di Pierluigi Montalbano
Buongiorno,
in questi mesi si è parlato e scritto del mito di Atlantide, e un noto studioso, proprio in questi giorni, relazionerà in quel di Oristano sulla certezza che Atlantide non fu la Sardegna. Preferisco non commentare questa iniziativa perché ritengo che ogni individuo deve essere libero di dire ciò che pensa (in riferimento alla cultura) in ogni dove e in ogni quando, a condizione di non ledere diritti o libertà altrui.
Ho dunque deciso di offrire una mia visione degli scritti di Platone (ed Erodoto) inserendo un commento di una ventina di pagine in un libro (il cui argomento principale è ben altro) che... chissà se mai pubblicherò. Per gli amici del blog propongo una sintetica analisi e offro il fianco alle eventuali critiche che pioveranno. La ricerca dell'isola atlantidea costituisce un bel rebus.
Personalmente ho interpretato Platone individuando in una zona nord-africana il territorio che sarebbe potuto essere il centro di quella civiltà. Nei pressi di Tunisi sfocia un fiume che raccoglie le acque provenienti dalla valle che si forma fra il massiccio degli Aurès a nord e quello del Tassili e dell'Ahgarr a sud. In questa enorme valle c'erano, e ci sono, dei fiumi che confluiscono in un lago nell'entroterra di Tunisi.
Penso che in antico questo lago fosse molto più grande, ma a causa di un evento naturale catastrofico (ad esempio una serie di terremoti) che ha rotto il diaframma che lo separava dal Mediterraneo si sia riversato più o meno lentamente nell'attuale tratto di costa che separa la Sicilia dalla Tunisia. Spiegherebbe parzialmente anche la storia delle colonne d'Ercole, un tempo invalicabili.
Il Mediterraneo è diviso in due bacini (orientale e occidentale) che hanno due profondità differenti e ancora oggi è possibile verificarlo in una carta delle profondità marine. Il fondale di fronte a Tunisi è stato invaso da migliaia di tonnellate di detriti arrivati con il fiume in piena che scorreva nella valle e anche questo è facilmente visibile se cliccate su Google Satellite in quelle zone.
Ma, la mia personalissima riflessione riguarda anche la Sardegna che, per i motivi che ho spiegato sopra, non poteva essere Atlantide. Tuttavia credo che il mito non riguardasse un'isola ma una serie di territori che disponevano di un grado di conoscenze superiori per i tempi: una civiltà dalla quale è partita la scintilla che ha acceso il fuoco delle civiltà mesopotamiche. Ricapitolando: un popolo evoluto che viveva in una valle africana che a causa di un cataclisma si è trovato all'asciutto!
Non potendo più vivere con scarse risorse (ovviamente i terreni non erano più coltivabili) si riversarono verso oriente navigando e toccando anche altre coste, fra le quali quella sarda, quella iberica, l'Egeo (che era asciutto e non comunicante col Mar Nero), l'Egitto e la Mesopotamia.
Nella foto: Tunis e il lago dal satellite
3 commenti:
Due osservazioni:
1- non è presente un riferimento temporale agli accadimenti brevemente descritti (a meno che non sia accettato il riferimento fatto da Solone, 11.500 BP
2- si riferisce di un Mare Egeo prosciugato, ma tale fenomeno non si verificò affatto nel periodo appena richiamato e non si verificò mai in tutto il Pleistocene, cioè negli ultimi 1.800.000 (unmilioneottocentomila) anni.
Grazie, mikkelj.
Ciao Mikkelj.
Ti ringrazio per il commento, prendo nota e approfondirò ma i dati temporali non li ho presi in considerazione perché Solone riferisce una cronologia ricavata dalla tradizione orale; è una fonte attendibile quando si riferisce ad eventi vicini, ma questo lo collocherei oltre il 5.000 a.C.
Il Mare Egeo ritengo fosse zona paludosa. Ovviamente le mie sono ipotesi dettate dall'attenta osservazione dei rilievi, delle depressioni e delle profondità marine.
Clicca su Google mappe satellite e osserva lo sterminato arcipelago dell'Egeo...le zone chiare sono bassi fondali, quelle blu sono acque profonde. Osserva anche il fondale fra Tunisia e Sicilia, nonché l'Adriatico.
Saluti.
Pierluigi Montalbano
Egregio Montalbano,
i dati fornitimi dalla ricerca sottesa alla stesura del mio primo libro, mi hanno convinto al di là di ogni ragionevole dubbio, che
la tradizione orale rappresenta la più fedele riproduttrice degli avvenimenti del passato: essa non va soggetta ai particolarismi del singolo redattore, ma registra ciò che l'universalità delle comunità ha toccato con mano attraverso un tempo più o meno lungo.
Ritengo estremamente interessante, per coloro che si dilettano nella ricerca di Atlantide (e per questo suggerimento dovrei essere pagato in moneta sonante di colore giallognolo), prendere in considerazione la data suggerita da Solone, soprattutto in considerazione degli avvenimenti eustatici registrati sul pianeta proprio intorno a quella data.
Per quanto dici appresso, ti vorrei confermare che il Mare Egeo era un mare "tale e quale" quello che ci si presenta oggidì, così come tutto quanto il Mediterraneo, fatte salve naturalmente quelle influenze dovute appunto all'eustatismo. Certo va anche tenuto conto dei materiali di accumulo alla foce dei fiumi (come tu accennavi) i quali, come nel caso del Po, portarono la foce ad all'ontanarsi da quella attuale di circa km. 270.
Grazie, mikkelj.
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