di Alberto Areddu
L'editrice Ilisso ha da poco ripubblicato il DES (Dizionario Etimologico Sardo) di Max Leopold Wagner; la nuova edizione si propone -dice il curatore- di ovviare alle intrinseche difficoltà del ricercatore di parole di fronte alla editio princeps heidelberghiana del 1960 (il Wagner incasellò i lemmi in base alla loro supposta arcaicità, non in base alla loro diffusione), e ancor di più a quella successiva sarda del 1980 (ed. Trois) che si rilevò una maldestra opera di artigianato casalingo (molta parte dei caratteri originari utilizzati dal Wagner saltarono, compromettendone la genuina lettura).
La novità starebbe nell'accorpamento del vocabolario in un unico volume, con il sussidio di un secondo, ove il curatore ha immesso indici aggiornati (persino con lingue, come l'albanese e il greco, del tutto tralasciate dal precedente curatore Urciolo, amico e mecenate del Wagner). I due libri costano 130 € (non trattabili), che non sono pochi in tempo di vacche magre. Peraltro, in attesa che venga inserito il PDF sul sito regionale, se cercate su E-Bay o siti antiquari tedeschi (tipo Booklooker) non è improbabile che troviate l'edizione heidelberghiana a "stracco baratto".
In aggiunta vorrei confessare che del Wagner ancora ricorro alla Historische Lautlehre piuttosto che alla versione italiana della Fonetica Storica del Sardo, perché intere parti e note (non si capisce perché) sono saltate nell'edizione italiana; quindi non garantirei per questa edizione del DES, che ha la stessa curatela, una reale ottimizzazione dei lavori. Bene avrebbe fatto la Ilisso a far pubblicare i soli indici (ovviamente a un prezzo accessibile) perché il DES ce l'hanno un po' tutti e le piccole biblioteche, che hanno le due edizioni precedenti, non si vede perché si devono svenare per qualcosa che hanno già.
Ma sapete quel che ho già detto del pensiero intellettuale in Sardegna: basta che qualcuno che "pare importante" parli, e tutti gli portano lo strascico fino a casa, onde per cui vedrete che se ne doteranno subito. Aggiungiamo che l'opera, ai suoi tempi un mastodontico masterpiece della linguistica romanza, presenta materiali oggi in gran parte superati, grazie ai recenti lavori regionali di Puddu, Pittau e Rubattu (su Espa sarebbe meglio stendere un pietoso silenzio) e molti d'ambito locale (Casciu, Farina, Selis ecc. ecc.).
Per quanto riguarda l'etimologia, anche qui si son fatti passi avanti, grazie agli studi del Wolf, del Burrai, del Pittau e miei. Possiamo quindi concludere che la ripubblicazione del DES è una delle tante inutilities, che la recente pubblicistica isolana propina all'incauto lettore.
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