mercoledì 23 giugno 2010

La feniciomania miete altre vittime: anche i sub

Un lingotto di stagno di dieci chili è stato trovato, sepolto dalla sabbia e da sette metri di mare, da un gruppo di sub algheresi. Una scoperta straordinaria ed unica. In una terra nota nel mondo per i suoi bronzi e bronzetti, a chi poteva servire quello stagno se non ai fenici e ai punici? “Alghero, eccezionale ritrovamento a pochi metri di profondità di un lingotto di stagno puro di epoca cartaginese o fenicia “, titola oggi un quotidiano sardo.
L'affermazione – è bene chiarire – non è degli archeologi a cui la bella piramide di stagno è stata consegnata e che un giorno ci diranno che cosa ne sanno. È di uno dei componenti del gruppo sportivo di sub che l'ha trovata e, va da sé, è stata raccolta dal giornalista senza batter ciglio. Del resto, secondo i sub, lo stagno veniva o dalla Cornovaglia o dall'attuale Zimbabwe e chi se non i fenici o i punici poteva trasportarla nelle acque della Sardegna?
Naturalmente, allo stato delle cose, nessuno può escludere che davvero sia stata fenicia o punica la nave che lo trasportava. Quel che sconcerta è che non sia stata presa in considerazione un'altra possibilità: che quello stagno lo stesse trasportando, probabilmente insieme ad altri suoi fratelli, una nave nuragica. Ci sta, visto che i sardi dell'epoca fabbricavano bronzo quando ancora fenici e punici erano di là da venire e che per farlo dovevano andare a trovarsi lo stagno. Dal che si ricava che la feniciomania non è una malattia rara, che colpisce i fenicisti: è una pandemia che colpisce tutti, anche un gruppo sportivo di sub.

39 commenti:

Pierluigi Montalbano ha detto...

Attendo la cronologia ma...certamente un lingotto di stagno costituiva risorsa importante. 7 kg sono esattamente la dose da aggiungere ad un ox-hide di quelli tradizionali grandi, il cui peso si aggira intorno ai "66.6" kg (meno male che ho scritto circa...faccina sorridente). In sostanza si tratterebbe, se fosse confermata la datazione (diciamo fra XIV e XI a.C.) di un talento in bronzo. Molto bene, questa nave dei popoli del mare (non sono interessato a stabilirne uno in particolare perché ho un'altra visione del periodo) solcò i mari sardi, viaggiò presumibilmente dalle Baleari (o dalla Liguria) a Tharros, transitando nei pressi di Palmavera, magari affinché l'equipaggio potesse dissetarsi con un buon bicchiere di vino.

shardanaleo ha detto...

Ma come? Quando Melis scriveva che i Shardana andavano a simbabwe a prendere lo stagno (assente nel Mediterraneo) per fabbricare il bronzo di cui erano monopolisti, si sono alzati gli scudi per dichiarare che "SIMBABWE è solo di epoca medioevale!"
Ora si usano tranquillamente teorie portate avanti in questi ultimi dieci anni, come se fossero sempre state di tutti. Al buo Bruno vacca avevano persino sequestrato il libro in cui accennava ai viaggi dei Shardana a Simbabwe... da quel libro Melis riprese la teoria dei viaggi oceanici dei shardana approfondendo con documenti e immagini di ANIMALI subtropicali inesistenti in sardinia, ma presenti in quel dell'AFRICA SUBEQUATORIALE. Come abbiamo avuto modo di vedre anche in questi giorni di campionato mondiale in sudafrica. Appunto....
"L'avevamo detto noi che i Sardi navigavano!" affermava qualche anno fa un ARCHEOBUONO che aveva sempre detto che "Le navicelle sarde sono lampade a olio"...
Un vero SALISCEENDI SUL CARRO delle novità!
Kum Salude
leonardo

maimone ha detto...

@ Montalbano

In sostanza si tratterebbe, se fosse confermata la datazione (diciamo fra XIV e XI a.C.) di un talento in bronzo.

In bronzo? Abbiamo appena letto che è di stagno. E poi che forma ha un talento? L'articolo della Nuova dice che la forma riproduce esattamente il simbolo di Tanit. un cono con una sfera e due braccine.

@ Shardanaleo

Quando Melis scriveva che i Shardana andavano a simbabwe a prendere lo stagno (assente nel Mediterraneo)

A me risulta che la Sardegna possedeva miniere di stagno (nel Gusponese-villacudrese) ancora sfruttate fino a meno di un secolo fa, di cui non ci ricordiamo mai. Io non metto lingua sullo Zimbawe (tutto é possibile), ma dubito che ci fosse tutta questa necessità di andare a procurarsi lo stagno così lontano, perchè:
1) la richiesta era molto minore di oggi (le popolazioni non erano certo numerose come oggi)
2) lo stagno veniva impiegato in piccola percentuale
3) lo stagno poteva essere sostituito in numerosi casi con altri metalli (anche piombo)
4) il bronzo poteva essere fuso e riciclato
5) non possiamo escludere che, anticamente, venissero sfruttati affioramenti superficiali di cassiterite, ora non più rintracciabili.

Insomma, tutta questa necessità di andare in capo al mondo per cercare stagno non la vedo. Questo, ovviamente, non significa negare la navigazione dei sardi. Navigavano sicuramente per una miriade di motivi, tra cui anche lo stagno.

@ ZFP

Io non me la sento di addossare ai sub nessuna colpa specifica. Se si va a spulciare sui libri che vanno per la maggiore, o sul web, troviamo ciò che hanno trovato anche i sub. Anche loro, a mio parere, sono vittime della feniciomania imperante.

zuannefrantziscu ha detto...

Sì, ne sono convintissimo

Giuseppe ha detto...

L'Archeologia mostra le prove che lo sfruttamento dello stagno dello Zimbabwue da parte della cultura Bantu fu praticato solo dall'XI al XV secolo (Dopo Cristo).
Lo stagno sardo era presente in giacitura primaria nella zona di Flumininaggiore, nei filoni a solfuri misti e negli scisti che li incassano.
Nella forma di cassiterite, in vene di potenza variabile, a Punta Vittoria (tra Flumininaggiore e Gonnosfanadiga), a Monti Mannu (miniera di Canale serci) e a Muzzioli Nieddu (Villacidro), a Nuraxi de Togoro e San Pietro (Gonnosfanadiga). Non era tantissimo, ma presumo che fosse sufficiente almeno all'auto produzione di bronzo dei nostri Nuragici.
Sono d'accordo con Maimone e Zuanne: nessuna colpa ai Sub, cosa dovremmo dire, allora, dei poveri ragazzi che fanno da guida ai turisti nei nostri siti archeologici istruiti secondo lo stesso criterio?

Giuseppe Mura

Andrea Brundu ha detto...

Sono del parere che si dovrebbe sondare bene la zona, nell' eventualita che possa esservi anche altro materiale archeologico, se non addirittura un relitto. Non credo infatti che lingotti del genere, si perdano per il mare in numero singolo e per caso.
Spero che gli archeologi facciano bene il loro lavoro, cosa di cui sono certo.
Attendiamo notizie più precise.

Andrea Brundu

Pierluigi Montalbano ha detto...

@ Maimone

Hai letto troppo velocemente il mio scritto. I lingotti ox-hide sono in rame. Il lingotto in questione è in stagno.
Le proporzioni della lega Bronzo sono 10% di stagno e 90% di rame.
Visto che i lingotti grandi in rame pesano un talento, ossia 66.6 kg...se fosse confermato che si tratta di un lingotto in stagno potremmo dedurne che la quantità ritrovata era sufficiente per fondere un lingotto ox-hide. Spero che così sia più chiaro.

Mauro Peppino Zedda ha detto...

C'è qualche immagine?
tra i lingotti di epoche e culture diverse vi sono differenze formali,
avete immagini su cui ragionare?

Mauro Peppino Zedda ha detto...

Pierluigi gli ox-side di stagno rientrano nel ventaglio dimensionale e formale degli ox-side in rame!
Ovviamente in quel tempo (XIV - XII sec. a.C.) esistevano anche altre forme (per es. pannelle).

Le forme di epoca fenicio punica erano diverse, ripeto abbiamo una foto del lingotto?

zuannefrantziscu ha detto...

@ Mauro
No a che io sappia, c'è solo la notizia che ho ripreso dalla Nuova Sardegna di oggi

Gavinu M ha detto...

Quello dello stagno nostrano o ''d'importazione'' è un argomento molto intrigante e recenti studi di archeometallurgia in vari siti sardi potrebbero sconvolgere le certezze di alcuni sulla dibattuta navigazione nuragica.

Secondo quanto afferma ''l' archeometallurgo'' Paolo Valera, lo stagno usato nella metallurgia nuragica..... ''ha una origine sicuramente esterna''

http://www.paolov.net/archeometallurgia.html

Saluti,
Gavinu M

shardanaleo ha detto...

X JUSEPPE & MAIMJONE, mi spiace ma devo deludervi. In SARDINIA non vi sono mai state mienre di stagno sufficienti alla bisogna... solo (come sottolinea Juseppe) della scarsa CASSITERITE. Le prove le abbiamo da due GRANDI RITROVAMENTI di carichi destinati a produzione di bronzo presso la Turchia. Uno di questi carichi era a bosrdo del VASCELLO dei POPOLIDELMARE identificato nel 2005 da Melis e dal comandante Pisu in quello detto di ULUBURUN:
- DATATO 1350 a.C.
- armi, ceramiche e altre "cianfrusaglie riconoscibili come appartenenti ai PdM e sopratutto un carico di
- 9 TONNELLATE di RAME
- 1 TONNELLATA di STAGNO.
non credo che una quantità tale fosse preveniente da miniere SARDE.
Inoltre la QUANTITA' risponde a quanto asserito da maimone (o juseppe?) circa il BISOGNO di questo materiale. Bisogno ben maggiore di quanto ipotizzato.
Kum Salude
leonardo

shardanaleo ha detto...

Juseppe: "L'Archeologia mostra le prove che lo sfruttamento dello stagno dello Zimbabwue da parte della cultura Bantu fu praticato solo dall'XI al XV secolo (Dopo Cristo)."
E chi ha parlato dei BANTU? Sfuttamento e scavi nel Great Zimbabwe risultano fin dal 6000 a.C. da parte di...
- Anglo American Corporation incaricò qualche anno fa due archeologi (Adrian Boshier e Peter beaumont), che trovarono tracce di scavi in età preistorica.
- Due diverse università: Yale University e l'Università di Croningen (Olanda) fecero degli esami con il radio carbonio. Risultato:
"ATTIvITA' ESTRATTIVA ESEGUITA TRA IL 7690 E IL 2000 a.C. !!!"
Continuiamo a crede ai nostri esimi ARCHEOBUONI e CATTEDRATICI che ignorano questi fatti???
CHI eseguì quellli scavi in QUEL PERIODO? I fenici? I portoghesi?...
boaH!
Kum Salude
leonardo

Gabriele Vargiu ha detto...

IN SARDEGNA LE MINIERA DI STAGNO ESISTONO E SON STATE SFRUTTATE,SPECIALMENTE A MONTIMANNU VILLACIDRO!!!
LI ESISTONO ANCORA GLI EDIFICI DELLA MINIERA DI STAGNO E TUTT'INTORNO è PIENO DI TRACCE DI FREQUENTAZIONI ANTINCHE!!!!!!
un mettallaro di iglesias

giovanni ha detto...

Capisco lo sconcerto di Leonardo. Da qualche tempo é iniziato, un pò in sordina, un tentativo di manovra aggirante da parte dei soliti noti; prima le firme, l'adulazione, ora lo spergiuro con scasso: tutto intorno a due parole magiche e portanti,navigazione e scrittura. Tra breve inizierà, se non mi sfugge qualcosa ed é già iniziato, l'accerchiamento ad Yhwh e al monoteismo.Senza vergogna e senza ritegno.
Confidavo sino a qualche mese fa che la questione assumesse il significato tutto politico che le compete; IRS non é intervenuta in forma politica,solo molti dei suoi iscritti e simpatizzanti intervengono,come nelle petizioni, a titolo individuale, e questo é già meritorio.
Il PSd'Az stranamente tace.E poi si vuol fare politica, urlando di autonomia e indipendenza.
Ma non bisogna disperare: Sardoa Grammata é lì.

Giuseppe ha detto...

@ Gavinu M
A proposito dello stagno non sardo in Sardegna.
Poalo Valera fa semplicemente un'affermazione generica senza mostrare le prove, inoltre si riferisce allo stagno utilizzato nei Bronzetti, i quali costituiscono il banco di prova meno affidabile, in quanto generalmente fusi con bronzi di scarto. tanto è vero che la quantità di stagno varia, e non poco, da un modello all'altro. Pensa che non è stato possibile accertare neppure la provenienza del rame con l'analisi agli isotopi di Piombo.

Giuseppe ha detto...

@ Shardanaleo
A 3500 anni di distanza non è possibile affermare con certezza che CINQUE giacimenti sardi di stagno fosseri insufficenti al fabbisogno locale.
Sulla nave di Ulu Burun forse ti sei espresso male, detta così sembra che sia stata identificata da Melis e dal comandante Pisu. Occhio a quelli dell'Institut Nautical Archaeology!
In ogni caso l'origine del vascello è ancora sconosciuta, pertanto è difficile attribuirla ai PdM, mentre il carico conteneva materiali provenienti da tutto il Mediterraneo, compreso quello occidentale.
Nessuno ha mai detto che la ton di Stagno sia proveniente dai giacimenti sardi.
A si biri

Giuseppe ha detto...

Pierlugi e Mauro Peppino parlano di datazione del lingotto di stagno rinvenuto in Sardegna, mentre Leo parla di datazione al C14 per l'estrazione dello stagno del sud-Africa.
Scusate se mi permetto, ma
ricordiamoci che sulla datazione dei reperti archeologici in metallo non esiste un metodo scientifico, salvo quelli rinvenuti in contesti stratigrafici contenenti altri reperti facilmente inquadrabili.
Le cose cambierebbero se il nostro sub avesse scoperto anche un piccolo pezzo del relitto navale!

Pierluigi Montalbano ha detto...

La mia fonte per Uluburun è, ovviamente, George Bass.
Gli scavi sul relitto sono stati condotti a partire dal 1984 da un gruppo di ricerca guidato da Texas A & M's Institute of Nautical Archaeology, e diretto da Cemal Pulak e George F. Bass.
per il resto concordo con le affermazioni di Giuseppe, soprattutto quando descrive il "contesto archeologico", unica verità utilizzabile per una datazione che segue i criteri di scientificità.
In rete troverete tutte le informazioni relative allo scafo e, soprattutto, alle fonti, ossia George Bass.
Un recente studio di ossa trovato a bordo del relitto supporta l'ipotesi che una delle ultime fermate della "Uluburun" prima di affondare era la città portuale di Ugarit (Minet el Beida), in Siria.
In rete troverete tutte le informazioni (in inglese) relative allo scafo e, soprattutto, alle fonti, ossia George Bass.

maimone ha detto...

@ Gavinu M.

Dubito che le affermazioni di Valera abbiano un fondamento scientifico. Come già detto da Giuseppe, il bronzo veniva riciclato, ed in tal caso non ci si faceva certo scrupolo a miscelare metalli locali con quelli d'importazione, con il risultato che le analisi sono prive di valore. E questo vale non solo per lo stagno ma anche per il rame. Ciò vale, in minor misura anche per manufatti in bronzo mai riciclati. Nessuno, infatti, ci può impedire di pensare che i metalli usati, fossero di varia provenienza sia come area d'origine (locale o importato) sia come miniera di origine nella stessa area (é noto che le varie miniere possono restituirci un metallo con composizione isotopica diversa). A me risulta, poi, che nella miniera di stagno di Canale Serci nell'ottocento erano ancora visibili le tracce dello sfruttamento da parte degli antichi.

shardanaleo ha detto...

A scanso equivoci:
IDENTIFICAZIONE del relitto di Uluburun da Parte di Leonardo Melis e il Comandante Jaku Pisu nel 2005 si riferisce alla
IDENTIFICAZIONE come RELITTO proveniente dealla Sardinia e apprtenente ai PdM.
Non volevo certo dire di averlo ... SCOPERTO!... :-)

Gavinu M ha detto...

Da quanto risulta sul Web, Valera fa della mineralogia il suo pane quotidiano (http://www.paolov.net/curriculum.html), per cui le sue affermazioni, ad un appassionato della sua storia come me, suonano molto più credibili di quelle di Maimone o Giuseppe, che, finchè entrambi non affermano il contrario, mi sembra non siano esperti nel settore. A meno che non dichiarino che loro, in base alla loro specifica competenza in archeometallurgia escludono che le ricerche di Valera abbiano valore scientifico. A quel punto mi sembra logico che io prenda in considerazione pure la loro ipotesi.

Altrimenti, per il momento mi accontento di quanto rivelato da Valera, anzi, ora vedo un po’ se riesco a trovare qualche sua pubblicazione perché veramente questo argomento mi intriga assai.

maimone ha detto...

Il problema non é essere esperti o meno di archeometallurgia. Il problema é fare affermazioni scientificamente documentate. Non basta che lo affermi un luminare. Altrimenti si ritorna all'"ipse dixit". Dobbiamo crederci solo perché lo ha detto lui. Ora, l'unico caso in cui le analisi sui metalli danno un risultato incontrovertibile sono quelle che permettono di individuare il giacimento d'origine. Mi risulta che in qualche caso questo è avvenuto, anche per del rame cipriota trovato in Sardegna. Intendiamoci, questo non significa che tutto il rame trovato in Sardegna provenga da Cipro, ma solo quello di cui é stato individuato il giacimento. Al contrario, la lupa capitolina (quella famosa) risulta fatta con rame proveniente dalla miniera di Calabona, presso Alghero.
Mi domando allora se risultano, relativamente allo stagno, analisi simili, e quale giacimento é stato individuato. In caso contrario, l'opinione di Valera resta un opionione quanto la mia.

Gavinu M ha detto...

Signor Maimone, Lei parla in tal modo perchè non ha letto la pubblicazione di Valera sul soggetto della discussione (...come me d’altronde).

Nel link che avevo postato, Valera diceva : .....''Il primo approccio a questo filone di ricerca è stato preceduto da una analisi e ricostruzione mirate della storia geogiacimentologica della Sardegna, concretizzate nella pubblicazione del lavoro "Outline of Geology and Mineral Deposits of Sardinia, Italy''....Quelle di Valera sono affermazioni di uno studioso che ha fatto ricerche sul campo, e il risultato di tale ricerca è riportato in quella pubblicazione.

Io presumo la buona fede di tale studioso quando fa quelle affermazioni, Lei,invece, senza neanche aver letto una pagina di quel lavoro, lo boccia a priori. Perché?

Mauro Peppino Zedda ha detto...

Pisu ha scritto che il relitto di Uluburum era una nave nuragica, di Melis non ricordavo (prendo atto che lui afferma che anche per lui proveniva dlala sardegna (al tempo della nava i nurgahi secondo Melis erano già spariti da qualche millennio)

Quella di Pisu è una semplice fantasia, quella di Melis una fantasia al quadrato!
In quella nave non vi è nessun reperto , dico nessun reperto che faccia pensare alla sardegna nuragica. Sui lingotti ox -side dove pisu fantastica che fossero nuragici le analisi chimiche hanno mostrato che fosse rame cipriota proveniente dalla miniera di Apliki.

maimone ha detto...

@ Gavinu M.

Ma guardi che io non boccio proprio nessuno. Lei mi sta attribuendo una posizione in cui non mi riconosco. A me non basta che Valera si esprima in un certo modo (detto fra noi, io Valera non so neppure chi sia). Le sue affermazioni devono essere avvalorate da incontrovertibili dati di fatto. Tutto qui. Se il Valera dimostra, dati alla mano, ciò che dice, io ne prenderò atto. A me, però, risulta che nessuno finora, sulla base delle analisi di laboratorio, é stato in grado di indicare l'origine dello stagno impiegato nei bronzetti, o per scarsità di analisi, o per difficoltà a trarre conclusioni certe. Su un testo del Lilliu, ad esempio, è scritto che diversi Kg di cassiterite sono stati trovati in un insediamento nuragico (in linea d'aria tutto sommato vicino all'area dello stagno sardo), e dalle analisi non risulta che sia sarda. Benissimo. Fermo restando che noi oggi non conosciamo tutti i giacimenti di stagno evntualmente sfruttati a quei tempi, se non é sarda di dove é quella cassiterite? A mio modo di vedere le affermazioni "per esclusione" sono poco attendibili. Diventano attendibili quando si indica con certezza il giacimento di origine.Quei Kg di cassiterite rinvenuti potrebbero anche essere un miscuglio di diversa origine e provenienza.
Zedda, per esempio, dice che il rame della nave di Uluburun, in base alle analisi effettuate, proveniva dalla miniera di Apliki. Se é così, obbiettivamente posso solo prenderne atto.

Giuseppe ha detto...

Ho letto Paolo Valera a proposito delle analisi e confermo che si riferisce a quelle effettuate sui "bronzetti". Senza mettere in dubbio i suoi risultati riferisco quelli ottenuti da Miriam Balmuth e Robert Tykot (la traduzione è mia, ma fidatevi!):
" La ricerca eseguita su 120 bronzetti del Museo di Cagliari, del British Museum e di altri musei degli Stati Uniti, ha accertato che i modelli sono composti da molti metalli in percentuali diverse l'uno dall'altro, come rame,stagno, piombo., zinco, ferro ecc. ecc. Questo significa che i materiali utilizzati provenivano da scarti di bronzo di altri oggetti, compreso armi e utensili. Un risultato di questo tipo rende pressoché inutile l'analisi agli isotopi di Piombo ed impedisce di capire quale fosse la provenienza del rame utilizzato per fondere i modellini in bronzo."
Penso che la stessa cosa possa essere detta per lo stagno, presente nei vari bronzetti in percentuali che vanno dall'1% all'8%.
Giuseppe Mura

Giuseppe ha detto...

@ Maimone

Il numero di isotopi nel rame cambia da un giacimento all'altro e non viene modificato neppure dal proccesso di fusione.
Una commissione internazionale, alla quale apparteneva anche Fulvia Lo Schiavo, ha analizzato 49 frammenti di Oxhide e panette in rame rinvenuti in Sardegna: una decina risultano composti di rame locale, i rimanenti di rame cipriota.
Mentre l'analisi su 85 grammenti di manufatti in bronzo ha confermato la presenza di rame estratto dai giacimenti del Sulcis-Iglesiente e da Funtana Raminosa.
In sintesi, solo gli Oxhide risultano fusi con rame cipriota: tutto il bronzo rinvenuto nell'isola contiene rame locale.
Allo stesso risultato sono pervenuti Miriam Balmuth e Robert Tykot.
Purtroppo, ad di là della ricerca di Valera, non conosco analoghe analisi sullo stagno. Anzi, se qualcuno ne è a conoscenza è pregato di farsi vivo.
Ciao
Giuseppe Mura

Giuseppe ha detto...

@ Mauro Peppino Zedda

Sulla nave di Ulu Burun non posso che essere d'accordo con te: non ci sono i presupposti per affermare con certezza che i pochi pezzi di legno rinvenuti appartenessero ad una nave nuragica. Il tipo di carico, invece, non consente di escluderlo a priori, in quanto tutta una serie di attrezzi in bronzo e i resti degli orci giganteschi sono riconducibili a quelli sardi.
A tale proposito nel mio libro segnalo l'esempio di un piccolo oggetto in bronzo di Ulu Burun, classificato dagli archeologi come "imbuto", che potrebbe riprodurre in realtà un nuraghe complesso simile a quello che puoi vedere nel Museo Speleo-Archeologico di Nuoro.
A si biri

shardanaleo ha detto...

Caro Juseppe, vada tranquillo con il suo libro, anche se il rame del carico della nave di Uluburun risulta essere di miniere cipriote, che vuol dire? Forse che le MOZZARELLE ITALICHE fatte con cagliata germanica, non sono da ritenersi di fabbriche ITALICHE?
la storia ci documenta che in quel periodo le isole dell'egeo erano orami sotto il dominio dei SHARDANA e AKAYASA già da un secolo (vedi simonide di ceo e plutarco). Tranquillo... quella nave era shardana.
se andiamo a vedere i MARCHI dei lingotti sono identici a quelli ritrovati in sardinia, in particolare il PUGNALE GAMMATO, che poi (Gigi confermerà?) è una LETTERA dell'antico alfabeto SHARDANA/NURAGICO (come lo chiama Gigi).
Kum Salude
leonardo

Giuseppe ha detto...

@ shardanaleo
Caro Leo, la vedo piuttosto nervoso, mi creda non è proprio il caso, lasci che qualcuno non abbia le sue proverbiali certezze!
Non ho detto che il rame di Ulu Burun era cipriota, ma che gli Oxhide rinvenuti in Sardegna risultano fusi con rame estratto a Cipro.
Quanto al marchio in questione nei lingotti spero proprio che abbia ragione, in ogni caso mi risulta che solo alcuni Oxhide di Ulu Burun lo portano.
Altrettanta salude
Giuseppe Mura

shardanaleo ha detto...

X jUSEPPE: mi scuserà, ma forse mi sono espresso male. Volevo spezzare una lancia a suo favore per il discorso, osteggiato (non direttamente) da un altro forumista. Che non perde occasione per attaccare Leonardo melis, anche quando le sue teorie sono espresse pari pari da altri... rilegga bene il mio intervento e vedrà che non è contro quanto lei ha scritto, ma a favore.
tranquillo, se fossi nervoso avrei usato altro tono... e poi con lei non mi pare ci siano tante divergenze. Come può leggere lei stesso.
Kum Salude
leonardo

Gigi Sanna ha detto...

Io non ne so nulla del marchio. Conosco quelli noti dei lingotti sardi (che non sono affatto 'marchi' con alfabeti di Cipro ma immagini della bipenne: una chiarissima!).Qualcuno vuole spedirmi la figura di detto pugnaletto 'gammato' di Ulu Burun? Solo così potrei dire la mia.

Giuseppe ha detto...

@ Gigi Sanna
Intanto guarda questo, se ne rintraccio altri te li spedisco.
Ciao, Giueseppe Mura

http://www.diveturkey.com/inaturkey/uluburun/ingots.htm

shardanaleo ha detto...

in effetti questa tabella l'aveva usata anche pisu, ma io rintracciai un'immagine di un loingotto con il PUGNALETTO GAMMATO, che conservo ancora in casa e mostro nelle mie conferenze.
Senza voler fare pubblicità, ma solo per informazione: a PAG. 134 di "SHARDANA I Principi di Dan" vi è la foto del lingotto con il PUGNALE GAMMATO. Lingotto presente nel BRITTISH MUSEUM... l'altro (uluburun) lo abbiamo da qualche parte...
X JUSEPPE: spero di aver chiarito che non ce l'avevo con lei...
Kum Salude
leonardo

shardanaleo ha detto...

IL OXIDE con pugnaletto gammato si può vedre anche qui... a colori:
http://shardanapopolidelmare.forumcommunity.net/?t=2932398
leo

Giuseppe ha detto...

@ Shardanaleo

Ha chiarito molto bene col precedente commento, tacendo mi sembrava di averlo confermato. Grazie e saluti.

Giuseppe Mura

Gigi Sanna ha detto...

La tabella, caro Giuseppe, mi pare che mostri che in Uluburun non vi siano segni di scrittura. La stessa studiosa si mostra, tranne in un caso, scettica circa l'individuazione di qualche alfabeto. Quanto al lingotto non sardo postato da te, caro Leo, mi sembra che ci sia un segno a T e non un segno 'gammato'. E' proprio il 'gamma' che non riesco a vedere, ovvero il corno storto del Bue Api sardo.
Certo è che i segni dei lingotti sardi a pelle di bue sono, tranne in uno o due casi di somiglianza (l'antropomorfo schematico femminile ad es.), differenti da quelli della nave di Uluburun, tra l'altro sempre diversi tra di loro. invece i segni 'sardi' sono tutti riconducibili al segno 'bipenne'. Ma la bipenne non è forse la stessa forma taurina, ovvero la pelle di bue? Per me quella specifica forma aveva non solo un valore funzionale (il trasporto dei lingotti perchè restassero ben fissi ad un supporto durante la navigazione, ma anche di rispetto religioso per la madre terra -luna, dal grembo della quale il minerale veniva estratto,tolto 'fuori', quasi come un parto). Guardatevi la nota scure-bipenne del museo di Sardara in forma di 'pelle di bue': ritengo che sia un documento eccezionale (tra l'altro con altre 'decorazioni tipiche della Dea)che confermi la mia ipotesi. Se così è ciò potrebbe significare che chi faceva il commercio dei lingotti aveva identiche concezioni religiose e aveva stretti legami di parentela etnica. Ma bisognerebbe che approfondissi bene la questione ed esaminassi con un apposito studio tutti i segni dei lingotti che, tra l'altro, nella tabella sono molto piccoli e quando tento di ingrandirli mi si sgrana il disegno, tanto da deformarli.

Mauro Peppino Zedda ha detto...

Caro Giuseppe,
niente di Uluburum nè nave nè carico può essere ricondotto alla Sardegna nuragica!