Secondo il direttore dell'Unione sarda, siamo di fronte ad un “insostenibile degrado della politica sarda”. Figus cita episodi di intolleranza e altri di sciocca corrutela alla Achille Lauro con la distribuzione di santini elettorali e fusilli. Gli uni e gli altri, più che caratteristica della politica sarda, sono replica della politica italiana e, comunque sia, sintomo di imbarbarimento quale che sia la latitudine. Ma come sintomo di degrado cita “ le liti a Cagliari tra Giuseppe Farris (Pdl) e Massidda (anche lui Pdl). O sempre a Cagliari la spaccatura nel centrosinistra tra il Pd e l'Idv, che ha rifiutato di correre per Milia. O la lite nel Pd nuorese, tra Deriu e Arbau, poi espulso dal partito”.
Ci sono poi, non citati per economia di spazio, molti altri esempi, qua e là nei paesi e nelle province, episodi simili che danno conto di una crisi dei partiti che a me, invece, sembra salutare. Resta da vedere – ma questo lo sapremo solo domani notte, a scrutini finiti – se i sardi avranno saputo profittare della scossa che i ribelli agli apparatnik e alle nomenklature hanno voluto dare ai partiti. Arbau per la Provincia di Nuoro, Massidda per quella di Cagliari, ed altri nel Sulcis, in Ogliastra, in Gallura, si sono ribellati ad apparati di partito che hanno preteso di funzionare come se davvero nei due grandi partiti, il Pd e il Pdl, esistessero ancora apparati di riferimento. Quando sono solamente autoriferenziali contemplatori dei rispettivi ombelichi.
Il centralismo democratico ha dato un colpo di coda nel Pd con la espulsione del ribelle Arbau; ancora il senatore Massidda non sa se gli sarà riservata la stessa sorte nel Pdl e forse tutto dipenderà dal suo risultato elettorale, domani. Eppure, non so se consapevolmente o inconsciamente, il sindaco di Ollolai e il senatore hanno inagurato, insieme ad altri con meno visibilità, un nuovo corso della politica che potrebbe fare della Sardegna un interessante laboratorio politico. Molto più consono al federalismo incipiente che alla vecchia politica accentratrice.
La positiva conclusione della complessa vicenda dell'Alcoa, durante la quale il ruolo determinante è stato svolto da una unità, inedita per la Sardegna, di forze sociali e politiche e istituzioni, è in fondo la sanzione della inutilità e pericolosità della replica sarda della rigidità degli schieramenti italiani. Si continua, certo, ancora a schierarsi con questo o quel principe in lotta fra di loro alla Corte di Madrid, ma forse qualcosa sta cambiando. Non so se lo sanno, ma Arbau e Massidda potrebbero essere i principi in una Corte sarda.
5 commenti:
O GFP,
seus, deu e tui, comente sezzius in pizzus de unu cuccuru abettendu a obresciri. No scieus però de cali parti hat a bessiri su soli.
Intantis si contaus contus e si frigaus is manus.
Bastante chi su sole essat, o Fra'. E si no est su sole de su Bennidore, a su nessi chi siat de oe in die. E però, raju, est beru chi semus sètzidos in pitzu de unu cùcuru a nos contare contos
Buca tua santa, Gianfra', chi bi potat essere una 'Corte Sarda'. L'emus a biere oe bindighi a ballotaggiu finiu e, in s'intre, comente si l'ana a jocare a manu a manu sas percentuales issoro sos 'principes' Massidda e Arbau chin sas centrales de cumandu, ca semper'in Continente sunu.
Vedi Gianfra’, la mia preoccupazione è che Francu abbia ragione. Se ci aspettiamo la luce da due dell’apparato che non trovando sistemazione ‘tranquilla’, si schierano in contrapposizione alla casa madre senza preventivamente staccarsene, ho paura che continueremo a brancolare nell’oscurità.
Se lo avessero fatto perché stanchi di un andazzo non più sostenibile, la prima cosa da fare sarebbe stata quella di abbandonare ogni legame con le centrali che si sono messi a combattere. Uno, in un sussulto di centralismo democratico, come ben dici, lo hanno cacciato; l’altro è ancora lì, pronto a gettare sul tavolo le sue percentuali per rilanciare sulla posta.
C’è una speranza: che, nonostante tutto, il ‘banco’ si renda conto del pericolo e cambi sistema nella gestione del ‘gioco’. Difficile, però, che un corpaccione oramai spiaggiato si renda conto dei segnali in arrivo persino dal suo interno.
A questo punto siamo alla domanda delle domande: quale è il rapporto fra noi e il ‘corpaccione’? Quello è una cosa e noi un’altra? Ammettiamolo, per un momento, che la nostra classe dirigente si sia allontanata tanto da noi da diventare una ‘mutazione’, una entità aliena. Chi ci darà la carica per liberarcene e crearne un’altra a nostra immagine e somiglianza? Da che parte sorgerà il sole?
E se così non fosse? Se quello che riteniamo alieno fosse una nostra diretta emanazione? E fossimo in così stretta simbiosi, da non poter più vivere senza di esso? Chi ci farà guarire? Chi ci porterà a salvamento? Chi potrà prospettare un nuovo patto fondante che possa essere accolto da tutti? Abbiamo visto quale sorte sia toccata alla “Nuova Carta de Logu”, un tentativo di cittadini preoccupati dell’avvenire della propria Terra e dei propri figli: schiacciato dal silenzio. Non c’è spazio per chi parla fuori dal coro.
Proviamo una cosa. Proviamo a vivere, ciascuno di noi come se quel mondo che vorremmo, e nessuno si sogna di dire di non volere, fosse realizzato. Per quel che ci riguarda, riconosciamo il merito, non cerchiamo scorciatoie scorrette e offensive per arrivare prima e più avanti degli altri, non facciamo agli altri quello che non vorremmo fosse fatto a noi.
Ho l’impressione che queste cose siano già state dette, non c’è bisogno di inventare niente, è già tutto codificato. Animo! Non abbiate paura, diceva Carol il Polacco.
Caro Elio,
se sei preoccupato perché Francu può aver ragione, figurati quanto sono preoccupato io stesso a scorgere un indizio che confermi che possa avere ragione.
Ora siamo almeno in tre a raccontarci contus e se tutto procede come nella famosa canzone di Vianello, presto saremo quattro, e poi cinque, non a ballare l'haligali, ma a contai contus.
I tuoi ragionamenti li apprezzo perché sono lucidi, sottili, trasparenti, innocenti e perfetti come quelli di un bambino. In una parola, assomigliano tanto ai miei.
Per questo, Vangelo alla mano e buonsenso in tasca, non riesco a dare una risposta alle tue domande, come non riesco a dare una risposta al perché ad un furbo che si è arricchito con l'inganno, evadendo il fisco, prima di dargli l'assoluzione dai suoi peccati non gli si pretenda il pentimento e il ravvedimento dal Monsignore di turno.
Dico Monsignore perché certe persone si confessano solo con sua Eccellenza. E mi viene il dubbio che il reato di evasione fiscale non sia posto in alcuna categoria dell'immensa casistica dei peccati probabili possibili.
Ti è mai capitato che il tuo confessore ti abbia chiesto una volta, giusto per aiutarti, se hai evaso il fisco?
Ad una domanda invece so di poter rispondere, a modo mio: chi ci porterà a salvamento?
Il Tempo, caro mio.
Aspetta che passi e vedrai che aggiusta tutti i nostri problemi. Nel senso che libererà il mondo della nostra presenza.
Prima o poi, s'intende.
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