di Gigi Sanna
Il documento di Pozzomaggiore scritto in caratteri protocananaici e logopittogrammi (anche numerici) nuragici ha, mi pare, definitivamente confermato quanto da noi sostenuto sei anni fa (Sardoa Grammata 2004, 8, pp. 347 - 364; tabb. 1 -2; figg. 1 -2 -3) a proposito della natura (e della provenienza) della divinità venerata dalle popolazioni antiche della Sardegna.
Infatti, per un lunghissimo periodo 'nuragico', praticamente per oltre mille anni, dalla fine dell'età del bronzo medio (ma forse anche da prima) sino al periodo dell'occupazione romana dell' Isola, i Sardi hanno venerato un'unica divinità, di origine cananea-palestinese: el-yh/yhh/yhwh. Di questa divinità e degli appellativi più frequenti attestati nei documenti (yh, 'el, 'ab, 'ak, nl/nr, nachas), abbiamo già detto in un nostro precedente post.
In questo articolo - al solito in questa sede obbligatoriamente molto sintetico e di natura meramente informativa - intendiamo proporre o, meglio, riproporre un altro appellativo della divinità che, con ogni probabilità, tramite il culto palestinese (molto arcaico) di yhwh, arrivò anche in Sardegna: quello di ’Ab(i).
Il cosiddetto 'bue' Api(s), che sarebbe bene chiamare 'Toro' Api, fu come si sa, particolarmente venerato a Menfi in Egitto, ma il suo culto antichissimo, stando a M. Bernal (1994: Atena Nera. Radici afroasiatiche della civiltà classica, Parma, vol, I, t.I, tav. I, p.16), risalirebbe alla seconda metà del quarto Millennio a.C. Dall' Egitto passò nei territori confinanti (Palestina-Siria) tanto che ne fu influenzato il culto sincretistico di 'El -Yhwhè, non solo in periodo storico (M.Smith, Gli uomini del ritorno,1984, 4, p.114), ma, con ogni probabilità, già nella prima metà del Secondo Millennio a.C., ovvero alla fine dell'eneolitico e agli inizi dell'età del bronzo.
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Questo articolo vuole essere una risposta, con prove (solo alcune) documentarie, alle inconsistenti affermazioni di una totale mancanza di influssi egiziani della cultura shardan del periodo nuragico ( XV – III secolo a.C.). A parte il ‘tanto’ (ma ‘tanto’!) riscontrabile nella scrittura ‘sacra’ e a ‘rebus’ di ispirazione protosinaitica –protocananaica con evidentissimi influssi egiziani (soprattutto quella monumentale), c’è la stessa religione del Toro celeste o Api che attesta quegli influssi. Toro straordinario l’Api , simbolo della potenza del Dio, ma anche chiaro simbolo della forza dei suoi figli ‘tori’ shardan (signori giudici) in terra. Ideologia del potere del faraone monarca dio in Egitto, ma anche ideologia del potere dei principes ‘divini’ shardan in Sardegna. [g.s.]
2 commenti:
Caro Gianfranco, noto che hai messo la foto ripetuta (1 e 2) del toro (bronzetto) sardo al posto delle due figure del Bue Api egiziano (una è del Serapeum di Menfi). Questa va al numero 4 assieme alle altre due dei bronzetti sardi (pugnaletti e bronzetto di guerriero con corna altissime). Puoi rimediare?
Gigi Sanna scrive: "Questo articolo vuole essere una risposta, con prove (solo alcune) documentarie, alle inconsistenti affermazioni di una totale mancanza di influssi egiziani della cultura shardan del periodo nuragico ( XV – III secolo a.C.)."
Caro Gigi, in primis ti faccio notare che ho scritto che l'assenza di cultura materiale egizia nella nostra Isola è relativa al II millennio a.C. e in particolare al periodo tra il XV e il XIII secolo.
Riguardo a raffigurazioni del Toro (in in Sardegna) possiamo risalire a tempi precedentila fase nuragica e cioè al IV millennio a.C. trovando delle similitudini in tanti luoghi (convergenze culturali?) oltre all'Egitto.
Ribadisco quindi che dal punto di vista archeologico non vi è nulla che attesti che i nuragici fossero gli shardana che tra il XV e il XIII invasero l'Egitto.
Mauro Peppino
PS: non entro nel merito (perchè non posso) delle tue proposte epigrafiche , e resto in attesa....
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