di Francu Pilloni
Da un bel po' di tempo gli studi di psicologia sociale hanno assodato che in un gruppo che presenzia ad esempio ad una conferenza, ciascuno degli ascoltatori segue un proprio filo del ragionamento, legato in parte alle sue esperienze, alle sue convinzioni e in parte alla propria emotività, sensibilmente diverso comunque dall'uno all'altro e a volte anche contrapposto. Eppure tutti hanno ascoltato le medesime parole.
Questo succederebbe, anche se in minor grado, anche davanti a comunicazioni scritte. Perché meravigliarsi dunque se Andrea Crisponi, di cui so solamente che è infastidito dallo stile di Art Nouveau (che, per quanto ne so io, risale a Socrate non ostante l'altisonante nome francese che altro non è che una “Ars nova” dei Romani e la stessa “Vita nova” dell'Alighieri, in cui appunto si specificava un “dolce stil novo”), perché meravigliarsi se “legge” nelle altrui comunicazioni ciò che più si attaglia o più contraddice il suo modo di vedere e di leggere le cose di questo mondo?
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Non citerei il nostro amico comune Cicitu Masala come pietra al paragone per la sua ostilità ad uno standard linguistico. Ha sbagliato dicendo che la nostra era una "isola dei vinti" (ma quando mai?), potrebbe aver sbagliato sulla lingua comune. Però, in una cosa hai ragione: la tesi sono tutte in campo e ben conosciute. Apriamo le orecchie e cerchiamo finalmente, ben conoscendo le tesi alternative, quel che ci può unire. Sappiamo benissimo che cosa ci divide.
Segnalo a te a tutti gli amici del blog una ricerca fatta a Macomer sulla conservazione del dialetto tradizionale della città: è conosciuto - si dice nell'articolo della Nuova Sardegna che riproduco nel mio sito - da poche decine di vecchi. Gli altri macomeresi conoscono e parlano un sardo meticcio. E la Lsc non c'entra. [gfp]
1 commento:
O Zuannefranziscu, certo che Cicito Masala ha sbagliato un sacco di volte. Come dice la scrittura, un uomo giusto pecca 7 volte al giorno. Il nostro amico pensava che il sardo, portato a scuola e studiato da tutti alla pari dell'italiano, si sarebbe unificato da solo, per merito degli scrittori e dei poeti che ci sono stati e che verranno e non per le alchimie dei linguisti.
Quanto all'isola dei vinti, ricordi che diceva di sé che era "vinto, ma non convinto"?
Insomma, teneva duro. Ed è quello che cerchiamo di fare un po' tutti, me compreso.
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