Quando sembrava tutto fatto per il “Parco del Golfo dei fenici”, un sindaco, quello di Santa Giusta, Antonello Figus, ha dato l’alt! Per la verità, a quel che ufficialmente si sa, i motivi dello stop hanno poco a che fare con un doveroso no a questa operazione auto-colonializzante. Anzi, Figus, si dichiara d’accordo. Le ragioni sono di bassa bottega politica (la questione della “gestione” del Parco) e di sana diffidenza sul che cosa comporti quella parola, Parco.
Accontentiamoci di quel che passa il convento della politica. L’importante è che qualcuno inizi a porsi dei problemi sulla portata dell’operazione di un gruppo di feniciomani e di, spero, solo inconsapevoli amministratori che neppure si sono posti il problema se fosse giusto intitolare un intero golfo a un popolo che, arrivato pare in pace, ha poi figliato una bella genia di conquistatori e di dominatori.
Nessuno, credo, contesterà mai la creazione di un Parco archeologico fenicio e se questo fosse il nome scelto per l’impresa, nessuna questione. Certo, personalmente e data la presenza nel Sinis e dintorni, avrei preferito cominciare con un Parco dei Nuraghi, o un Parco di Arborea. Non so, mi pare che a sardi solo poco poco dotati di autostima, questa doveva essere la prima idea, pronti domani a fare un Parco dei fenici, dei Longobardi, dei Pisani, dei Genovesi, dei Catalano aragonesi e, to’, persino dei Bizantini. Anche loro ci hanno lasciato cose di pregio, insieme ad altre un tantino meno raccomandabili. Ma che c'entra cambiare la geografia chiamando quello di Oristano Golfo dei Fenici, o dei Longobardi o dei Catalani? Non è che gli archeologi di bizantinerie, longobarderie etc sono ancora troppo deboli, più sicuramente dei feniciomani, per imporre queste vie della denazionalizzazione della Sardegna?
Su forum e blog, questa operazione furbetta fatta per dar lustro a una confraternita religiosa di studiosi feniciomani è oggetto di severe critiche. Vi segnalo in proposito la raccolta di firme cominciata ieri con il titolo Giù le mani dalle nostre origini. Non sarebbe poi male se in molti segnalassimo a chi di dovere tutto il nostro disaccordo.
2 commenti:
ciao Gianfrà...,
la notizia nel "parco dei fenici" sul golfo di Oristano mi incuriosisce assai anche perchè la storia della nostra civiltà (sebbene molto più antica) ha inizio (o, per essere precisi, inizia il suo declino) con gli sbarchi fenici nell'isola (che la trasformano in un mercato sempre più fiorente).
Se anzichè il Sinis (o l'oristanese in genere) il parco l'avessero proposto a Cagliari (tuvixeddu), a Nora o a Bithia, forse avrebbero fatto più bella figura. Se poi "i feniciomani" avessero valorizzato gli studi e le teorie del can. Spano, forse avrebbero compreso la ragione dell'antica "Kar El" (la Città del dio supremo dei Pantheon fenici e punici), ricostruendo, anche terminologicamente, il cammino per la "terra promessa" e la sua "tappa sarda" che ci porta direttamente nel regno dei cieli dov'è la residenza della divinità.
Lasciando per un attimo da parte le vicende degli "accuddiddi" di turno, ti porto a conoscenza della clamorosa scoperta nel "Capo di sopra" dove è custodito il 1° libro dell'Archeologia sarda (in pelle, presumibilmente di capretto, si trova nel luogo più "elevato" del nostro continente quasi senza quasi che si propone all'attenzione degli studiosi di tutte le civiltà come "Centro polarizzato"). Nella sez. foto del mio "su chizone web" (seppure in maniera sommaria ed improvvisata) ho pubblicato le immagini dei segni che sono nella prima pagina del "testo archeologico". Con le dovute cautele, autorizzazioni e permessi (ca b'est su rischiu de ferros de campagna) sarei disposto ad accompagnarvi "in loco" e portare alla luce una scoperta archeologica del tutto straordinaria (il museo Sanna, al confronto, non è che un bruscolino!). Prova a passare per "su chizone web", curiosa l'album "la montagna cosmica" e poi, nel caso, mi dirai. Io non sono un archeologo ma da quando hanno scritto che sono innamorato di sardità è come se la sardità abbia iniziato a corrispondermi attraverso le pietre.
Parlano le pietre, e lo fanno in un sardo antico, atavico, che ha dato scuola a molti pensatori delle scuole classiche (Platone, Aristotele, etc.; Pitagora, forse, ha imparato a contare in Sardegna elaborando la sua teoria sul cerchio, il raggio ed il punto). Mi rendo conto che molte delle mie posizioni siano, al giorno d'oggi, in controtendenza, ma non sono io a parlare, ciò che vado sostenendo me lo ha confidato "la terra" in cui vivo e per cui ho giurato "in terra di morte" (che non auguro al mio peggior nemico). Forse sta arrivando l'ora di muoversi, con giudizio e prudenza ma senza remore, per dare sulla "nostra civiltà" qualcosa di utile per orientarci sulla natura delle stesse Torri a tronco di cono che hanno avuto un ruolo determinante nel "controllo totale" dei nostri territori.
Ciao.
FORZA JUANNE ka kusta borta la binkimus!
Kenabura in su museo archo de Tharros... appo a narrere ateru a supra de kustu tontimini de sos ARCHOBONOS!
LEONARDO
Posta un commento