Ne ho viste tante di campagne elettorali, in oltre cinquanta anni che voto, da farmi diventare uomo di mondo, restio a meravigliarmi della crudezza delle accuse incrociate. La faccia di Garibaldi (Fronte popolare) che rovesciata si trasformava in quella di Stalin, i manifesti con lo Scudo crociato sormontati da enormi forchette (dc=forchettoni), e poi i comunisti che mangiavano i bambini, i Dc dal governo assassino e via via.
A parte il gusto non proprio raffinato di chi, su Facebook, augura a Berlusconi un infarto, o il blog di Di Pietro che definisce l’avversario un nazista e, di converso, le accuse di vetero-comunismo lanciate sui Democratici, le nuove tecnologie nella comunicazione non aggiungono molte novità, al di fuori del mezzo impiegato. Tanto, finite le elezioni, non credo che l’accusa di nazismo da un lato e di stalinismo dall’altro avrà lo sbocco naturale, consono a tali denunce: la resistenza armata e la guerra civile fra fazioni naziste e fazioni staliniste.
La novità sta nel fatto che a suscitare principalmente l’incarognimento non sono elezioni governative riguardanti tutta la Repubblica, ma le elezioni politiche in Sardegna, vale a dire in una parte della Repubblica. La Sardegna, insomma, è...
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