!
Ieri ho avuto una conversazione telefonica con un amico di Oristano e, fra le altre notizie che ci siamo scambiati, egli mi ha detto che io stavo giocando col noto “Anonimo” come il gatto gioca col topolino. «No – gli ho replicato io – perché il topo, se si è fatto beccare, è segno che ha avuto il coraggio di uscire dalla tana, mentre il “detrattore-vigliacco” non esce mai dalla sua».
Una semplice curiosità, dalle parole del Prof. Pittau:
"Del resto sono venuto a conoscenza da un mio giovane collega del fatto che tu, inavvertitamente, avevi pubblicato nel tuo blog una lettera che conteneva elementi di calunnia e di diffamazione a suo danno; egli ti chiese di togliere dal blog quella lettera e tu di fatto la togliesti immediatamente."
Quel collega era anche nuorese?
Professor Pittau,
il fatto che uno studioso del suo calibro abbia deciso di interloquire con una nullità come me mi ha commosso, davvero. Perciò mi pento e lo do ragione: sono un anonimo vigliacco, una persona che non vale niente e merita disprezzo.
Come vede, io so anche fare marcia indietro.
Tutto qua.
In tanti ancora non capiamo qual'è il problema vero dell'anonimato... Non mi pare che manchi la facoltà di censurare commenti osceni o nei quali si usano parolacce etc. (....tranne poi l'indulgenza a correnta alterna sui vari "fizz'e bagassa" di recente lettura......)
Non mi pare neanche si possano confondere, anche ad un primo sguardo, i commenti sensati da quelli senza filo conduttore. Da qualche parte sul blog ho anche letto che, in casi estremi, si può certo risalire al mittente anche se anonimo: casi estremi certo, come quelli legati ai processi giudiziari in corso e parlanti di mani tra la marmellata. Però non si può utilizzare una pecora nera per falcidiare tutto il gregge, un pò scorretto...quasi quanto il benevolo inquadramento al 99% effettuato da taluno: quanta perdita di tempo a cercare di decifrare gli anonimi e quanta poca a riflettere sui contenuti.
Come giustamente scrive qualcuno tra gli anonimi si potrebbero celare anche personalità di spicco del mondo della cultura, della politica, dell'Università e persino della Soprintendenza... Se si firmassero che cosa cambierebbe? Uno studioso serio come Alfonso Stiglitz ha scritto qualcosa su questo blog qualche tempo fa, qualcosa che avrebbe dovuto far riflettere, su cui si poteva discutere...perché, vi piaccia o meno, lui e tanti altri hanno studiato molto ma molto di più di altri che sfornano libri a valanga, nuove "bibbie" in bilico tra frustrazione e magnificenza. E qual'è stato il risultato? Una predica nel deserto. Ma lui si è firmato si dirà, ci ha messo la faccia....ebbé? Cosa è cambiato? Orecchie da mercante come sempre.. e l'indefessa difesa della democraticità delle teorie. Il fatto è che si parla di archeologia non di scienze esatte, per cui ognuno è libero di dire la sua...ma non tutti hanno la stessa capacità di discernimento, o se volete il medesimo bagaglio culturale, per cui....un minestrone, tra corretto e non corretto, tra realtà e fantasia, tra idee legittime e disinformazione deprecabile. Ma davvero credete che gli "addetti ai lavori" siano tutti degli stupidi? Messi lì ovunque siano senza aver faticato, studiato, ricercato e ristudiato, rifaticato, riflettuto, pensato, letto, superato concorsi, prove, scritti, pubblicazioni (scripta manent...)? Davvero avete intenzione di affidarvi ai dati che vi vengono forniti da gente come Shardanaleo che riprende notizie dai quotidiani e non conosce neanche la differenza (millenni non secoli) tra la Cultura sarda di Monte Claro e la successiva nuragica? O altri che mettono tutto in dubbio perchè in fondo vorrebbero che tutto sia nuragico?
@ Anonimo (l'ultimo)
Se qui è tollerato (non condiviso) quel "fizzu 'e bagassa", credo immagini di che tenore siano i post anonimi che cancello: lì c'è, almeno, un barlume di indignato ragionamento. Nessuna tolleranza alternata.
So che sotto anonimato scrivono su questo blog fior di intellettuali e studiosi, altri mandano mail private di cui mi guardo bene di parlare, pur essendo emblematiche. E questo, se mi fa piacere da un lato, dall'altro mi fa disperare della possibilità che si ha di vivere in una società normale.
Lei cita Alfonso Stiglitz, della cui vecchia amicizia mi onoro, come uno studioso che firma e che difficilmente ottiene risposta. Non mi fa piacere tutto questo, preferirei che la ricevesse, ma l'amicizia non mi fa velo sul fatto che egli, per quanto lo conosco a torto, è pensato come rappresentante di quella cerchia di persone chiuse alle novità e timorose che queste novità turbino "l'ordine costituito".
Leonardo Melis, che con tanta alterigia lei disprezza, è un turbatore dell'ordine costituito. Io non so se delle cose che scrive se ne possano accettare una, due, tre o più. Ma bastano quella o quelle ad aprire sbocchi a ricerche che altrimenti resterebbero chiuse per sempre. Stiglitz e Melis sono entrambi miei amici - spero di non danneggiare nessuno dei due con questa mia profferta - ma non è per la morbosa voglia di mistero della gente se il secondo ha un credito popolare di cui il primo no gode.
Forse le cose sono un po' più complesse della cosiddetta credulità popolare. Mi piacerebbe se ne discutesse, senza scomuniche e anatemi.
Caro Pintore,
non mi pare che avere molta presa sul pubblico sia qualcosa di cui andare fieri...a meno che non si scrivano romanzi...
Se lo immagina Theodor Mommsen primo in classifica per i suoi best-sellers? La ricerca seria sa essere, a volte, molto noiosa e poco affascinante, almeno nel momento in cui si raccolgono i dati, seriamente come farebbe qualsiasi ricercatore di chimica o di fisica o di altro.
Una ricerca seria non la si può giudicare sulla base della fortuna di cui può godere presso un ampio pubblico, o almeno non solo per quello.
Mi pare di essere stato chiaro su cosa intendo dire...
Caro Anonimo,
può capitare, scrivendo, di dire cavolate. Chi sa quante volte ne ho detto? Ma non quella che mi addebita e che, cioè, secondo me, "avere molta presa sul pubblico sia qualcosa di cui andare fieri".
Parlavo di "credito popolare" che è una cosa buona per chi innovando, uscendo da paradigma consolidati a volte dalla ripetizione, afferma che una lettura diversa è possibile.
Possibile non vuol dire certa. Spetterebbe ai titolari delle certezze smontare la pur semplice possibilità che la certezza sia messa in crisi. Se chi ha gli strumenti per farlo, si chiude in uno sdegnato silenzio, pazienza. L'immagine che si sé da questo silenzio è non quella del "non mi abbasso", ma dell'imbarazzo e dell'arroccamento.
Nella società della comunicazione complessa, pensare che il premio Nobel Theodor Mommsen, "maestro vivente della scrittura storica", abbia detto tutto per sempre, non fa i conti coll'informazione diffusa e non più solo verticale.
Sarà anche un lavoraccio, ma stare nella società della comunicazione impone attenzione al "credito popolare" di cui si circondano le cose prima non dette. Attenzione e, se ce ne sono, controdeduzioni.
Mi scusi,
ma secondo lei non stare rinchiusi e lontani dal "nuovo che avanza" significa che un archeologo "ufficiale" dovrebbe, ad esempio, perdere tempo a spiegare la differenza tra scarabei egiziani ed egittizzanti quando invece si fa volontariamente confusione solo per poter suffragare il nesso Shardana-Faraoni? Le pare serio? Pensa che gli specialisti di glittica arcaica, che hanno faticato e incrociato dati per decenni e decenni per capire meglio la soluzione di questo problema, debbano ora ritornarci su per rispondere a chi, acriticamente, decide di rimettere le cose in discussione senza la benché minima cognizione della problematica e per qualche tornaconto letterario? Lei ovviamente penserà che ciò apporterebbe novità e un avanzamento nella conoscenza, a me pare invece che questo comporterebbe solo un rallentamento e forse qualche passo indietro.
Per cui, ritorno su due concetti che mi sono molto chiari:
-nuovi studi e nuove teorie solo dopo aver studiato BENE il pregresso;
-imparzialità nella raccolta dei dati;
Come può immaginare queste due semplici "precauzioni" non sono così facili da mettere in pratica. Ma è importante che siano sottese ad ogni tentativo di ricerca e ricostruzione.
Questo dei materiali egizi (nella fattispecie scarabei) è solo uno dei tanti casi possibili. Anzi vorrei tanto che su questa ed altre problematiche qualcuno si faccia avanti, e che dica qui, nero su bianco, che tutti questi scarabei trovati nelle tombe fenicie e non solo, sono tutti egiziani e magari molto più antichi di quanto dice l'archeologia ufficiale.
Mi piacerebbe conoscere la base di tali ragionamenti.
Per farla crollare una volta per tutte, naturalmente.
P.S. con un pò d'ironia d'ora in poi mi firmerò Phoinix, se non le spiace...
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