lunedì 29 settembre 2008

Standard linguistico: chi sì e chi no

La discussione fra sostenitori di tesi avverse è il bello della democrazia (non prendiamo, per l'amordiddio, dal palcoscenico della politica italiana e di quella sarda, sul quale si finge di non dialogare, riservando il dialogo al dietro le quinte). La mia banalità è palese, la sostanza delle cose è questa. L'importante è non presumere di avere ragioni tali da far cambiare l'opinione all'interlocutore. Dico questo perché mi sa che sia impossibile per un sostenitore (come io sono) di uno standard della lingua sarda convincere chi non vuole uno standard, ne vuole uno diverso da quello che esiste (la Lsc), ne vorrebbe più di uno.
I diciotto interventi sulla questione (più i commenti) comparsi su questo blog a partire dallo scorso aprile sono raccolti, per una lettura di insieme, nel mio sito alla voce "La questione dello standard ufficiale". Vi sono ragionamenti pacati, per quanto fermi nel dire, e altri che pacati non sono e, semmai, inutilmente aggressivi e sospettosi che dietro la condivisione dello standard ci siano chi sa quali reconditi e poco puliti interessi.
Una visione manichea farebbe immaginare che dietro gli avversari dello standard reale, quello esistente, si nascondano nemici della identità nazionale dei sardi (a volte è così) e che dietro i sostenitori della Lsc si concentrino (e non sempre è così) strenui difensori della Nazione sarda. Semplificazioni che in quanto tali impediscono di vedere la realtà delle cose. C'è, però, questo sì, la difficoltà di fondo di utilizzare le parole per quel che significano, o dovrebbero significare, per tutti coloro che le usano.
Il mio carissimo amico Franco Pilloni, per dire, si interroga: "a cali patrimoniu litterariu castiat sa LSC? Castiat a su patrimoniu litteraiu de su connotu de Casteddu, de is Campidanus, de is Marmillas, de sa Trexenta, de su Sarcidanu, de su Sarrabus, de s'Iglesienti? Ita ddoi est de su lessicu e de sa grafia de is Catechisimus de is diocesis de Aristanis, de Ales, de Casteddu, fattus po is sardus chi fueddànt in sardu e no in spanniolu o in italianu?". E' sicuro Franco di aver capito che cosa sia uno standard linguistico, sia Lsc o sia quel che vuole lui. Vorrebbe forse uno standard fatto a lotti, un tanto di campidanese (quale, Fra'? del Trexenta, del Sarrabus, di Cagliari, di S Sperate?) e un tanto di logudorese (quale?). E perché no un tanto di Nuorese, di Barbaricino? D'accordo, a Pilloni la Lsc non piace affatto, pur dicendo che per uno standard non sarebbe in disaccordo. Ne ha in mente qualcunaltro?
Andrea Lai, con quel garbo che solo danno buone riflessioni, contesta anche lui la Lsc e propone "modelli polinomici" di standard linguistici: "ogni varietà parlata concorre alla formazione della lingua scritta". Con la gioia, immagino, di quanti in questi anni hanno falsamente accusato la Lsc di essere una lingua inventata, un mini esperanto in salsa sarda. "Quello che mi preme dire" scrive Lai "... è che non si possono ogni volta mescolare i piani, in particolare quello culturale e scientifico con quello politico". Ed è qui la differenza di fondo che, secondo me, esiste fra la parte più sottile degli avversari dello standard (Lsc o altro) e chi lo standard lo vuole.
La politica linguistica è, appunto, politica. Politica, va da sé, nel suo senso più alto di arte di governare i processi sociali. La politica, quando fa il suo dovere, ascolta tecnici, studiosi, scienziati e poi decide. L'accordo di tutti è nemico acerrimo dell'accordo dei più. E sullo standard liguistico è d'accordo più della metà dei sardi (dati della Ricerca universitaria pubblicata l'anno scorso).

1 commento:

Anonimo ha detto...

Se parliamo di interessi, io sul blog non ho mai esplicitamente parlato di "reconditi e poco puliti interessi", se è a me che si allude; ho solo detto- forse sbagliandomi- che la LSU poi LSC è nata quando i componenti neanche si erano messi prima d'accordo sul come farla nascere e cosa metterci dentro, per cui- dopo immagino varie sedute- gran parte dei sottoscrittori se ne discostarono (esempio Pittau che è ritornato qui sulla questione delle geminate del sardo, escluse dalla grafia della LSC); ne consegue che la realtà che si è speso soldi vanamente(anche per chi c'è andato speranzosi a vederli a s'Ala Birdi) mi sembra evidente. Ma a vedere chi poi? Non so se avete mai visto le cosidette "partite del cuore" organizzate dalla Nazionale cantanti prima, poi da altre categorie: Ebbene ci troverete qualche cantante buono, qualcuno meno buono, e qualcun altro che proprio cantante si fa fatica a definirlo così. Pintore metterebbe la mano sul fuoco che TUTTI coloro furono e son persone perbene, la mia esperienza personale- invita me (e non altri) a pensare che tra tante brave persone ce ne sono alcune che non lo sono. Spero di aver chiuso qui la polemica non da me innestata.
a.g.areddu