domenica 29 giugno 2008

Glozel: intervista con Herbert Sauren

Le iscrizioni di Glozel (piccolo villaggio francese al centro di una ormai secolare disputa archeologica) hanno, come già sanno i lettori di questo blog, una nuova traslitterazione e traduzione. E' opera dell'epigrafista tedesco (da anni residente in Portogallo), Herbert Sauren, autorità in materia di lingue semitiche. L'ho intervistato.

Le iscrizioni di Glozel l’hanno convinta che la o le lingue usate dai glozeliani sono semitiche. Le sa bene che altri studiosi sono piuttosto dell’idea che si tratti di un’antica lingua greca. E allora?

C’è anche chi pensa a lingue celtiche o galliche. Una lingua può essere rilevata dalla morfologia. Per esempio, l’articolo nelle lingue romanze: o (portoghese), el (spagnolo), le (francese), il (italiano) e così via. Con le translitterazioni e traduzioni, ho preparato un vocabolario e una epigrafia. Sto ora controllando il vocabolario che è stato annotato testo per testo. La prego di pazientare ancora una settimana.
Così mi esprimo nella introduzione: “Molti lessemi sono attestati nelle iscrizioni in scrittura iberica, e sono registrati in un vocabolario più vasto. L’attestazione è segnatala da (Ib.). I parallelismi, le antinomie e il contesto di molte iscrizioni approvano la lettura. Oltre a questi dati e ai lessemi, indicati dai dizionari, si possono richiamare la grammatica delle lingue semitiche, gli elementi morfologici e la sintassi.
E, ancora, i disegni con legenda, di cui a Glozel c’è gran copia, sono bilingui perfetti e se lo stesso dizionario funziona per le 240 iscrizioni con soluzioni comprensibili, io credo che si abbiano così delle prove sufficienti.

Si può leggere in molti studi su Glozel che le tavolette di argilla sono, al più tardi, del VI secolo aC. Nel borgo di Glozel si usavano lingue semitiche ancora nel VI-V secolo o sono le datazioni ad essere erronee?

Sono le datazioni a essere errate, a parere mio. Naturalmente, una datazione certa dovrebbe esser fatta attraverso dati archeologici che, disgraziatamente, mancano nel sito di Glozel. Ciò che resta è l’evoluzione della scrittura e, nel caso delle iscrizioni di Glozel, la presenza di lettere ebraiche, arabe, greche, latine e, in più, alcune lettere arcaiche come nelle iscrizioni del II millennio, molte lettere, che appaiono nelle iscrizioni trovate in Spagna, Portogallo, Sud della Francia, ciò che io chiamo scrittura iberica.
La popolazione di Glozel e anche di altri siti non era quella omogenea di un solo popolo e di una sola lingua. Le genti sono arrivate da diverse regioni del Vicino Oriente, avevano contatti con gli indigeni, i romani, i greci, etc.

Secondo il suo studio, iscrizioni con caratteri simili a quelli di Glozel sono state trovate in Portogallo. È così?

Glozel e le pietre di Alvão (Portogallo, ndr) si trovano pressappoco allo stesso livello di evoluzione della scrittura e sempre nei gruppi semiti della famiglia delle lingue del sud-ovest, affine all’arabo. Mi piacerebbe conoscere tutte le iscrizioni delle pietre di Alvão, ma fino ad ora, il museo di Vila Real, che mi aveva inviato un testo, non risponde più per inviare il resto. Una persona di Briteiron mi aveva inviato un testo, gli ho fornito la traduzione e non ha avuto neppure la cortesia di dirmi se l’ha ricevuta.

Nella traduzione che lei fa di iscrizioni capita di trovarci di fronte a testi poetici, per così dire. È il caso della pietra che dice: “Il denaro circola. Me ne rallegro. Ma noi pensiamo che raccogliere e trattenere è una disgrazia. E la grande disgrazia è la fame. È grave. Una disgrazia è il denaro. Il denaro è una disgrazia. È rubare, la disgrazia totale è là. E no. Niente rimane in mano per noi. È un crimine, il crimine è il denaro”. Che società era la glozeliana per esprimere simili concetti?

L’amministrazione di Glozel conosceva un capo chiamato “Potente”, c’era un percettore di decime, un “terzo”, magistrati per l’emissione del denaro, c’erano giudici e dunque anche un tribunale; un testo parla della corte reale, probabilmente un reuccio. C’erano cacciatori, agricoltori, ricchi e poveri. Mancano curiosamente testi della gerarchia religiosa.
Quanto agli aspetti “poetici”, spero che non sia il traduttore a esserne colpevole. Gli scriba utilizzano spesso dei sinonimi per farsi capire e per evitare incomprensioni provocate dall’assenza della vocalizzazione e delle semi-vocali, per indicare le radici deboli dei verbi. Ma se c’è della poesia, anche questo è una prova della lingua.

Nessun commento: