Caro Marcello Fois,
quello spirito volterriano che mi impone di battermi per la tua libertà di fare quel che ritieni giusto e che a me pare sbagliato, mi fa dire: "Continua con il festival di Gavoi". Che con me non si sia fatto non dico abuso ma neppure uso di quel precetto, non me ne fa dimenticare la saggezza. E dunque continua. Da parte mia, continuerò a criticare, quando mi sembreranno sbagliate le scelte che il tuo festival fa.
Tu sai quanto mi dispiaccia che Gavoi sia utilizzato come Campo di Marte per confronti culturali a cui solo assistiamo, senza poterci partecipare se non come produttori di eccellenti beni materiali. E' una formula che non mi piace e, siccome lo posso fare, lo dico e lo scrivo. Penso anche, e ne ho scritto, che la Regione fin dai tempi di Soru e dell'assessore Mongiu dovesse esercitare una moral suasion nei confronti degli organizzatori affinché la Sardegna non fosse rappresentata solo come luogo di avvenimento. So dai giornali che il Festival potrebbe essere a rischio e, sfrondate dai toni da agit-prop del presidente della Provincia di Nuoro (Dio mio, Deriu, le elezioni sono solo l'anno venturo), le preoccupazioni sono anche le mie. Non ho mai pensato che far cessare le critiche coincida con la scomparsa dell'oggetto delle critiche. Anzi la ritengo una pessima tentazione, ammesso che davvero ci sia.
Una volta mi ha definito "un prezioso nemico". Contraccambio con un invito: continua a essere il mio. Magari, se puoi, accettando il senso delle critiche.
9 commenti:
Non la metterei tanto sul fatto che Marcello Fois o chi per lui possano parlare o meno e che Gavoi possa o non possa essere centro di discussioni letterarie e ospiti intellettuali più o meno salottieri, più o meno con la puzza sotto il naso, più o meno amici tra di loro e che si scambino favori e cmpiacnze editoriali e tutto quel che si vuole.
La metterei, invece, sul fatto che la Regione sarda non deve pagare tutto questo. Ma non ne deve pagare neanche la metà, neanche un terzo, neanche una bricciola. Tutte questte minchiate e tutti i cazzi loro se li paghino loro e i loro editori.
Cosa ci guadagnano la Sardegna e i sardi dalle performances più o meno non so cosa di Marcello Fois e dei suoi compari. I pochi soldi che la Sardegna potrà spendere per la cultura li utilizzi per la valorizzazione della lingua sarda e della sua letteratura. Un Nanni Falconi o un Antonimaria Pala, valgono cento Marcello Fois e centomila Todde, e duecentomila Nifoi. Ne vogliamo parlare?
L'assessore Baire ha detto dinaanzi alle minacce di dimissioni di Fois "valuteremo il da farsi".Bene. Come politico avrei detto anch'io cosi. Come cittadino sardo avrei già deciso. E avrei detto "la trippa per i gatti è finita". I cambiamenti di governo devono servire anche a cambiare le scelte di politica culturale. Ma allora vogliamo cambiare o no? Se no caro Presidente Cappellacci e cara Assessore Baire che cosa è cambiato?. Vogliamo consentire che con il danaro pubblico continui ad imperversare in Sardegna il giallismo e s'istropiu culturale de sa Sardigna. Basta non se ne può più. Parlino parlino pure e scrivano anche, se vogliono, nessuno dovrà impedirlo. Mai. Ma lo facciano a loro spese. Altro che minacciare dimissioni. Ma da cosa. Chi si vuol fare crediti oltre Tirreno con i soldi della regione finora ha trovato in Sardegna buon mangime ma ora basta. Scusatemi per lo sfogo, non è nel mio stile. Ma ad ogni cosa c'è un limite.
Comente a su solitu Juanne Frantziscu nos inditat su coro suo, bonun che pane.Che a Zesucristu apporrit a s'iscavanada s'ateru canterzu. So de acordu cun Michele Pinna. Solu si si dimitit su presidente de sa repubblica mi dia preocupare. A Pintore cando l'ana nadu proite non si lu fachiat isse unu festival pro sa limba sarda, si che sunu irmenticados de narrer chi sa Rezone, frequante idrica, lis daiat una proenda de 180 miza euros... Nois, chi de sa limba sarda nd'amus fatu una resone de vida, pro sos abojos chi amus fatu e chi fachimus, s'inare l'amus bocadu e lu bocamus dae buzaca nostra. E tando custas dimissiones, comente calicunu pensat, sun solu una chistione de dinare... Lu facan issos, como, chena dringhili, dae buzaca issoro, su festival de Gavoi. Larentu
@Michele Pinna
ma quale trippa per gatti e compiacenze editoriali?? Ma lo facciano a loro spese???
LO FANNO GIA' A LORO SPESE CHI PARTECIPA E COORDINA A GAVOI NON GUADAGNA UNA LIRA A DIFFERENZA DI TANTI ALTRI FINANZIATI DALLA REGIONE
Scusatemi per lo sfogo, non è nel mio stile. Ma ad ogni cosa c'è un limite.
x anonimo
Se è vero quello che dici, perché diavolo stanno protestando perché la Regione non gli da i 180 mila euro consueti?
Stai scherzando? Perché finirebbe una delle esperienze migliori per la Sardegna. Spero che tu possa trovare la risposta meglio qui: http://www.facebook.com/note.php?note_id=87502986253&ref=mf
x anonimo
che il festival di gavoi sia una delle esperienze migliori per la Sardegna è un tuo giudizio, non un dato oggettivo. E comunque costa a tutti noi 180 mila euro. Non è fatto a spese degli organizzatori: costa dieci centesimi a ogni sardo, dal neonato al centenario. Perché dire una bugia?
Ho visto la nota di Fois, ma avevo già letto l'articolo di Costantino Cossu che Fois riporta. Niente di nuovo.
allora facciamo la stessa considerazione per tutti visto che non sono mai stati elaborati parametri oggettivi su cui misurare una efficienza e bontà dell'operato dei festival e non finanziate più nessuno...alcuni dati sono sempre al link di prima
non ho mai sentito dire la bugia che è fatto a spese degli organizzatori e senza le tasse di tutti.. gavoi costa perché ha molte spese, ma ha anche un riscontro molto + ampio di tutti gli altri. preferisco dare 180mila euro a chi non intasca niente e li investe per gli altri piuttosto che pochi ai soliti noti/amici
ma qui il tuo problema è che non ci credi
Scusate se mi intrufolo fra i due anonimi. Io sostengo che il festival di Gavoi deve andare avanti, anche se non mi piace. Il perché l'ho scritto tante volte che non sto a ripetermi. Ma per favore, smettiamola di dire che in questo gli organizzatori non si fanno pagare e in altri sì, a meno che non si facciano nomi e cognomi... e cifre.
Il prestigio che si acquista è di per sé una bella retribuzione e la si ha grazie a un bel po' di denari pubblici. Il problema è un altro: che cosa resta alla Sardegna, alla capacità espansiva della sua cultura? Alla fine del festival che immagine resta della Sardegna fuori di essa? Di una terra che assorbe bene culture altre o di una regione essa stessa produtrice di cultura?
A me sembra che siano questi i termini del dibattito. Ha ragione anonimo 2 (ma perché non vi firmate?): l'ecellenza dell'avvenimento è un giudizio personale, non un dato oggettivo. Non lo è neppure un giudizio totalmente negativo. Un dibattito sereno almeno farebbe comprendere le ragioni degli uni e degli altri. Nella nota su Facebook citatata da anonimo 1 si può leggere questo commento: "complimenti a cappellacci!!! la sua ennesima schifezza...". Qualcuno gongolerà, contento. Altri, come me, chiederebbero agli organizzatori del festival se è questa finesse d'ésprit la chiamata a raccolta dei suoi difensori.
Una domanda per il Sig. Pinna.
Il Festival di Bono del 2004, ha preso soldi pubblici?
Lui era tra gli organizzatori se non sbaglio.
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