Stamattina ho preso il mio solito caffè con i soliti amici e con un simpatico rappresentante di commercio di Mirandola, provincia di Modena, che ci chiedeva come mai in Sardegna non c’è ancora un movimento di forte indignazione sul caro traghetti che, a suo modesto parere di uomo pratico che lavora con numeri e percentuali, metterà in mutande l’economia dell’isola. Poi ci ha mostrato due biglietti dove veniva evidenziato, senza tema di smentita, il raddoppio della tratta: dai cento e otto euro dell’anno scorso, ai duecento e passa euro di alcuni giorni fa. Siccome era in vena di confidenze ci ha confessato che, in quella costosa traversata, aveva discusso della questione con alcuni autotrasportatori che, anche loro in vena di confidenze, gli avevano confessato che da qualche mese erano stati costretti ad aumentare il costo delle merci trasportate. Merci che, una volta giunte sugli scaffali della piccola e grossa distribuzione, sarebbero aumentate ancora. Fra queste, ci disse sorridendo, c’è anche il caffè che stiamo sorseggiando in questo momento.
Nonostante fosse in vena di confidenze ha avuto il pudore di non dircelo ma, da alcune espressioni, ho capito che allo sbarco nel porto di Olbia si aspettava un mare di figli di guerrieri nuragici che sventolavano bandiere e cartelli, politici che si stracciavano le vesti, altri che protestavano intorno ad un fuoco ravvivato dalle loro tessere di partito che si facevano fiamma e cenere. Mentre gli dicevo che anche noi siamo un po’ abbagliati dall’Isola dei famosi, da Facebook e dalle vicissitudini del Cavaliere che sono diventate più intriganti di un giallo di Fois, sono stato sopraffatto da una serie di domande: “perché questo silenzio non viene infranto da una voce potente e autorevole che senta la necessità di urlare ai quattro venti quest’embargo che a breve ci metterà se non in mutande almeno in ginocchio?
Abbiamo bisogno di un rappresentante di commercio di Mirandola che ci ricordi la gravità di quanto sta succedendo? Perché, a parte qualche voce a scoppio ritardato, tacciono i nostri eletti che siedono su scranni dove noi li abbiamo messi per controllare, verificare e, quando è necessario, urlare la loro indignazione? Perché un tale di Mirandola si indigna per questo scandalo e i nostri politici continuano a far finta che nulla ci sia sotto il sole?” Ma poi, mentre salutavamo il simpatico rappresentante che andava ad imbarcarsi, ho capito: i nostri politici vanno e vengono con agevolazioni e privilegi, il rappresentante di Mirandola, e i poveri cristi, possono solo pagare con denaro contante o sventolare bandiere. Quando ne hanno voglia.
10 commenti:
In effetti, caro Augusto, c'è dell'incredibile nel silenzio che circonda quel che hai in un altro articolo chiamato embargo contro la Sardegna. Tanto incredibile che ogni spiegazione sarebbe al di sotto di ogni comprensione.
Aspettavo con ansia questo articolo per esprimere il mio stato di sgomento,di indignazione per ciò che sta facendo questo governo alla nostra povera Italia e sopratutto alla Sardegna,che non mi sembra sia trattata molto bene.In questi giorni mi sto chiedendo come mai il popolo non si ribella a tutti i sopprusi e all'impoverimento della popolazione per favorire i soliti ricchi.Dobbiamo arrivare alla miseria totale per ribellarsi in maniera efficace e mandare a casa tutta,dico tutta, la classe politica?Sono stufa degli intrallazzi e delle connivenze tra disonesti.Ho la necessità vitale di respirare aria pulita e di ricredere nella politica onesta.
@ Grazia,
purtroppo mi sa di sì; si dovrà arrivare alla gente senza soldi per il pane (qualcuno già c'è..) per vedere un sussulto che duia la sveglia alla nostra "politica". in estate cmq inizieremo a vedere gli effetti di questa situazione con un drastico calo del turismo, potrebbe essere un salutare campanello d'allarme, am dubito che, albergatori e stagionali a parte, qualcuno dica e faccia qualcosa. Siamo allo sbando, non ci rimane che la rivolta del pane.
I padroni hanno tutto il diritto di governare pro domo sua ma l'ardomentamento mentale della popolazione è la cosa più deprimente.Ammiro gli Egiziani,i Tunusini e i Libici che rischiano la vita per la libertà.Sono un pò vecchietta ma avrei ancora l'energia per andare in piazza a lottare.Non c'entra con l'attuale argomento ma vorrei porvi una domanda:in diverse trasmissioni,a proposito dell'unità d'Italia,sento parlare dell'importanza della lingua italiana ma anche del valore dei dialetti:siciliano,napoletano ect,nessuno parla del sardo,è perchè il sardo è una lingua(fatto positivo)oppure perchè non veniamo nemmeno considerati?Vorrei essere ottimista e pensare alla prima ipotesi.Per piacere datemi un vostro parere.Grazie.
Bisogna comunque dire che fino a poche ore fa il neo-assessore sardista ai trasporti ha avuto una riunione proprio su questa rogna. Ma vedo lo stesso 6 problemi: il primo ed il secondo quelli che ha già detto Secchi, ovvero il ritardo ed il preoccupante clima di quasi totale silenzio sulla faccenda. Il terzo, che aggiungerei, è la spartizione dei pesi e dei contrappesi di potere che provocano i costanti balletti tra assessorati lasciando scoperti dei ruoli importanti in momenti in cui l'economia non sta certo dietro alle fesserie della politica. E ciò dimostra, se ancora ce ne fosse bisogno, quanto inadeguate siano le nostre istituzioni nell'affrontare i problemi immediati, oltre a quelli strutturali. Il quarto è che, per quanto proprio l'assessorato ai trasporti veda una continuità in casa sardista, non si può pretendere che in 10 giorni dall'insediamento un soggetto comprenda subito come muoversi e fare chissà cosa (ed è un problema collegato al terzo). Il quinto invece è quello di cui ho già parlato in altri interventi ed è quello più preoccupante: il silenzio della catasta di movimenti indipendentisti che si dice siano più vicini alla Sardegna.... Spesso lanciano solo una volta il tema, e poi se lo scordano, fottendosene altamente dei diritti dei cittadini e della nostra economia. Così magari si mettono l'anima in pace pensando di aver fatto il loro dovere. Il sesto è un problema molto inquietante e colpisce tutti quelli che capitano in quell'assessorato: non è che ci sarà troppa pavidità ed accondiscendenza verso le compagnie dei trasporti? Va bene non essere conflittuali con chi collabora alla nostra economia, ma farsi prendere per i fondelli è un'altro discorso. Dove l'antitrust quando serve?
Adriano Bomboi
Siete ottimisti. Il sardo si ribellerà solo quando non troverà più in campagna gioga, antunna e isparau (mettiamoci anche su mattuzzu). Magari dopo l'attivazione di un paio di centrali tipo quelle che si vuole fare a Buddusò. Lasciando il sarcasmo, io non credo che succederà qualcosa, nel senso che le nostre proteste, anche le più eclatanti, siano esse dei pastori o per i trasporti, riusciranno ad oltrepassare il Tirreno. Noi non contiamo, mettiamocelo in testa, qualunque sia la protesta. Troppo divisi per essere presi sul serio.
In Terramanna é diverso. Lì conta anche la protesta di appena 10-20 operai. Aspettiamo che monti la rabbia per questo precariato diffuso e poi vedremo.
Condivido il post e anche tutti i commenti, ma mi resta un dubbio. Dov'è Mirandola?
@ francu
Mah! Io la conosco al diminutivo, nella "Locandiera" di Goldoni.
Alla sestina di Adriano Bomboi aggiungerei solo la supponenza del Ministro dei trasporti che in data di ieri, quasi avesse scoperto l’acqua calda, ha dichiarato: “l’aumento delle tariffe è un aumento che penalizza la Sardegna”. Dichiarazione bellissima e commovente, peccato che giunga fuori tempo massimo e, soprattutto, quando la stagione turistica è compromessa. E’ come se Totti, dopo che l’arbitro ha fischiato il finale della partita, e l’inserviente spento le luci dello stadio, tirasse un rigore e si dichiarasse campione del mondo. Se gli va bene lo ricoverano, se gli va male gli fanno fare tre giri di campo prendendolo a calci nel fondoschiena.
In aggiunta al commento precedente: ovviamente quei giri di campo li farei fare anche ad alcuni esponenti dell'opposizione che, partorendo un topolino già partorito due mesi fa da Altroconsumo, dichiarano che faranno un esposto all'Antitrust. Mi dicono che all'Antitrust attendono impazienti. Intanto, pare, hanno cominciato a lucidarsi le scarpette.
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