di Franco Pilloni
Caro Sergio, [risponde al commento del consigliere regionale Franco Sergio Pisano ad un suo articolo, NdR]
l'idea del federalismo non è nata con Bossi, ma ha storicamente origini quando l'Italia ancora si doveva “fare” ed era in contrasto con l'Italia “una e trina” di Mazzini, in quanto si doveva basare su un'alleanza fra popolazioni diverse (quali erano le genti della penisola, allora) per raggiungere uno scopo in comune, che era quello del progresso sociale per tutti. L'idea (di Gioberti) attecchì nel meridione d'Italia ed ebbe buone radici anche in Sardegna (Camillo Bellieni e altri).
Quello di Bossi era (è ancora o ha cambiato?) il federalismo dei ricchi, di quelli che hanno finito la salita e sono giunti in vetta grazie all'aiuto degli altri: ora si guardano in giro contenti e non vogliono tirare la corda perché anche gli altri si tirino su e dicono "Quel che mio, è mio!".
Una decina d'anni fa, quando ero ancora in CISL, ad un corso per dirigenti uno studioso ci spiegò che i leghisti non avevano tutti i torti, in quanto gli introiti dell'IVA, per esempio, avvenivano al nord in massima parte, ma poi lo Stato li spalmava su Comuni, Provincie e Regioni in tutta l'Italia. Ricordo, e ancora oggi mi vergogno per la violenza del mio intervento, che lo investii duramente, ricordandogli che il Federalismo era cosa più del Meridione, che anche alla Costituente del '46 ci fu chi, come Lussu, avrebbero preferito uno Stato federale.
Quanto all'IVA poi, da Rovelli fino a Moratti, producevano in Sardegna e fatturavano a Milano, dove pagavano anche l'Irpeg e l'Irpef (sempre che ne paghino!). Senza dimenticare che la politica economica del Regno d'Italia, per favorire la nascente industria siderurgica lombarda, alzò i dazi dei prodotti francesi così che, di là delle Alpi, per ritorsione frenarono le importazioni dall'Italia, chiudendo dall'oggi al domani il principale sbocco ai prodotti sardi, fra cui i formaggi e la lana, e mettendo in ginocchio l'economia isolana.
Il professore diventò rosso, anche perché non si aspettava una contestazione così dura. E dire che era (è ancora) un brillante docente dell'Università di Napoli (seconda patria di Bellieni)! Queste mie riflessioni, caro Sergio, sono solamente uno sfogo, carente di profondità perché io non sono un economista né un politico, ma un semplice maestro di scuola non privo però di una certa dose di buon senso, tipico della cultura contadina. Per questo nessuno ci può far passare sotto il naso la merda, facendoci intendere che sia un prodotto della moderna biotecnologia, perché ne sentiamo l'odore da lontano (scusa se metto in mezzo anche te come uno col buon senso contadino).
Tu dici che oggi il federalismo di Bossi ci favorisce? Perché ci restituisce il maltolto?
Io la chiamerei giustizia, senza la G maiuscola, perché in Sardegna “sa Giustizia” è altra cosa: quella che pregonat, currit, sparat, ecc. Una volta, negli anni Ottanta, ho trascorso le ferie in Padania con l'auto e mi perdevo continuamente nelle strade, pur avendo con me la cartina. Le vedevo belle e larghe come allora da noi non era nessuna strada statale (a parte la 131) e pensavo che fossero quelle segnate.
Invece erano solo strade comunali, interpoderali. Insomma, cose di quel tipo. E si lamentavano, e continuano a lamentarsi in Padania, che non hanno le infrastrutture!
Che li asfaltino tutti e non se ne parla più.
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