di Pedru
Egregio Sig. Stiglitz,
non sono uno studioso, ma solo un amante di storia antica e attento lettore; rispetto le sue opinioni, ma non sono d’accordo con le sue teorie pertanto:
1. Le colonne d'Ercole nessuno degli antichi scrittori ha saputo collocarle geograficamente, verosimilmente l'unico fu Erodoto che nel capitolo IV descrivendo le popolazioni che abitavano la costa Libica, partendo da Tebe d'Egitto arriva sulle rive del lago Tritonide (secondo il mito si impatana Giasone con la sua Argo e solo il dio Tritone lo aiuterà a trovare la via d'uscita) e qui non va oltre. Erodoto conclude sempre allo stesso capitolo punto 181: “Questi che ho nominati sono i nomadi libici che abitano lungo la costa; al di là di essi verso l’interno c’è la Libia delle bestie feroci, al di là di quella delle fiere si estende un’altura di sabbia, da Tebe d’Egitto alle colonne d'Ercole”. Quale più limpida testimonianza di un fedele cronista della metà del 400 a.c.? Altri scrittori classici, riferiti alle colonne parlano di fondali bassi e fangosi a differenza dello stretto di Gibilterra dove i fondali sono tutt’altro che fangosi.
2. Platone conosceva l’antica geografia considerato che è vissuto oltre un secolo prima di Eratostene che aveva stravolto la geografia in seguito alle conquiste di Alessandro Magno. Quindi se le colonne d’Ercole sono state spostate per una questione di equilibrio geografico E. O., anche Atlantide è sparita dalle carte geografiche; ma se le riportiamo al canale di Sicilia (condivido la teoria di Sergio Frau) e quindi a prima di una (delle tante) manipolazioni storiche - geografiche, l’isola descritta così minuziosamente da Platone non può che essere la Sardegna:
3. Secondo lei la Sardegna non risponde a nessuno dei requisiti di Atlantide. Non so quale parte dell’Isola ha visto, anche se basta una semplice cartina geografica per vedere questa immensa pianura da Cagliari a Narbolia circondata da monti N – E – O (Platone parla di alti monti, in effetti in Sardegna danno l’impressione di montagne anche le colline). Penso che la comparazione tra Atlantide e Sardegna l’abbia fatta egregiamente Sergio Frau nel suo volume – inchiesta “Le colonne d’Ercole”.
4. Lei parla della Tartesso spagnola; le voglio ricordare che le scritte “ In Tarsis” sono state trovate: la prima sulla stele di Nora (vedi S.Frau “Le colonne d’Ercole” – G. Sanna “Sardoa Grammata”) e la seconda nel coccio di Orani (G.Sanna “Sardoa Grammata”). In Spagna nada de nada.
7 commenti:
Scusi, sig. Pedru,
lei sarà anche gentile, ma sicuramente impertinente.
Lei dimostra di non possedere una mentalità scientifica tanto che riesce a mettere in dubbio, se non proprio a contestare, evidentemente non comprendendole appieno, le verità scientifiche e le certezze cristalline del dr. Stiglitz.
Ma dove crede che la porterebbero le sue incursioni in testi poetici come quelli di Platone o mercantile, di mera propaganda come quelli di Frau?
Vuole fare una rivoluzione culturale? E chi l'autorizza? Ne ha forse il diritto?
Guardi, non si offenda, ma lei fa il paio con Gigi Sanna e quel tal altro Zoroddu che vorrebbero far credere che siano stati i sardiani a insegnare a leggere e a scrivere ai fenici, ecc. ecc.
Lei creda a cosa vuole, tanto non turberà i sonni miei e tantomeno quelli di dr. Stiglitz, che ha certezze robuste e certificate d.o.c.
Non se la prenda, gentile sig. Pedru, ma continui a badare alle sue piccole facende e lasci la scienza a chi è autorizzato a prenderla a braccetto.
Con i miei auguri di buone feste, con serenità e meno pensieri platonici.
Gennemari
Scusi sig.Anonimo dell'intromissione,vorrei chiederle se noi poveri plebei che ci interessiamo e seguiamo i dibattiti sulla storia e sull'archeologia,non avendo avuto l'investitura da parte di chi?non dobbiamo neanche prendere in considerazione di avere una nostra opinione?Il fatto di essere Prof.Emerito etc.etc.ha insito il dono della apertura mentale,della buonafede,della mancanza di secondi fini?Dovremmo noi non addetti ai lavori raccogliere solo patate e guardare le donne che sculettano in tv?Alla storia ci pensa qualcun'altro e quindi diamogli carta bianca?
E passi che noi dobbiamo solo "zappare",ma se le teorie contrastanti con il Mainstream provengono da degli studiosi con pieno titolo come la mettiamo?Dovrebbero essi incelofanarsi il cervello come hanno fatto in molti?La storia ormai e'stata scritta cosi'quindi non se ne fa piu' nulla?Grazie e scusi se ho sollevato la testa e le ho risposto caro Ill.mo Cav.Prof.Anonimo.
Da anonimo ad anonimo, sa che le dico?
Guardi, gentile signore che se la prende con me solo perché ho rinfrescato alcune cose che tutti conoscono, non ho difficoltà a prendere atto che voi, anzi che noi, poveri mortali disoccupati pensionati con non altro da fare che guardare di sguincio le gambelunghe delle tivù e raccogliere patate (ma non sarebbe meglio albicocche, visto che ci siamo?)...
Guardi, l'idea di prendere le albicocche già mi fa perdere il filo, ma tanto io non ci faccio nulla col filo.
Dunque, dove eravamo rimasti?
Ah, ecco!
Guardi, osservi, annoti bene l'ora in cui io ho scritto il mio post: non erano neppure le otto di mattina, mentre lei, o voi, come vuole, lei voi scrivete alle undici e mezzo!
Vergogna!
Non c'era nulla alla tivù da vedere?
Allora guardi la tivù e lasci la scienza agli scienziati. Non faccia il furbo con me? Non si ammischini neanche troppo perché so di che pasta è fatto, lei, il tale e il tal altro che sono come voi.
Scusi se non termino la lettera, ma mi stanno chiamando per pranzo.
Saluti.
Gennemari
Gennemari,
ses bette preda no isco chie ses ma ses una preda tosta chi cheret imbolada a modde.
Gavinu
Ma gei inci bolli atiri che tui po ammoddiai a mimi. Ita naras?
Bona Paschixedda e saluda is pipius.
Gennemari
Oh! Gennemari,
non so chi tu sia, ma dalla foga con cui difendi l'Esimio, Illustrissimo ecc. ecc., minimo sei il suo portaborsa! Ricorda al tuo "padrone" che tanti miti sono stati sfatati transitando se non alla storia alla protostoria. E, guarda caso! da persone che non erano "scienziati", ma curiosi e appassionati ricercatori.
Adesso corri, altrtimenti si raffredda il pranzo! Buon appetito e buone feste.
Pedru.
Buongiorno e buona domenica a tutti.
Ho iniziato da poco a leggere gli articoli di questo blog e inizio ad affezionarmi. In sintonia col post che ho scritto qualche giorno fa, sento la necessità di aggiungere qualcosa. Spero di non tediarvi con le riflessioni lunghe ma ho un obiettivo ben preciso in mente e cerco quotidianamente di aggiungere un frammento al mosaico che vorrei si avverasse e ricorro a tutti i mezzi che conosco per attuarlo.
Nel momento stesso in cui compie una serie di atti nella sua vita, ciascuno di noi scrive un capitolo della propria storia. E capisce quasi istintivamente di essere, nel presente in cui vive, il risultato di un complesso intreccio di azioni compiute, di condizionamenti familiari, di influenze derivanti dall’esser nato e cresciuto in un determinato paese, in un gruppo sociale, in un ambiente piuttosto che in altri. Quando poi costruiamo progetti per il futuro, siamo naturalmente portati a creare bilanci. E perciò siamo spinti a guardare indietro, a riflettere sui nostri passi, a valutarli criticamente. Chi non sappia farlo, finisce per non sapere chi sia. Mentre guardiamo all’indietro, lo facciamo inevitabilmente sotto lo stimolo degli interrogativi che la vita ci pone in concreto nel presente: in maniera selettiva, con l’interesse per alcuni aspetti che per altri. Poi nuovi bisogni inducono a ripensare ancora, con l’attenzione verso momenti prima trascurati. Così la nostra coscienza e il nostro spirito elaborano, ricostruiscono continuamente la nostra storia personale. Il che ci rende tutti “storici” di noi stessi. Ma nessuno vive isolato in una cerchia personale o familiare. Quel che è accaduto e accade nel mondo esterno determina in maniera essenziale la nostra condizione e il nostro destino. Anche qui il passato è presupposto del presente e del futuro. E perciò occorre orientarsi, per darsi orientamenti politici, compiere scelte in base ai propri valori, costruire un mondo che risponda alle nostre aspettative.
Gli storici di professione, che scrivono le storie delle città, delle Regioni, degli Stati, della scienza, della tecnica, delle culture, delle religioni, delle grandi personalità…non sono mossi da esigenze diverse da quelle che stimolano i comuni individui a pensare il loro passato. Lo fanno soltanto con tecniche e metodologie più rigorose, sulla base di documenti che la storia ha depositato e accumulato, attraverso una selezione volta ad accertarne l’attendibilità e a stabilirne l’importanza.
Scrivono le loro storie, e quando nuovi documenti appaiono o nuove prospettive si impongono, le riscrivono. Questo scrivere e riscrivere costituisce ciò che si definisce la “storia della storiografia”. Così è avvenuto dal padre della storiografia Erodoto, che scrisse le sue “Storie” nel V secolo a.C., fino ad oggi.
Accanto alle storie universali del cammino umano, ai resoconti che raccontano le vicende complessive di Stati, continenti e civiltà, si collocano le storie locali, le quali si pongono come obiettivo di dar conto dei frammenti dell’insieme delle vicende del mondo. Quella che presentano gli scrittori della nostra civiltà nuragica è una di quelle storie locali e, al pari di tutte le opere storiche, è una ricostruzione che riflette da un lato lo stato delle ricerche in una certa epoca e dall’altro le storie di altri luoghi che si sono affiancate, intrecciandosi, a quella del nostro popolo, i sardi nuragici.
Cicerone definì la storia “magistra vitae”, maestra della vita. Bisogna capirsi. Il lettore può chiedere alla storia di aiutarlo a conoscere meglio il passato, ma non deve pensare che uno storico gli comunichi delle “verità” da recepire passivamente e dogmaticamente. Quel che lo studio della storia può fare è fornirgli materia per capire, analizzare, riflettere; è, insomma, trasmettergli il cumulo delle esperienze che le generazioni hanno compiuto: “nel bene e nel male”. Poi ciascuno è chiamato a tirare le proprie somme, a farsi un’idea del mondo. Il che nessuno né può né deve fare per lui. Oggi il mutamento storico corre rapido come mai prima, e perciò occorre conoscere il passato per decidere che cosa della realtà che sta alle nostre spalle vogliamo conservare e che cosa vogliamo cambiare. La democrazia si nutre di conoscenza dei fatti e consapevolezza dei problemi: la storia offre ai cittadini strumenti essenziali per acquisirle.
Pierluigi Montalbano
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