sabato 28 febbraio 2009

Aldo Accardo: solo frasca in s'àrvore ruta?

C’è un proverbio sardo che dice: “In s’àrvore ruta cada unu bi faghet frasca”. Gli amici dell’ex presidente cominciano a fare fascine dall’albero Renato Soru ancora fresco di caduta. Uno di questi è lo storico Aldo Accardo, discepolo di Girolamo Sotgiu e intellettuale di spicco della sinistra sarda. Lo fa in una intervista con il bravo Carlo Figari sull’Unione sarda di oggi, usando parole di insolita durezza: “Il mondo della cultura non può essere governato con un'impostazione di tipo dirigistico, non può accettare che si decidano i programmi in modo autocratico... Tanta carta (progetti, leggi, decreti) prodotta dall'assessorato, spazio a costosi festival letterari gestiti dalla pattuglia di scrittori amici (in prima fila nella campagna elettorale), occupazione manu militari di spazi sdemanializzati”.
Un oppositore al governo Soru non avrebbe potuto esprimersi con altrettanta lucida riprovazione. Peccato che queste pubbliche critiche vengano alla luce solo ad elezioni avvenute e perse dallo schieramento cui Accardo storicamente ha fatto riferimento. Le avesse fatte prima, quando la cultura ufficiale, per convinzione o per convenienza, era tutta dalla parte di Soru, forse alcuni dei misfatti ora imputati potevano essere evitati.
Su questo blog, insignificante formichina di fronte alla poderosa macchina da guerra che si è inventata per esempio la “nouvelle vague letteraria sarda” per gli scrittori amici e una ricca libreria digitale regionale per gli editori amici, alcune delle cose denunciate da Accardo sono state scritte e messe a volare come les feuilles mortes se ramassent à la pelle.
Alcuni titoli:

La superiorità antropologica della nouvelle vague

Passaparola alla Corte di Madrid
"Isole delle storie" SpA: importazione linna pintada

Nessuno le ha mai raccolte. Solo un po’ di fastidio da parte di chi, essendo bravo scrittore per investitura di partito, non capiva perché qualcuno obiettasse a che i soldi andassero ai migliori. O qualche telefonata da parte di chi si sentiva ingiustamente posto fuori dalla “nouvelle vague” o dalla lista degli autori da festival letterario.
Io spero che questa pacchia sia finita, che la Regione torni a dialogare con gli editori, che la letteratura sarda in sardo possa uscire dalla clandestinità (nella libreria digitale regionale, tanto per fare un esempio, c’è solo una decina di romanzi in sardo contro le migliaia in italiano e tutti, ma proprio tutti, i libri degli scrittori amici), che la tessera di partito o la fedeltà al capo non siano più certificazione di bravura in tutti i domini della cultura.
Così, anche la brutta sensazione che Accardo sia andato a far fascine dall’albero caduto sarà fugata. E la sua denuncia sarà di aiuto per uscire da quel clima di dirigismo e di autocrazia che ha descritto.

7 commenti:

Anonimo ha detto...

Francu Pilloni scrive:

Caro ZFP,
l'amicizia non m'impedisce di farti notare che sei ingiusto a parlare così della Nouvelle Vague degli scrittori sardi. Ma dimmi: hai pensato al danno d'immagine che con le tue parole arrechi alla letteratura sarda, a quella nazionale e fors'anche europea?
Se non ti conoscessi, avrei potuto pensare che parli solo per invidia. Ma mi pare evidente che tu hai visto solo a una faccia della poliedrica personalità di molti di questi artisti. E dico molti ... così, giusto perché non ne conosco alcuno di persona.
Ma hai pensato alla sofferenza esistenziale di queste anime illustri ora che, inaspettatamente da uno spoglio all'altro, si sono sentite in balìa "del lurido vecchio che torna"?
Non pensi alle loro tante notti insonni, ora sono che in mezzo al guado?
"Resto o vado? Questo è il
problema".
E se restano, cosa restano a fare?
E se decidono di andare, come faranno nell'altra sponda a confondersi in mezzo a quelli che hanno deriso, o quanto meno ignorato fino a ieri?
Che faranno delle camice rosse?
Le tingeranno, le daranno in beneficienza a qualche associazione garibaldina?
"Mettetele nelle cassepanche, - mi sentirei di dire - perché non si sa mai!"
Per te le cose sono semplici: hai una faccia sola e con quella, bella o brutta che sia, vai in giro prima e dopo le elezioni.
Ma loro?
Pensa solamente alle barbette, ai baffetti: saranno almeno di centro?
Adesso che hai sentito un'altra campana, ti chiedo: non ti fanno tenerezza?
No, dici?
Beh, neanche a me.

Francu

shardanaleo ha detto...

il cambiamento forse porterà all'estradizione di questi PRIVILEGIATI autori... ma penso che il cambio di guardia nella stanza dei bottoni continuerà a ignorare autori SCOMODI come GIGI SANNA, BRUNO VACCA, LEONARDO MELIS... che pure godono il favore dei lettori (le sale delle loro conferenze sono sempre stracolme di gente).. continueranno a parer mio a essere ancora ignorati da COLORO che hanno la CHIAVE DEL POTERE. (stampa compresa)...

Anonimo ha detto...

Caro Gianfranco,

..scopri l'acqua calda nel vedere gli uomini di "cultura" salire sul carro del vincitore! Tito Livio evidentemente non ci ha ancora insegnato nulla! "Sardi Venales", "Sardi di fine stagione" da vendere appunto al miglior offerente! La sconfitta non è solo di Renato Soru, ma va da gente come me, che ci ha messo passione e profonda energia, condivisa e "luttizzata"!
Potete fare tutte le analisi sulla sconfitta elettorale, a quale conclusione arriverete? A nessuna! mi viene perciò in mente il detto:" Se hai capito tutto e non fai nulla, non hai capito nulla!". Con quali mezzi Soru avrebbe dovuto divulgare le cose buone fatte? Giornali? televisioni? quali? E gli "alleati" che gli hanno votato contro, erano anch'essi disinformati? Vogliamo fargli una colpa perchè al tornaconto personale preferisce il bene comune? Si dice: un uomo solo al comando! Spiegami perchè se si chiama Berlusconi è un merito e se si chiama Soru, un Sardo, è un limite!
Cultura o non cultura resteremo sempre "con la schiena dritta", noi che crediamo nell'autodeterminazione del Popolo Sardo, sempre e non a corrente alternata!Anche stando all'interno di un Partito Democratico, mai nato qui in Sardegna. Noi pronti a battagliare per Innovare la nostra Tradizione. Dal Campidano al Goceano, dalla Trexenta al Mandrolisai (lingua compresa!)! Non ci nasconderemo sui monti della Barbagia, creando falsi miti di resistenza all'invasore, mai avvenuta e mai storicamente provata! Hampsikorra rappresenta il limite culturale del Popolo Sardo! Sconfitto non tanto dall'esercito romano, ma dai Sardi stessi, dalla loro invidia. Ha perso Soru? Dimmi una volta dove i Sardi hanno vinto! Ah dimenticavo recentemente a Sanremo! Con Marco Carta!!! Lui portatore sardo della cultura degli "amici" degli amici!
Non preoccuparti Gianfranco, in silenzio (anch'esso tipico della cultura Sarda) stiamo "elaborando il lutto", così come si faceva una volta! Non ci pensiamo minimamente ad abbandonare Soru, come certi uomini di "cultura" stanno in queste ore facendo! Siamo giovani ed abbiamo passione. E fino a quando ci sta questa, tranquillo che i sogni non mancheranno di certo! Uno tra tutti: un Popolo dove tutti si sentiranno finalmente liberi e leaders della propria vita, nella propria terra!
La Cultura è come la Storia, ha la pretesa di insegnarci sempre e comunque qualcosa. Noi come sempre impariamo ciò che il vincitore vuole: il nulla!

Saludi e trigu a tottus, da uno che pensa in Sardo e scrive in italiano, perchè tanti intellettuali che si riempiono la bocca di Sardismo e Sardità, spesso e volentieri non sanno neppure leggere la nostra Lingua...adimessi iscriri!

Carlo Carta

Anonimo ha detto...

Caro Carta,
se tu pensi che ci siano intellettuali pronti a soccorrere il vincitore, si vede che hai informazioni non in mio possesso. Io ho semplicemente detto di peggio: parlo di intellettuali che, in possesso di capacità critica, non la usano per paura di perdere le elezioni, imbrogliando così la gente.
Sarei felice se all'interno del tuo partito si sviluppasse una forte tendenza in linea con quello che tu pensi della Sardegna. E' un mio sogno una società in cui tutti siano d'accordo sulla natura nazionale della questione sarda. Che poi all'interno ci si divida sulle scelte economiche, benissimo.
Auguri sinceri. Ma, perdere le elezioni non è un lutto: è una sanzione.

Anonimo ha detto...

Caro Carta, da quello che scrivi, anche con passione, mi permetto, nel mio piccolo, di darti un consiglio. Collabora con energia giovanile alla formazione di un grande partito 'sardista', alla riunificazione di tutte le forze genuine, di tutte le 'tribù' che putroppo, come ognuno vede, succhiano sangue dall'identità ma ne dilapidano le energie; anche di quelle tribù che si servono di miti che possono apparire fastidiosi ma che, se ci pensi bene, sono il sale del mondo. Come del resto quello del PD che da noi, da quello che sostieni anche tu, proprio non c'è. Un mito appunto. O, se prefersisci, una utopia che vuol far leva sul mito.
Una cosa ancora, da sardista critico, senza tessera se non quella intertribale. Tito Livio non ci ha insegnato proprio nulla. Di lui ci interessa, quando ci interessa, la letteratura ed il genere storiografico.Con la sua storia dell'Urbe, imperiale ed imperialistica, piena vergognosamente di miti, non ci ha dato, purtroppo, la vera storia sarda che riguardò Amsicora e Iosto. Non ci ha dato, a mio parere, neppure il nome preciso del condottiero che i Sardi scelsero come guida per la loro libertà. Anche questa libertà è un mito? Per scalzarlo non pochi si affannano a dire, insegnandolo anche nelle Università, che era sardo -punico, perdipiù latifondista locale. Che borghesaccio!
Come non dare ragione ai seguaci di Gavino Sale quando istintivamente danno maggiore equilibrio alla storia e gridano: Elìs Elis Arbare-e! Elis Elis Arbare-e!

Anonimo ha detto...

Caro Gigi,

...tranquillo, Tito Livio non è il mio mito e non lo è mai stato! Nei miei scritti l'ho sempre considerato "l'Emilio Fede dell'antica Roma", podis immaginai cantu du stimu! Ma paradossalmente mette il dito sull'endemica piaga sarda: divide et imperat! La riprova? "...Hasdrubal copiis in terram expositis et classe remissa Carthaginem duce Hampsicora ad sociorum populi romani agrum popolandum profectus, Carales preventuras erat, ni Manlius obvio exercitu ab offusa eum populatione continuisset"..(T.Livio XXIII). Il concetto è chiarissimo, il risultato pure! Ma vedi quello che non riesco proprio a digerire (e forse non ci riuscirò mai!) è quel "sociorum populi romani agrum"...Già gli alleati sardi del popolo romano! Ed allora, sulla storia "maestra di vita" (una baggianata colossale?) personalmente prendo spunto da Gramsci (un Sardo con le idee)quando asserisce che è vero che la Storia Insegna, ma lo è anche, che come al solito la gente poco impara!
Vedi caro Professor Sanna, se Tito Livio non è il mio mito, non lo è nemmeno Gavino Sale! Lui è semplicemte un capotribù, che francamente non mi appassiona! L'ho visto protestare contro i rifiuti napoletani, ma mi mancava all'appello quando Soru si recava a La Maddalena, a Perdasdefogu (dove tumori, linfoma e leucemie dilagano in maniera spaventosa e so bene anche quanto ha combinato l'allora Ministro Parisi!), a Teulada o ad reclamare i tanti beni restituiteci dal demanio militare. Chi mi conosce sa quanto mi da fastidio la così definita "sinistra salottiera", figuriamoci "i sardisti in pantofole"! Soru è stato sconfitto perchè ha una idea globale della sardità, che ha voluto far passare attraverso un Partito, quello Democratico che ancora è in fase di costituzione, non pronto. Ha sbagliato? Io penso di no e solo il futuro ci dirà quanto era avanti. Il PD è giovane (nella mia zona ha raggiunto punte del 30%),come lo è anche l'Irs. C'è tanto entusiasmo nei giovani! Non è detto che le strade non si incontrino, anzi ogni Movimento o Partito in democrazia hanno il diritto e dovere di assumersi responsabilità di governo, ed un banco di prova lo sono, senza dubbio, le alleanze alle prossime amministrative. Vedremo!
Renato Soru, ha acceso sotto la cenere delle tante dominazioni il fuoco della vera indipendenza. L'incendio divamperà quando la maggioranza dei veri Sardi, prenderanno coscienza dell'esser loro stessi leaders della propria vita, della propria terra, del proprio destino!

Saludi e trigu a tottus

Carlo Carta

Anonimo ha detto...

Caro Carlo,
mi devi scusare, e tantissimo, perchè non ti ho riconosciuto. E' passato (almeno per me) tanto tempo! Del PD, del sardismo di Sale e di altri ancora avremo modo di parlarne ampiamente a Gesico o a Oristano. O dove vuoi tu. Anche perchè tu sei un giovane intellettuale organico 'gramsciano' e con te bisogna fare i conti.
Scherzo naturalmente. Ma lo sai che mi fa un piacere enorme che tu citi Gramsci! Ora è quasi nel dimenticatoio. Per taluni un pezzo da museo. Ma non all'Estero, per nostra fortuna. Una volta lo si citava ogni minuto (e spesso a sproposito) da parte di una certa intellighentzia. Quasi avesse la ... 'gramscite acuta'.
Bivat sa Trexenda!