Il titolo che domina la prima pagina della Nuova Sardegna di oggi è: “È allarme violenza in Barbagia”. E qual è la Barbagia di cui si parla? Quella che comprende Onifai, Lodè e Orgosolo. Onifai e Lodè sono notoriamente in Baronia, e Orgosolo, altrettanto notoriamente è nel Nuorese. E la Barbagia? Non c’entra o c’entra con la stessa attinenza che ebbe un servizio della Rai, un cui inviato speciale situò “Bonorva nel cuore del Supramonte di Orgosolo”. Non era giustificabile quel giornalista venuto da Roma (quella povera deontologia professionale obbliga ad essere esatti almeno in geografia), figurarsi chi titola un quotidiano fatto in Sardegna per i sardi.
Tanto più che la geografia creativa della Nuova ha saltato il mare e ha disinformato gli spettatori di “Rai news 24” i quali hanno innocentemente ingurgitato una informazione falsa: che i fatti raccontati sono avvenuti in Barbagia. La quale Barbagia è da tempo non più una regione geografica ben delimitata, ma una categoria del male, una sorta di contenitore in cui mettere tutto il crimine, raccoglitore che si allarga mano a mano che i crimini accadono.
È in fondo lo stesso meccanismo utilizzato dai romani: chi non partecipava della loro civilizzazione era barbaro, barbaricino, chi si convertiva alla loro civilizzazione smetteva di essere barbaro e barbaricino. Ma allora, almeno, si trattava di territori, di luoghi definiti geograficamente. Ora si è alla definizione della Barbaria come categoria dello spirito senza alcun obbligo di collocazione spaziale.
Si tratta solo di una pur colpevole ignoranza? Può darsi. O c’è una altrettanto illecita operazione commerciale, per cui la Barbagia vende perché conosciuta ovunque e, poniamo, il Barigadu invece non tira? Può essere. Il fatto è che questa sciocca semplificazione, con tratti di inconscio razzismo, ha l’effetto di criminalizzare una regione della Sardegna che ha già i suoi problemi con il crimine e non ha certo bisogno di targare con il “made in Barbagia” i crimini avvenuti altrove.
Anche da questo nasce la crescente insoddisfazione nei confronti di una stampa frettolosa, pressappochista e inutilmente sculacciapopoli. Episodi come quelli capitati qualche giorno fa ad Orgosolo, dove alla stampa è stato inibito l’accesso ad una assemblea di madri, non devono stupire. Preoccupare per il disconoscimento del ruolo della stampa sì, ma stupire no.
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