Quattro anni dopo la sua approvazione, la Corte costituzionale spagnola (Tribunal Constitucional) ha bocciato parti decisive dello Statuto Catalano, quelle, fra le altre, che riguardano la nazione catalana e la lingua. Il pronunciamento, avvenuto su ricorso del Partito popolare di José Maria Aznar, c'è stato ieri e già c'è chi parla di "una crisis de Estado".
Per il 10 luglio, in tutta la Catalogna sono previste manifestazioni popolari che hanno uno slogan: “Decidiamo noi, siamo una nazione”. Alla base della decisione, c'è una carabattola di argomentazioni a difesa della “unicità della nazione spagnola” e della più vieta negazione del fatto che “la lingua propria della Catalogna è il catalano”, poiché diverse sono le lingue parlate dai catalani. Su altri aspetti dei 114 ricorsi presentati dal Partito popolare, in molti, compresi i socialisti al governo, sono disposti a trattare. Ma non sulla nazionalità catalana e sulla lingua, elementi sui quali per anni ci fu uno scontro durissimo fra il potere franchista e il popolo catalano. Lo stesso che rischia di innescarsi oggi, a Franco sepolto.
I partiti catalanisti sono oggi divisi: la sinistra socialista, comunista e repubblicana rimprovera i nazionalisti di Convercencia i Unió e tutti insieme la destra popolare, sempre più isolata anche, e soprattutto, per aver voluto affossare lo Statuto. Già, però, la maggioranza di sinistra e la minoranza nazionalista moderata hanno cominciato ad annusarsi, oggi stesso in una riunione comune.
Qualche tempo fa, un referendum autogestito ha dato risultati straordinari per quanti ritengono che l'unica strada percorribile sia quella della indipendenza della Catalogna. Essendo informale, il referendum non fu partecipato da grandissime folle, ma il sì all'indipendenza ebbe altissime percentuali. I “parrucconi” del Tribunal Constitucional (fra l'altro divisi al loro interno fra “progressisti” e “conservatori”) non ne hanno tenuto conto, così come, del resto, non hanno tenuto conto della decisione della Generalitat catalana, e hanno scatenato una reazione di cui, credo, sentiremo molto parlare nel futuro. Naturalmente non se terremo d'occhio i giornali italiani, incredibilmente proni a non introdurre nella conoscenza della gente elementi che potrebbero essere di disturbo alla celebrazione della “Unità d'Italia”. Non troppo dissimile dalla “Unità spagnola” e, dunque, passibile di contagio.
Nella foto: Il palazzo della Generalitat di Catalogna
2 commenti:
"Poiché diverse sono le lingue parlate dai catalani. "
Questo sembra il solito trito e ritrito argomento usato anche dai detrattori della lingua sarda...
Un passo indietro per la Spagna.
O GFP, salta di palo in frasca, metaforicamente, e dimmi come fai a batterti per la "libertà" di stampa in Italia, che è cosa diversa dalla "libertà" degli italiani a essere informati.
Mi passi una battutaccia?
Dai giornali, non sempre e non da tutti, e dai telegiornali in maggior misura, più che informati veniamo infornati.
Ci cuociono a fuoco lento, ma solo perché non hanno fretta.
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