di Silvio Pulisci
Sono stato di recente alla presentazione del libro su Tharros di G. Nieddu, presentazione avvenuta nella Sala Verde della Cittadella dei Musei di Cagliari. Dopo il convegno si è parlato, come spesso capita, anche d'altro e inevitabilmente il discorso è scivolato sul recente ritrovamento dei piedini di Maimoni di Cabras. Non sto ora a parlare di chi li ha contestati come appartenenti ad un bronzetto perchè persona molto nota per improvvisazione (comunque, è tra i non pochi che purtroppo, anche in ambiente qualificato, parlano senza vedere non solo senza sapere) e per lingua esageratamente biforcuta. Comunque, fa parte della democrazia ascoltare i pareri di tutti, persino quelli astiosi e scorretti perchè, così mi sembra, dettati da malanimo e da spinte di 'intzulladoris', come si dice dalle mie parti.
Quello che però non ho capito è se lo scritto riguardasse solo il parere dell'articolista o invece, come spesso in questo Blog, quello di archeologi con cui il soggetto si mostra in perfetta sintonia, soprattutto lo Stiglitz. Se così fosse sarebbe bene che gli archeologi si mostrassero d'accordo non solo su che cosa si pensi in generale dei reperti (ad esempio su quelli di Tzricotu: bizantini, longobardi, turco- mongolici? Matrici per linguelle? Per puntali di spade? Per fibbie di cinturoni?) ma se essi rivestano straordinaria importanza perchè pezzi unici oppure siano 'pezzi' che rientrano nella pura normalità.
Infatti, durante la discussione di Cagliari alla quale ero presente (e dove dicevo modestamente anche la mia, in quanto scopritore dell'oggetto insieme a Gigi Sanna), la dott. Donatella Salvi, davanti ad altri archeologi, alcuni dei quali si erano già chiaramente pronunciati sulla singolarità e cioè sulla piccolezza del bronzetto di tre cm appena, ha tenuto a precisare che i piedini del bronzetto di Maimoni non costituivano una novità in quanto lei stessa aveva visto bronzetti così piccoli altre volte e, più precisamente, delle figurine rappresentanti delle donne, forse sacerdotesse.
Io personalmente sono cascato dalle nuvole perchè credo di aver seguito abbastanza, come editore che ha pubblicato decine e decine di libri scientifici sull'archeologia (da quelli di S.Moscati, a quelli di G. Lilliu, di R. Zucca, della prof. Pani Ermini, ecc.ecc.) ma anche come appassionato da tanto tempo di questa materia storica. Infatti mai, dico mai, gli archeologi ci avevano parlato di una materia così straordinaria che sicuramente avrebbe attratto l'attenzione di molti, il rinvenimento di bronzetti di piccolissime dimensioni. O forse mi sbaglio? Lo stesso amico Momo Zucca che è il primo che mi ha telefonato complimentandosi della scoperta ha mostrato di non saperne proprio niente. E se non ne sa niente lui...
Anche qualificati professori di storia dell'arte, che sono intervenuti prontamente a commentare l'arte straordinaria dei nuragici nel saper forgiare oggetti così piccoli, hanno fatto capire di non saperne nulla circa una bronzettistica miniaturistica, in Sardegna o altrove, con immagini di persone. Ho provveduto a chiedere ad altri, archeologi e non, per sapere se mai in musei o nella letteratura, anche in quella specialistica archeologica, sarda e non, avessero visto dei bronzettini con piedini millimetrici come quelli di Maimoni. Tutti mi hanno risposto negativamente, senza tentennamenti.
Pertanto, poiché io non ho la minima riserva sul fatto che il pronunciamento di Donatella Salvi sia stato corretto e dettato dalla certezza di aver visto reperti come quelli di Maimoni, gradirei che la stessa o altri al suo posto ci rispondessero su questi quesiti: questi oggetti dove sono stati trovati? Dove sono custoditi e dove, eventualmente, sono stati pubblicati? E ancora: perchè alla notizia del rinvenimento nessun archeologo o funzionario della Sovrintendenza si è preso la briga di smentire, quanto ad originalità, le 'incaute' affermazioni mie e dello studioso Gigi Sanna sulle pagine della Nuova Sardegna, dell'Unione Sarda e del Blog di Gianfranco Pintore? In ogni caso, vorrei concludere con due mie umili osservazioni.
La prima. Ammesso e concesso pure che la dott. Salvi abbia visto altre immagini di bronzetti così piccole, risulta evidente che uno o due, paragonate ai mille e forse più bronzetti 'normali', lascerebbero comunque i piedini di Maimoni nella singolarità e nell'anormalità. E sarebbero un gran vanto dell'arte sarda nuragica e dell'arte della bronzistica di ogni tempo.
La seconda. Come mai nessuno, da quanto io so ed altri sanno, ha pubblicato immagini di bronzetti minuscoli (siriani, ittiti, palestinesi, greci ecc.), così come i piedini di Maimoni fanno intuire e quelli stessi 'visti' dalla dott. Salvi? Se putacaso nel mondo antico non se ne trovassero di così piccoli, l'eccezionalità di essi (magari di due o di tre e non di un solo bronzettino del Sinis) non verrebbe forze rafforzata?
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