giovedì 8 ottobre 2009

L'unica lingua è dello Stato? Vuol dire che sardi e friulani si faranno Stato

Questo il testo della lettera inviata al Venerdì di Repubblica dal Comitato 482 del Friuli. Protesta contro gli articoli pubblicati dal settimanale contro le lingue sarda e friulana.


di Carlo Puppo (*)

Egregio Direttore,
le scrivo, in qualità di portavoce del Comitât – Odbor – Komitaat – Comitato 482 (organismo che riunisce oltre una trentina di realtà associative friulane, slovene e germaniche del Friuli attive nella difesa dei diritti linguistici), per esprimerle lo sconcerto e l’amarezza per gli articoli dedicati dalla rivista da lei diretta a quella che avete definito la “crociata per l’uso e l’insegnamento dei dialetti lanciata dal partito di Bossi” e, in particolare, per il pezzo firmato da Paola Zanuttini.
Ancora una volta, infatti, un organo di stampa italiano associa, senza alcun ritegno e senza alcun tentativo serio di approfondimento, la campagna della Lega Nord per i dialetti con le rivendicazioni e le battaglie storiche di friulani, ladini e sardi per la tutela e la valorizzazione delle proprie lingue.
La sua rivista, però, fa un passo oltre e affida a Raffaele Simone la perentoria dichiarazione che “in Italia c’è una sola lingua, l’italiano”. Come si può leggere nel titolo dell’articolo, infatti, “neppure sardo e friulano sono lingue a parte” e lingua, a parere dell’illustre esperto, non è nemmeno il ladino. Le uniche parlate a cui Simone sembra riconoscere lo status di lingue sembrano essere quelle con uno Stato di riferimento alle spalle, come il tedesco e l’albanese. Insomma, davvero, un criterio degno di un linguista… Utilizzando la medesima logica dovremmo concludere che nel mondo non si parlano migliaia di lingue diverse, ma solo alcune centinaia, ossia quelle di Stato. La ovvia conclusione, dunque, è che, se friulani, sardi, ladini, ecc. vogliono che le loro lingue siano riconosciute come tali, devono crearsi uno Stato indipendente! Ne prendiamo atto.
Come prendiamo atto che il vostro giornale sembra riconoscersi appieno in una frase che alcuni anni fa era patrimonio esclusivo della destra fascista: “in Italia c’è una sola lingua, l’italiano”. Chi l’avrebbe mai detto che vi sareste adeguati al credo dello squadrismo linguistico, ma forse si tratta solo di essere trendy visto che, come spiega Simone, la battaglia per la diversità linguistica e per i diritti (anche linguistici) dei popoli sono “una causa persa e démodé”.
Per voi, evidentemente, non hanno alcun valore le denunce delle autorità europee sulle violazioni dei diritti linguistici di friulani, sardi, ladini e delle altre comunità minorizzate. Le nostre lingue, infatti, non sono degne di occupare un posto uguale a quello della vostra. Come spiega chiaramente l’esperto da voi interpellato: la diglossia “funziona benissimo se non diventa una rivendicazione politica antimoderna”! Insomma ci sono le lingue moderne e i relitti del passato, le lingue di chi comanda e quelle di chi ubbidisce, le lingue superiori e quelle inferiori… Che bel concetto di democrazia il vostro.
Non c’è niente di scientifico in quanto affermato da Raffaele Simone nell’articolo da voi pubblicato, la sua è una posizione chiaramente politica. È inutile, allora, elencare le ragioni che fanno di friulano, sardo e ladino lingue, seppur minorizzate. La risposta migliore è quella scritta un paio di mesi fa (l’Unità, 01/08/09) dal professor Tullio De Mauro che di linguistica un po’ ci capisce: “La mediocrità opinante a ruota libera di troppa parte degli interventi giornalistici in materia di educazione e scuola annebbia tra troppi colti e tra i politici la percezione di tutto ciò.
E forse neanche educatori e linguisti hanno fatto tutto il possibile per rendere noto che la pluralità idiomatica non è un accidente stravagante, ma un fatto fisiologico per la specie e le comunità umane e che una cattiva scuola o provvedimenti stolidi possono tentare di soffocare questo fatto, ma non riescono a spegnerlo senza tentare di spegnere l’umanità stessa. Nel mondo antico di cui restiamo sempre debitori furono primi gli Epicurei e poi i primi cristiani, quelli del miracolo della Pentecoste, a capire e insegnare ciò che gli studi moderni confermano: che il seme della differenza linguistica e culturale è in ciascuno di noi, nelle nostre coscienze e nel nostro cervello. Soltanto un nazista pazzoide, come fu Hitler, o un decerebrato che si rivolga a decerebrati può rovinosamente fantasticare di altre strade.

Distinti saluti (antimoderni).

* portavoce del Comitato 482 in Friuli

6 commenti:

Anonimo ha detto...

ce lo inpedirano anche con la forza la consulta il tar acetera ecetera

Anonimo ha detto...

a proposito de la consulta quei 15 ottanteni che decidono e chi anno bocciato il friulanno a scuola vi sembra democratico che 9 dei 15 sonno canpanni e che della lingua sarda friulanna e occitana non glie ne frega niente ci dovreberro essere un giudice per regione italianna basta centralismo ideologico

Anonimo ha detto...

il peggio che certi politici a bruxelle si azuffano per la liberta di stampa e noi aspettiamo i soldi de la 482 dal 1999 non rispetatta dal stato italianno

Anonimo ha detto...

ma cos'è, un corso di italiano creativo?

Anonimo ha detto...

no ma per rispetto dei amici sardi non scrivo in friulanno per farmi capire meglio furlan

Anonimo ha detto...

ma cos'è, un corso di italiano creativo?

bella qusta!
vi propongo l'ironia dei fratelli Corsi:
http://www.wmaker.net/apiazzetta/