Qui da noi, in Sardegna, i partiti stanno facendo di tutto per confermare nei cittadini una opinione molto diffusa: la politica non è uno strumento adatto ad affrontare i problemi. Tutti sappiamo che non è così, che senza la politica, la sua capacità di mediare e di fare compromessi fra interessi e esigenze in conflitto, vincerebbe la legge della giungla che affida la vittoria agli interessi dei prepotenti e/o dei più furbi. Certo, la politica è anche machiavellismo (di solito imparato sul Bignami o, peggio, su Selezione dal Reader's digest), ambizione personale, ferocia, il tutto una volta contemperato dalle ideologie.
Morte queste, che nel loro obbrobrio almeno davano ai partiti una veste presentabile, rimane il resto e rimane, soprattutto, la immarcescibile incapacità dei partiti di prendere lezione da quel che intorno a loro succede: in Francia va a votare metà degli elettori, in Italia ci sono segni di disaffezione visibili da un cieco ma non dai partiti. In Italia è capitato anche che le nomenclature siano state sconfitte. Per ora a sinistra in maniera vistosa, ma qua e là anche a destra, senza che le stesse nomenclature si diano una ragione del perché il loro potere vacilli, convinte, anzi, che nei casi di sconfitta si sia trattato di un qualche errore tattico.
In Sardegna l'assalto alla nomenclatura viene nei due schieramenti opposti, la sinistra e la destra, in due città come Nuoro e Cagliari, mentre il mondo dell'indipendentismo – ma questo è un discorso da farsi a parte – non riesce a mettere a profitto questo primo nucleo del caos. Non so se per imitazione (se è andata bene a Vendola, perché non dovrebbe andare bene anche a me?) o se perché davvero si ha la consapevolezza della crisi degli apparatnik, fatto sta che a Nuoro questi sono sfidati a sinistra e a Cagliari a destra. Nella prima città, a sfidare l'apparato è il sindaco di Ollolai Efisio Arbau, ribellandosi alla decisione del suo partito, il Pd, di ricandidare a presidente della Provincia Roberto Deriu; nella seconda la nomenclatura è sfidata dal senatore Piergiorgio Massidda, in dissenso con il suo partito, il Pdl, che prima gli assicura la candidatura a presidente della Provincia e poi gliela nega, preferendogli un uomo di fiducia di un ex sottosegretario esterno alla provincia, ma desideroso di espandere la sua influenza. Questo allo stato attuale e salvo ripensamenti.
A contorno di queste due vicende, emblematiche della crisi degli apparati di partito, tradizionali e scontate lotte per bande che non è detto cesseranno alla presentazione delle liste. Le vicende, anche recenti, mostrano che alla vittoria ottenuta dalle nomenclature nella imposizione di un candidato non corrisponde necessariamente la fine della guerra intestina e la vittoria del candidato dato per già eletto. La confusione è grande e la situazione è eccellente, diceva Mao dse-dung. E forse da questa confusione uscirà la sconfitta degli apparati, in quanto tali portati alla contemplazione dei propri ombelichi, e il ritorno alla democrazia nei partiti. Ma nel percorso per questo ripristino, nel frattempo, temo si sarà fatto il deserto. E nella cosiddetta “gente” si sarà radicata la convinzione che la politica non è fatta per le persone normali.
PS – I movimenti indipendentisti e nazionalisti, come accennavo, hanno perso un'altra occasione per presentarsi come alternativa credibile ai partiti di matrice italiana. Anzi, con la loro disunione non si sa bene su che cosa fondata, ripercorrono la strada tracciata dai partiti italiani, fatta di guerre intestine. Ma, mentre questi, chi più chi meno, chi con empiti nazionalitari chi con franca visione granditaliana, si sono ricavati il ruolo di amministratori della dipendenza, e sono perciò sostanzialmente un blocco unito, gli indipendentisti non di fare blocco, ma si frantumano. E litigano per spartirsi una piccola area, anziché ingrandirla secondo le potenzialità che, uniti, avrebbero. Forse sperano che la crisi della politica, la disaffezione dei cittadini nei confronti dei partiti e dei loro apparati, le loro lotte intestine favoriscano il travaso di consensi verso di loro. Vorrei sbagliarmi, ma credo che la loro disunione porti gli elettori alla amara considerazione: sono tutti uguali.
35 commenti:
Io sui partiti nazionalisti e indipendentisti oggi non parlo...ho parlato quanto basta...andranno incontro alla solita batosta (tranne qualche sardista che si ha tracciato la tenuta...). - Bomboi Adriano
ZFP, da bambino sei mai andato per asparagi? Ricordi che tenevi il mazzetto di quelli raccolti (sa pipia) nella mano?
Qualcuno ti scappava, perché la mano era piccola e gli asparagi molti.
Così è per i partiti: qualcosa gli sfugge di mano, di tanto in tanto. Ma la stretta è sempre tenace su chi vuol stare nel mazzo.
Secondo me continueremo con la solita frittata ancora a lungo, perché a loro piace più di qualsiasi altra cosa al mondo.
E se a te, o a me, non piace la frittata, andremo avanti col digiuno.
da grazia
Ho letto il commento di Francu Pilloni che, con grande ironia, sintetizza il pensiero di Gianfranco Pintore e noi non mangeremo e andremo avanti lo stesso nella speranza che, dopo la disfatta generale, qualcosa cambi e ritornino a vincere gli ideali e non gli sporchi interessi sia di destra che di sinistra.
Cari tutti,
una cosa che non emerge dai giornali e che nel Veneto e in Lombardia vi sono altri partiti più o meno indipendetisti che assomano ad un altro 10% (il quelle regioni ovviamente) che rende il fenomeno lega nord ancora più stringente a di quanto non appaia.
Noi non dobbiamo vedere la costellazione sarda come un fatto negativo, ma come una ricchezza in vista di una pluralità necessaria in futuro.
Penso che alle prossime elezioni 2 sardi su 10 voteranno per un partito indipendetista o autonomista. NOn condivido dunque il pensiero di quelli che parlano di disfatta ancor prima di aver visto i risultati.
Chiedo loro : quel'è la percentuale che considerano essere l'indice di una batosta o disfatta?
Recentemente su SANATZIONE.EU ho scritto: "Il pluralismo è ricchezza solo quando forze affini collaborano, altrimenti è solo frammentazione: e con essa le riforme non si fanno."
La differenza tra i nostri movimenti territoriali e la Lega è che la Lega è territoriale, cioé rappresenta il suo territorio fin dai singoli quartieri e comuni, i nostri, invece, rappresentano si un'idea di Sardegna, ma stranamente scelgono di non presentare liste comunali - hanno paura di brutte figure -, le presentano tutt'al più provinciali e regionali (in senso indipendentista, rispettivamente, regionali e nazonali). Ciò significa che sono ancora un fenomeno di colore, che stentano ad incidere sulla realtà. Dunque non sono affatto territoriali. Ogni tanto un'uscita, poi silenzio, poi un'altra uscita, poi di nuovo silenzio. Si presentano alle provinciali, quando dovrebbero secondo me reagire alla Lega, che vorrebbe dividere la Sardegna in due Province autonome, affermando che le Province sarebbe meglio abolirle tutte e otto (i Sardi non amano gli sprechi), e che al loro posto sarebbe meglio costituire consorzi di comuni a costo di apparato zero.
I nostri movimenti indipendentisti diventeranno territoriali solo se riusciranno a coalizzarsi per il bene del territorio, ossia della Sardegna.
Condivido la posizione di Piero Atzori sulla presenza di liste comunali. Partire dai comuni del territorio è fondamentale perché è lì che si dimostrano le capacità.
iRS dove sarà possibile si presenterà con una propria lista, ma ciò non sarà possibile dappertutto.
Gli attivisti dei comuni hanno grande libertà di agire come meglio credono partecioando come movimento o all'interno di liste civiche.
Sull'inutilità delle provincie siamo d'accordo, ma bisogna pur ricordare che anche esse, allo stato attuale hanno delle competenze che le permettono di agire sul territorio della nazione e lasciarle ai partiti italiani a buon mercato non ci va.
La loro inutilità si può evidenziare di più e meglio dal loro interno, di modo da avanzare proposte concrete per la creazione di organismi non dispendiosi per i cittadini e molto più efficaci. Un partito territoriale, che lavora per la prosperità della propria terra, ha tutto l'interesse ad avere un atteggiamento del genere. Uno legato a doppio filo alle segreterie italiane ha invee tutto l'interesse a mangiarci e a farci mangiare le proprie clientele, fregandosene degli sprechi e anzi aumentandoli.
Daniele Addis
ciao a tutti e saluto il padrone di casa, ma Adriano lo saluto in maniera particolare per le lotte che lui fa dietro al video e poi boh! Adriano dapertutto, non fa agirarsi che tu sei gia in un altro blog a scrivere.
Ma quando dormi?
Io non sono d'accordo con la tua analisi Gianfranco per quanto riguarda gli indipendentisti in quanto la realtà sta dimostrando che la gente dove noi ci presentiamo e presentiamo il nostro progetto ci segue eccome.
Parlo per l'iRS, il problema casomai è l'informazione che non da spazio a ciò che noi proponiamo.
continuo dal primo...
anche oggi parlando con alcune persone riguardo l'eolico diceva che, l'unico che si sta interessando al problema sarebbe Pili, ma dico ti rendi conto dopo quello che noi facciamo direttamente nel territorio interessato al problema,parlando spiegando investendo il nostro tempo a spiegare ecco che i giornali mettono in risalto il Pili il signore delle scorie.
...ecco, vedi l'informazione pilotata in maniera spudorata.
Ti rendi conto di quanto la gente sia disinformata sul nostro conto ma anche in generale.
E tu Gianfranco sei stato giornalista e lo sei ancora sicuramente poiché dai informazioni, però sono perplesso in quanto analizzi la questione indipendentista in maniera blanda e senza conoscere dal di dentro almeno con quanto hai scritto ieri sul blog.
bene la rispostaa di Daniele Addis.
Saluti
Chi pronostica una disfatta non mi ha risposto , dando indicazione sui numeri che dovrebbero caratterizzare la disfatta secondo loro ( e me ne dispiace, molto).
Il processo politico di emancipazione affrancazione della Sardegna lo si può senza dubbio far risalire alla note dei tempi, soffermandoci all'ultimo secolo, abbiamo visto l'epopea del PSdAZ , pi la nascita del partito sardo indipendentista trasformatosi in Sardigna Nazione e poi di iRS (mi rifrisco a movimenti cha hanno avuto una significativi responsi elettorlai.
ovviamnete vi è anche la recente affermazione dei RossoMori.
Ritengo che tutte e quattro queste forse abbiano delle caratterizzazioni che al momento (spero solo al momento) mi fa ritenere che sia giusto che maturino per conto loro.
Penso che la conta comlessiva dei voti sarà una piacevole sorpresa.
@ Daniele Addis, ti ringrazio per la tua risposta. Ripongo molta fiducia nei giovani come te, e in iRs ce ne sono davvero molti. Rimango tuttavia perplesso per la scarsa volontà di coalizzarsi di iRS con gli altri movimenti.
So benissimo che ogni consenso in più a Irs sarà salutato con legittimo orgoglio dai suoi militanti. Lo stesso sarà per il Psd'az e, dove si presenterà, Sardigna natzione e per i Rossomori (con una base sinceramente nazionalista e un vertice più economicista del vecchio Pci).
Ma la questione che ponevo è un'altra: questo possibile avanzamento è assai meno importante dell'occasione persa di mettersi in gioco come complessiva forza nazionale. Occasione persa perché nel campo dei partiti di matrice italiana c'è marasma, probabile fuga verso l'astensione, mentre i partiti di matrice sarda non sono in grado di offrire riparo.
In Corsica, il mese scorso, i due partiti nazionalisti, divisi, hanno mancato per lo 0.8% la possibilità di essere il primo partito e di avere la presidenza dell'assemblea regionale. Se si fossero uniti, sarebbero stati i vincitori, mettendo a profitto lo sbandamento dei partiti francesi? Forse sì, forse no. L'unica cosa certa è che hanno perso l'occasione e dubito che i partiti francesi ne consentiranno la ripetizione.
@ bentesusu
Il sistema mediatico sardo, diviso sulle scelte politiche, in una cosa è unito: andare sul sicuro con Mauro Pili e non sull'insicuro con la promozione delle vostre istanze. Nessuno commette suicidio a cuor leggero. Tanto più che a commettere suicidio ci pensa il nostro mondo con le sue divisioni poco comprensibili.
Per Bentesusu: http://www.sanatzione.eu/2010/04/u-r-n-sardinnya-a-gonnesa-%E2%80%93-perche-ce-qualcosa-di-nuovo/ Noi non siamo solo dietro al video, e saltuariamente partecipiamo a convegni, se ti può far piacere sappi che abbiamo in mente di farlo sempre più spesso. Ad ogni modo in privato e personalmente abbiamo sempre parlato con diversi leader autonomisti e indipendentisti e non solo, ultimamente anche con imprenditori che si stanno rendendo conto dell'assenza di una vera classe dirigente Sarda in grado di fare sistema. Non mi sento però di biasimare completamente la scarsa informazione regionale, mettetevi nei panni di quei poveri editori: Per ogni sigla indipendentista diversa...dovrebbero ripetere la stessa notizia (perché più o meno tutti dicono le stesse cose) tante volte quante starnutiscono...7 pagine di ripetizioni...Il progetto indipendentista quindi se non è politicamente credibile a causa della sua frantumazione, figuariamoci se può esserlo a livello comunicativo. Chi sono gli interlocutori? Partitini dall'1 al 3% che si auto-contemplano da soli? - Bomboi Adriano
Caro Zuanne Franciscu, il PSdAz è reduce da una fresca scissione, iRS, sta proponendo una nuova versione del modo di essere "sardisti", hanno la pretesa di esprimere dei concetti nuovi.
Anch'io mi rammarico che non si è fatta un' allenza, ma riconosco che non vi erano i presupposti.
Quei presupposti speriamo che ci siano alle prossime regionali. Per fare in modo che ci siano votiamo e facciamo votare per uno dei tre (PSdAZ, iRS , Rossomori) (Sardigna Nazione pare che non presenti , speriamo che receda dal proposito di invocare l'astensione)
Mauro Peppino, può argomentarmi quali siano i concetti nuovi di IRS? Anche uno o due punti, grazie. - Bomboi Adriano
Il problema non è l'unità degli indipendentisti, ma il processo di maturazione di una coscienza nazionale sarda e l'accettazione da parte dei sardi di un orizzonte storico e politico al cui centro ci siamo noi.
Se ci fossero diverse voci e proposte alternative, ma tutte orientate verso questa prospettiva generale, sarebbe solo un bene.
L'essenziale infatti è che la sensibilità diffusa, l'armamentario mentale dei sardi, arrivi a farci percepire a noi stessi come soggetto storico.
Cento anni fa si parlava di "emancipazione". Ecco, il problema è lo stesso.
Per forzare l'inerzia politica e culturale in cui ancora siamo immersi non occorre un unico partito degli indipendentisti. Le differenze ci sono e non sono conciliabili, di chiunque sia la paternità (o la maternità) di questa o quell'idea.
Occorre invece che si accolga finalmente l'impostazione di base secondo cui:
1) non siamo italiani;
2) l'obiettivo è l'indipendenza statale (non il federalismo italiano e tantomeno l'autonomia).
A parte altre differenze, tra Sardegna Democratica (che è organica a un partito italiano centralista come il PD), PSdAz, Rossomori e sigle dichiaratamente indipendentiste non c'è concordanza nemmeno su questi due punti essenziali.
Tra di loro poi le formazioni indipendentiste non concordano affatto né sui principi di base, né sulla strategia generale, né sulla prassi. Indi per cui, parlare di unione mi pare più che altro un esercizio retorico. I partiti italiani in Sardegna, compresi i Riformatori, sono tutti dichiaratamente autonomisti. Ebbene, mai che qualcuno ne invochi l'unità!
Chi più ne ha, più ne metta, dico io.
Invocare l'astensionismo è un errore politico.
A me dispiace che non ci siano in ballo SNi e aManca. Essere tanti e diversi, in questo momento è più importante di qualsiasi unità raccogliticcia e poco credibile.
Quanto al resto, è errato attribuire a iRS la decisione di non partecipare alle comunali. Quando mai? iRS parteciperà con liste tutte sue laddove abbiamo la forza per farlo, e dentro liste civiche (orientate secondo principi che noi condividiamo) in altre circostanze. In più, ci presenteremo con le nostre liste e i nostri candidati presidente in tutte le circoscrizioni.
Non è poco, per un Movimento che è nato politicamente dieci anni fa (meno in realtà). Stiamo crescendo, soprattutto come presenza sul territorio, di giorno in giorno. Questo è un dato indubitabile, da proiettare però sul medio e lungo periodo. Non abbiamo mica fretta! Almeno, non così tanta...
Ma i risultati ci sono, e sono incoraggianti.
E con ciò, chiudo la parentesi autopromozionale e anche il mio intervento.
In bonora!
Per Omar: La storia delle differenze è una puttanata bella e buona. E lo dico senza remore di apparire volgare e né per offendere nessuno. Per arrivare all'indipendenza serve un passaggio graduale e questo passaggio graduale si chiama autonomismo. In ragione di questa assoluta banalità, niente e nulla giustifica la divisione tra l'indipendentismo anni '70 e '80 (di cui IRS propugna la continuità ideologica attraverso l'anti-autonomismo) e le altre forze autonomiste che nello sviluppo dell'autonomia vedono un gradino in più per il raggiungimento di quella sovranità. Nello stesso discorso possiamo inserire in un eventuale approccio programmatico anche quegli autonomismi che non credono all'indipendenza. Le vere differenze sono meramente ideologiche tra l'associarsi o meno ad un partito italiano (di questo o quel polo). Ma nel bipolarismo mi pare il minimo, proprio in ragione della penosa frantumazione presente in Sardegna. Ma veniamo alla cosa più importante: I Sardi e l'indipendentismo. Io nel 2010 non ho ancora capito come questi potrebbe mai sviluppare consenso proprio senza la fase autonomista che è quella nella quale dovremmo divulgare e tutelare sia la cultura e l'identità Sarda - sia il potenziamento economico. E tali elementi passano anche per la riscrittura dello Statuto. Vorrei capire come diavolo può maturare questa benedetta coscienza identitaria in un Popolo che non ha coscienza di sé, governato da forze centraliste italiane e con gente (che si dichiara indipendentista/autonomista) divisa e che non ha mai fatto uno straccio di riforma sociale ed istituzionale: La quale ha pure il coraggio di ripetere teorie bollite e fallite da 30 anni a questa parte. Non solo, la costante ondulazione dei voti indipendentisti, più o meno tristemente stabili (degli ultimi 15 anni), si somma ad un crescente interesse delle tematiche identitarie che tuttavia non trovano alcuna traduzione politica in un processo amministrativo: C'è un triplo fallimento quindi della classe dirigente indipendentista attuale (e non parlo solo di IRS). - Bomboi Adriano
I 3 fallimenti sono i seguenti: 1-Assenza di una strategia chiara e condivisa per lo sviluppo della sovranità su base graduale e riformista. 2-Incapacità di superare teoremi e credenze prive di riscontro effettivo nonché incapacità di leggere il sistema bipolare corrente per contrapporgli un valido progetto politico in grado di attuare le riforme di cui al punto 1. I personalismi sono il collante di tali ritardi culturali. 3-Conseguente fallimento dello sviluppo di una coscienza identitaria diffusa ed esponenziale nell'elettorato, che infatti rimane più o meno stabile e si travasa da una parte all'altra come un vinello di belle speranze...Se a tutto questo aggiungete pure il centralismo di alcuni partiti che fingono di ritenere superata l'autonomia del 1948 per proporre una sedicente sovranità più vecchia di quella attuale, allora abbiamo il quadro politico Sardo al completo. - Bomboi Adriano
In pratica per Bomboi bisogna fare come dice lui e basta, le altre cose sono puttanate. Badate, altre impostazioni non sono tollerate.
Vale qualcosa dire che la strategia iRS ce l'ha e la sta portando avanti? No, non vale perché non combacia con quella di Bomboi. Continuo a domandarmi perché chi predica l'unità continui ad aspettare sempre e solo iRS. Cosa impedisce a PSd'Az, Rossomori, a manca e SNI di unirsi per dare una bella dimostrazione a iRS? Prendere atto che al momento iRS sta seguendo un altro percorso no?
No, certo, se non è d'accordo Bomboi è una puttanata.
@ Omar e Daniele, io rispetto i ritmi e le strategie di iRS e degli altri movimenti, partiti indipendentisti. Ciò che non mi convince è che proprio non si voglia da nessuna parte trovare una sola battaglia da condurre insieme. Per le elezioni nei grossi comuni è necessaria una coalizione, un'unione d'intenti, nel superiore interesse di una città e dell'isola. Invece si lascia ancora spazio, per 5 anni, a clientelismo e malaffare. Questo è il limite.
Piero, ma nelle liste civiche mica si va da soli, i vari esponenti di diversi partiti possono confluire intorno a quel progetto comune, quindi non vedo dove sia la scarsa volontà di condurre battaglie insieme.
Si corre da soli quando non si trova l’accordo con gli altri intorno ad un progetto.
Daniele Addis
Io penso che la strategia dell'attuale PSD'AZ (criticabile certamente su diversi aspetti) potrebbe comunque portare ad un prossimo presidente della Regione Sardista, candidato del centrodestra...Ma al di là di questo, non vedo dov'è il problema nel dire che la presunta innovazione e la presunta strategia di sigle come IRS è la solita contestualizzazione nel presente del più becero anti-autonomismo nato nel secolo scorso e sopravvissuto secondo varie forme fino ad oggi: Con tutti i danni ed i ritardi politici che comporta. L'aver ideologicamente messo Autonomismo contro Indipendentismo ha fatto più danni della divisione destra-sinistra e non ha portato a nulla in termini programmatici. E' forse falso? - Bomboi Adriano
Bomboi, se l’autonomismo sardo non avesse sempre escluso aprioristicamente l’opzione indipendentista sponsorizzando acriticamente l’indivisibilità della repubblica, magari un terreno di dialogo si sarebbe anche potuto trovare.
Il problema è che i super autonomisti nostrani continuano ad escludere l’indipendenza anche di fronte agli evidenti fallimenti della loro strategia autonomista.
Se seguissero almeno il filo logico di dire che all’autonomia così come è preferiscono l’indipendenza facendo battaglia dura contro il governo italiano (di qualunque colore esso sia) con il coltello fra i denti per l’ottenimento di spazi di sovranità da esso inviolabili (anche fiscali e doganali), allora ci si potrebbe fare pure un pensierino a fare un pezzo di strada insieme.
Soru invece continua a dire le sue cavolate sull’incapacità (presunta e basata su dati oltretutto falsi o parziali) della Sardegna di sopravvivere senza gli “aiuti” dello stato italiano; Massidda continua a dare aprioristicamente per scontata l’indivisibilità della Repubblica; Cappellacci e gli altri giullari non ne parliamo.
Ecco, è questo atteggiamento che ha fatto e continua a fare danni, da sempre. Un presidente della regione sardista c’è già stato e i sardisti erano da statuto già indipendentisti… peccato che quello stesso presidente si affannasse a precisare che gli indipendentisti nel suo partito erano solo una simpatica e allegra minoranza. Dopo quell’esperienza la parola “indipendenza” è diventata in Sardegna poco meno che una bestemmia.
Daniele, bisogna prima capire di chi stiamo parlando: Di Soru, uno dei leader del PD Sardo, un partito centralista. E di Massidda, un esponente del PDL, un partito altrettanto centralista. Ma spero sempre che cambino opinione o quantomeno diventino autonomisti sul serio. Ma si sta parlando anche del PSD'AZ, che solo recentemente è diventato autonomista ed indipendentista. Mentre per statuto lo era già da tempo. Allora io vorrei capire questo "coerente indipendentismo" con chi vuole farle queste riforme graduali verso l'indipendenza. Forse la riscrittura dello statuto non fa parte anche dell'agenda di IRS? O non si può riscrivere uno statuto con persone che legittimamente non credono all'indipendentismo? L'alternativa a quest'ultimo quesito è forse perché -dopo questa autonomia- magari IRS crede che si possa fare l'indipendenza? Siccome penso che la risposta sia nò, allora è chiaro che per il momento si farà una nuova Autonomia. Mi chiedo pertanto cosa vieti all'indipendentismo di far parte del gioco e dare (da posizioni amministrative di peso) il suo contributo a questo processo graduale di edificazione della sovranità. - Bomboi Adriano
SEGUE - IRS deve decidersi: O ricoprire il ruolo della forza da piazza ad oltranza (che non è neppure quello), oppure far politica attiva amministrando. Il primo sistema per spingere sull'accelleratore delle riforme "indipendentiste" è fallito perché è mancata la presenza nella seconda fase: Adesso che si riscrive lo statuto, quante forze di peso abbiamo che parleranno di Nazione Sarda con convinzione? A me pare che si stia delegando sempre e comunque il bipolarismo italiano. - Bomboi Adriano
Adriano, per te il PSd’Az sta seguendo la strada giusta e va bene, non ci vedo nulla di male nel pensarla così. Il fatto è che il PSd’Az è indipendentista, ma anche autonomista (ma autonomista non lo era già?). Praticamente tutte le forze in Sardegna si definiscono autonomiste e la denominazione della Sardegna è quella di regione autonoma. In pratica c’è una sorta di magma in cui ognuno dà al termine “autonomismo” il significato che meglio gli fa comodo.
Parlare di indipendentismo con tutti i dovuti distinguo rispetto all’autonomismo è un modo per fare chiarezza e rimanere fuori da quel magma informe.
A te piacciono evidentemente le cose calate dall’alto, posizione alla quale è importante arrivare, non importa come. Ora il PSd’Az c’è arrivato, è nella coalizione di governo. Ha firmato un documento che, nella parte in cui parla dello statuto, è stato disatteso, tant’è che l’argomento non è ancora all’ordine del giorno.
La giunta va da un fallimento all’altro e manca completamente di strategia, mentre il partito sardista un po’ sbuffa e un po’ ne difende l’operato. Pensi che un cittadino qualsiasi in questa situazione si prenda la briga di fare i dovuti distinguo?
Mischiarsi al giochetto autonomismo-indipendentismo, tutto insieme ben mischiato e informe, eliminerebbe le stesse ragioni di esistenza di iRS e a quanto pare la sua scomparsa per fagocitazione in qualche altro movimento a te non dispiacerebbe affatto, ma tant’è.
Il contributo all’edificazione della sovranità si preferisce darlo attraverso il coinvolgimento dei cittadini, convincendoli anzitutto a dargli fiducia a livello comunale per dimostrare la volontà e la capacità di agire.
I mezzi contano, Adriano. Sbattersene per arrivare in un modo o nell’altro alla meta porta alla creazione di schifezze. Per questo si guarda con favore al pluralismo di approcci. Per te ed altri invece questo pluralismo è una sorta di nemico da abbattere.
Il metodo è infatti l'errore di questi "approcci" che non sono pluralismo ma frammentazione, in quanto non sono organici ad alcuna strategia. Ne consegue quello che abbiamo tutti sotto gli occhi: Il PSD'AZ non ha sufficiente peso contrattuale mentre le altre forze territoriali indipendentiste neppure governano. Morale? Nessuno applica una riforma tesa allo sviluppo della Sovranità. Nessuna strategia perseguibile o credibile. Il cittadino (potenziale elettore territoriale) in questa situazione ovviamente farà le poche cose che può fare: Non votare perché non saprebbe bene quale di questi partitelli votare. Non votarli proprio perché non ne vede evoluzione su un programma di governo. Oppure votare comunque uno di questi pur sapendo che non farà alcuna differenza in termini di fatti. Il problema Addis è che i dirigenti indipendentisti da anni hanno diffuso questa cosa "che esiste un'alternativa coerente", il problema è che questa presunta alternativa produce lo stesso effetto di quella (strutturata insufficientemente) che si avversava: Nulla. Quindi in questo caso andrebbe fatta la cosa più banale e di buonsenso che ogni nazionalismo di successo nel mondo ha fatto: Ridurre la frammentazione e i galli nel pollaio. Purtroppo e lo capisco, nessuno vuole essere preso per il collo mentre starnazza la sua minestra riscaldata... - Bomboi Adriano
Guarda Adriano, semplicemente chi aderisce ad iRS non concorda con la tua visione di sovranità calata dall’alto nelle mani di cittadini ignari che improvvisamente si svegliano per grazia ricevuta.
La coscienza la si costruisce partendo dai comuni: là si possono iniziare a fare alleanze intorno a progetti concreti. Unirsi intorno a qualche fumoso ideale nazionalista serve a ben poco.
Come ti ho già detto altre volte: l’approccio di iRS non impedisce agli altri di unirsi, lo possono fare. Per te sarà un concetto poco importante, ma per iRS la libertà è fondamentale. Il tuo approccio invece di libertà ne lascia ben poca e bolli come “puttanata” tutto ciò che non ti va a genio. Fai pure, ma così non unisci un fico secco.
Caro Daniele, sarà perché comincio ad invecchiare e non è vero che più si invecchia, più si diventa pazienti, ma a me l'idea di aspettare l'indipendenza per vedere la sovranità della Sardegna, mica mi va a genio.
Io vorrei che in tempi storici, la Sardegna possa legiferare in materia di economia, di beni culturali, di lingua, di ambiente, di energia, di mare territoriale, di credito, di fisco, etc etc. Sarebbe una Sardegna inedita e certamente più prospera di quella che conosciamo.
Se poi, tu o i tuoi figli, riterrete che quel grado di sovranità non basta, che dovrete essere sovrani anche in materia di rapporti diplomatici, di difesa, di moneta, di giustizia, va bene. Nessuno più di me, se ci sarò, sarà contento. Ma intanto su tutto l'altro avremmo la potestà di decidere con la nostra testa. E, spero, sotto l'occhio e l'intervento critico di chi, intanto, cerca di farsi maggioranza del popolo sardo.
Sig. Pintore, il processo di acquisizione di sovranità della Sardegna lo rallenta proprio chi considera l'indipendenza superflua.
Il tendere continuamente all'indipendenza, soprattutto di fronte alle continue violazioni dell'"autonomia", fronteggiado lo stato italiano in maniera pacifica, ma decisa, accelera quel processo di acquisizione di spazi di sovranità.
L'accettare i tempi biblici dello stato italiano che ha ben altro di cui occuparsi rellenta il tutto. O si punta con decisione al massimo oppure si è destinati, come al solito, ad ottenere al massimo qualche elemosina.
Detto questo: i bastoni tra le ruote al vostro statuto non li stanno mettendo di certo gli indipendetisti, ma la stessa coalizione che se ne è fatta promotrice che ancora non ha dato inizio a nessuna procedura per l'approvazione o la discussione di un qualsivoglia statuto.
Qui si evidenzia una frattura che appunto impedisce una visione strategica comune tra indipendentismo e autonomismo.
L'indipendentismo o persegue la sovranità tutta, ossia la creazione di un ordinamento giuridico sovrano, oppure non è indipendentismo.
Il che non toglie legittimità alle aspirazioni autonomiste, o neo-autonomiste o federaliste.
Ma certo non si può chiedere a un Movimento indipendentista di... non esserlo.
La questione delle convergenze tattiche non è un vero problema. Se sarà il caso, su temi specifici, niente vieta di concorrere ad un medesimo obiettivo.
Da poco iRS ha dato il suo appoggio all'iniziativa di SNi sul nucleare. Come si vede, quando è il caso, si trova la comunione d'intenti, se ci sono le premesse politiche.
Insomma, chi persegue l'autonomia ha tutta la libertà di farlo.
Noi chiediamo di lasciarci decidere la nostra strategia senza pretese di annacquamento o tradimento dei nostri principi e delle nostre basi teoriche.
Chi non vi si riconosce ha tutto l'agio di scegliere altre strategie e altre formazioni politiche.
Per concludere, a conforto delle speranze del nostro ospite, esprimo una sensazione: una certa inerzia culturale, storica, si è smossa. Non sarei così pessimista sulle possibilità che un disegno chiaramente e onestamente indipendentista possa trovare uno sbocco storico già nei prossimi anni. A patto di non tradirlo sul nascere (come purtroppo già avvenuto in passato).
E' importante, però, che ci arriviamo preparati, affinché la transizione non diventi l'ennesima occasione per qualche èlite interessata e "compradora" di assicurarsi rendite e privilegi ai danni di tutti gli altri sardi.
Su questo, spero ci sia una concordanza, almeno tra chi segue il presente dibattito.
Saluti,
Omar Onnis
Cari Addis e Onnis: Il processo di acquisizione della sovranità infatti non è inficiato dall'indipendentismo, infatti non è neppure partito da quest'ultimo. Proprio per l'assenza di questi da una qualche piattaforma programmatica di governo. L'indipendentismo quindi si muove esclusivamente sul piano teorico e la sua incidenza sulla legislazione e le istituzioni Sarde è praticamente nulla. Non esiste inoltre alcuna REALE frattura tra autonomismo e indipendentismo. In particolar modo Onnis sostiene il contrario in quanto l'indipendentismo propugnerebbe l'assulta sovranità e null'altro. Ma mi chiedo allora quale sia il percorso graduale per arrivarci. E chiedo inoltre ad Addis se, senza riforme istituzionali, quali ad esempio quelle incidenti nella Pubblica Istruzione, sarebbe possibile spiegare ai Sardi il loro passato. - Più che mai attuali dunque le dichiarazioni dell'allora membro dell'SNP Quinan (in visita ad IRS anni fa) quando disse: "IRS sembra l'SNP degli anni '70". E la cosa non era solo un complimento....Il settarismo è sempre la fase primaria di un nazionalismo immaturo. Non basta mettere le firmette su un referendum anti-nucleare per parlare di collaborazione politica. Servono i fatti che contano, sia tutto l'anno, sia durante le elezioni. - Bomboi Adriano
Adriano, ma come l'indipendentismo è assente? Non c'è il PSd'Az? Non ci sono i Rossomori?
Vorresti che tutti gli atrli movimenti indipendentisti conluissero nel PSd'Az per guidare la futura coalizione di centro destra? Secondo te il dissolvimento o l'accodamento di tutti gli altri movimenti alla strategia sardista porterebbe ad una sommatoria dei voti o addirittura ad un loro aumento?
Io sono piuttosto dubbioso a riguardo.
Per quanto riguarda le "riforme graduali", caro Adriano, la coscienza si inizia a creare dai comuni, con iniziative concrete che portino le persone da avere fiducia nel movimento. Arrabattare alleanze per avere il gettone di presenza mentre si riscrive lo statuto, ringraziando per il contentido di un qualche inserimento gradito e ingoiando mille rospi in nome della compattezza della maggioranza eliminerebbe qualsiasi differenza tra i partiti indipendentisti e quelli "unionisti"... per votare le copie carbone allora tanto vale che si voti pergli originali che almeno nelle prese per i fondelli sono più ferrati.
Appoggia senza remore il PSd'Az e convinci tutti gli altri convinti come te della bontà dell'alleanza ad ogni costo a conluirvi. Con iRS purtroppo mi sa che ti dovrai rassegnare.
Io non ho mai detto che la strategia del PSD'AZ sia la migliore, ho detto casomai che è una vera strategia, ma che necessita di essere migliorata perché attualmente comporta gli stessi risultati di IRS: Quasi nulla. Non governare e stare ad urlare alla porta è forse una strategia? In passato sì, perché ha contribuito a dare argomenti a chi "la porta" l'ha attraversata. Il problema è che questi ultimi sono troppo pochi per pesare rispetto al bipolarismo (di destra o sinistra che sia). E con questo non intendo dire che bisogni solo apparentarsi a destra o sinistra per fare le riforme. Sono anche per un terzo polo, ma anche il terzo polo è un'opzione complessa che si può attivare con anni di lavoro e coinvolgimento del mondo economico. Mi pare insomma che siamo ancora ben lontani in Sardegna da quell'eventualità. Anchio credo che bisogni partire dalle Comunità locali, ma secondo me questo non si può fare nei termini in cui lo prospetta IRS: Per due motivi. Il primo è che si è così pochi e frammentati che non solo spesso non si hanno candidati credibili nel territorio...ma spesso non li si ha proprio. In secondo luogo, innestare persone nei consigli comunali non significa di certo instillare una coscienza nazionale Sarda nel territorio. Perché questa può essere inserita soprattutto dalla Scuola. Il problema è che nessuno questa benedetta scuola Sarda l'ha ancora riformata. Mio nipote a scuola studia Alessandro Manzoni...E conosce i nuraghi solo perché ce l'abbiamo portato in famiglia...e gli abbiamo insegnato che non si usano come bagni pubblici come fanno tanti disgraziati di passaggio...Ma non so se questo possa aiutarlo a capire la Sardegna...La verità è che serve tutto: Scuola, cadidati, ecc. Ma con queste divisioni non avremo niente di tutto questo. E vi sfido a provare il contrario. E poi, le parole che dici oggi tu Addis, sono state già dette negli anni '90 da SNI....Niente di nuovo sotto il sole. Solo gente che difende teorie fallite e che potrebbe ottenere molto di più se collaborasse. - Bomboi Adriano
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