Mi chiedevo se anche la nostra antica civiltà nuragica avesse elaborato una cultura materiale in cui si potessero ritrovare simboli archetipici, sistemi di scrittura che esprimessero i contenuti del pensiero dei nostri antichi progenitori e la conferma l’ho avuta con la pubblicazione di “Sardôa Grammata” di Gigi Sanna, in cui l’autore individua la scrittura sacra del popolo dei costruttori dei nuraghi. Sorprendentemente molti segni del Sardo nuragico erano condivisi dalla “scrittura arcaica” dei miei pazienti, i cui segni non sembravano anarchiche e casuali produzioni di un cervello ormai demolito dalla malattia, ma “archetipi”, simboli ancestrali di una mente che opera a livello primordiale. I segni alzheimeriani hanno in sé caratteristiche di universalità che li accomuna agli alfabeti più arcaici, espressione di una mente primordiale che opera con elementi e simboli prototipici da cui verranno generate immagini e rappresentazioni più elaborate e complesse. Nulla più della scrittura è in grado di rappresentare l’organizzazione della mente assieme all’espressione artistica riscontrabile nelle diverse forme di cultura materiale: i simboli grafici e le produzioni artistiche sono l’impronta che il cervello lascia sulla materia e la loro comprensione rappresenta uno strumento, una finestra aperta verso l’evoluzione della mente.
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(*) Maris Rita Piras è responsabile del Laboratorio di Neuropsicologia e Ambulatorio per le Demenze, nella Clinica Neurologica Azienda Ospedaliero-Universitaria di Sassari. Di queste cose ha parlato alla inaugurazione del corso di epigrafia nuragica tenuto ad Oristano dal prof. Gigi Sanna
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