venerdì 2 ottobre 2009

Il Golfo dei fenici affonda nel Golfo di Oristano

A quel che pare - ne da una scandalizzata notizia La Nuova - il Parco archeologico del Golfo dei Fenici non si farà più. Non perché ci sia stato un sussulto di pudore, del tipo "Forse non è il caso di intitolare ai fenici un golfo irrimediabilmente sardo", ma perché pare non ci siano soldi. La Regione, che ha destinato tre milioni di euro al Museo giudicale fra Sanluri e Oristano, non ha intenzione di finanziarie il sogno dei feniciomani che - lo si vede nella foto accanto - non si erano peritati di cambiare il nome del Golfo di Oristano.
Golfo nel quale, come avranno capito quanti seguono questo blog, non è detto che i fenici abbiano spardoneggiato fino al punto da farne un loro lembo nella terra dei nuraghi. Non so, e quindi non me ne preoccuperò, se questa decisione regionale nasce dal contrasto con un'altra decisione, presa l'anno scorso dal governo Soru. Né starò a chiedermi che cosa abbia fatto cambiare idea al ministro dei beni culturali Bondi che questa primavera aveva assicurato: i soldi ci sono. Non oso neppure pensare che alla Regione e a Bondi siano arrivate le voci di questo blog, delle petizioni sottoscritte da centinaia di persone, dei forum tutte contrarie a cambiare nome al Golfo di Oristano, intitolandolo ai fenici.
Fatto sta, la storia ha più meccanismi di quanti ne possiamo immaginare per farsi rispettare.

17 commenti:

Unknown ha detto...

Ne sono contento.
A prescindere dal fatto che i Fenici siano realmente esistiti oppure no, a prescindere dal fatto che abbiano potuto eventualmente frequentare, oppure addirittura anche possedere qualche lembo di terra in quella zona (non è questo il tema, vero?).
Sono contrario alla "Smeraldizzazione" dei nomi originari (Monti di Mola andava benissimo!), alle Torri dei Corsari al posto dei Pistis, al comune uso "turistico"di "Thaiti" invece di Cala Brandinchi e - spesso e volentieri - anche alle inutili italianizzazioni di nomi sardi originari, vecchi, o antichi, semplici o carichi di storia, comunque veri, più aderenti alla realtà delle persone e del loro vissuto, grande o piccolo che esso sia o sia stato.
Cambiarli - a mio vedere - è una inutile volgare violenza, anticulturale ed antistorica, oltre che irrispettosa della dignità dei luoghi e delle persone.
Che si usino i soldi - quando si troveranno - per qualche cosa di meglio, di più decorosamente utile ed essenziale.
Non è difficile trovare una destinazione migliore!
Maurizio Feo

Anonimo ha detto...

Sottoscrivo quanto scrive Maurizio. Anonimo Abrasivo.

gigi sanna ha detto...

Per Maurizio.
No. Pistis c'è ancora,per fortuna, ma non so per quanto tempo. La 'Torre dei Corsari' della famigerata società 'continentale' di lottizzazione (fallitta più volte ed inseguita dalla carte bollate)e dei vacanzieri si chiama in realtà 'Turri de Flumentorgiu' e la famosa spiaggia (la chiamano, pensa un po', lo 'spiaggione') delle dune più alte d'Europa si chiama 'S'anea de s'aqua 'e s'ollastu' ( La spiaggia -arena - dell'acqua dell'olivastro). Se ti prendi una cartina poi vedrai che altri bei nomi sardi per le cosiddette anonime 'spiaggette': Sa punta de sa Rosa, Sa punta de su Gaurru, Is Cannisonis, ecc.ecc.
Eh!, la toponomastica non bisogna solo studiarla amici miei, ma bisogna anche difenderla! Perchè i nomi dei luoghi sono la nostra storia, come sappiamo. Ma spesso sono la storia della nostra stupidità, del 'cupio dissolvi', del voler tagliarci le balle, senza peraltro che nessuno ce lo chieda (o forse sì?).
Se putacaso fosse passato il 'Golfo dei Fenici' (ma io resto ancora pessimista perchè si farà di tutto perchè passi)si sarebbe raggiunto davvero il grottesco. Pensate un po' un dialogo di questo genere al largo della costa, da parte di due diportisti in barca. 'Dove ci troviamo?' Dice uno. Risponde l'altro: 'Dunque stando alla nuovissima carta ...ci troviamo, dopo aver superato la 'Spiaggetta dei bambini' e la 'caletta di Ninì', all'altezza della 'Cala dell'Albergo di Caria. Tra poco saremo di fronte allo Spiaggione. Una volta superata 'La Base militare' ci troveremo finalmente davanti al bellissimo 'Golfo dei Fenici.
Osservate invece il 'testo' corretto, quello antico: 'Ci troviamo di fronte alla 'Cala de Is Cannisonis', dopo aver superato il golfo di Tunnaria. Poco più in là si notano le cale di Sa Rocca, di Sa Punta de su Gaurru,di Sa Punta de sa Rosa.Già riusciamo a scorgere, poco prima di Pistis, le dune rosa, altissime, di 'S'arena di s'acqua 'e s'Ollastu'. Doppiato il capo de Sa Frasca, saremo, dopo Marceddì, nel Golfo di Aristanis'.
In quest'ultimo caso si capisce che siamo in Sardegna, nel primo invece in un'appendice territoriale vacanziera dello stivale della 'nazione' dei 'fratelli' d'Italia :ormai desti da quasi due secoli. Ma non è forse quello che si vuole? Anche da parte dei Sardi (stavo per scriverlo minuscolo) 'mai desti', anzi del tutto rincoglioniti? Archeologi o non, questi che siano.

Unknown ha detto...

Sottoscrivo tutto quello che ha detto Gigi Sanna, che oltretutto è molto più convincente di quanto non riesca ad essere io. Ma vorrei aggiungere che sono certo che molti italiani non sardi (più di quanti non si sospetti!) non nutrano alcun desiderio distruttivo verso nomi, storia, luoghi e persone dell'isola.
Potranno forse essere male informati da un sempre troppo distratto servizio mediatico nazionale, forse anche fuorviati dalle organizzazioni turistiche e colpevolmente poco portati per la ricerca di un punto di vista meno superficiale. Ciononostante amano la Sardegna e nutrono un vero rispetto per ciò che a reso unici i luoghi e gli abitanti.
Credo che potrebbero essere buoni alleati, nella sacrosanta lotta per la conservazione del passato.
E in sintesi, lo disse anche Shakespeare: "A rose is a rose is a rose! By any other name would smell as sweet!". E seppure una rosa avrebbe certamente lo stesso dolce profumo, con qualsiasi altro nome, nessuno si sogna certo di cambiarglielo...
Un saluto
Maurizio Feo

shardanaleo ha detto...

Alcuni di voi ricorderanno il FATTACCIO. Alla notizia della brillante idea di intitolare il Golfo di aristanis ai fantomatici FENICI, avviammo una petizione che raggiuse centiania di voti già dalla prima notte in cui fu avviata.
Poi accadde il fattaccio: qualcuno strumentalizò la mia petizione e diede notizia del fatto che "leonardo Melis è contrario al Parco". telefonai al giornalista e preparammo immediatamente una conferenza a Oristano, con tanto di POLITICI REGIONALI, AMMINISTRATORI PROVINCIALI e COMUNALI dlela zona. Ricordo che il giorno alzai la voce in modo insolito... ma pare servisse a qualcosa, perchè almeno un POLITICO amm.tore dell Regione oggi è dalla nostra parte in pieno.
Purtroppo dovetti annulare la petizione con grnde dispiacere e Gianfranco stesso mi rimproverò per questo. ne avviò poi una lui sullo stesso argomento e andammo a firmare nuovamente...
Credo caro G.Franco che a qualcosa siano serviti i nostri sforzi e un poco di clamore suscitato sia servito a mettere la pulce nell'orecchio a qualche coscienzioso amm.tore... chissà? Certo qualcuno ci odierà per questo. ma tu e io pure siamo abituati da tempo a queste cose e non ce ne può fregar di meno.
GIU' LE MANI DAL GOLFO!
BASTA CON la favoletta dei Fenici. Di cui non c'è nè scritti nè tracce archeo... MERA INVENZIONE!
KUM SALUDE.
SHAR

gigi sanna ha detto...

Cavoli, davvero! Se cambiano, eccome, i nomi delle 'rose'! L'isola dei Granchi (cavurus), dal profumo di scoglio, non è forse diventata l'Isola dei Cavoli, non certo profumati. E 'Mal di Ventre' (Maluentu), e...e...
O Maurì, lascia perdere la letteratura, che ci fa incazzare ancora di più!
Naturalmente per il resto hai ragione: mai fare (sui non Sardi) di un'erba un fascio. I migliori 'sardisti' ( e i più determinati) spesso vengono da fuori. Si sa.

Anonimo ha detto...

Sono perfettamente d'accordo sul fatto che spesso i non sardi sono più sardisti degli stessi sardi. Io credo che si tratti di una conseguenza positiva della globalizzazione. Ad esempio, il turista che decide di venire in Sardegna si presuppone che voglia vedere e conoscere le specificità, l'identità, dell'isola.Insomma, vuole vedere qualcosa di sardo. Se trovasse le stesse cose di casa sua, o di altri posti più convenienti da raggiungere, in Sardegna mica ci verrebbe. Anch'io se decido di anmdare in altri lidi mi piacerebbe conoscere le specificità di quei luoghi. Altrimenti, perchè ci dovrei andare? Arriviamo così al paradosso che un fenomeno tipicamente globalizzante quale é il turismo diventi uno strumento che aiuta a preservare le specificità locali. Io credo, anzi, che bisognerebbe dotarsi di un qualche strumento per invertire questa tendenza a stravolgere la nostra toponomastica. Perchè Alà dei Sardi? Il semplice Alà faceva schifo? Perché Barisardo? Forse che Barì si poteva confondere con Bari? Chissà che il comitato per la lingua sarda non possa intervenire in merito.
Poiché sono uno che aveva firmato contro il cosiddetto "Golfo dei Fenici" (sono anch'io dell'idea che i Fenici non sono mai esistiti come tali) non posso che dichiararmi soddisfatto. Attenzione, però. Se il motivo della retromarcia é davvero la mancanza di soldi, tra breve i feniciomani potrebbero tornare alla carica.
B. Floris

Anonimo ha detto...

I fenici non sono esistiti come tali...tali quali? Invito quanti negano l'evidenza fenicia in Sardegna a leggere la discussione appena intrapresa con Montalbano nei commenti sui telamoni di monte prama.
Un curioso

Anonimo ha detto...

Non sono esperto di questioni storico-archeologiche. Non é il mio campo. Diciamo che sono semplicemente un appassionato. Quando dico che i fenici , a mio parere, non sono sono mai esistiti come tali intendo dire come un'atnia a sè stante. E per dire questo mi baso proprio sui libri di archeologia scritti dagli accademici, dove si dice tutto e il contrario di tutto. E' un pò lo stesso discorso dei Micenei, che non sono mai esistiti manco loro come tali, magari come achei, o meglio ancora come una congerie di popoli del mare. In tal caso il concetto mi parrebbe più chiaro. ma, ripeto, non sono un esperto del settore. la mia é una convinzione che mi sono fatto leggendo i sacri testi.
B. Floris

shardanaleo ha detto...

I Fenici esistono quanto esistono gli EUROPEI, I PELLEROSSA, I MICENEI, GLI INDOEUROPEI...
Chi sostiene che Tiro NOn fu ri-fondata e ri.popolata da quella gente che piombò sull'Orinete nel 1200 proveniente dall'Occidente... è in amlafede, sopratutto se è persona che conosce di archeologia. Tiro risulta ri.fondata nel 1200 appunto!
Presenza fenicia? ma dove?
TUTTO quanto definito FENICIO EGITTIZANTE è solo e unicamente EGIZIO, migliaia di reperti, di cui ho immagini che riporto puntulamente nelle mie conferenze, spacciati per fenici. Altro non sono che reperti proveneintei dall ?Egitto grazie a COLORO che l'egitto lo frequentavano sovente per COMMERCIO e per SERVIZIO DI GUERRA (mercenari e istruttori della Guardia reale).
REPERTI SCRITTI: altro che continuare a negare la SCRITTURA SHARDANA (Oanche nuragica se volete, ma Sarda)... di FENICIO SCRITTO NON ESISTE un bel niente!
Esiste il kananeo e un alfabeto chiamato FENICIO in modo convenzionale. ma dài, sappiamo tutti che i popoli antichi MAI hanno menzionato un popolo con quel nome. Solo i Greci e per Greci intendiamo quelli che NASCONO NEL VIII sec. a.C. i precedenti abitatori del continente greco erano AKAYASA/AKEY/PdM.
è come dire che la Sardinia si chiamava Icknusa perchè così la chiamarono i greci... ma con quale diritto?
persino le città della costa Occidentale sikula sono spacciate per fenicie... ma tutti i reperti presenti sono EGIZI o al limite Shakalasa/sikuli/sikani..
I Tophet NON sono presenti enlla cosidetta terra dei fenici (Libano)) ma solo in Occidente... perchè tutto ciò dovrebbe essere definito fenicio? perseverare maleficum est!.... m ala conoscete l'ultima del FENICIO ARCHEOLOGO?... Per giustificare un reperto della cultura assolutamente sarda in mano a un cadavere trovato nei pressi di Sirai, si è definito il cadavere: UN FENICIO ARCHEOLOGO!... Ma ci rendiamo conto della comicità dei "nostri" solerti archeobuoni E CATTEDRATICI?
Shar

Anonimo ha detto...

Se ben ricordo (altrimenti corregetemi) il termine Fenici venne coniato dai Greci dell'VIII secolo o giù di lì, con il significato di "Rossi", probabilmente per via del loro abbigliamento tinto con la porpora.Trovo poco verosomili altre interpretazioni legate al colore della pelle o dei capelli. In realtà, come i Fenici chiamassero sé stessi, non é per nulla chiaro, ma dubito che esistesse un solo termine ad indicarli.
Considerando le differenze che si riscontrano tra i reperti "fenici" d'Oriente e d'Occidente, e quelle fra gli stessi reperti di Occidente, l'impressione che se ne ricava é che i "Fenici" in realtà fossero una mescolanza di etnie e culture, per certi versi simili, per altri diversi (cananei, filistei etc).
Mi viene in mente un paragone con i tempi di oggi. Gli extracomunitari provenienti dall'Africa vengono sbrigativamente definiti "vu cumprà" ma sono ben lungi dall'essere una sola etnia con una ben precisa cultura. L'origine africana li accomuna per certe cose, ma le differenze di origine locale li allontanano per altre. Ad esempio,la comune religione islamica di senegalesi, nigeriani, marocchini e maghrebini vari accomuna popoli che in realtà sono molto diversi, e via discorrendo. La mia impressione é che dalle coste dell'attuale Libano siano partite diverse etnie e culture verso Occidente, e a seconda della regione in cui si stabilirono si sono più o meno fuse con le popolazioni locali. Se ben ricordo a Tharros sono stati trovati anche diversi reperti filistei, che mi viene difficile giustificare sotto la cappa "fenicia". La stessa stele di Nora mi lascia perplesso. A cercare su Internet ho già trovato una mezza dozzina di interpretazioni diverse, tutte fatte da luminari. Eppure mi risulta che il fenicio é traducibile. Perchè allora tante traduzioni diverse?

Anonimo ha detto...

Ooops... scusate, non mi sono firmato.
Basilio Floris

Anonimo ha detto...

Siccome ho un pò di tempo a disposizione cercherò di utilizzarlo per chiarire ulteriormente i concetti testè espressi. E' evidente che il termine "Fenici", cioé "Rossi" non é un appellativo etnico. Forse i Greci non conoscevano i veri nomi di quei popoli, oppure li conoscevano ma preferivano impiegare questo termine generico, tutto sommato un pò spregiativo, ma che forse sottindendeva l'origine di tutte queste genti in quella striscia di terra. Per la verità, i Fenici venivano definiti anche Tirii, Sidoni etc, ma si tratta di appellativi più specifici, da riferire ad una città, restringendo fortemente la loro area di provenienza, sebbene al riguardo i Greci facessero un pò di confusione (anche nella Bibbia non é molto chiaro quali fossero i rapporti fra Tiro e Sidone).Comunque, se i Greci intendevano riferirsi a loro in modo più dettagliato utilizzavano un termine derivato dalla loro città d'origine, se invece intendevano considerarli nel loro complesso utilizzavano un termine quanto mai generico, che non é indicativo di nulla, a prescindere dal colore delle loro vesti. La cosa mi fa pensare che in realtà queste genti non avessero una grande omogeneità etnica e culturale.
Qualora questa considerazione fosse esatta, a me pare intuitivo che ogni etnia tendesse a privilegiare le proprie rotte verso i lidi dove alcuni di loro si erano già ben sistemati.
Ognuno di noi sa che i pastori del centro dell'isola tradizionalmente non sono migrati a caso, dove capita capita. Fonnesi e gavoesi hanno privilegiato l'oristanese, i desulesi l'iglesiente, gli arzanesi il Parteolla etc. Ciò perché i primi arrivati, una volta sistematisi per bene, fungevano da catalizzatori nei riguardi di parenti e paesani. Perché non pensare che i cosiddetti "Fenici" si siano comportati allo stesso modo? Se così fosse si potrebbero spiegare le differenze osservate tra i "fenici" delle diverse aree del Mediterraneo occidentale, ma anche quelle con le loro aree d'origine a Oriente.
Lo so, sto volando con la fantasia, ma senza la fantasia il mondo sarebbe rimasto al tempo delle caverne.
B. Floris

Anonimo ha detto...

Cari blogger,
tutto è discutibile, ovviamente, anche perché qualsiasi ricercatore serio e onesto non ha alcun problema a sottoporre al giudizio critico di chiunque le proprie argomentazioni e convinzioni. Ritengo tuttavia che nell'economia dei discorsi intrapresi sia forse il caso di riflettere e documentarsi con grande rigore prima di affermare, ad esempio, che esistono grandi differenze tra la cultura materiale fenicia di Oriente rispetto a quella dell'Occidente. Il quadro finora ricavabile dagli scavi archeologici sembrerebbe in realtà dimostrare come nel primo orizzonte cronologico delle più antiche fondazioni fenicie di occidente la cultura materiale, in specie la ceramica (fine da mensa cosiddetta red-slip, ma anche le anfore o altri grandi contenitori, tripodi etc.) sia assolutamente speculare rispetto ai rinvenimenti orientali: è questo, ad esempio, il caso delle tombe fenicie scoperte nel 1990 a Portoscuo in loc. San Giorgio, databili attorno alla metà dell'VIII sec. a.C. Poiché è impensabile che i Fenici sbarcassero in una Sardegna "disabitata" e, anzi, è assai probabile -se non certo- che alla base dei primi stanziamenti fenici ci siano stati stretti legami con le popolazioni nuragiche locali, la cultura materiale dei periodi successivi alla strutturazione degli abitati mostra una profonda interazione con i prodotti di cultiura sarda (vedasi la sopravvivenza, ancora nel VI sec., della cosiddetta ansa a gomito rovescio). A partire soprattutto dal VII secolo, dunque, le ceramiche e gli altri prodotti "fenici" distribuiti nel bacino occidentale del Mediterraneo mostrano alcune (neanche troppo notevoli) differenze tra loro: questo è per l'appunto il frutto dell'elaborazione di specifiche e inevitabili esperienze locali, in Sardegna con i sardi, a Cartagine con le popolazioni numidico-berbere e con i libici, in Spagna con gli esponenti della cultura tartessica in andalucìa o con gli iberici del levante spagnolo. A partire dalla fine del VI sec. tuttavia, si registra un notevole mutamento della cultura materiale, che appare d'ora in avanti (V-III) molto aderente ai prodotti di fabbrica cartaginese. Ciò è stato letto nel senso di un monopolio della produzione e nel senso di una mobilità di maestranze nord-africane che, all'indomani dell'affermazione cartaginese,raggiunsero i territori precedentemente abitati dalle comunità arcaiche. La testimonianza filistea da Tharros è invero una delle più tarde riscontrabili nel Mediterraneo centrale, si tratta di una gemma recante il teonimo Dagon, divinità che godette di buona fortuna in ambito palestinese.Tuttavia il sigillo è senza dubbio del V sec. a.C., per cui è necessario operare una distinzione tra tali testimonianze residuali e le testimonianze filistee ben più antiche (Sant'Imbenia, Neapolis)che, credo, interessino di più rispetto agli argomenti trattati. Le difficoltà di lettura della stele di Nora sono legate allo stato di conservazione dell'arenaria. Per di più le lettere maggiormente visibili furono "rubricate" al momento della scoperta. La questione, poi, dell'"arrivo" dei fenici in sardegna e altrove credo non possa essere risolta in maniera troppo semplicistica. Prima di esprimersi bisognerebbe conoscere bene quanto dice la ricerca "ufficiale" sull'argomento e, solo dopo, argomentare con cognizione di causa. Nessuno è tuttologo, ci mancherebbe, ma una buona e approfondita lettura sui modi, i tempi e le cause sarebbe auspicabile. Oltretutto si dovrebbe rigettare con decisione l'immagine di un "fuggi-fuggi" generalizzato di queste genti verso occidente: anche in qyesto caso il rischio è la facile banalizzazione. I movimenti verso ovest furno appannaggio di ristrette elite, è impensabile che i contadini o le fasce sociali meno privilegiate avessero i mezzi per armare le navi necessarie a tali imprese, costituirono viceversa la manovalanza indispensabile alla creazione dei nuovi insediamenti. Si può discutere, invece, se tali imprese furno solo ed esclusivamente private o solo ed esclusivamente in mano al potere palaziale.
CURIOSO

Anonimo ha detto...

Ringrazio CURIOSO per il suo intervento pertinente e puntualizzatore, che mi fa pensare, anche per la proprietà di linguaggio adoperata, che si tratta di uno del mestiere. Io, purtroppo, sono soltanto un appassionato. Accolgo con piacere il suo incipit sulla necessità di confrontarsi ed eventualmente di cambiare la propria opinione, alla luce dei nuovi fatti. In effetti, sta proprio in questo il vero progresso delle conoscenze.
Io non posso che accettare quanto si dice a proposito dei reperti materiali, e in particolare le ceramiche di uso quotidiano. Io da parte mia sono stato sempre poco attento a questi dettagli, in quanto più propenso a conseguire un quadro generale del problema, lasciando i particolari a quelli del mestiere.
Però, se ho capito bene, mi pare che solo agli albori (VIII secolo a.C.) le ceramiche (peraltro oggetti di uso quotidiano, non necessariamente indicativi di un ethnos ben preciso) sono simili in tutto il Mediterraneo. Ma dopo che succede? Sono ancora simili o si diversificano? Perché in quest'ultimo caso mi pare che si concordi con quanto da me espresso. Ogni area, dopo aver ricevuto un imput più o meno simile, ha sviluppato una cultura sua propria, in funzione della gente trovata sul posto che, CURIOSO stesso lo afferma, era sicuramente la maggioranza, ma anche in funzione dei nuovi venuti, anch'essi non necessariamente tutti dello stesso ethnos. In effetti, se da un lato viene difficile pensare che grandi masse si spostassero dalla costa cananea al mediterraneo d'Occidente, dall'altro é altrettanto difficile pensare che ristrette elites di popolazione fossero in grado di omogeneizzare/influenzare culturalmente il Nord Africa, la Spagna, la Sardegna, la Sicilia etc, contemporaneamente o quasi. Sarebbe come dire che oggi l'Europa é americana, considerato il dominio economico, scientifico, tecnologico, ma anche culturale (basti pensare alla sola industria cinematografica)esrcitato oggi dagli USA. Fermo restando che i "Fenici" per me restano ancora "cosiddetti Fenici", a me pare, insomma, che gli studiosi non danno la giusta importanza alle popolazioni locali. A leggere gli atti del Convegno "Il Mediterraneo di Herakles", a cura di Bernardini-Zucca, si resta perplessi davanti alle argomentazioni addotte dal Tronchetti sul perché delle statue di Monti Prama. In fondo, dice l'Autore, quelle statue rappresentano una manifestazione di identità davanti ai nuovi venuti: i Fenici. Intanto non capisco questo scatto d'orgoglio "separatista" se le due etnie convivevano in pace,addirittura mischiati fra loro. Poi non capisco la necessità di mettere le mani avanti in questo modo se gli alloctoni erano tutto sommato "quattro gatti". Ma per come conosco io i sardi, persone pratiche che badano al sodo ignorando i fronzoli, non riesco ad immaginarli mentre si lanciano in un grande sforzo economico e di tempo solo per dire ai nuovi venuti: voi siete voi, noi siamo noi. Insomma, per fare paglia, come si dice in sardo!
Nello stesso volume ho notato che a Neapolis é stato rinvenuto un frammento di sarcofago filisteo. Io credo che un reperto del genere sia più importante delle ceramiche d'uso quotidiano, in quanto sottintende riti e credenze religioso-funerarie, tipiche di un determinato popolo e che non passano di mano in mano. Insomma, voglio dire, se nel 4000 d.C. da uno scavo dovesse sbucare una Toyota, ciò non sta a significare che gli abitanti erano giapponesi, ma se dallo scavo appare un crocifisso queli erano sicuramente cristiani.
Insomma, e qui la chiudo, a me pare che i "Fenici" continuino a restare un enigma, e lo studio dei reperti materiali, ceramiche in primis, potrebbe essere fuorviante.
B. floris

Unknown ha detto...

Mi permetto di fare notare a tutti, che gli indicatori squisitamente migliori, per riconoscere una popolazione, sono quelli Genetici. Gli altri (lingua, ceramica etc), sono stai per lunghissimo tempo gli unici, ma sono di gran lunga inferiori.
Esistono studi genetici al riguardo, che dovrebbero "tagliare la testa al topo":
http://phoenicia.org/genetics.html
http://phoenicia.org/hittitephoenicians.html
http://www.southsearepublic.org/article/934/read/phoenician_genetics
http://www.nytimes.com/2008/10/31/science/31genes.html?_r=3&scp=1&sq=phoenician&st=cse&oref=slogin&oref=slogin
http://spittoon.23andme.com/2008/10/30/ripples-in-the-mediterranean-tracing-the-genetic-origins-of-the-phoenicians/
http://www.naharnet.com/domino/tn/NewsDesk.nsf/getstory?openform&88725AF218C43FB6C22574F3000E2B68
http://www.nytimes.com/2008/10/31/science/31genes.html?ex=1383105600&en=f652918f500a3725&ei=5124&partner=digg&exprod=digg
http://www.foxnews.com/story/0,2933,445332,00.html
http://news.softpedia.com/news/Contemporary-Phoenicians-Around-the-Mediterranean-96857.shtml

http://www.usatoday.com/community/tags/topic.aspx?req=tag&tag=Journal+of+Human+Genetics


Quest'ultimo è nella rivista di Human Genetics, che - di solito - non parla a vanvera.
Un saluto a tutti
MF

Anonimo ha detto...

Invito Shardanaleo
ad infomrarsi per bene prima di lanciarsi in affermazione azzardate. Su quella del "fenicio archeologo", parafrasando l'articolo apparso sulla Nuova di questa estate, sarebbe auspicabile una maggiore attenzione nel riportare i dati. Inoltre, tenendo a mente che si tratta di un articolo di un quotidiano, dovrebbe forse essere più cauto nel giudicare il lavoro altrui che neanche conosce, nonché rispettare i ricercatori che lavorano onestamente e duramente su cose di cui conosce ben poco.

Dice Shardanaleo "Per giustificare un reperto della cultura assolutamente sarda in mano a un cadavere trovato nei pressi di Sirai, si è definito il cadavere: UN FENICIO ARCHEOLOGO!... Ma ci rendiamo conto della comicità dei "nostri" solerti archeobuoni E CATTEDRATICI?"
La vera comicità a me pare quella degli "archeocattivi" (immagino che per contrasto si descriverebbe così e ben calza), di coloro che non vorrebbero disquisire di archeologia, cosa meritevole, ma giudicare e ironizzare su notizie apparse nei quotidiani. Perché non si ha la premura di ricercare prima di voler trovare?
CURIOSO