lunedì 28 marzo 2011

Stiglitz veterosardista? Solo nazionalista vulgaris

Millenni di osservazioni sul comportamento animale hanno portato i sardi a concludere che “corvu non bicat corvu” e gli italiani che “cane non morde cane”. Ma si tratta pur sempre di una constatazione non di.un codice etico come sembra ritenere l'archeologa Luisanna Usai per la quale “un archeologo non si sognerebbe mai di pubblicare su internet giudizi pesanti sul lavoro di un altro archeologo”. A dar man forte alla collega entra in scena Alfonso Stiglit in un sito che non nomino perché ci leggono anche delle signore, presso le quali godo della nomea di uomo dalla buone frequentazioni. Scrive Stiglitz:
"PPS. Mi stupisce anche che le sia sfuggita la campagna mediatica di due personaggi, continentali, ma appassionati di Sardegna indignati perché gli hanno chiuso una domu de janas che rischiava di scomparire, non lasciandola aperta alle loro fameliche macchine fotografiche; e che addirittura sia stata presentata da chi l’ha scavata in un congresso internazionale, senza avvertirli; ne hanno fatto un can can mondiale portandosi appresso un “gentleman” universitario inglese, al quale non è parso vero di pubblicarsi a sbafo un autentico gioiello archeologico, gridando allo scandalo per l’occultamento, ma tirandoci fuori un bel po’ di articoli suoi e di annessi fotografi clandestini. Cialtronaggine colonialista. Lo so che adesso si scandalizzerà perché ho usato il termine “colonialista”, prodotto della mia anima veterosardista”.
Altro che veterosardismo, questo è nazionalismo vulgaris di primo pelo, tipo “a mare i continentali”. Con non molto sottili venature di razzismo: continentali e sudditi della perfida Albione sono dei cialtroni; come si permettono di metter bocca in una cosa nostra, addirittura con critiche? Se non altro per età, sono più vetero sardista di lui. Ma non fino al punto di considerare l'orticello della nostra archeologia un tancato chiuso. Anche perché, ironia della sorte, quell'orticello è coltivato a pro dello Stato italiano, del continentale per eccellenza.
PS - Comunque sia, buon anniversario Alfonso.

7 commenti:

shardanaleo ha detto...

Anche a me questo signore di austriache origini una volta rispose che lui era Sardista. Peccato che il suo comportamento sia invece da "guida indiana" al servizio del potere centralista romano sui beni archeo. Questo dicono i suoi scritti e i suoi interventi nel web. Lui che
- nega che i SARDANA Sardi fossero
- Che i sardi avessero una scrittura
- Che avessero una storia
ecc...
Mi accusa di XENOFOBIA per averglielo fatto notare... ma lui adesso cosa fa? Diventa XENOFOBO e anti.Terramannese?
Che si rileggesse gli interventi in quel blog di quel giornalista dell'Estrema sinistra che impedì a me e ad altri intervenuti in mia difesa di ribattere alle sue elucubrazioni di un Leonardo Melis RAZZISTA7NAZISTA.
Kum Salude
Leonardo

Gigi Sanna ha detto...

Come si sa è un 'predicatore' che crede d'essere nato per svolgere quest'arte. Ma è rozzo e con gli scarponi chiodati anche se a lui sembra d'avere gli scarpini del settecento incipriato:non sa proprio come si fa la predica. E non ha nessuna paura di cadere in contraddizione. Tanto ormai la fama è quella che è. Ho cercato di spiegarglielo che è bene che stia zitto, perchè il livello da forumista da quattro soldi lo ha fatto vedere: ma è stata fatica sprecata. Per il resto è solo un pasticcione velenoso, un mentitore, un 'puntalista', un telefonista, 'un longombardista' mongolista, un epigrafista da talento di 'corrida' e, soprattutto, un pappagallo di ordini dell'Istituto di storia e Protostoria che ama tanto i sardisti. Veterosardista? Ma chi l'ha mai conosciuto come tale: io no Gianfranco. E tu l'hai mai visto il 'nazionalista vulgaris'! Nessuno dei sardisti avrebbe mai usato parole così al di fuori degli schemi della 'generosa anima sardista'. W i Nash di tutto il mondo!

maimone ha detto...

Veterosardista? Ma chi l'ha mai conosciuto come tale: io no Gianfranco. E tu l'hai mai visto il 'nazionalista vulgaris'! Nessuno dei sardisti avrebbe mai usato parole così al di fuori degli schemi della 'generosa anima sardista'. W i Nash di tutto il mondo!

Riprendo l'ultima parte dell'intervento di Gigi Sanna per rilanciare. Ma che vuol dire veterosardista? Anche se non ho più rinnovato la tessera del PSDA da circa 35 anni mi viene difficile individuare questa categoria di sardisti, alla quale non ritengo di appartenere nè ritengo di averne mai conosciuto. O si riferisce ai padri fondatori? Bellieni, Melis, Puggioni, Lussu, Mastino etc etc, che oggi potrebbero anche definirsi "vetero" ma solo in senso cronologico. Non mi risulta, infatti, che costoro abbiano mai fatto discorsi come li intende Stiglitz. Francamente non mi pare che il PSDA abbia mai propugnato idee del genere.
Capisco tuttavia che a volte la smania di insinuare e calunniare per categorie, tipica di una certa intellighenzia di sinistra, fa fare delle brutte figure. Forse il Nostro é legato troppo a certi schemi ideologici, da cui nascono poi i veterosocialisti, i veterocomunisti, i veterostalinisti e così via veterando. Ai tempi di Su Populu Sardu era di moda distinguere i sardisti dai neosardisti (sic). Vabbé, ce ne faremmo una ragione.
A proposito di Su Populu Sardu: ho terminato di leggere il decimo ed ultimo volume della Storia della Sardegna distribuita dalla Nuova. Ci sarebbe molto da dire su ciascun volumetto, ma voglio soffermarmi sugli ultimi due. E' normale descrivere la storia degli ultimi 60 anni (il periodo dell'Autonomia) senza citare le lotte di Pratobello, la nascita di Su Populu Sardu, il congresso sardista di P. Torres del 1981 e così via? In compenso ben 4 pagine sono state dedicate al libro Padre padrone di Gavino Ledda, il cui legame con la nostra storia mi pare molto tenue, e addirittura due pagine per la famosa "querelle" sul film "Una questione d'onore". Mi domando cosa ci sia di storico nel permeare due interi volumi di ciarammeddi sassaresi e di citazioni e controcitazioni di Autori che sembrano scambi di favore fra loro.Se questi sono gli storici, Dio ce ne scampi e liberi.

zuannefrantziscu ha detto...

@ Maimone
Sulle pubblicazioni della Nuova, mi hai preceduto. Ho infatti intenzione di scrivere perché, secondo me, si tratta di una grande campagna di indottrinamento di massa. Se l'alfabetizzazione storica dei sardi fosse se non compiuta almeno in corso, niente da eccepire sul fatto che gli autori propongano loro tesi; ci sarebbe la capacità di sottoporla a critica. Ma così non è e i dieci testi passano davvero per essere mille risposte ad altrettante domande.
Ampsicora è punico-sardo, e chi lo dice fa non racconta una delle possibili tesi. Peggio succede nella contemporaneità con la storia dell'autonomia in cui si nasconde, per esempio, che Pci e Psi in Sardegna furono ferocemente contrari fino a quando non fu Togliatti a imporre l'autonomismo.
Su pòpulu sardu fu il movimento che impose una cultura politica nuova al sardismo che anche per questo passò dal rischio di estinzione alla avanzata del 1984. Oscurarlo non è interpretazione della storia, è semplice mistificazione. Così come lo è trasformare il Psd'az in una pelle di zigrino di destra se alleato con la Dc, laico se alleato con i partiti laici, di centro se per conto suo, di sinistra se alleato con il Pci.

Gigi Sanna ha detto...

Su questa storia 'non storia' si deve davvero aprire un bel dibattito anche perchè il momento dell'egemonia culturale dell'ex PCI è finita. Ma non possiamo farcela da soli: dobbiamo spronare i giovani 'storici' che non devono pensare con la testa di Girolamo Soggiu ( che vedeva negli indipendentisti dei sovversivi da sbattere in galera: parole sue in un Convegno ad Oristano)e degli epigoni. La metodologia storica ha (e non da oggi) ben altre frontiere davanti. Certo ci sono i dottorati, le carriere, le presenze ai convegni che contano, le pubblicazioni nelle riviste nobili ecc.ecc.. Tutto è tremendamente difficile e pericoloso. Ma la Rinascita passa e sta nell'opporsi con fermezza ai cialtroni baroni vecchioni, nella capacità di soffrire ( ma studiando come matti) per dire quelle verità ( o quasi verità) che in fondo tutti conoscono o, perlomeno, intuiscono. E soprattutto sta nel non fare i 'democristiani'. Anche la loro egemonia culturale è finita da un pezzo. Tanto che anche la Chiesa ride di loro quando non li disprezza.Finiti invece non sono,putroppo, il qualunquismo e il democraticismo ( la democrazia di maniera: ad es. le idee a sinistra ma il portafogli il più possibile a destra).

maimone ha detto...

caro Gigi

sono assolutamente d'accordo, ma tu capisci che è molto dura, che più dura non si può. Eppure i tempi mi sembrano maturi per scrivere la storia dei sardi dal punto di vista dei sardi. Affidiamoci con fiducia alle nuove generazioni. Mi vengono in mente Antonio Simon Mossa e soprattutto Eliseo Spiga (sono orgoglioso di dire che l'ho conosciuto di persona, lui che era un vero intellettuale, mica ste mezze calzette), detto per inciso anche lui ignorato dalla storia della Nuova, che a quest'ora si stanno di certo rivoltando nella tomba.

DedaloNur ha detto...

Certo che l'archeologia è considerata anche una battaglia politica, e a questa battaglia si applicano le tattiche di battaglia dei Viet Cong, non lo si scopre oggi.

ma la considerazione più rilevante in questo caso, mi pare essere, l'ennesima dimostrazione e rivelazione di un certo isolamento e provincialismo (che in generale riguarda l'Italia, ma più ancora, la Sardegna), senza i quali, certi argomenti, certi atteggiamenti e toni, non avrebbero il loro humus.

Mi chiedo se sia realistico immaginare, un archeologo francese o tedesco, rispondere con certi toni e argomenti ad un collega inglese. io trovo che sia impensabile.

Siamo al punto in cui un ufficio accusa un ingerenza sulla sua Sovranità, quasi che fosse uno Stato oggetto d'un intervento armato dell'ONU.
L'altra cosa curiosa è il richiamo ad una norma tacita, evidentemente di rango internazionale, ma talmente tacita che Nash non è mai riuscito ad udirla, che sanziona le critiche via web, da archeologo ad archeologo.

C'è da presumere che le critiche web di semplici cittadini e appassionati, all'archeologia, siano disciplinate con ancor maggiore severità dal diritto internazionale.

Anche qui pare d'udire ragionare un regime mediorientale irritato verso la libertà di parola che il web rappresenta.
Quell'uscita infelice rivlenado una certa insofferenza verso i dibattiti nel web, forse spiega anche una certa assenza della soprintendenza da esso.

I Nash, non solo dovrebbero essere ascoltati nel web, o dovunque essi scrivano, ma pure invitati; del resto le battaglie di Zedda, ricordo, non sono valse a far considerare neppure le ricerche di Hoskin (mai che io trovi una citazione..del suo libro Stele e stelle).

è una fortuna che un accademico internazionale si occupi di questa vicenda, fortuna che altri monumenti ancora non hanno (magari i Giganti di Monte prama avessero un loro Nash) e
non perchè ritengo gli archeologi sardi degli incapaci, ma perchè vedo l'archeologia (e più in generale l'università italiana)
completamente tagliata fuori dall'europa e dal mondo, e questo, è un danno incalcolabile.