Iscrizione pittografica dell'architrave del pozzo sacro di Cuguddadas (Cardedu) |
di Gigi Sanna
La scrittura nuragica dell'età del bronzo più la si scopre e più manifesta possedere una caratteristica che ormai si deve dare per acquisita: la variazione continua sul tema.
Infatti, lo scriba nuragico non è mai ripetitivo sia che riporti pittogrammi o ideogrammi sia che riporti lettere, quelle cosiddette 'lineari', dei codici alfabetici consonantici semitici (di origine siro-palestinese). Se lo fosse, se la sua scrittura si adagiasse su quella altrui o anche sulla sua composta precedentemente, suppongo che verrebbe meno agli insegnamenti e alle norme cardine che i membri della sua 'corporazione' imparavano dopo non lungo tempo di tirocinio nella 'scuola della vita'.
Lo scriba inoltre, sia che scriva segni su supporto, sia che li riporti attraverso gli oggetti stessi e i monumenti (egli è nello stesso tempo 'scrittore artigiano' e 'scrittore architetto'), usa sempre l'ingegno e la fantasia. Si compiace per l'originalità ed è consapevole della straordinarietà (quando la si raggiunge) del disegno, della creatività circa ogni singola espressione comunicativa, del dettaglio innovatore. Sta però molto attento a controllarli perché risultino sempre precisi e non debordino quanto a 'razionalità' e funzionalità, affinché rimangano sempre vincolati a ben precise parole, alla formule e, soprattutto, al codice o sistema generale 'sacro' dei segni che a quelle parole formula/formule sovrintende.
E il motivo lo si capisce subito, perché detto codice o sistema scrittorio dei costruttori dei nuraghi 'parla' della divinità, ne esprime l'arcana e altissima natura attraverso simboli altrettanto arcani ed alti per i quali bisogna portare il massimo del rispetto. Lo scrivere, stando alla documentazione, non è mai un atto gratuito da codice - strumento 'laico' nelle mani dell'uomo per l'uomo, ma da codice strumento 'sacro' (cioè 'inviolabile') nelle mani dell'uomo per venerare e celebrare adeguatamente, vale a dire con il massimo dell'intelligenza, la grandezza e la potenza del Dio.
5 commenti:
Non so se parliamo dello stesso pozzo ma in questo sito viene riportata una "elaborazione elettronica" dell'architrave di questo cosidetto "Tempio a pozzo Su Presoni", in territorio di Gairo. A me sembra proprio lo stesso.
Cosa ne dite?
http://www.atlantides.it/il_tempio_a_pozzo_su_presoni.html#4
Valerio Saderi
Sì. E' così. Il motivo dell'alberello lo riproporrò tra qualche giorno in un documento ancora più straordinario di questo. Comunque, di questa scritta a me interessa particolarmente il 'pittogramma monumentale' femminile del pozzo sacro che suggerisce anche il valore fonetico (determinativo) dell'ellisse. Quindi il risultato MF+F (yhh) in pittogrammi monumentali corrispondente al risultato yhh per chiari segni lineari (riportato per tre volte) del ciondolo di Solarussa pubblicato da Franco Pilloni.
Ti invito ora a ri-considerare cosa significhi il motivo a cornice' della Stele di Nora. Per noi era semplicemente un dato di organicità compositiva per la 'seconda' e poi 'terza' lettura della Stele. Mi sembra ora, alla luce della individuazione dell'ellisse come segno 'determinativo',quindi femminile, che la 'cornice' ottenuta con la scoperta dei 'tuoi' due 'shlm', sia 'anche' l'ellisse che si accompagna all'aspetto betilico della stele stessa. L'acrofonia della base, o supporto o predella (hdm), completerebbe la lettura. Dico 'completerebbe', però. Vedremo se con il proseguire dello studio e della ricerca i dati ci daranno ragione o torto.
Ma sai che la cosa diventa, in qualche modo, anche comica? Il 21 Marzo, tra qualche giorno, ci sarà l'incredibile processo per i piedini di Maimone, consegnati 'in ritardo', stando almeno all'accusa. Ebbene quei millimetrici, invisibili, incrostatissimi piedini stavano proprio(chi mai l'avrebbe detto!) sopra l' hdm, quindi sopra una lettera alfabetica. Per questo noi ne ne abbiamo capito una 'h' pur essendo un 'h'! Per un volgare 'determinativo' di un microbronzetto di tre centimetri, il sottoscritto e Silvio Pulixi rischiano tre mesi di galera o settecento euro di multa (a piacimento) a testa. Siccome l'hdm è un quadratino (un po' irregolare) di 1 cm, questa lettera alfabetica acrofonica ci costa un bel po' come vedi. Cosa mi consigli nel caso di una terribile sciagura giudiziaria? Di fare ricorso ? Credo che nessuno sia mai stato condannato nella storia per aver consegnato in ritardo una sola lettera alfabetica e per non averci capito una 'h' di una 'h'! Capisco se i segni fossero stati cinque o sei, ovvero l'intero bronzettino (scritto). Ma questa ambigua parentesi saranno in pochissimi a capirla, suppongo. Tra questi certamente quella bella e brava signora della sovrintendenza, dalle parole gentili, che ama tanto, come sappiamo, gli 'elucubratori' soprattutto se hanno 'fantasia'.
No,Valerio, non avevo letto il pezzo. Come si vede la parte sulla 'scrittura' è quella che è perchè frutto del pregiudizio che i nuragici ('purtroppo', si dice) non erano molto(!) avvezzi a praticare simili incisioni(?!)nelle opere da essi realizzate. Da quella sciagurata premessa le scontate conseguenze ermeneutiche con sincretismi religiosi, madonne, Sante incinta e non , 'croci' (all'incirca) greco bizantine. Peccato però quel capitoletto 'avventuroso' (come dice Aba) perchè il resto non è male dal punto di vista archeologico e informativo; non male anche per alcune cose, come la buona intuizione che il culto delle acque era il culto non per quelle ma per un Dio.
Sulla costruzione templare però un altro pregiudizio (a mio parere): che il vestibolo fosse coperto. No, non ci credo per nulla: il culto ed i riti misterici di purificazione avvenivano certamente nel buio del pozzo ma dalla scala simbolicamente si tornava alla luce. Era un andare 'giù' per ritornare 'su': dalla forza misteriosa e segreta della madre e del padre di nuovo la vita, la salute, la guarigione, il buon evento e l'eliminazione del negativo in genere. Per capirlo bene questo bisogna entrare nel pozzo sacro di Santa Cristina e, mentre si ri-sale attraverso i 24 gradini, osservare la abbagliante figura geometrica luminosa a tronco di cono che si ha davanti, ovvero il simbolo della potenza o del 'toro della luce' (NL'Ak). Ricordo che un giorno, con un sole stupendo al di fuori e con la detta figura geometrica in tutto il suo splendore luminoso, parlammo a lungo con Mauro Peppino Zedda della simbologia 'forte' della scala e, soprattutto, di quel tronco di cono che disegna la luce e al quale nessuno presta attenzione.
Ada Aba. Così suppongo. Del resto una scrittura decorativa a cornice sembra essere un unicum in tutta la storia della scrittura. C'è quella greca arcaica a ferro di cavallo (e anche questa mi sembra simbolica) dell'Apollino di Manticlo di Tebe. Mentre quella (la terza) a serpente c'è sicuramente in Tzricotu e in Grotta Verde. La lettura però sarebbe: Betilo - Ellisse - serpente -predella: yh nahas h. Suppongo, naturalmente.
Però, dato che ci siamo, una cosa mi sembra che si debba rivedere: all'inizio della stele abbiamo letto NRYH dando al terzo segno ed al quarto il valore di indicativo e di determinativo. L'interpretazione (e l'integrazione) può restare ma penso che per questioni di simmetrie (alla fine il nome del figlio Lephisy) ci sia proprio il nome del padre, ovvero del Dio sardo: Yh. Non essendoci 'dopo' il determinativo non può essere 'luce di Yh' perchè dovrebbe esserci yhh. Ma yh resta come volutamente criptato in NRYH. Cosa ne pensi?
Posta un commento