di Alberto Areddu
Alcuni mesi fa si è completato il passaggio dell'isola al segnale in digitale, che permette alla gran parte dei sardi e poi permetterà agli italiani, di poter non solo vedere programmi a una qualità superiore al precedente segnale, ma anche di poter dialogare colla TV a un livello più dirompente di quanto si faccia col computer (che le persone anziane e non solo, non conoscono e necessita di lunghi corsi specialistici). Disporre di ciò e non pensare all'uso che la Regione potrebbe farne, è ridurre il proprio sguardo all'immediato contingente.
Visto che ormai ci si sta inoltrando verso quella democrazia elettronica che salta a piè pari l'intermediazione di gruppi e organizzazioni (le quali però poi ritornano in fase di organizzazione del consenso, vedi il caso Obama), semplifica la comunicazione e azzera i costi, penserei che non sarebbe male, riguardo la vexata quaestio della lingua dei Sardi, interpellarli questi sardi. Cappellacci tramite Baire (la nuova assessora alla cultura) potrebbe sondare la popolazione residente se veramente è interessata all'esistenza di una lingua unitaria o specifica per la Sardegna, che non sia l'italiano (viste le manifestazioni di "diversità" e "specificità", inserite nel programma elettorale, che Pintore ci ha da poco ricordato). Una volta che il sondaggio-voto risultasse positivo, come preventivabile, per i sostenitori della idea di una lingua sarda, passato qualche tempo, l'elettorato televisivo potrebbe venire sottoposto alla domanda realmente cruciale, e cioè di indicare una scelta fra le varie proposte all'ordine del giorno (riassumo al momento le papabili):
1) Due lingue diversificate (logudorese-campidanese), con rispetto delle minoranze (proposta Blasco Ferrer)
2) Una lingua basata su criteri d'ambito linguistico e politico, articolata sui principi della cosiddetta lingua sarda unificata o comune (proposta Corraine)
3) Una lingua basata su criteri di selezione di isoglosse linguistiche particolari, mediane tra le due principali componenti (proposta Corongiu)
4) Una lingua basata sul dialetto di Cagliari, perché centro di attività economiche e quindi naturalmente propulsivo per un reale sviluppo della struttura linguistica sarda (idea mia)
E' ben evidente che prima di decidere in merito l'elettorato interconnesso necessiterebbe di un discreto tempo per prendere una decisione, leggere la pubblicistica in merito, seguire dibattiti. Finite le discussioni si voterebbe, e in base agli esiti, la giunta Cappellacci potrebbe sentirsi, proprio a seguito di questo contatto del tutto democratico, legittimata e in forze per dare vita al progetto che riscontrasse maggiore successo, investendo risorse su di esso.
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