Il Parlamento del Sud Tirolo ha in questi giorni approvato un voto al ministro della Giustizia e al presidente della Repubblica perché sia concessa la grazia ai Freiheitskämpfer, ai combattenti della libertà sud tirolesi degli anni Sessanta. Il fatto che un organo legislativo, qual è il Consiglio della Provincia autonoma di Bolzano, definisca attivisti e Freiheitskämpfer quelli che la retorica unitarista ha sempre definito terroristi, non poteva passare inosservato.
Ad aprire il fuoco di fila contro la decisione (approvata con 26 voti a favore e 7 contrari) è oggi il più grande quotidiano italiano. Ma c’è da scommettere che non resterà solitario. Ora, se rientra nella logica dello Stato che la magistratura abbia condannato chi in quegli anni ha compiuto attentati anche sanguinosi, come negare che gran parte dei sudtirolesi abbiano il diritto a considerarli non terroristi ma combattenti della libertà?
Furono anni molto brutti per quella parte del Tirolo che l’Italia si era annessa. Non è un caso che sia stato l’Onu a sovrintendere al rispetto, da parte dello Stato italiano, dell’autonomia garantita dall’Austria. Solo nel 1992, fu rilasciata dal governo di Vienna la liberatoria, segno che per più di quaranta anni, le cose non andarono tanto bene quanto affermavano i governi italiani.
Basti pensare che solo nel 2001, con la riforma del Titolo V della Costituzione, l’Alto Adige (nome che molti sudtirolesi contestano per la “connotazione fascista”) acquisterà il diritto ad avere anche il nome ufficiale di Sud Tirol. Il diritto all’autodeterminazione, che fu il cavallo di battaglia di quegli anni, fu contestato e non solo con le parole e, alla fine, fu la parte maggioritaria dei sud tirolesi a decidere di non esercitarlo, anche, se non solo, per la liberatoria concessa dall’Austria all’Italia (se non sbaglio al tempo del governo Prodi).
Recentemente, la STV, partito-stato per lunghissimi anni ha cominciato a perdere colpi a favore di quella che l’approssimazione mediatica e politica definisce estrema destra. Qualche giorno fa, è approdata alla discussione e al voto una mozione che, appunto, chiedeva ai consiglieri di pronunciarsi a favore della grazia e di invitare ministro della Giustizia e Presidente della repubblica a procedere in questo senso. Le premesse al voto scritte dai presentatori della mozione (“Che Stato è quello che vieta a chi si è battuto per la propria cultura di tornare nella sua Patria?” ha detto uno di loro) sono state respinte dalla grande maggioranza del Consiglio, la stessa che, poi, ha votato a favore dell’appello alla grazia.
Oggi il Corriere della Sera, ma c’è da giurarci altri giornali domani, si indigna per la definizione di “combattenti della libertà” data ai “terroristi”. E si preoccupa per quella che ad esso sembra “una scintilla”. Quando leggeremo le prossime indignazioni per lesa Italia, faremmo bene a trovare informazioni da altre parti. Con Internet è possibile e non costa nulla. Per esempio, si potrebbe cominciare dal resoconto sommario del dibattito nel Parlamento della Provincia autonoma di Bolzano sulla questione.
1 commento:
Non scrivo mai commenti in questo sito perchè non mi sento mai all'altezza di farli, ma questo articolo del Corriere è talmente ridicolo che anche una principiante come me puó capirne l'assurditá.
Certi giornalisti sembrano dimenticare che l'autodeterminazione è un diritto dei popoli e il nazionalismo non è necessariamente di destra o di sinistra. Pensavo che con la Seconda Guerra Mondiale, la decolonizzazione e la nascita dell'ONU fosse ormai chiaro che ogni popolo ha il sacrosanto diritto di decidere del proprio futuro.
Adesso io non conosco il giornalista ne la sua storia ma non riesco ancora a capire perchè in Italia molti d'accordo con la causa palestinese, come si nota da tutte le manifestazioni di Rifondazione e compagni vari in cui compare sempre la bandiera della Palestina o qualche Keffia, e si ostinano e si accaniscono a negare il diritto all'autodeterminazione per i popoli che vivono all'interno dell'Italia. Qualunque sforzo per difendere i diritti di un popolo, che sia il diritto a parlare, scrivere o studiare nella propria lingua, o a conoscere la propria storia, è etichettato come di "estrema destra" o viene bloccato come vilipendio alla nazione. E non è forse un'offesa molto peggiore per il popolo sudtirolese doversi chiamare con un nome imposto loro dal fascismo???Non c'è una contraddizione in tutto questo??
Io rimango contenta del passo fatto a Bolzano e contenta del loro impegno per non far sparire nell'omologazione generale la propria lingua e cultura, come vorrei che succedesse anche nella mia terra.
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