Non è certo la prima volta che i governanti raccontano mezze verità e spudorate bugie ai loro colleghi parlamentari che li interrogano per sapere qualcosa. L'opposizione protesta, la maggioranza ingoia e tutto finisce lì, con al massimo qualche strascico mediatico. La vicenda che vi racconto, temo, non avrà né proteste (almeno pubbliche) né abbozzamenti imbarazzati né riflessi mediatici. Perché trattasi di archeologia e di scritture antiche, domini che sono difficili da masticare e che, soprattutto, non sono richiesti nell'esame d'ammissione al Parlamento. Del resto sarebbe ingeneroso pretenderlo, visto che neppure gli addetti ai lavori, gli archeologi a busta paga presso le Soprintendenze e il Ministero che le finanzia, si interessano e, se si interessano, negano di farlo.
Tutti gli amici del blog sanno che l'anno scorso un migliaio di persone firmarono una petizione dal titolo: “Abbiamo il diritto di sapere, la Soprintendenza parli”. Due parlamentari, Luciana Sbarbati dell'Udc, e Piergiorgio Massidda del Pdl, presentarono due interrogazioni dal contenuto simile e entrambe mutuate dalla petizione popolare.
Sono passati quasi sette mesi (tempo inconsueto per le risposte del governo ai parlamentari) e ieri, finalmente, la risposta del Ministero. Non del ministro Bondi ma del suo sottosegretario Giro. L'ho pubblicata ieri sera, appena arrivato il testo, nel mio sito. Si tratta di un documento disonorevole, indegno non tanto del povero sottosegretario che si è limitato a leggere quanto gli avevano passato le Soprintendenze sarde e i funzionari ministeriali di collegamento, quanto degli autori delle informative che varrà la pena di rendere pubbliche, quando le avremo in mano. Una, intanto, c'è.
La navicella inesistente |
Chi già ha letto la risposta del povero Giro, avrà, per dire, notato una risposta relativa alla barchetta nuragica di Teti. Eccola: “Per quanto riguarda la Navicella nuragica fìttile da Teti devo riferire che l'immagine trasmessa dai promotori della petizione è risultata assolutamente incomprensibile agli archeologi delle nostre Soprintendenze che, d'altra parte, non hanno alcuna notizia in merito al ritrovamento "nei pressi di Teti" di una navicella nuragica "con evidenti segni di scrittura". Se un ritrovamento è stato fatto potrebbe essere stato effettuato al di fuori delle ricerche ufficiali e da persone non autorizzate. Assicuro, a tale proposito, ogni attività utile al recupero del reperto.”
Un paio di considerazioni in merito, ma su questa bugia ritorneremo, eccome, anche per considerare se non sia finalmente venuto il momento di denunciare alla magistratura i bugiardi (sperando che solo di questo, di bugiardi, si tratti). Che semplici archeologi, non epigrafisti, non comprendano scritture che non hanno mai studiato è assolutamente normale. Ma che dalla Soprintendenza di Sassari e Nuoro arrivi al Ministero la notizia di non sapere nulla della barchetta fittile di Teti, ritrovata a S'Urbale nel 1994, ricoverata per lungo tempo nel Museo di Teti, lì vista da molta gente e lì fotografata, e ora – ci si dice – in corso di restauro a Li Punti, beh, questo supera abbondantemente il tollerabile. A meno che – come temo – davvero la barchetta fittile di Teti non esista più o abbia subito un energico trattamento di pulizia.
Ma c'è un aspetto, in questa poco commendevole vicenda, che mi intriga. Leggete che cosa scrive il povero sottosegretario verso la fine del suo componimento: “I reperti citati dai promotori non recano peraltro alcuna traccia di scrittura di età nuragica anche perché, come ben esplicitato in tutti i testi scientifici sulla civiltà nuragica, questa non ha mai conosciuto la scrittura”. Tralasciamo pure questa ultima frase che farebbe vergognare Monsieur de La Palisse (la scrittura nuragica non esiste perché non esiste). Il fatto è che quanti hanno scritto le baggianate per il sottosegretario sono tanto avviluppati nei loro ideologismi da non essersi accorti che né la petizione, né l'interrogazione di Massidda né quella di Sbarbati hanno mai parlato di “scrittura nuragica”.
Sigmund Sigmund, dove diavolo ti sei cacciato: quanto si ha bisogno di te non ti fai mai trovare.
4 commenti:
Dubito enormente che Roger Bondi possa essere incastrato,il signore si incastra da solo con la sua incompetenza,mi sembra l'abbia dimostrato in più occasioni.Indubbiamente è molto aiutato da altri incompetenti sardi ma,sono sicura,che, disastri è capace di farli da solo.
Signora Grazia punti la pistola da altra parte, la rivolga verso il/la soprintendende che afferma che la navicella di Teti non esiste.
Che al tempo (cioè dopo l'arrivo degli shardana) della navicella di Teti (bronzo finale /età del ferro) nell'isola c'era qualcuno che scriveva ormai è certo , ed è riconosciuto anche dagli archeologi (vedi Convegno di senorbì 2010), ma torniamo al dunque è bugiarda la soprintendenza che risponde che la navicella non esiste , o è un burlone quello/a che ha fatto la foto della navicella?
saluti
mauro peppino
Stai tranquillo che la navicella c'è ( o c'era) e l'ha vista anche l'archeologa Maria Ausilia Fadda. Oppure l'archeologa scriva, smentisca, smentisca e dica che non è così! E ha visto bene anche i segni tanto che ha detto papale papale , nello stesso Museo alla presenza di testimoni, che, prima o poi, 'era bene che la vedesse anche un epigrafista'. Ma dopo quelle parole per anni e anni il silenzio e ...l'imboscamento (l'oggetto non più esposto ma messo in cassaforte, all'oscuro). Sul fatto 'certo' che i nuragici scrivessero ( ma bada bene, caro Peppino Zedda, già dal XVI secolo a.C.! Chè i Shardan c'erano dal quel periodo e forse anche da prima) non c'era certo bisogno del Convegno di Senorbì del 2010. Qul convegno è, circa l'argomento scrittura, 'fuori tempo massimo' come ebbe a dire una volta il nostro Pietro Murru, impressionato dalla dovizia delle mie ( e di Aba) dimostrazioni. E chiediti del perchè si tira fuori dal cassetto, nel 2010, uno spillone nuragico scritto: dopo vent'anni! Te lo dico io perchè. Perchè si sono resi conto del moltiplicarsi dei rinvenimenti e, soprattutto, delle stupidaggini di Paolo Benito Serra e di Stiglitz circa le 'linguelle cavalleresche longobarde' e i 'puntali per spade' di Tzricotu; si sono resi conto dei cunei ugaritici messi a testa in giù per una ridicola dimostrazione, e della vergogna di aver messo quelle stupidaggini in una rivista prestigiosa, di livello internazionale, come Africa Romana.Hai visto, da allora, in quanti hanno difeso quelle bestialità (solo i gaddaroballi anonimi, ma con gli insulti e il loro impotente, consueto linguaggio da lord inglesi)? Quanti sono andati in loro soccorso? Nessuno nessuno.Di sicuro l'anonimo criminale ( speriamo che la P.P. lo smascheri!)che ha osato infangare il buon nome di una scienziata come Aba Losi nel suo posto di lavoro. Una scienziata eccezionale. Che fa onore alla Sardegna e ai sardi tutti. Per la 'storia' (e non per la 'cronaca') andate a vedervi chi (e perchè) è la 'star' di questi giorni dell'Istituto di Fisica parmense, nelle pagine della rivista dell'Istituto stesso. Il criminale anonimo non era un matto o un fesso: sapeva bene perchè doveva fare il criminale con il tentativo del massimo dell'incisività. Suscitando lo scandalo.Doveva fermare a tutti i costi una che, al di fuori del coro accademico, sosteneva a spada tratta, con sicurezza estrema, che la scrittura nuragica era un fatto 'certo'. Come vedi caro Peppino Zedda, la 'certezza' di Senorbì persino una studiosa di fuori e neanche archeologa l'ha appurata prima, molto prima, dei nostri 'negazionisti' ad oltranza e degli epigrafisti della Domenica.
La pistola o meglio nessuna pistola ma la disistima sì verso tutti quelli che non apprezzano e contrastano il lavoro di persone serie e molto molto competenti come il signor Sanna e la signora Atropa.
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