domenica 18 gennaio 2009

I silos nuragici di Silvio Berlusconi

Sarei curioso di sapere chi ha consigliato al Presidente del Consiglio di dire sui nuraghi: "Erano edifici fatti per custodire prodotti, soprattutto prodotti importanti per evitare furti. Erano una sorta di forziere della comunità. Non mi sembra siano individuabili funzioni diverse". Come ogni uomo politico, anche Berlusconi naturalmente ha degli esperti che gli forniscono spunti per intervenire. Qualcuno gli ha suggerito la frase in sardo da dire a Fenosu: "Sardus fortis che is nuraghes", qualcuno gli deve aver suggerito la castroneria sui nuraghi.
Naturalmente tutto ciò non è tale da diminuire la responsabilità di chi ha detto la castroneria se non altro per la leggerezza con cui ha scelto il suo informatore o consigliere archeologico. La brutta figura rimane. Ma, ripeto, sarebbe interessante conoscere il nome del sardo che gliela ha fatta fare. Qualche idea ce l'avrei, ma non la direi neppure sotto tortura. C'è chi, senza competenza specifica ma con presunzione di onniscenza, va ripetendo i più vieti luoghi comuni sul nuragismo, età di inciviltà e di barbarie, nella quale le varie tribù, l'una contro l'altra armata, cercavano di saccheggiare i vicini, costretti, così, a costruire nuraghi per difendersi.
Paolo Mingazzini, archeologo della prima metà del secolo scorso, ha fatto scuola in Sardegna e fa ancora danno. Secondo lui "in età nuragica ogni aggruppamento familiare si costruiva un nuraghe per vivere, a scopo puramente difensivo, in una età di anarchia sociale dominata da ininterrotte vendette di famiglia o faide gentilizie. Le risse e le vendette impedivano loro di pensare ad altro, da qua anche la scarsa forza di espansione dei Sardi. Anche i nuraghi collocati sul ciglio delle "giare" non rispondono ad un fine strategico in previsione di una guerra sistematica".
Secondo il Mengazzini vi sarebbe stata una sorta di convenzione fra alcune famiglie della zona circostante, da pascolare in comune escludendo ogni altro proprietario e per raccogliere armenti e beni in luoghi ben difesi.
Dubito fortemente che Berlusconi abbia avuto il tempo di informarsi su che cosa fossero i nuraghi dai libri del Mengazzini. Quel che ha detto deve averlo sentito poco prima di visitare il nuraghe Losa. E quel qualcuno, probabilmente, si è candidato a fare il consulente archeologico, o più genericamente culturale, di Ugo Cappellacci, se vincerà questo febbraio.

8 commenti:

Anonimo ha detto...

Caro Gianfranco,

Deus no ollada! E nimmancu Sardus Pater, Sid Babai, Abbà e tottus is atrusu! Se comunque mi dici il nome del "sardus consigliere" ti offro un pranzo a base di prelibate "lumache di Gesico"!

Saludi e trigu
Carlo Carta

zuannefrantziscu ha detto...

Per le lumache di Gesico farei tutto. Ma non questo

Anonimo ha detto...

Gianfrancu istimadu, non b'at bisòngiu chi nos fagas su nùmene de su cussigeri de Berlusconi, nos lu podimus imaginare... su chi nos disaogat de prus est chi a pustis de annos e annos de istùdios e iscavos subra sos nuraghes bèngiat "unu" dae foras, amantiosu de giardinàgiu e de "barzelletas" pro nos abèrrere sos ocros... su chi nos ispantat est chi non siat petzi custu s'issolòriu chi est nande Berlusconi supra sos sardos e sa Sardigna... a dolu mannu

Anonimo ha detto...

Insieme alla castroneria nuragica ha deliziato la platea con una oscena barzelletta sui lager e la platea ne ha pure riso. il bello è che il figlio del suo commercialista, da lui nominato ad essere presidente dei sardi, non ha battuto ciglio. Brr. brividi lungo la schiena.

Anonimo ha detto...

La questione non è così semplice! Anch'io subito ho pensato ad un cretino che gli abbia suggerito questa destinazione. Però penso che il presidente arrivi da solo alle stronzate, senza la necessità di un altro stronzo! Da anni frequenta la Sardegna e penso che si sia chiesto ed abbia chiesto a cosa servivano. Fra le diverse ipotesi ha fatto sua quella dell'accumulo di derrate, della reggia-fortezza, perché ognuno vede il passato con gli occhi della sua cultura ed immaginario.
Ho spesso pensato che i potenti avessero pensieri da grandi, invece queste uscite ci dicono che il potere è spesso in mano a persone modeste, e anche pericolose
v. Bush, v. Hitler e via via...Via dal Losa, è già al tavolo con israeliani ed egiziani a decidere di vite umane...Che cacchio di mondo ci siamo creati!Vorrei vivere più lentamente, perché stavo meglio quando si viveva peggio!
Franco Laner

Anonimo ha detto...

Vedo con rammarico di non esser riuscito a comunicare quale sia, per me,la scala delle responsabilità, tenendo per fermo che della sciocchezza sui nuraghi è titolare chi l'ha pronunciata.
La lista appoggiata da Berlusconi perderà o vincerà indipendentemente dalla cavolata. Se vince, il presidente del Consiglio se ne andrà contento, se perderà avrà di che riflettere sulle sue scelte. Ma se ne tornerà a Roma.
Resta la vergogna per noi sardi che fra di noi circolino, ed abbiano udienza, persone che dell'odio contro la storia della nostra terra fanno loro punto di impegno.
Credo di questo dovremo occuparci, vinca chi vinca queste elezioni, per fare in modo che la scuola, l'università e media (avete notato come di quella sciocca affermazione poco si siano occupati i giornali?) facciano il loro mestiere con serietà.
Non ho e non voglio nella maniera più assoluta l'ultima parola.

Anonimo ha detto...

L'incauta intuizione è chiaramente farina del suo sacco. Tradisce una concezione patrimonialistica dell'esitenza che lascia pochi dubbi sulla paternità.
marco

Anonimo ha detto...

Per me, Silvio ha ragione.
Anzi, porebbe avere ragione, perché certi uomini, che siano della Provvidenza o della Certosa, hanno dei flash mentali non solamente sul futuro del mondo, ma anche sul passato. Direi che è proprio questo che li rende grandi, diversi dai comuni cittadini.
Certo, nemo propheta in patria, come ebbe a dire Non-ricordo-chi, e Silvio a buona ragione può dirsi a casa sua quando è in Sardegna.
Per fare tutti i commenti che ho letto qua sopra, bisogna invece essere piccoli piccoli, come molti di noi sardi siamo sempre stati. Anzi, molti di voi, perché pur essendo sardo, non mi mischio con certa gente che è solo pretenziosa.
E se Silvio, come capo del governo e da persona attenta al bene dei cittadini, per permettersi di fare quell'affermazione nuraghe=silos, avesse qualche informazione in più di quante non ne abbiamo tutti?
Sempre che per quel silos non intendesse Silos Labini, uno che lo confortava sin dal tempo dei nu-Craxi.
Ma torniamo alle informazioni riservate: metti che la ASL di Oristano o anche solamente i NAS dei Carabinieri, avuta la notizia di un insolito accumulo di derrate, si siano fatti previdenti e abbiano mandato sul posto un'ispezione, almeno per capire se le derrate fossero ben conservate e per verificarne le date di scadenza; metti ancora che si siano fatti accompagnare da qualche luminare dell'archeologia paesana (nell'oristanese non mancano e sono anche piuttosto tosti!); bene, il ritrovamento di una pintadera scheggiata sarebbe la prova di due o tre cose fondamentali: a) che le derrate siano esistite e si siano conservate sino alla fine della II guerra mondiale (o punica, la datazione è incerta, ma si propende per le derrate fenice); b)che i sardi non usavano la scrittura, ma solo perché non ne sentirono il bisogno, visto che comunicavano come fanno ancora quando giocano alla morra; c) che le pintadere erano timbri per focacce o, al più, timbri di tipo padronale, probabilmente fabbricate anche in Sardegna, ma su modello catalano.
Vi sembra che tutte queste situazioni siano abbastanza rassicuranti?
Bene, anzi, benissimo. La popolazione, gli elettori in questo caso, hanno bisogno di certezze.
E non vi sembri presunzione la mia se, al posto di riferire le notizie come stupidi scoop, le riporto sommessamente come ipotesi.
A Silvio, che poco ama il rumore e la pubblicità gratuita (specialmente aborrisce quest'ultima!), a Silvio, dicevo, tanto basta. E anche a quell'altro là, come si chiama.
Tanto dovevo alla cronaca e alla storia.

Non un vile anonimo sono, ma uno che non ama la pubblicità.
Neppure a pagamento.