Sarà perché i giornalisti sardi normalmente fàghent origras surdas quando sentono parlare di lingua sarda, sarà perché i partiti pensano che la lingua non porta voti, fatto sta in questa campagna elettorale è quasi del tutto assente la questione del che fare per e del sardo. Forse prevale nei partiti la vecchia e vetusta considerazione che dei beni immateriali ci si può occupare solo una volta risolte le questioni materiali (sviluppo economico, occupazione, assetto urbanistico, etc) e dunque mai, visto che è nella condizione umana non accontentarsi, giustamente, dello stato delle cose.
Un morbo, questo, da cui sono afflitti - stando ai resoconti dei giornali e delle televisioni - proprio tutti, persino i movimenti solo sardi che si richiamano alla sardità in tutte le sue declinazioni, dal federalismo all'indipendenza. Facendo della sardità un oggetto misterioso, posto che la lingua è fondamento principali dello "essere se stessi".
Eppure basta fare un giro sui blog, nei siti dedicati alla lingua, nei forum, nei gruppi e nelle dichiarazioni di Facebook per rendersi conto che la questione interessa molte migliaia di persone. Eppure basterebbe leggere i risultati della ricerca sociolinguistica delle università sarde per vedere come il sardo (e le altre lingue della Sardegna, catalano-algherese, sassarese, gallurese, tabarchino) sia considerato dall'89,9 per cento da promuovere e sostenere "perché è parte della nostra identità". O ancora come per l'80,1 per cento l'insegnamento nelle scuole va fatto dedicandogli "una parte dell’orario settimanale" e come per il 44,5 per cento dei sardoparlanti la lingua sarda va utilizzata al posto dell'italiano, quando si insegnano storia e cultura della Sardegna.
Forse il ceto politico non ama frequentare la gente del web; del resto, in molti, non si aggirano neppure fra la gente tout court. Qualcuno dovrebbe però segnalare loro che anche la lingua porta voti, se questo è il cruccio predominante. Insieme a Roberto Bolognesi e ad Alessandro Camboni ho inviato a tutti i partiti presenti in Sardegna, sia rappresentati in Consiglio regionale sia non rappresentati, questa dichiarazione firmata allora da quasi duecento frequentatori di Facebook (mentre scrivo sono 415):
"Sceglieremo un partito che promuova la lingua sarda"
Sceglieremo un partito che nel suo programma si impegni, entro un anno, a:
- proporre una legge di politica linguistica che: renda il sardo coufficiale all’italiano; faccia obbligatorio l’insegnamento del e in sardo nelle scuole di ogni ordine e grado; renda il sardo visibile nei media, nelle strade, nelle istituzioni, nelle insegne pubbliche e private; punti alla standardizzazione della lingua sarda;
- proporre una legge organica che trasformi i Lavoratori socialmente utili in collaboratori in un programma pluriennale di scavi archeologici tesi a restituire alla civiltà sarda tutta la sua importanza culturale ed economica;
- proporre la redazione di una Carta fondamentale dell’autogoverno della Sardegna fondata sul massimo di elementi di sovranità possibili.
Fino a questo momento neppure un partito, benché invitato a impegnarsi a fare le cose proposte, ha dato una risposta. Solo tre candidati, Gianfranco Scalas del Mpa, Pierpaolo Vargiu dei Riformatori sardi, Paolo Pisu del Partito di Rifondazione comunista, hanno sottoscritto l'impegno a fare.
Io non so se tutti i sottoscrittori della dichiarazione nel momento del voto si ricorderanno di averla firmata, se riterranno di far valere la firma, né so se nella loro prosopopea i partiti daranno di fronte alle firme una scrollata di spalle, pensando che si possa fare a meno di poche centinaia di voti. Sarebbe un errore, se non altro per la considerazione che chi entra in Facebook è una minoranza degli elettori, certo, ma è una minoranza che parla in famiglia, al bar, con gli amici, a scuola, nelle università. Ed è, normalmente, capace di argomentare e di porre almeno qualche dubbio in chi li ascolta.
Se 415 persone paion loro poche, forse vale la pena di crescerne il numero. Come? I frequentatori di Facebook cliccando qui, gli altri mandando mail al loro candidato preferito, altri ancora utilizzando questo blog.
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