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Vignetta di Franco Tabacco |
domenica 30 ottobre 2011
giovedì 27 ottobre 2011
Napolitano? L'ultimo Capo di Stato occidentale che confonde il federalismo con il secessionismo.
di Adriano Bomboi, www.sanatzione.eu
Napolitano ai leghisti: “Secessionismo fuori dalla storia”.
Napolitano ai leghisti: “Secessionismo fuori dalla storia”.
Si capisce, il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano è un uomo di alto profilo istituzionale, la sua cultura non gli impedisce di venire meno al mandato costituzionale che il Parlamento gli ha affidato. Ed in quanto tale, finge di non sapere che la geografia politica mondiale nei soli ultimi 50 anni ha visto nascere decine di nuovi Stati. Altrimenti verrebbe da chiedersi se Napolitano abbia mai comparato un mappamondo del 1960 con uno del 2010.
Non siamo leghisti e né secessionisti naturalmente, tuttavia siamo democratici, ed in quanto tali ci domandiamo fino a che punto la Costituzione Italiana lo sia nei confronti di una Comunità Internazionale che riconosce il diritto dei Popoli all’autodeterminazione rispetto al centralismo di Stati sorti nell’800. Degli Stati che, al posto di rispettare le Autonomie, le declassano omologandone l’economia, la storia, la cultura e persino la lingua a quella considerata “nazionale”. Ne consegue che si formano, come nella Repubblica Italiana, zone di seria A e zone di serie B.
mercoledì 26 ottobre 2011
Cosí parló il GAP
di Stella del Mattino e della Sera
Il valente archeologo GAP giá attivista in merito ad un famoso documento epigrafico sardo del museo di Madrid ed allo scherzoso plagio di un articolo di R. Sirigu, ha ultimamente rilasciato importanti e definitive dichiarazioni sulla navicella di Teti. Detta persona vorrebbe cosí aprirci gli occhi senz´altro scopo del nostro bene. Dall´alto della sua autorevolezza il GAP definisce cosí il sedicente reperto. “Io più che una "navicella" ci vedo un coccio probabilmente facente parte di una lampada a olio, che appunto assomiglia alle navicelle di bronzo per via della sua forma a cucchiaio, si nota inoltre che l'uso fu prolungato dai resti di vetrificazioni (diverso colore dell'argilla silicea) che si notano già a occhio nudo nonostante la pessima risoluzione della foto. Magari fosse "Nuragico" come si afferma da parte Non accademica. [..] si può parlare di reperti Post-Nuragici oppure Proto-Sardi, ma Non Nuragici per via della cronologia sinora repertoriata che li pone indiscutibilmente nel Bronzo finale e alla prima età del ferro. E' la famosa età dei pozzi sacri dei bronzetti e di altri edifici cultuali costruiti a loro volta smantellando interi nuraghi come chiunque può notare al Nuraxi di Barumini e al Nuraghe Genna Mari di Villanovaforru, dove si nota chiaramente che il villaggio dell'età del bronzo finale e del primo ferro siano stati costruiti demolendo e smantellando le sue cortine e torri per recuperare materiale per l'edificazione del successivo villaggio protostorico che lo sovrasta inglobandone i monconi delle torri del complesso, che vennero "riutilizzate" come sacelli templari dedicati alla dea Cerere e Diana (La nostra Janas). Dunque sbaglia chi afferma che si tratti di reperti nuragici dell'età del bronzo, sbaglia ancora di più quando poi si afferma che si tratti di scrittura con idiomi autoctoni nuragici (se il reperto non é nuragico come fa a d'esserlo pure la scrittura??). Personalmente non metto in dubbio che si tratti di idiomi e che il reperto (si spera) sia autentico, come non avrei nessun problema nell'affermare che si tratta di vera scrittura protostorica.. per altro agli albori (1100/900.750 a. C.)”
Atryx e il prof. Sanna che sono Accademicissimi potranno forse darci contezza di queste parole di cui io da misero giornalista non ho capito un eccídente. Altresí il GAP potrebbe indire una conferenza stampa per spiegare a noi manzi di quale tipo di scrittura protostorica trattasi, ché noi non lo capiamo da soli. Protoromanaico?
P.S.: è inutile che vi linki una qualsiasi pagina del GAP: esse hanno la tendenza a scomparire. Come anche i suoi articoli su riviste scientifiche. L´Antico potrebbe pur tornare a trovarmi per togliermi dai dubbi culturali in cui mi dibatto. Grazie.
domenica 23 ottobre 2011
Scrittura nuragica. Il Nuraghe Gedili di Jerzu, la torre B ed il lusus scribale delle finestrelle
di Gigi Sanna
dedicato a Gianfranco Pintore
1. Considerazioni iniziali.
Oggi nella nostra indagine a tutto campo sulla 'scrittura' abbiamo uno strumento in più per dimostrare che quelle ipotesi di lavoro e quelle congetture non erano affatto campate per aria e frutto di 'elucubrazioni' (con buona 'pax detractorum'): quello dell' archeo-astronomia, della ricerca scientifica basata sullo studio e sul calcolo dell'orientamento degli astri. Oggi abbiamo in tasca, in particolare, i dati scientifici (le rilevazioni empiriche ed oggettive non soggette a contestazioni) elaborati dai giovani del G.R.S. sulle torri nuragiche attraverso le finestrelle del Nuraghe Gedili di Jerzu, di Serbissi di Osini, di Alvu di Pozzomaggiore e di Santa Barbara di Villanova Truschedu (ma io ora metterei, per dovere, quelli anticipatori di Franco Laner, riguardanti un nuraghe Cheremule e il S.Antine di Torralba). Dati per i quali si rimanda ovviamente ai capitoli specifici del volume dei G.R.S. (4) e del Laner (5).
dedicato a Gianfranco Pintore
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Tab. 1 |
Credo che ormai ci stiamo avviando, passo dopo passo, alla comprensione 'totale' della scrittura arcaica sarda dell'età del Bronzo medio, finale e I Ferro, quella che abbiamo chiamato con termini, ovviamente di comodo, 'nuragica' o 'shardan ' (dei signori giudici). Cioè stiamo cominciando, in virtù dei continui rinvenimenti di documenti di scrittura e della spesso notevole qualità di essi (v. oggi la mostra didattica fotografica permanente aperta in Macomer), a fissare il quadro dell'intero sistema, il quadro delle regole (quelle e non altre) del codice convenzionale adoperato dagli scribi sardi. Certo, segreti ancora di questa magnifica scrittura ne restano e ne resteranno, ma diciamo che i più importanti possono ritenersi svelati.
Già nel nostro SaGra (1) avevamo congetturato e tentato di dimostrare (con l'analisi dei simboli e dei suoni della Tomba di Giganti) che i nuragici, così come gli Egiziani, scrivevano foneticamente, servendosi anche di pittogrammi monumentali (2). C'erano non pochi indizi che portavano a pensare ad una scrittura che, in fondo, non si mostrava del tutto originale se non nella sua scontata caratterizzazione 'nazionale' (diciamo cosi seguendo, ancora una volta, le orme (3) del Pettazzoni). Lo stesso ormai accertato orientamento astrale delle piramidi, con i particolari 'corridoi' e le 'finestrelle' puntate (guarda caso) sulle stelle o sulle costellazioni, non può che costituire un forte indizio che anche in Sardegna, appurato ormai che i nuraghi sono costruzioni templari e non altro, sia stato adoperato il dato stilistico architettonico terra - firmamento del modello egiziano.
2. Lo strumento d'indagine dell'archeoastronomia.
venerdì 21 ottobre 2011
Segni nella mente
“Quello che molti ignorano è che il nostro cervello è fatto di due cervelli. Un cervello arcaico, limbico, localizzato nell’ippocampo, che non si è praticamente evoluto da tre milioni di anni ad oggi, e non differisce molto tra l’Homo Sapiens e i mammiferi inferiori. Un cervello piccolo ma che possiede una forza straordinaria. Controlla tutte quelle che sono le emozioni..... L’altro cervello è quello cognitivo, molto più giovane. È nato con il linguaggio e in 150 mila anni ha vissuto uno sviluppo straordinario, specialmente grazie alla cultura.” Rita Levi Montalcini
"La tradizione Occidentale, come conseguenza del Dualismo Platonico e, successivamente, del Dualismo Cartesiano, ha creato una dicotomia fra le scienze dell’uomo e le scienze biologiche, contrapponendo il biologico al culturale, la natura alla cultura, i geni all’apprendimento. Grazie alle Neuroscienze, ormai nell’uomo il culturale non può essere concepito senza il biologico, il cerebrale non può esistere senza condizionamento ambientale. Scopo del convegno è quello di ricreare una visione unitaria della conoscenza umana, attraverso un percorso interdisciplinare che indaga i differenti linguaggi che la mente utilizza per apprendere, comunicare, tramandare le infinite forme dell’esperienza umana".
Il logo del convegno, un cervello umano con impressi segni arcaici di una scrittura che ormai non ci è più estranea, ci ricorda due indimenticabili post che la dottoressa Piras ci regalò su queste pagine. Per me, che mi avvicinavo alla scrittura arcaica da un' angolazione totalmente diversa, furono sorprendenti. E' con estremo piacere che annuncio questo convegno interdisciplinare cui avrò l' onore di prendere parte, e che si continuerà con l´inaugurazione della mostra epigrafica di Macomer, il giorno 30 alle 10:30. AB
giovedì 20 ottobre 2011
Indipendenza, ipotesi folle o scommessa vincente?
di Francesco Casula (*)
Da un sondaggio di un Quotidiano isolano emerge che la stragrande maggioranza dei Sardi (più dell’80%) guarda con simpatia all’indipendenza considerata una scommessa su cui investire per il futuro della Sardegna. E non, un’ipotesi fantasiosa e folle, come ritiene una infima minoranza (meno del 20%). Si dirà che si tratta di un sondaggio senza i crismi della scientificità e, dunque sostanzialmente senza valore e credibilità. Può darsi. E’ certo però che esprime una tendenza in atto nella società sarda.
L’ipotesi indipendentista, fino a qualche decennio fa demonizzata e criminalizzata, oggi è entrata prepotentemente nel dibattito politico e nelle più alte sedi istituzionali, Consiglio regionale compreso. E certo si può convenire e dissentire. Una cosa però occorre affermare con nettezza: il diritto alla Autodeterminazione dei popoli – e dunque alla Indipendenza e persino alla secessione-separazione – è garantito dal Diritto e da tutte le Convenzioni internazionali. Con buona pace di Napolitano e della stessa Costituzione italiana che prevede la repubblica “una e indivisibile”. E anche con buona pace dell’ordinamento giuridico italiano liberticida secondo cui la “secessione” è addirittura un reato (art. 241, Attentati contro la integrità, l’indipendenza o l’unita’ dello Stato) da punire con la reclusione non inferiore a dodici anni.
Del resto, il diritto alla “secessione” è stato praticato negli ultimi decenni –per limitarci solo al Vecchio Continente – da decine di popoli europei, dando vita a nuovi stati con la disgregazione dell’URSS e della Iugoslavia; con la “separazione” della Slovacchia dalla repubblica Ceca ecc.
Il diritto all’autodeterminazione e dunque all’indipendenza del popolo sardo si fonda sul suo essere “nazione”; ovvero sulla sua storia, diversa e dissonante rispetto alla storia italiana. Storia che incardina la sua specifica identità culturale e linguistica che non può essere sciolta e dispersa – come fino ad oggi è successo – nel calderone della “italianità”.
La Sardegna è entrata nell’orbita italiana nel 1720 , quando per un “baratto di guerra”, l’Isola passa dalla Spagna al Piemonte. Ritrovandosi una provincia di uno staterello ottuso e famelico, specie dopo la rinuncia all’Autonomia stamentaria nel 1847. Forse è arrivato il momento storico di riprendersi la sua indipendenza nazionale persa.
(*) Pubblicato su Sardegna quotidiano del 20-10-2011
lunedì 17 ottobre 2011
Per la gioia di Gigi Sanna
di Franco Laner
Stavo cercando delle foto per documentare il recente restauro del nuraghe Majore di Cheremule. Esso è stato costruito talmente in cima ad un cocuzzolo, che se si fosse dovuto costruire una rampa esterna per portare i massi, sarebbe stata lunga almeno un chilometro! Mi sono venute per le mani due foto che presi sostando nel nuraghe , quando cercavo di rincorrere la figura stagliata dal sole che penetrava dalla finestrella. E’ un altro esempio di toro rovesciato, mi verrebbe da dire, ma per tanti motivi è d’obbligo la sospensione di giudizio.
Stavo cercando delle foto per documentare il recente restauro del nuraghe Majore di Cheremule. Esso è stato costruito talmente in cima ad un cocuzzolo, che se si fosse dovuto costruire una rampa esterna per portare i massi, sarebbe stata lunga almeno un chilometro! Mi sono venute per le mani due foto che presi sostando nel nuraghe , quando cercavo di rincorrere la figura stagliata dal sole che penetrava dalla finestrella. E’ un altro esempio di toro rovesciato, mi verrebbe da dire, ma per tanti motivi è d’obbligo la sospensione di giudizio.
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Nuraghe Majore. Cheremule |
Invece –ma data ormai più di dieci anni- l’osservazione del sole al solstizio d’inverno che entra dalla finestrella del S. Antine e colpisce il betilo del cortile è davvero emozionante. E’ ciò succede da illo tempore. Riuscirà il sole a riprendere la sua forza vitale e trasmetterla?
Fra il 20 e 22 dicembre comunque il sito è luogo di pellegrinaggio…
E qui la coincidenza è dura. I costruttori hanno “girato” il muro per permettere che il raggio entrasse! Anzi, per un bel po’ ho dovuto ragionare sull’anomalia del muro del S. Antine, che presentava una gobba senza senso. Su Accabadora ho ben documentato quest’evento sostiziale. E che le ricerche si muovano in questa direzione non può che rendermi soddisfatto. Ma la felicità non è mai piena. Peccato!
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