venerdì 11 marzo 2011

Atlantide in Sardegna e a Cagliari? (I)

Una delle dislocazioni di Atlandide

di Giuseppe Mura

Chi affronta il tema su Atlantide affidandosi esclusivamente alle datazioni, alle cifre, alle dimensioni e alle ricchezze proposte da Platone nel Timeo e nel Crizia va incontro, inevitabilmente, a due alternative:
la rinuncia immediata a qualsiasi tentativo di identificazione o, se proprio intende insistere, giustifica il tutto accettando l’esistenza di una qualsiasi forma primordiale di civiltà di alto livello, magari di provenienza extraterrestre.
Come giustificare in altro modo le evidenti esagerazioni contenute nel racconto di Platone su Atlantide? Mi riferisco agli oltre novemila anni di antichità a partire da Solone, il “saggio” che, nel 600 a.C. riceve le informazioni sulla misteriosa isola da un sacerdote egiziano, all’esistenza di un esercito di oltre un milione di uomini, alle dimensioni di un’isola e di una pianura che non hanno uguali nel pianeta terra, all’esistenza di una città “cerchiata” dalle strutture incredibilmente complesse, all’utilizzo di metalli rari come oro, bronzo, stagno, rame e oricalco per “intonacare” le pareti dei templi e delle mura che racchiudono le cinte.
Una gran moltitudine di studiosi ha affrontato il problema di Atlantide partendo da presupposti diversi e arrivando a molteplici conclusioni, alcune delle quali davvero difficili da accettare. La conoscenza di questa vasta letteratura consente di cogliere gli aspetti positivi e negativi delle singole ipotesi e, perché no?, di formularne una propria capace di spiegare, per quanto possibile, il mistero che si nasconde dietro quello che è considerato “il mito dei miti” per eccellenza.
A mio parere il tema Atlantide non può essere affrontato senza conoscere il pensiero globale di Platone, desumibile dalla sua vastissima produzione letteraria. In merito al tema in discussione, il grande filosofo considerava i grandi del passato, specie Omero ed Esiodo, veri e propri “Maestri” anche nelle materie storiche e geografiche e riferisce che le loro principali opere contenevano un alto grado di veridicità, seppure velato da alcuni aspetti mitologici.

Leggi tutto

13 commenti:

mikkelj tzoroddu ha detto...

Egregio Mura,
non so nulla di Atlantide. Non so nulla di Platone. Ma posso dire questo:
anche tu come il professore Bartoloni non hai tenuto conto, nella tua bellissima esposizione, che il tempo scorre, le situazioni cambiano, soprattutto quelle geomorfologiche.
Anche tu parli della Sardegna del passato come fosse quella di oggi, ma così non è.
La Sardegna di undicimilacinquecento anni addietro (Platone riferisce Atlantide come una realtà precedente a Solone di novemila anni, come apprendo da te), che io definii Sardegna Paleolitica, intanto era ben più grande della contemporanea Sicilia: ti ricorda qualcosa la tradizione orale arrivata fino ai classici greci circa la definizione “Sardegna la più grande delle isole”?
Ebbene, avresti dovuto sapere e fra poco saprai, che undicimilacinquecento anni fa, quello che tu chiami capo Sant’Elia, si trovava circa 5,9 miglia ovvero circa 11 chilometri in misura terrestre, lontano dalla riva del mare, ben piazzato sulla terraferma (in direzione Nord Ovest-Sud Est).
Devi altrettanto sapere e già immagini, che quello che tu definisci punto di accesso allo Stagno di Santa Gilla, nella stessa epoca si trovava su una collina alta circa 84 metri e distava dalla lontana linea di costa circa 10 miglia ovvero 18,5 chilometri, seguendo la precedente direzione misurativa.
Pertanto, con questi presupposti, fallisce la tua identificazione di Atlantide.
Grazie, mikkelj.

Giuseppe ha detto...

Egregio mikkelj
intanto, anche se solo per iscritto, mi fa piacere conoscerti.
Ti posso dire che sono altrettanto ignorante sulla geomorfologia della Sardegna nel Paleolitico e, infatti,la vicenda di Atlantide la ambiento nell'Età del Bronzo, in quanto considero la datazione di Platone una delle tante esagerazioni del racconto. Tieni anche presente che la datazione, il filosofo, la apprende dall'Egitto, dove, ad esempio, consideravano la figura di Eracle, tipica del periodo miceneo, risalente ad 11000 anni prima di Erodoto.
Pertanto i paralleli morfologici che propongo tra le parole di Platone, la Sardegna e la regione di Cagliari, sono riferiti ad un periodo in cui la conformazione del territorio isolano era pressochè quella odierna.
Saluti

Giuseppe Mura

elio ha detto...

@ Giuseppe Mura

Carissimo,
vedo che ti difendi molto bene dagli assalti della fredda ragione di Mikkelj. Bisognerebbe avere un’idea più precisa della variazione del profilo delle terre emerse nel Mediterraneo in seguito allo scioglimento dei ghiacci dell’ultima glaciazione. Per le date indicate da Platone, ha sicuramente ragione lui, Mikkelj, per l’età del bronzo, può essere come tu dici. Indipendentemente da questo, hai perfettamente ragione: un intellettuale, anche dell’antichità classica, è portato a manipolare con maestria l’arte del convincimento e Platone è stato un caposcuola di uno sterminato esercito di maestri di pensiero che si sono succeduti fino ai nostri giorni. La sua Città ideale, la Repubblica perfetta, aveva bisogno di agganciarsi a qualcosa di noto, anche se, solo per sentito dire. Sono attratto dai tuoi ragionamenti, seppure un pochino sviato (o rovinato?) dagli studi scientifici, ma Nausicaa dalle bianche braccia mi ha stregato già in anni lontani e la vorrei tanto come compatriota.
Un caro saluto.

mikkelj tzoroddu ha detto...

Egregio Mura,
ti chiedo scusa, ma pensavo tu stessi discettando circa l’Atlantide di Platone. Infatti essa è un preciso insieme di certi parametri e non ci si può permettere di modificarne alcuno, altrimenti il contesto non è più lo stesso.
Invece tu ora, chiaramente, dichiari che stai raccontando qualcosa circa una nuova Atlantide: l’Atlantide di Mura. Su quest’ultima non ho proprio un bel niente da eccepire, essendo essa una tua creatura che sei padrone di architettare come più ti aggrada.
Per quanto poi tu affermi essere stata nell’Età del Bronzo, la conformazione del territorio isolano, pressoché quella odierna, mi chiedo se tu sappia dare una misura a quell’avverbio. Probabilmente no. Infatti nell’Età del Bronzo la laguna di Santa Gilla non esisteva!
Cosa ne pensi delle tue elucubrazioni in proposito?
Grazie, mikkelj.

Giuseppe ha detto...

@ elio
la fredda ragione ha caratterizzato anche i miei studi e, ti assicuro, quelle esperienze, amplificate da quelle provenienti dagli aspetti tecnici del mio lavoro, le ho utilizzate ampiamente quando, dopo ulteriori anni di studio, ho deciso di metterne nero su bianco i risultati.
Il metodo che ho cercato di seguire, come avrai avuto modo di vedere, non è basato su fantasie: ho lasciato semplicemente parlare Platone e i suoi grandi predecessori che, insieme a lui, avevano una sorta di "fissa": raccontare dell'isola felice del loro Occidente.
Quanto alla bella Nausicaa è probabilissimo che fosse una nostra compatriota, comunque tieni presente che non sono il primo a dirlo e, nel libro, cito regolarmente coloro che hanno proposto la medesima ipotesi. A proposito della principessa feacia è probabile che arrivino ulteriori novità di non poco conto, intanto tieni presente che risiedeva in un luogo felice del tutto simile ad Atlantide.
Un caro saluto

Giuseppe Mura

Giuseppe ha detto...

@ mikkelj tzoroddu
carissimo
vedo che insisti: le tue affermazioni sulla mia ricerca, prima "fallita", poi accusata di essere rivolta ad un'altra Atlantide e quindi futto di "elucubrazioni", lascianno capire una certa acredine che non riesco a capire. Ma forse non conosci il mio lavoro per intero e hai letto affrettatamente l'articolo, altrimenti non ti saresti buttato a pià pari a farmi datare l'esistenza di Atlantide nel Paleolitico.
Atlantide sarebbe "un preciso insieme di certi parametri e non ci si può permettere di modificarne alcuno, altrimenti il contesto non è più lo stesso"? E' una tua convinzione che rispetto ma non condivido. Personalmemnte ne mostro le ragioni, la tua resta semplicemente un'affermzione indimostrata.
Mi sarebbe facile ricambiare con la stessa moneta le tue accuse, ma non intendo farlo: mai rigettare a priori le "creature " degli altri!
La laguna di S. Gilla non esisteva nell'EdB? Guarda che Cagliari è considerata un "fondaco" fenicio e questi signori, in Sardegna, si sono sempre insediati nelle preesistenti strutture portuali dei Nuragici. Quelle di Cagliari erano all'interno della laguna sin da allora: è piuttosto difficile dimostrare che il bacino imbrifero non esistesse qualche secolo prima.
Stammi bene

Giuseppe Mura

mikkelj tzoroddu ha detto...

Egregio Mura,
mi chiedo per quale mai motivo non ci si possa permettere di esprimere proprie fredde osservazioni, frutto della propria esperienza di studio, senza venir tacciati di porre in essere delle accuse (è qui la seconda volta che mi accade), stavolta anche infarcite di “una certa acredine”.
Saluti, mikkelj.

shardanaleo ha detto...

"I Fenici insediati nei porti dei nuragici"...

Va beh che si parla di Atlantide, ma continuare con riferimenti a popoli inesistiti e inesistenti... bah!
In tutto il mondo gli studiosi (ufficiali e non) sono concordi che la definizione di FNEICI fu una mera invenzione dei greci di "giovane memoria", insomma IGNORANTI di storia antica.
ma del resto anche ATLANTIDE, in qualunque dei 7000 siti diversi la si colloochi... fa.. ACQUA da tutte le parti.. proprio come FENICI, MICENEI, INDOEUROPEI... o ARIANI che dir si voglia.
Una considerazione: ATLANTIDE almeno fa vendere quando la si cita. i FENICI no, hanno proprio stufato!
Kum Salude
Leonardo

Giuseppe ha detto...

@ mikkelj tzoroddu
Chi ci legge può vedere benissimo che mi sono frenato nel darti la risposta al primo intervento, che non è basato solo su "fredde osservazioni".
Solo quando hai insistito aggiungendo le "elucubrazioni" mi sono permesso di fartelo notare, ma senza usare il tuo linguaggio.
Aspetto ancora le tue prove che dimostrino la non esistenza della laguna di S.Gilla nell'Edb.
Con stima

Giuseppe Mura

Egregio Mura,
mi chiedo per quale mai motivo non ci si possa permettere di esprimere proprie fredde osservazioni, frutto della propria esperienza di studio, senza venir tacciati di porre in essere delle accuse (è qui la seconda volta che mi accade), stavolta anche infarcite di “una certa acredine”.
Saluti, mikkelj.

Giuseppe ha detto...

@ shardanaleo

Ciao Leo, ho usato il termine "Fenici" per comodità, ma sono perfettamente d'accordo con te sulla loro identità. Nel mio libro, uscito nell'aprile del 2009, sottolineando gli strani rapporti amichevoli tra gli orientali arrivati in Sardegna intorno all'VIII secolo a.C. con i Nuragici e il fatto che questi ultimi, nella veste di Sherden, risultano tra i Popoli del Mare insediati nel Canaan nell'EdB, scrivo a pag. 564:

"In conclusione, nel momento in cui il commercio di Tiro e Sidone si espande in Occidente, la Sardegna diventa logicamente una delle mete prioritarie della diaspora.
Anzi, in quest'ottica e per usare il medesimo termine attribuito agli Eraclidi, l'arrivo dei Fenici nell'Isola appare semplicemente come una sorta di "ritorno" alla loro terra di origine di alcuni discendenti degli Sherde-Nuragici."
A si biri

Giuseppe Mura

Giuseppe ha detto...

A proposito dell'importanza della regione di Cagliari anche nell'antichità invito a leggere, nel sito di Pierluigi Montalbano, l'articolo su "Porti e approdi antichi nel golfo di Cagliari" di Alfonso Stiglitz-
http://pierluigimontalbano.blogspot.com/

Grazie Pierluigi!

Giuseppe Mura

Pierluigi Montalbano ha detto...

Prego Giuseppe. Il link esatto è questo
http://pierluigimontalbano.blogspot.com/2011/03/porti-e-approdi-antichi-nel-golfo-di.html

Ho già inserito la bella conferenza di Tronchetti, e nei prossimi giorni inserirò anche le relazioni di D'Oriano (pessima a mio giudizio), Rendeli (favolosa, una delle migliori conferenze alle quali ho assistito in assoluto).
Invito gli amici blogger a partecipare personalmente alle prossime 2 iniziative di Italia Nostra a Cagliari: Zucca e Bartoloni. Per chi non potesse...dovrà accontentarsi del mio commento.

Unknown ha detto...

Egr. G. Mura,
mi chiamo Silvia. Nel suo articolo dice che l'isola che si è inabissata era quella formata dalle cinte di mare e di terra. Questa frase mi ricorda un certo Antonio Usai che lo ha scritto nel 2007 nel suo "Crizia l'incompiuta di Platone", pubblicato anche dalla rivista on line Archeomedia.net alla voce Studi e Ricerche il giorno 16 gennaio 2007. Ora non so se lei nel suo libro che a quanto pare è del 2009, ha riportato il nome di Usai perchè è lui che dice per primo che l'isola che si è inabissata era quella formata dalle cinte di mare e di terra, ma se non lo ha fatto rischia grosso.
Saluti Silvia