di Gigi Sanna
La tavoletta in ceramica del nuraghe Loghelis di Oniferi (nella foto) costituisce uno dei documenti più importanti della scrittura nuragica perché mostra, in maniera inequivocabile, che i costruttori dei nuraghi usavano spesso la matematica e la geometria o meglio i simboli di esse per comporre testi di natura religiosa. Naturalmente nulla cambia nella specificità del codice dal momento che si tratta della solita scrittura a rebus, di una composizione cioè che non intende svelarsi subito 'all'occhio che guida' ma che ha bisogno, per essere compresa, anche dello sforzo, talvolta estremo, dell'intelligenza. Apparentemente essa appare di tipo 'decorativo,' date l'eleganza dei segni, certe scoperte simmetrie e l'organicità complessiva dei significanti.
Se si tengono in conto però alcuni accorgimenti e tecniche del tutto originali nel riporto dei segni usati dagli scribi sardi, l'apparente 'assoluta' decorazione svela il suo vero e completo volto con il suo significato fondamentale che è quello della scrittura. Perché nella composizione ed organizzazione del testo conta certo l'aspetto estetico ma contano molto, ma molto di più quello simbolico e quello fonetico.
Come primo espediente scrittorio del documento fittile di Loghelis prendiamo quello più importante, il più visibile, anche se si stenta a 'vederlo' chiaramente per quello che esso è e quindi a prenderlo nella dovuta considerazione: l'iterazione o ripetizione del segno.
La tavoletta , divisa in sei settori da linee verticali ben marcate, riporta, a partire dalla destra , nel primo settore delle linee orizzontali, nel secondo delle linee oblique verso sinistra, nel terzo settore delle linee oblique verso destra, nel quarto settore delle linee ancora oblique verso sinistra, nel quinto settore tre rombi agglutinati, con un quarto interrotto a formare un triangolo + una linea (linea, stavolta, non ripetuta ), nel sesto settore un motivo ad alberello di palma (o a spiga) costituito anche questo da delle linee, come se si affiancassero e si unissero il settore 3 e 4 ma capovolti...
7 commenti:
Sì é la lettera kaph dello spillone ma con un valore aggiunto (il tre). Almeno credo. Ci sto lacvorando su. Quanto alla lettera di S.Imbenia io mi vado convincendo sempre di più (ho esitato un po' quando ho organizzato la sequenza dell'alfabeto) che nell'ordine dell'alfabeto nuragico il waw fosse al quarto posto. Dopo la lettera 'he'. Ma ci vorrebbero più prove e per ora l'ipotesi vale quello che vale. Sì ora ricordo la tua lettura e la lettera (che c'è anche in Wadi el Hol): ma in tal caso cosa significherebbe, nel contesto, 'freccia'?
Due tavolette di Nurdole? Non so (o non ricordo). Mi puoi mandare l'altra?
Su Santo Stefano bisogna che tu (tu soprattutto) calcoli bene punti, geometrie e tutto il resto. La scrittura matematica a me sembra scontata. C'è persino quando a prevalere è la scrittura lineare (v. Stele di Nora, Tzricotu di Cabras, ciondolo di Allai, ecc.). E' però la scrittura a zig-zag che, per ora, m'intriga: il segno potente o potentissimo divino preso in prestito chiaramente dall'ideogramma neolitico, cosi' come il rombo ed il quadrato.
Prof. Sanna, anche il nome del nuraghe dove è stata rinvenuta questa tavoletta è tutto un programma:
Loghelis > Logu de Helis… Helis, Ely, El...
Nome simile a quello del motto arborense: Helis Helis Arborea Arborea.
Nome simile a quello del motto arborense: Helis Helis Arborea Arborea.
Questa mi giunge del tutto nuova. E' proprio vero che....
molzende e imparende.
ma non sarà che Helis volesse significare Elighe, la quercia simbolo della casa di Arborea?
Linguisticamente non ci vedo il nesso. La butto così
Podet esse puru o Zuse'. Ca sa paraula 'locu' est antiga meda e non est romana ma sardu-latina (a. Angius e Alinei). S'invocatzione de sos gherreris sardos 'Elis 'Elis Arbare-he ( 'El c'è 'El esiste. Albero della vita Lui) fuit s'argumentu chi si depiat trattare cun F. Sedda cando IRS non fuit sa perra chi est como. E de s'arvure puru si depiat chistionare, de sa naskida (nuragica , non medioevale) de sa matighedda bandela po sa politica. Ma podet esse puru chi in ...progress sa cosa potzat andare in portu. Amos a biere.
Sì è così, anche se la lettura (v. Is Locci Santus) dovrebbe essere 'Santo 12 Lui', 'Santa Luce Lui'. Ricordati del sardo, ancora corrente, 'Su Santu Doxi' (da ISSU SANTU DOXI).
Naturalmente tu puoi capire il valore di questa scritta 'con' all'interno del Nuraghe e posta al centro di esso. Lo stesso NULAK-HE è il 12 ed è la luce solare 'santa'. Quella bellissima riprodotta dal Sole in S.Barbara nel solstizio d'Inverno. E fa capire ancora quello che ho scritto in SAGRA sette anni orsono: che i tre monumenti sardi non sono altro che enormi pittogrammi ideati dagli scribi architetti nuragici. Gli scribi nuragici, geniali eredi dell'E-DUB mesopotamica e della 'scuola della vita' egiziana nello stesso tempo. Quando finalmente questi pusillanimi di archeologi, i linguisi e gli epigrafisti altrettanto pavidi (sardi e non) si decideranno a prendere atto di questa scrittura unica al mondo, allora, con uno sforzo collettivo adeguato che segua ormai certe coordinate già chiare,si scoprirà quanto grande ed originale sia stata la civiltà dei Sardi nell'età del Bronzo e del Ferro.
Come Maimone, non conoscevi questo motto? Non era l'unico, c'era anche: "Ellori, ellori, elliri liri doy"... indecifrabile!
Luce: in effeti il "Loghelis" potrebbe anche derivare da: Lughe 'e Helis.
Casco letteralmente dalle nuvole. Questi motti non li conoscevo proprio. Ho sempre letto che i Giudici fossero un retaggio dell'amministrazione bizantina, ma questi motti mi sa che non hanno nulla di greco. E' proprio vero, é tempo di rivedere da zero la storia dei sardi.
Una frase strana, per la verità, la conosco anch'io ed é:
UTTARA' UTTARA' UTTALABI'
che è tipica del mondo dei cavalli. Ho sempre pensato che l'avessimo mutuata in qualche modo dagli arabi.
Luce: in effeti il "Loghelis" potrebbe anche derivare da: Lughe 'e Helis.
Traducendo sarebbe: luce di El esiste (secondo G. sanna). Non riesco a vedere il nesso logico.
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