di Giorgio Valdès
Nel 1905, un gruppo di studiosi tedeschi annunciò di essere sulle tracce di un’antica civiltà, Tartesso, sulla costa atlantica della Spagna, nei pressi della foce del fiume Guadalquivir, conquistata dai Cartaginesi intorno al 553 a.C. Ebbene, secondo loro, Tartesso sarebbe Atlantide (tratto da Il Portale del Tempo – Internet - )
Atlantide era l’isola leggendaria che Platone (427–347 a.c.), nei suoi Timeo e Crizia, raccontava ubicata oltre le altrettanto mitiche Colonne d’Ercole (o Colonne d’Eracle), il limite oltre il quale si apriva il grande fiume Oceano, che si credeva circondasse le terre allora conosciute.
Tartesso era la favolosa e mai trovata terra dei metalli, anch’essa posta oltre le Colonne d’Ercole, descritta da svariati geografi e storici greci e latini e citata per ben 21 volte nella Bibbia. Atlantide e Tartesso erano accomunate da una situazione ambientale particolarmente felice, dalla grande disponibilità di prodotti naturali e dalla profusione dei metalli che caratterizzava i rispettivi territori.
Per diverso tempo, la convinzione che le Colonne fossero posizionate ai lati dello stretto di Gibilterra, ha fatto sì che le ricerche si siano sopratutto rivolte alla costa Andalusa (a Settentrione di Gibilterra) ed al territorio di Cadice in particolare, estendendosi successivamente a quasi tutti i continenti, dalle rive occidentali dell’Africa, sino alle Americhe ed al Giappone.
Da qualche tempo a questa parte, un’interessante teoria proposta dal giornalista Sergio Frau nel suo libro Le Colonne d’Ercole, un’ inchiesta ne ha rimesso in discussione la reale ubicazione.
Numerosi studiosi e ricercatori, tra i quali anche il nostro più famoso archeologo Giovanni Lilliu, hanno ritenuto verosimile tale ipotesi, convenendo sulla possibilità di un realistico posizionamento delle Colonne sulle sponde del Canale di Sicilia, tra l’attuale Tunisia e la Sicilia.
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45 commenti:
questa è la prova della SUPERFICIALITA' con cui si interpretano gli scritti di Platone.
Che il mito di atlantide sia vero o falso non sappiamo ancora... ma una ocsa è certa. Quello che ha scritto Platone è chiaro: ATALNTIDE NON ERA nel mediterraneo e le colonne sono situate presso la parte che toccò al fratello minore dei due primi gemmelli: GADIRO. "Quella parte di terra si trova presso le COLONNE D'ERACLE nella regione che da lui prese il nome e che si chiama GADIRICA"... Ora questa regione è proprio là... vicino allo stretto di gibilterra e vi abita una popolazione che anocra conserva quel nome di GADIRI.... oltre allo stesso toponimo GADIR..
Salute
leonardo
Evviva!
Nel breve spazio di alcuni giorni questa é la terza ipotesi che sottrae Tartesso dall'illogica collocazione spagnola riconducendola in terra di Sardegna: la sua nella regione orientale dell'isola, un'altra (se non erro, in particolare Gigi sanna) nella foce del Tirso, quindi a Tharros.
Intanto riportiamo a casa, dove deve stare: i confronti tra collocazioni interne diverse possono condurre ad una ricostruzione completa della vicenda.
Per quanto mi riguarda, come ho anticipato nell'articolo "Il Giardino delle Esperidi? A Cagliari!" pubblicato da questo blog, la Tarsis della Bibbia e la Tartesso dei Greci va collocata nella regione di Cagliari interessante la laguna di Santa Gilla.
L'ipotesi si basa anche sull'assunto iniziale proposto da Stesicoro, la fonte greca più antica che propone la "geografia" di Tartesso, il quale colloca il misterioso fiume in un'isola maggiore che gode della presenza della bellissima isoletta di Erizia (la rossa), posta "quasi di fronte" al suddetto dalle radici d'argento.
In tal caso Sa Iletta della nostra laguna assume il ruolo di Erizia, mentre il ruolo di fiume d'argento é facilmente assunto dal fiume Cixerri che nasce nel bacino piombo-argentivo (ad altissimo tenore d'argento) più vasto e ricco d'Europa.
Giuseppe Mura
Proprio in questi giorni avevo inserito tre lunghi post su Tartesso nel mio blog. Sono lieto che altri studiosi propongano lo stesso inquadramento della mitica città in Sardegna, pur se in luoghi differenti. Leggerò con attenzione il suo articolo, caro Valdes, e proverò ad incrociare gli scritti per trovare punti in comune.
Cordiali saluti
@ Leo
Il mondo è bello perché è vario: pensa che per me:
1) Atlantide, se fosse realmente esistita, sarebbe nel Mediterraneo occidentale, e non nell'Oceano dove la porresti tu, interpretando Platone.
2) Le colonne d'Ercole, prima di Eratostene e delle conquiste in oriente di Alessandro il Grande, erano proprio fra Sicilia e Tunisia. Proprio le sue conquiste costrinsero i grandi studiosi del passato ad allargare la longitudine, ma il discorso è complesso e non credo sia divulgabile nel blog (almeno...io non ci riuscirei).
3) Ciò che ha scritto Platone non è certo!...fortunatamente è solo un tuo pensiero, noi comuni mortali pensiamo che ci sia ancora da studiare parecchio.
Caro Giorgio, ho visto che (ti du nau a sa sarda) tin ci sesi ammollau!
Ricordo sempre con affetto tuo padre per avermi trattato benissimo nella stampa di un mio libro.
Credo che Tartesso sia un luogo realmente esistito, mentre ritengo che Atlantide, come disse Aristotele , sia una fantasia di Platone.
Credo che NURAT possa far tanto per la conoscenza e la valorizzazione del patrimonio culturale archeologico nuragico, so bene che tu condividi il significato astronomico dei nuraghi, ora accettato dai magiori archeoastronomi d'Europa, spero che Nurat sappia interessarsi di valorizzarli in tal senso, non ho dubbi sul fatto che la pubblicizzazione a livello mondiale dell'inequivocabile significato astronomico dei nurgahi centiplicherà il numero dei turisti di tipo archeologico.
saluti
Mauro Peppino
@ shardanaleo
Beate le tue certezze così immediate sulle ipotesi altrui! Sarei curioso di sapere se consideri altrettante certezze le tue proposte, come ad esempio quella dove sostieni una genesi storica che inizia con una migrazione di massa non supportata dagli studi sulla genetica umana.
A proposito di superficialità, guarda che Platone non dice che le sue colonne d'Eracle sono quelle di Gibilterra; inoltre il suo Atlantico non è quello dei moderni, ma semplicemente il "mare di Atlante". Ancora, il mare Oceano dei Greci, compreso quello di Platone, era il Mediterraneo occidentale, ma non perchè lo dico io: lo affermano in modo univoco tutti gli autori greci, i quali lo definoscono anche mare "esterno" rispetto a quello "interno", che ben conoscevano. Infine, il povero Atlante doveva sostenere il cielo del tramonto affinchè non crollasse sulla terra, tu pensi che il tramonto dei Greci dell'EdB, ovvero il confine della terre che conoscevano, si estendesse sino alle Americhe?
Quanto alla regione Gadirica il discorso è piuttosto lungo e lo affronto in maniera ampia nel mio lavoro; qui mi limito a ricordarti che il termine signifiva "terra fortificata", e qual'era la terra fortificata per eccellenza nell'EdB?
Abarra sanu
Giuseppe Mura
@ Pierluigi Montalbano
Vedo che le tue colonne d'Eracle corrispondono a quelle di Sergio Frau.
Vedi caro Luigi, di Colonne dell'eroe ne esistevano un'infinità: tanto è vero che nascevano come funghi con l'espansione occidentale ed orientale (vedi il Bosforo) dei Greci, quindi con l'ampliamento delle loro conoscenze geografiche.
A mio parere le Colonne del Canale di Sicilia non erano quelle di Platone, il quale afferma perentorio che il suo Stretto si trova esattamente "davanti" alla grande isola, quindi erano collocate ad una distanza molto vicina.
Non solo, lo Stretto di Platone, cito testualmente l'autore: "separa il grande mare da un mare talmente piccolo da sembrare un porto", mi spieghi quale sarebbe il piccolo mare nelle Colonne collocate nel Canale di Sicilia?
Stammi bene
Giuseppe Mura
@ Mauro Peppino
Non posso che condividere il tuo pensiero: il finanziamento della ricerca archeologica in Sardegna trascinerà inevitabilmente anche l'approfondimento degli studi sul significato archeologico dei nuraghi. Questo è uno dei tanti motivi che stanno inducendo certi personaggi del mondo archeologico e della letteratura, politicamente schierati, a negare la bontà dell'iniziativa solo perché formulata dallo schieramento opposto.
Prendo atto di un tuo ritorno al "credo" del mondo della mitologia: guarda che anche su Tartesso i miti si sbbizzarriscono non poco!
Quanto al problema di Atlantide e Aristotele, discepolo di Platone e allievo della sua "Accademia", egli si limita a dire: "chi l'ha creata (Atlantide), l'ha anche distrutta". Solo che Platone distrugge solo l'isoletta artificiale "cerchiata", sede di Atlante, mentre lascia intatta la grande Atlantide.
A si biri
Giuseppe Mura
Ciao Giuseppe,
scrissi dei due mari (occidentale e orientale) qualche tempo fa proprio in questo blog, ma probabilmente ti sfuggì l'articolo. Come giustamente hai ribadito a Leo, le Colonne d'Ercole erano spostate di continuo, man mano che l'ecumene si ampliava (o almeno la conoscenza dei suoi confini estremi) e queste "Colonne" erano barriere mentali, inventate dall'uomo per la sua invincibile necessità di avere dei paletti entro cui librarsi: est, ovest, nord, sud, sopra e sotto (questi ultimi più difficili da definire). Nel mio articolo posi in Tunisia un grande lago e scrissi che per vari avvenimenti queste acque si riversarono lentamente ma inesorabilmente là dove (grosso modo) oggi c'è Gabes. Pantelleria, Malta e le isole Pelagie (senti che nome...) costituivano dei picchi che formavano quasi una diga fra i due mari, ma quando Platone parla di un piccolo mare (quasi un porto) è evidente che si riferisce a qualcosa di diverso dal Mediterraneo Occidentale...parla proprio del lago che si trovava dove oggi (sempre grosso modo) si trova Chott El Jerid , che tradotto significa palude del "giardino" di palme.
Un giardino...a cosa ti fa pensare?
Avevo scritto nel precedente post che è difficile sintetizzare ed essere compresi, ma spero che presto riusciremo ad incontrarci per scambiare le rispettive idee.
Colgo l'occasione per segnalarti che nel blog ho aperto una sezione dedicata agli appuntamenti, e visto che ho letto che devi presentare un libro a Sinnai, se mi dai le coordinate lo inserisco.
Mi scuso con tutti per questa sorta di chat, ma non ho la mail di Giuseppe e non saprei in quale altro modo comunicare.
Ricambio i saluti
@ Pierluigi Montalbano
No Pierluigi, il discorso su Atlantide è molto più semplice: niente laghi salati come quello di Chott El Jerid o travasi di mari in tempi indeterminati. La ricerca deve interessare isole, un'isola maggiore e una minore che già esistevano nell'EdB, periodo al quale si riferisce il racconto di Platone: non farti imbrogliare dalla datazione proposta dal sacerdote egiziano, quelli la sapevano lunga quando dovevano vantare l'anzianità della loro stirpe! Tanto è vero che esisteva una sorta di gara a chi la sparava più grossa in termini di retro-datazione: più si era antichi maggiore era il lustro.
Quanto al Giardino mi fa pensare a quello delle Esperidi, e sai bene che lo identifico nella regione di Cagliari, esattamente dove si trova il piccolo mare accessibile attraverso uno stretto che lo collega al grande mare Oceano.
Stammi bene
Giuseppe Mura
P.S. presento il volume a Sinnai il 18 p.v., alle 1830, presso il Civico Museo Archeologico, via Colletta 20.
@ Juseppe: io non ho CERTEZZE, io mi limito a riportare quanto scritto da platone e ognuno interpreterà come gli pare. Ma qui Platone dice che LE COLONNE SONO presso GADIR e GADIR sta vicino a Gibilterra.
"Quella parte di terra si trova presso le COLONNE D'ERACLE nella regione che da lui prese il nome e che si chiama GADIRICA"...
Quanto al citare i mie studi NON SCIENTIFICI, sbagli anche qui. LA GENETICA è citata proprio a riprova del TRAGGITTO fatto dai PdM dalla Mesopotamia al mediterraneo ed è uno scienziato al di fuori di ogni sospetto che ha fatto questi studi che io riporto in "SHARDANA, i Custodi del tempo".
Lo scienziato (un medico e archeologo)l' HOPPENHEIMER riporta anche la traccia di una malattia che questi popoli si portavano appresso e li preservava dalla morte di malaria. Traccia di questa malattia c'è ancora oggi proprio presso in quei luoghi in cui si insediarono i PdM dalla MESOPOTAMIA-CAUCASO-TURCHIA- MEDITERRANEO... alla Sardinia. la malattia? Lui la chiama ANEMIA FERRIPRIVA... noi semplicemente TALASSEMIA=MALATTIA DEI POPOLI DEL MARE
A MONTALBANO rispondo che Platone è melgio che lo legga direttamente, non attraverso altri che lo interpretano. Oltre alla citazione di Platone ricordo anche che la favoletta dello SPOSTAMENTO ad opera di ERATOSTENE doipo le conquiste di ALESSANDRO non coincide con il periodo storico. Perchè Alessandro parlò a Babilonia con il suo ammiraglio NEARCO della possibilità di CIRUMNAVIGARE l'africa rientrando nel Mediterraneo dalle COLONNE D'ERACLE. Quindi erano già lì al tempo di ALESSANDRO... non DOPO le sue conquiste...
Kum Salude
leonardo
DIMENTICAVO: come si fa a scavare un CANALE lungo 10.000 stadi in una pianura chiaramente più ampia di un continente ancora più ampio... DENTRO IL MEDITERRANEO? Se serve, ricordo che uno stadio greco era all'incirca 97 m.... calcolatrice...
Kum Salude
leonardo
Le fonti antiche sono costellate di episodi e date da interpretare, ma sono pur sempre tradizione orale messa per iscritto, quindi da non scartare a priori.
Continueremo (so che lo farai anche tu) a studiare :)
Il lago salato...non era mica salato quando si riversava dentro il più grande fiume dell'Africa Occidentale! Che sgorga dalle montagne dell'Atlante (guarda un po'), e che ha lasciato nel suo corso decine di graffiti nelle pietre con animali e uomini tuttora visibili e...interpretabili.
Inserirò la data nel blog e per quanto riguarda il "giardino delle esperidi"...anche i datteri sono assimilabili a quei...pregiati pomi.
Quindi niente mail?
@ Leo
Lo stadio greco non misura certo 97 metri...dove lo hai letto? Sono circa 180 metri Leo, stai sbagliando.
Per quanto riguarda la circumnavigazione...cosa cambia se arrivando da occidente devi rientrare nel Mediterraneo (è dell'orientale che parla Alessandro, quello occidentale aveva un altro nome): sempre le Colonne devi attraversare! E comunque sono una barriera mentale...non fisica.
Platone, poi, non solo va letto in traduzione e non per sentito dire, ma alcuni passi (per essere ben interpretati) devono essere tradotti direttamente dal greco. Non sai quante notti ho passato a farlo.
@ shardanaleo
Sulla Gadir affacciata ad Atlantide non ribadisco, ma fammi questo favore: come io ho letto i tuoi libri tu leggiti il mio. Poi ne riparliamo.
Guarda che il tuo percorso di trasmissione della Talassemia da Oriente verso Occidente non funziona per la Sardegna. Infatti, nel 1991, ricerche anatomiche e radiografiche eseguite su alcuni crani del Neolitico rinvenuti nell'Isola, hanno dimostrato, in modo INEQUIVOCABILE, che la particolare malattia esisteva già in quel periodo. (Anche questo notiziola la trovi, ben documentata, nel libro: esattamente a pag. 499).
Salute a te
Giuseppe Mura
@ Pierluigi Montalbano
scusa: dimenticavo, ma è gia pubblica perché riportata nel libro:
giuseppe.mura.43@gmail.com
Ciao
a proposito di stadi, se non vado errando Platone riferisce una storia raccontata originariamente da un sacerdote di Sais, pr cui è ragionevole pensare che lo stadio non fosse quello greco ma quello egizio, che misurava 157,5 metri
"a proposito di stadi, se non vado errando Platone riferisce una storia raccontata originariamente da un sacerdote di Sais, pr cui è ragionevole pensare che lo stadio non fosse quello greco ma quello egizio, che misurava 157,5 metri"
Meda Gratias Haunebu, quindi la lunghezza del canale è ancora più impopssibile da inserire nel Mediterraneo... qualcuno ha provato a usare la calcolatrice?
@Per Juseppe: leggerò il tuo libro.
Montalbano dice che .. trattandosi di tradizioni orali... Ho sentito questa scusa anche da un prete che sosteneva essere i mei studi sulla Bibbia "Pura fantasia". Quando gli ho dimostrato l'assurdità di certi racconti biblici, mi ha rispsoto che "la bibbia non è un libro storico, ma spirituale". COMODO NO?
Come si fa a dire che LA STORIA DI ALESSANDRO è racconto orale? ma come? uno che studia "notte e giorno di greco e di latino" NON SA CHE LA STORIA DI ALESSANDRO FU DOCUMENTATA DA CORRISPONDENTI DI GUERRA CHE MARCIAVANO CON ALESSANDRO?
Ma mi faccia il piacere!
Sono convinto che Giorgio Valdès capirà: anche se l'argomento è Tartesso il misterioso fiume, o lacalità, trascina nel discorso, inevitabilmente, l'isola di Atlantide.
A prescindere dall'unità di misura adottata da Platone per descrivere le misure di Atlantide, specie della sua grande pianura "oblunga" bagnata dal mare di mezzogiorno, circondata dai monti fino al mare e riparata dai venti settentrionali (vi ricorda qualche pianura nostrana?), va detto che la maggior parte degli studiosi condividono questa linea di approfondimento: Platone, come noto, "distribuisce" il proprio racconto tra il "Timeo" e il "Crizia"; nella prima parte la narrazione risulta del tutto in linea con i suoi predeccessori, ovvero descrive l'isola felice dei Greci collocata in Occidente. Nella seconda parte, invece, si propone di idealizzare al massimo le caratteristiche dell'Isola, inserendo nel racconto elementi provenienti dal suo credo filosofico. Ed ecco apparire le costruzioni inverosimili, tipo la città cerchiata copiata dal Cosmo, le enormi misure della pianura e la presenza di un esercito che, in termini numerici, farebbe impallidire le grandi armate della II Guerra Mondiale.
In certi casi Platone si lascia letteralmente trascinare dall'entusiamo, tanto è vero che, in alcuni casi, le due parti del racconto contrastano tra loro.
Termino con un esempio sulle misura della pianura: nella prima parte il filosofo afferma che la città cerchiata era in mezzo ad una pianura larga "50 stadi per lato", quindi 100 stadi; utilizzando lo stadio greco la larghezza sarebbe di 18 Km (occhio che il Campidano è largo mediamente dai 18 ai 20 Km); nella seconda parte del racconto la stessa pianura assume dimensioni enormi (2000 per 3000 stadi), tali da essere paragonabili alle più grandi depressioni del pianeta terra.
Giuseppe Mura
Caro Leonardo,
come continuo a consigliarti da qualche tempo faresti meglio a chiudere il becco in molte occasioni, salveresti la credibilità residua.
Prima condanni Valdes di superficialità nella interpretazione di Platone.
Poi sbagli clamorosamente le unità di misura dello stadio Greco (attico per la precisione) dimostrando il tuo pressapochismo.
Poi, ancora, tagli un pezzo di una mia frase dal contesto e la attribuisci alla vicenda di Alessandro.
Te la riscrivo...così potrai notare di cosa parlavo:
"Le fonti antiche sono costellate di episodi e date da interpretare, ma sono pur sempre tradizione orale messa per iscritto, quindi da non scartare a priori."
Cosa scriverai domani?
Perché non continui a dedicarti a riscrivere "la storia" come affermi quotidianamente ai tuoi fans? Lascia tranquilli noi poveri mortali a chiacchierare sui miti, le leggende, e a fantasticare su un'ipotetica collocazione di Tartesso in Sardegna.
""Cosa scriverai domani?
Perché non continui a dedicarti a riscrivere "la storia" come affermi quotidianamente ai tuoi fans? Lascia tranquilli noi poveri mortali a chiacchierare sui miti, le leggende, e a fantasticare su un'ipotetica collocazione di Tartesso in Sardegna.""
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Fra i miei Fans c'eri anche tu... il tempo sufficiente per APPROPPRIARTI di TEORIE E FOTO e metterle nei tuoi libretti scritti con il COPIA INCOLLA rubato a destra e a manca (ma sopratutto a Melis). Senza neanche citarne le fonti. Le mie teorie potrebbero anche essere contestabili, ma sono MIE. Tu ...
Leonardo Melis
Ricevo da Maurizio Feo
Finalmente! il Turismo salverà l'economia malata dell'isola e collateralmente risolverà i reconditi e stantii segreti storico-archeologici che gli ignavi addetti ai lavori - biechi e falsi come una moneta da 7 euro - hanno protervamente nascosto ai comuni mortali avidi di verità sarda.
Peccato, in fondo, che Atlantide fosse, sempre e già dall'inizio, solamente un'invenzione mentale di Platone, un trucco dialettico per attirare l'interesse dei concittadini su un tema etico politico altrimenti noioso! (forse basterebbe conoscere Platone... ma è evidente che lo si considera tempo perso).
Speriamo almeno che la successiva reazione del Turista - quando si sarà accorto di essere stato preso in giro e quindi derubato - non dia un ritorno troppo negativo al turismo sardo, all'immagine dell'isola e d alla considerazione circa la civiltà, l'onestà e la natura dei suoi abitanti.
Qualcuno potrebbe pensare addirittura che siano tornati i mastrucati latruncoli, disposti a tutto pur di sgraffignare un po' di soldi da qualche parte: ma naturalmente sarebbe in errore perché con Nur.At si tratta invece di un fine nobile, fatto di promozione culturale seria e di sviluppo economico sicuro.
Chi ci guadagnerà con certezza sarà senz'altro chi si spartirà i fondi già previsti (10 milioni di euro per il primo anno soltanto: non male, davvero!).
E' vero che Ercole era un mito, cioé non è esistito nella realtà come uomo (in realtà molti miti sincreticamente intrecciati insieme, in modo complicato ed interessante). Ma - come mito - è esistito davvero, addirittura a partire dal Paleolitico Superiore, attraversando ed influenzando numerosissime terre, epoche, Stati, Culture, Tradizioni e Religioni.
Il Mito di Ercole ha un posto ben definito e meglio descritto nella Storia Vera, (anche sarda, di tutte le epoche. Si controlli: dal nome stesso dell'isola al leone nemeo dell'ipogeo di San Salvatore, alla statuetta dell'Ercole di San Teodoro, detto "di Posada", a numerosissimi toponimi dell'isola).
Atlantide, invece, è un' invenzione dialettica recente (già allora, per Platone, era usata come uno specchio per le allodole!), che la mitogenesi e soprattutto la mitomania politica (diffusa, tra gli uomini, allora come adesso) hanno trasformato in un "mito", nel senso minore di una favoletta dichiaratamente falsa ed infondata. Anche Frau ne è cosciente: con tutto il rispetto umano che si può avere nei confronti di una persona sottoposta a mobbing (come tu non hai perso occasione di ricordare), si dovrebbe anche citare il suo cinismo nel sostenere una tesi che per primo lui sa essere falsa.
Atlantide è un'invenzione: ma la credulità della gente la rende - appunto - un mito sfruttabile.
Molti ne hanno approfittato, anche economicamente, politicamente, personalmente, militarmente in questo relativamente breve lasso di tempo.
Ed è altresì chiaro che molti altri ne vogliono approfittare, ancora, nei suddetti e forse anche in molti altri modi ancora.
Avanti, allora: c'è ancora posto, anche se la fila è ormai piuttosto lunga e l'odore delle ascelle un po' troppo forte...
MF
da Giorgio Valdès
Caro Leo
Credo proprio di essere entrato in confusione totale, forse perchè ho qualche difficoltà tecnica ad utilizzare il blog di Pintore, nel senso che da ieri riesco a leggere gli articoli che vi sono contenuti, ma non riesco ad accedervi per pubblicare le mie considerazioni.
Questa tua mail è indirizzata a me, ma presumo erroneamente, perchè io sicuramente non ho fans e tanto meno mi interessa averne, pur dovendo osservare come sia consentito a chiunque chiacchierare o esprimere opinioni su un'ipotetica collocazione di Tartesso o su qualsiasi altra cosa, senza dover chiedere il permesso ad alcuno.
Piuttosto se la seconda parte della tua mail dovesse essere indirizzata a me, confermo la mia ammirazione nei tuoi confronti, sia per le tue ricerche ed intuizioni, che contribuiscono alla conoscenza di un periodo storico ancora sepolto sotto cumuli di indifferenza.
Ma forse mi sbaglio a pensare che inviarmi la mail fosse nelle tue intenzioni, perché non ho mai scritto libretti e tanto meno ho mai pensato di appropriarmi di teorie o foto altrui.
A proposito di foto, tengo a precisare che quando ho inviato a Gianfranco Pintore il testo della mia relazione su Atlantide e Tartesso per la suo successiva pubblicazione sul blog, non c'era allegata alcuna foto o immagine e Gianfranco, che mi legge in copia, potrà confermartelo.
Presumo solo che, in perfetta buona fede, abbia voluto autonomamente integrare il mio scritto con alcune rappresentazioni più significative dei luoghi descritti.
Un caro saluto
Giorgio Valdès
@ Giorgio Valdès
Naturale. Solo a chi gestisce il blog è consentito dal sistema pubblicare illustrazioni. Quelle scelte - ma credo che tutti lo abbiano capito - rappresentavano evidentemente un controcanto
@ Maurizio Feo
Forse un tantino di ironia spicciola (inteso anche come moneta, la sua di 7 Euro) non guasterebbe.
In ogni caso (ma forse il parere di uno che ha dedicato al tema di Atlantide un capitolo intero del proprio libro non le interessa proprio) sappia che condivido il suo pensiero a proposito dell'enfasi attribuita dai moderni al tema della misteriosa isola di Atlante. Tanto è vero che alla sua comparsa il racconto passò quasi inosservato anche ai suoi concittadini; insomma, la storiella va decisamente "demitizzata" dalle componenti filosofiche dello scrittore e da quelle aggiunte da chi spasmodicamente intende andare a caccia del tesoro.
Non sono d'accordo, invece, sulla sua che lo definisce "solamente un'invenzione mentale di Platone, un trucco dialettico per attirare l'interesse dei concittadini su un tema etico politico altrimenti noioso!".
In raltà anche Platone si cimenta semplicemente nella descrizione dell'isola felice dei Greci dei suoi predeccessori come Omero e Esiodo, riportandone l'ossatura geografica di base e i particolari ambientali più significativi.
Lei, che conosce perfettamente Platone, sa benissimo che egli riporta spesso interi brani dei poeti suddetti per manifestare la propria ammirazione nei loro confronti, in quanto li considerava come suoi "maestri" perché "VERITIERI" nelle loro opere letterarie e, siccome asserisce che intendeva seguire il loro esempio, non poteva inventarsi tutto!
Seguirò comunque il suo consiglio e, come facente parte del consistente numero di creduloni, mi laverò ancora più spesso, in modo da preservare le sue preziose narici da profumi poco gradevoli.
Stia bene
Giuseppe Mura
da Giorgio Valdès
@ Leo
Lungi da me il volere avviare una polemica con una persona come te, verso la quale nutro sincera stima, anche se non credo faccia piacere a nessuno essere accusato di superficialità.
Con la massima pacatezza possiamo allora parlare di questa benedetta Atlantide.
Premesso che le colonne d’Ercole sono transumanti, come ci sono assertori della loro collocazione ai lati dello stretto di Gibilterra, ce ne sono altrettanti che le piazzano ai lati del canale di Sicilia, tra cui lo stesso professor Lilliu, che non è certo l’ultimo arrivato.
Si è allora demolita la prima “certezza assoluta” ed a prescindere dalla percentuale di chi crede alla prima o alla seconda versione, la possiamo trasferire nel cassetto delle “cose probabili”.
Anche sull’interpretazione della parola Oceano, tu mi insegni che i pareri sono spesso discordi e che molti insigni studiosi o semplici appassionati come me, propendono ad individuare nel “fiume oceano”, quel mare poco noto che circondava le terre altrettanto scarsamente conosciute.
Visto che si tratta di una interpretazione che trova concordi diversi rappresentanti del mondo scientifico (io non mi ci metto in mezzo in quanto dilettante dichiarato) e discordi tanti altri, anche questo “assunto” lo mettiamo momentaneamente in naftalina, sempre nel cassetto delle “cose probabili”.
Stabilire come dogma che la regione gadirica fosse quella dove si trova Cadice, solo perché Cadice si chiamava anticamente Gadir e perché le popolazioni del luogo portano il nome di Gadiri o qualcosa di simile, mi pare quanto meno imprudente.
Se mi dici che può essere probabile mi sta bene, ma a scatola chiusa non acquisto neanche le caramelle Sperlari.
In merito a questo fatto non possiamo scordarci che il termine gadir è piuttosto ricorrente lungo le coste del Mediterraneo e se non ricordo male significa fortezza.
Dicono ad esempio che da gadir derivasse il nome delle Egadi e non credo di raccontare una castroneria se affermo che la Gadir di Pantelleria era, in passato, anche uno dei principali siti di ancoraggio, posto a cavallo tra il Mediterraneo Orientale e quello Occidentale.
Chi può allora affermare che a quei tempi quel luogo in cui approdavano numerose navi che si apprestavano ad avventurarsi nel mare d’Occidente non fosse densamente frequentato, proprio perché era una sorta di “centro intermodale” in cui si svolgevano sicuramente scambi commerciali di una certa rilevanza.
E se portava il nome di Gadir, come potevano chiamarsi i suoi abitanti se non gadirici o qualcosa di analogo?
Sia chiaro, neanche io sto affermando un dogma ma, come vedi, anche questo punto va riposto nel “cassetto” delle cose in dubbio.
--- continua ---
da Giorgio Valdès
Adesso è interessante osservare come il prof. Luca Antonelli (dipartimento di scienze dell’antichità dell’Università di Padova), in merito all’ipotesi da lui sostenuta di una Tartesso iberica, scriva che “Avieno attesta la presenza di una popolazione locale dal significativo nome di Berybraces (Ora 485 : Berybraces illic, gens agrestis et ferox / pecorum frequentis inter errabant greges ), poco oltre il fiume Tyrius e che, sempre secondo Avieno, “nella regione tartessica esisteva un Argentarius mons e la tradizione focea applicava probabilmente a un rilievo dell’area Andalusa e per estensione al re della regione, un oronimo ( il nome di un monte) conosciuto sulle coste della Pontide ed in qualche modo legato all’estrazione dell’argento” ed infine che “dal monte dell’argento scenderebbe il fiume Tartesso”.
In “pillole” il professor Antonelli afferma che nella regione tartessica esisteva una popolazione pastorale chiamata dei Beribraces (il cui re, per inciso, si chiamava Mandrone), che questa popolazione stava poco oltre il fiume Tyrius, che esisteva un “Monte dell’argento” da cui scendeva il fiume Tartesso e che Argantonio, primo re storico di Tartesso, aveva dato ad un monte che si ergeva alle spalle del suo regno il suo stesso nome.
Da quanto scritto da Avieno il professor Antonelli desume, che il Tyrius era probabilmente il Guadalaviar, che un monte vicino a Cadice veniva forse chiamato “Monte dell’Argento”, che nonostante in quella zona non ci sia attaulmente una tradizione pastorale, è probabile che a quei tempi invece ci fosse, tanto da giustificare la presenza dei pastori Beribraces.
Non dice invece niente sul monte che portava il nome di Argantonio, presumo perché da lui non ritenuto abbastanza importante.
Da tutte queste prove schiaccianti, l’Antonelli trae la conclusione inoppugnabile che Tartesso era in Spagna, vicino a Cadice.
A questo punto propongo l’altra storiella di quel tale di cui il primario dell’ospedale (chiamiamolo fantasiosamente il professor Canu, che è un nome evocativo di antichi rapporti con l’Egitto) aveva diagnosticato la morte. Durante il trasporto in camera mortuaria si risveglia improvvisamente e grida ai barellieri: “la’ chi non seu mortu!”, ricevendo per tutta risposta :”cittirì, ita n’di bolisi sciri prusu de su professor Canu!”.
Se io ora mi permetto di osservare sommessamente che forse il Tyrius potrebbe essere il Tirso, che il monte dell’Argento esiste in Sardegna e che da esso discende il Flumendosa, che i Berybraces potrebbero essere i Barbaricini, e soprattutto che in questi luoghi esiste il monte Arzanadòlu, devo dirlo sottovoce, perché essendo un dilettante non posso contraddire il parere di un cattedratico, che anche se dice frescacce può dirle per definizione.
Questa non so se merita d’essere rinchiusa nel cassetto delle cose probabili!
Buon fine settimana
Haunebu
Ma dal Gennargentu nasce (oltre il Flumendosa) anche il Tirso...e si getta nei dintorni di Tharros...e nella Stele di Nora, nella parte alta, ci sono due parole significative (B TRSS e SHRDN) che non possiamo liquidare come foglie al vento. E proprio nella zona di Tharros sono state trovate le statue giganti delle quali parliamo tanto.
E cosa è Tirso per i greci? Nel dizionario c'è scritto:
Lungo bastone sormontato da foglie di vite o di edera avviluppate; era nella antica religione greca l'attributo di Dioniso e delle Baccanti. Nella ceramica attica di fine VII a.C. Dioniso veniva ancora raffigurato così.
E lungo il Tirso quanti (e di quanta imponenza) nuraghe possiamo contare? E' come se Iolei e Balari sorvegliassero con poderose linee di confine proprio quelle sponde.
X GIORGIO VALDES: Non capisco di cosa parli... guarda che le mie schermaglie con Montalbano sono ristrette a questo blog e io non mando LETTERE PRIVATE A CHI NON CONOSCO... non capisco...
Puoi psiegare melgio cosa ti è accaduto? Io non ti ho mai e poi mai interpellato... nè inprivato nè qui nel blog...
leonardo
ma la MAIL DI CUI PARLI aveva il mio indirizzo postale?
Oppure stiamo ricominciando con gli scherzi degli amici del famigerato AISNIS?
Gradirei una speigazione... O tu sei Montalbano?
Noto che ancora una volta siamo riusciti ad andare fuori argomento. Vabbè...pazienza.
Alla prossima caro Valdes, probabilmente questo 3d è troppo in anticipo sui tempi, la questione Tartesso in Sardegna deve ancora attendere.
Los Sardos?
Pocos, locos y mal unidos!
Eh, su sanbene no est abba
@ maimone
Anche se cordialmente, in questo caso, mi permetto di rimproverarti: non dovresti utilizzare il solito "Los Sardos? Pocos, locos y mal unidos!" per definire la situazione che si sta delineando su Tartesso.
Cogliamone gli aspetti positivi: a parte l'ipotesi di Montalbano che colloca la misteriosa isola nel cuore del territorio africano, quelle restanti contengono dei punti comuni, certamente da approfondire, ma che la riconducono in Sardegna. Mi riferisco in particolare alla residenza nell'Isola dei "Beribraces" ricordati da Valdès, alla presenza inequivocabile nel nostro territorio del fiume dalle radici d'argento (ricordiamoci che la Sardegna degli antichi era "l'isola d'argento) e ai monti argentiferi.
A mio parere il tutto va opportunamente completato con le informazioni di carattere geografico contenute nei cosiddetti "miti"; informazioni comuni a diversi autori, i quali insistono nel collocare il fiume Tartesso di fronte all'isoletta di Erizia, a sua volta inserita in un lago.
Abarra sanu
Giuseppe Mura
Su bagiu isteddadu
Tocca tocca, su bagiu isteddadu,
Tocca lestru cun brincos de giogu,
Ogni pedra s’azzendet de fogu
Cando passas a brincu serradu.
Noi chircamus sos logos gentiles,
Ue cantan pomposas sirenas,
E i sas dies sind’andan serenas
In dulzuras d’eternos abriles.
Ma nos naran chi troppu est luntana
Cussa terra promissa a sos bonos;
Cussa terra de cantos, de sonos,
Su suspiru de s’anima umana.
Ma corazzu! de lampu est s’ardore
Ch’in su pettus mi turbat su coro.
Si su chelu si tinghet che moro
In sas nottes, risplendat s’amore!
E passamus! Tue pesas sa testa
A sos bentos de friscu manzanu;
E cun s’oju luntanu, luntanu
Paret ch’idas promissa sa festa.
Passas rios, baddigios e montes,
Passas serras a brincu serradu
E ogni tantu su ferru attalzadu
Sonat bellu, addobende in sos pontes
Curre bagiu!… su frenu in sa giua
T’abbandono in su sardu camminu;
Curre bagiu isteddadu e divinu,
De sos fortes ardent’est sa fua!
E tue forte ses d’anima e d’ancas
Caddu sardu avvesadu a su pannu,
Chi t’avanzas, cun s’alidu mannu
Animende de vida sas tancas.
In sas puntas de s’ultima serra
Unu signu cumpartu est lughente;
Est s’istella chi giamat sa zente
A sos gosos de un’atera terra.
E in su mannu isplendore ’e su pranu,
Indoradu de milli cugustas,
Tant’ischeras cumparin; sun custas
Sas ischeras bramadas in vanu.
Issas marcian in filas serradas
Issas cantan: Gloria a sos campos!
In sas fila isplenden che lampos
Falches noas, a nou arrodadas.
Isci bagiu! bastante currella
Amus fattu; riposa serenu,
Pasche innoghe! doradu est su fenu
De sa terra promissa e novella.
Est sa terra de Amsicora amada,
Cudd’antiga donosa Cibele
Ricca ’e ferru de trigu e de mele
Cun sos fizos signora torrada.
Sardos, sardos! a innoghe sa manu;
Sardos tottu, a innoghe su coro!
S’unione, s’affettu est tesoro
Chi sos babbos chircadu han’invanu.
Cuddu mantu tessidu ’e dolore
Chi fascadu hat sos nostros antigos
Lu frundamus! de cantos amigos
Sonet s’aera e de cantos d’amore!
Antioco Casula detto Montanaru
Nonostante tutto, sono convinto che un giorno i suoi sogni si avvereranno
Salude e libertade
@ Giuseppe
mi dispiace non acconsentire, per due motivi:
1) intanto non sono uno studioso di queste cose. Pertanto non sono in grado di entrare nel merito. Ho letto i vostri libri e mi affido a voi perché, a torto o a ragione, proponete qualcosa e mantenete accese le nostre speranze. Mica come gli archeonuoni, per dirla alla Melis, che fanno di tutto per uccidere il bimbo in culla.
2) ciò che mi ha spinto a ricordare la maledizione di carlo V é l'animosità, oserei dire l'astio, che si nota (ma non é il tuo caso) in certi commenti che, volte, trasformano la discussione in una lite "in carrela". Chissà perché siamo così. Quando ci ritroviamo fuori dell'isola ci cerchiamo e ci vogliamo un bene dell'anima. Nella nostra terra, invece,ci azzuffiamo come i polli di renzo. Perciò mi rifugio nella poesia. Almeno nei sogni non litighiamo.
Salude e trigu
@ Maimone
La poesia stempera sempre l'animosità, specie quando si tratta di versi stupendi come quelli che hai proposto.
Quanto alla maledizione di Carlo V non metto il dubbio il fatto che l'imperatore avesse dei buoni motivi per conclamarla, mi sembrava un'esagerazione nel caso di Tartesso. Anche se, rivedendo gli interventi sull'articolo di Valdès, devo ammettere che l'esordio con la dichiarazione di "superficialità" attribuitagli non è stato proprio ottimale.
Altrettanta saludi e trigu
Giuseppe Mura
Caro Giuseppe, mi preme una breve, ma importante, precisazione. Per quanto riguarda Tartesso propendo per localizzarla lungo la costa occidentale sarda, e non la individuo in una città ma in un ampio territorio costiero che, partendo dall'estrema costa nord-Africana, procede nel Golfo di Cagliari (ossia da Villasimius a Teulada) transita da Sant'Antioco, attraversa il Golfo di Oristano con tappa importante a Tharros (centro principale della costa sarda in quell'epoca), comprende Bosa e Alghero, tocca l'Asinara e...giunge fino alla costa Ligure.
E' un fiume (per meglio dire una via marittima) verticale che unisce l'Africa alla Liguria. Era una via marittima dello stagno che, unendosi alla via terrestre che passa in Francia e Spagna, congiungeva l'oriente con la Britannia e la Cornovaglia senza passare da Gibilterra.
Per quanta riguarda Atlantide, ritengo che si tratti di un mito. E', a mio avviso, una società ideale elaborata e descritta da Platone, condita di realtà geografiche e sociali che trovano riscontro in Africa e Sardegna, raccontata ad arte per apparire reale, ma arricchita di particolari che ne spostano sistematicamente il baricentro a seconda dei punti di vista.
Direi che se Atlantide ci fu...non poteva essere localizzata solo in Sardegna ma doveva comprendere quelle popolazioni nord africane che vivevano lungo la via carovaniera che transitava dalla catena dell'Atlante fino alla Tunisia. Quella stessa via costellata di disegni rupestri e più volte citata nelle fonti antiche come patria dei Libici, dei Berberi, delle Amazzoni e di Haou-Nebout.
@ Ing. Valdes
Nell'articolo c'è questo breve ma significativo passo:
Nelle sue Metamorfosi Ovidio, narrando la triste storia della ninfa Canente (il cui amato sposo era stato trasformato in picchio dalla maga Circe), così scriveva: Sulle spiagge di Tartesso si spegneva il tramonto del sole
La spiegazione seguente non mi convince.
Il sole si spegne a occidente, e se Tartesso fosse nella zona di Tertenia (o comunque lungo l'orientale sarda) non potrebbe vedere il sole spegnersi sulla spiaggia.
E' evidente che si tratta di una spiaggia posta a occidente della Sardegna, e da questa si poteva ammirare il tramonto del sole che si spegne nel mare.
Da tempo sostengo la tesi che vede una particolare funzione dei nuraghe costieri: si può ammirare (e adorare) il sole che nasce o muore nel mare. Considerato che il sole e l'acqua sono due divinità ben presenti nella civiltà nuragica, sono certo che questo rito era praticato lungo le coste. La polifunzionalità delle torri consentiva anche l'utilizzo, allo stesso tempo e ovviamente, di controllo del territorio.
da Giorgio Valdès a Maurizio Feo
Su quali elementi si può affermare che Atlantide non sia esistita davvero?
O meglio, abbiamo la certezza che un tempo non fosse esistita una terra con caratteristiche tali da farla apparire come una sorta di paradiso, magari ai viaggiatori che provenivano dalle terre d’oriente perseguitate dalla carestia o dalle regioni fredde del nord?
Eppure nella tradizione egizia il ricordo della terra della creazione, posta ad occidente, al di là delle acque della morte, si ripete ossessivamente.
Personalmente ritengo che un posto con queste caratteristiche esistesse davvero e che la fantasia di chi aveva avuto la fortuna di visitarlo avesse ingigantito le sue peculiarità ed il passa parola avesse a sua volta contribuito alla costruzione del mito.
Che si chiamasse Atlantide o il paese dell’eterna Nutella poco importa, ma è comunque verosimile che fosse esistito.
Mi ricorda un po’ la storiella del cacciatore e del pescatore che ingigantivano la misura ed il numero delle loro prede sino a che il cacciatore, che si era imprudentemente limitato a contenere la sua bugia entro le 20 pernici, di fronte ad un’anguilla di tre metri raccontata a sua volta dal pescatore, sbottava dicendo “o incurzasa s’anguidda o fazzu una stragi !”
Il fatto è che il mito, nella maggior parte di casi, non è altro che un’enfatizzazione di fatti reali.
Io, che non sono detentore del verbo (come tanti altri), mi limito semplicemente ad osservare che la storia raccontata da Platone potrebbe essere verosimile, come potrebbe essere altrettanto verosimile la collocazione in Sardegna di quella terra felice (dove potevano essere ubicati, lancio un’altra provocazione, anche i vari: Campi di Yaru, terra del Sacro Amenti, Campi Elisi e Giardino delle Esperidi).
Si dice che solo il 4% del patrimonio archeologico sardo sia stato individuato, per cui di quest’isola e soprattutto del suo periodo più glorioso, sappiamo poco o niente.
Le mie ricerche si sono essenzialmente indirizzate all’individuazione di quanto consentisse di dare la maggiore credibilità possibile all’ipotesi, in cui credo fermamente, di una collocazione di Tartesso in Sardegna e dell’identificazione della stessa Sardegna con la terra mitica descritta da Platone.
Per altro verso, scremare quanto può esserci di vero nelle parole di Platone, è sicuramente un’impresa epica.
Basterebbe riflettere sulla sua propensione ad ingigantire alcune dimensioni del regno di Atlante, circostanza che crea ulteriore confusione ma che non deve meravigliare, se si pensa alle rodomontate (prendo in prestito questa originale parola apparsa sul blog) degli storici di quei tempi, che facevano vivere i patriarchi sino a 900 anni, suscitando l’invidia di mia suocera che ne ha solo 96.
---continua---
Per quanto inoltre si riferisce al disegno di legge Nurat, per potere valutare o meno la sua bontà, occorrerebbe prima leggerne i contenuti e comprendere quindi gli scopi che si prefigge; fermo restando che come qualsiasi strumento legislativo dotato di disponibilità finanziarie, per poter funzionare e produrre risultati si auspica possa essere gestito correttamente, da persone capaci ed oneste
Ma questo vale non solo per questa proposta, ma per qualsiasi altro strumento legislativo che amministri pubbliche risorse.
Ipotizzare che sia stato pensato come ennesima “mangiatoia” è offensivo per chi lo ha ideato e proposto e su queste considerazioni, gratuitamente demagogiche, non vale neanche la pena di soffermarsi più oltre.
Concordo anche sul fatto che il turismo non possa essere la bacchetta magica idonea a risolvere tutti i mali dell’isola, ma essendo trasversale a tante altre attività economiche rappresenta sicuramente, oggi più che mai, uno strumento fondamentale per rilanciare la nostra asfittica economia (non che ce ne siano molti altri) .
Mi domando infine: perché dobbiamo pensare che i nostri turisti potrebbero tornare a casa delusi?
Non credo perché non disponiamo di un patrimonio storico archeologico adeguato, in quanto il nostro 4% di reperti emersi dalla terra è già sufficiente per stimolare grandi emozioni, purché ci sia qualcuno in grado di "raccontarli" adeguatamente, senza descriverli come informi mucchi di pietre.
Certo, se invece di concentraci sul periodo storico maggiormente rappresentativo della nostra identità, ci presentiamo come la terra occupata dai romani o colonizzata dai fenici, siamo “morti in partenza”, perché della tomba di Attilia Pomptilla o della villa di Tigellio, diciamocela tutta, non gliene frega niente a nessuno.
Diverso è se ci sforziamo di affermare l’unicità della nostra civiltà che aveva espresso il suo massimo fulgore nel periodo prenuragico e nuragico.
Tornando ai turisti, forse si pensa che questi tornerebbero a casa delusi, dopo aver constatato che il mito della terra di Atlante o della biblica Tartesso non hanno riscontri reali?
A parte dover considerare che il mito è bene che rimanga tale, avendo egli la caratteristica di volatilizzarsi appena si trasforma in realtà (è come il sogno, che sparisce quando ci si sveglia), qualcuno può allora spiegarmi perché a Lock Ness da decenni continuano ad arrivare frotte di turisti, nonostante il mostro non lo abbia mai visto nessuno?
Il fatto è che in quel posto freddo e nebbioso hanno capito bene come gira il mondo e su una storia, non vera ma verosimile, hanno costruito la loro fortuna turistica.
Noi invece stiamo qui ad accapigliarci ed a bastonare chiunque osi soltanto pensare che i miti che ci appartengono possano avere una base di credibilità.
Ed intanto, alla nostra faccia, il governo spagnolo spende vagonate di soldi per scipparci Tartesso ed in tutto il mondo vanno alla ricerca della terra di Atlante senza porsi particolari problemi, perché solo da noi capita che se uno tira fuori la testa dal sacco per dire qualcosa che potrebbe essere anche molto interessante, ci sono immediatamente 200 persone pronte a decapitarlo.
In un bel libro di Paolo Valente Poddighe, a cui si deve la progenitura della teoria di Atlantide in Sardegna, è scritta questa frase di Antonio Simon Mossa, che molti dovrebbero tenere in “conch’e lettu”:
Non credo affatto che noi Sardi abbiamo una qualsiasi idea della storia di questo paese. Non abbiamo mai fatto cose positive per la nostra terra. Abbiamo la testa piena delle “glorie romane” di “pace romana” di “giustizia romana” e di tutto quanto spiegano malamente le cosiddette scuole umanistiche. Di quest’isola non ne sappiamo niente. La nostra storia è stata fatta da altri. La nostra personalità non è minimamente intervenuta. La nostra ignoranza è la causa del disprezzo verso tutto ciò che è nostro
Piuttosto, qualcuno mi sa spiegare perché nell’atrio degli arrivi dell’aerostazione di Elmas svetta una statua Mohai di 5 metri ?
Forse perché i nuraghi o le tombe dei giganti sono troppo bruttini da mostrare ed è meglio che facciamo la pubblicità all’Isola di Pasqua?
Buon fine settimana
Haunebu
Ma si, Valdes, prendiamoli pure in giro i nostri turisti.
Raccontiamogli palle, in fondo è questo che vogliono sentire, accogliamoli nel nostro villaggio turistico diffuso, facciamogli degustare i buonissimi prodotti agroalimentari... importati da Terramanna, truffiamoli nei ristoranti, diamogli servizi da terzo mondo e infine raccontiamogli la palla di atlantide. L'importante che portino denaro fresco.
Facciamo come fanno i britannici che sono bravissimi ad affascinare i gon... pardon, i turisti con storie di fantasmi e mostri preistorici sopravissuti all'estinzione. Complimenti Valdès, davvero complimenti.
Non si affanni a spiegarci che questa non è solo l'ennesima mangiatoia...non mi convince proprio.
Dopo avere insardegnato; Atlantide, il giardino delle Esperidi, Tartesso, ci sono ancora da collocare a tempo indeterminato: l'Eden, Shangrilà, Avalon, La terra del padre Gianni, Topolinia e Paperopoli. Per MU abbiamo già dato noi, http://web.tiscali.it/sardoillirica/sardoillirica/archivio_romanzo.htm quindi nessuno venga a dirci che è stato il primo a pensarci !!!
da Giorgio Valdès
@ Damiano Anedda
Ognuno è ovviamente libero di esprimere le proprie opinioni.
Per quanto mi riguarda, ritengo che la Sardegna, anche sotto il profilo dell'accoglienza turistica, abbia certamente diversi difetti, dovuti ad altrettante ragioni.
Basterebbe osservare, a titolo d'esempio, che per decenni ha imperato la convinzione che la valenza attrativa della Sardegna e delle sue coste in particolare, fossero tali da rendere quasi superflua la programmazione di campagne promozionali mirate.
Quante volte ho sentito dire, anche a livello istituzionale magari per l'euforia dell'iniziale sviluppo turistico innescato dalla "Costa Smeralda" : "se vogliono venire, vengono !"
Quando poi qualcuno si è finalmente accorto che nel frattempo, regioni e paesi ambientalmente non altrettanto fortunati come noi, si sono attrezzati per proporsi sul mercato turistico globale, si è finalmente capito che occorreva "arremangarsi" le maniche per contrastare la concorrenza e ricercare le soluzioni atte a contrastare i problemi storici del turismo: esasperata stagionalità, disequilibrio territoriale e difficoltà a creare un sistema tra la varie componenti economiche presenti nei vari territori dell'isola.
Sicuramente sono stati commessi tanti errori, ma errare è umano ed anche altre destinazioni turistiche non sono state dammeno.
Ma dire che tutto quello che offre la Sardegna è una schifezza o un imbroglio mi pare ingeneroso e demagocico.
Non si comprenderebbe, oltre tutto, perchè la nostra isola occupi sempre un posto di rilievo tra le destinazioni turistiche prescelte dagli italiani e stia peraltro incrementandosi l'interesse di altri bacini d'utenza internazionali.
Che siano tutti masochisti? Ne dubito.
E non devo in realtà affannarmi a spiegarle niente, perchè non ho niente da spiegarle, e tanto meno so di che cosa dovrei convincerla.
Mi limito semplicemente ad esprimere le mie opinioni, legittime quanto le sue, e per quanto mi riguarda non ho alcuna propensione per i processi alle intenzioni.
approffitto dell'ospitalità di gianfranco per comunicare che
- DOMANI, MARTEDI/14 alle ore 18.00 al PARCO MONTECLARO
LEONARDO MELIS presenta il libro di Pierpaolo Saba: ATLANTIDE.
NO, Leonardo melis non è impazzito (forse) e non ha cambiato il suo modo di considerare Atlantide.
Semplicemente non si tratta dell'ENNESIMA ATLANTIDE scoperta. Nè in Sardinia, nè altrove.
Si tratta di un intelligente modo di leggere la storia antica, che oltretutto include i MIEI SHARDANA...
Un lavoro originale...
Kum Salòude
leonardo
Giorgio Valdès ha detto….
A proposito di miti, si racconta che Medusa e le sorelle Gorgoni fossero figlie del dio marino Forco, re di Sardegna ed anche padre delle Esperidi, custodi del giardino in cui crescevano gli alberi dai pomi d’oro.
Un’altra teoria vuole che le Esperidi fossero invece figlie di Atlante il quale, dopo aver annegato Forco nel corso di una battaglia navale, si era appropriato del suo regno.
Medusa e le sorelle abitavano in una grotta nei pressi del giardino delle Esperidi, in una terra posta sull’altra riva di Oceano, all’estremità del mondo, dove il dio del sole (il greco Elios o il Ra egizio) portava a pascolare i suoi cavalli alla fine di ogni giorno.
E’ risaputo che una delle fatiche d’Ercole fosse stata quella di appropriarsi dei pomi d’oro (erano forse i cachi?) custoditi dalle stesse Esperidi.
Per fare questo Ercole aveva proposto ad Atlante di andare a raccoglierli al suo posto, ed in cambio avrebbe temporaneamente sostenuto il globo terrestre che il Titano reggeva sulle spalle.
Si può razionalmente ipotizzare che Medusa, le Gorgoni, le Esperidi, Forco ed Atlante dimorassero tutti nello stesso luogo, sicuramente posto ad occidente e come molti sostengono, al di là delle mitiche Colonne d’Ercole.
Ma se Forco, padre di Medusa, era re di Sardegna e se Atlante lo aveva spodestato, è altrettanto ragionevole ritenere che questa località corrispondesse alla Sardegna.
Peraltro, il nome Medusa significa sovrana o padrona e deriva dal sanscrito Medha, che passò nel greco come Metis e nell'egizio come Met o Maat (Maat era la dea della regola e della giustizia e portava sul capo la piuma che a sua volta rappresentava il “bell’Occidente….la regione dove i morti erano seppelliti per rinascere e raggiungere la vita eterna” -Betrò “Geroglifici”-) ed e’ singolare osservare come in lingua sarda con la dizione “sa meri” si indichi appunto la padrona.
Sempre in Sardegna è comune il cognome Porcu (Phorcus, Forco?), ma soprattutto esistono due “castelli di Medusa”, situati rispettivamente in prossimità di Asuni e di Lotzorai ed un paese che porta il nome di Teti, sorellastra di Medusa.
Nella mitologia greca Perseo mozza la testa di Medusa e la porta con sé sorvolando la Libia, facendo presumere che il luogo in cui dimoravano le Gorgoni fosse prossimo alla costa Settentrionale dell’Africa.
Dalla testa mozzata di Medusa nasce Crisaore, che è anche il nome di un rilievo situato sul confine occidentale del territorio di Arzana, in prossimità del villaggio nuragico di Ruinas.
Crisaore (o Crisaone) si unirà successivamente a Calliroe e dalla loro unione nascerà Gerione, primo re mitologico di Tartesso.
La figlia di Gerione, Erithia, unitasi ad Hermes, concepirà infine Norace, fondatore di Nora.
Tante leggende….ma quante coincidenze !
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